W.A.S.P. (Blackie Lawless)
Trovarsi dall’altra parte della cornetta del telefono Blackie Lawless non è certo una situazione semplice da gestire. Considerato eccentrico, imprevedibile e scontroso dai più, devo ammettere di essere rimasto estremamente sorpreso dalla pacatezza, dalla disponibilità e dalla profondità di pensiero di un artista che, prima di tutto, vuole raccontare l'uomo. Buona lettura.
Articolo a cura di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 16/11/09

Ciao Blackie, voglio darti il benvenuto sulle pagine di Spaziorock, ammetto di essere un po’ emozionato e onorato di poter intervistare un’artista che ha fatto la storia della musica. Come stai?


Direi bene e grazie mille del caloroso benvenuto e per il tempo che dedichi a me e ai W.A.S.P.


Vorrei immediatamente iniziare a parlare del vostro ultimo album “Babylon” che sembra avere tutte le carte in regola per essere considerato l’ennesima conferma. Ti va di presentarlo ai nostri lettori?


L’idea del nuovo disco è nata circa un anno fa quando ho iniziato concretamente a pensare ai suoi contenuti. Lo stimolo giusto mi è arrivato una sera mentre ero a casa a guardare la tv e stavo seguendo un programma in cui alcuni illustri politici americani parlavano della crisi mondiale della finanza. Generalmente quando sento la parola “crisi” mi innervosisco sempre perché di solito la si nomina quando non ci si vuole assumere responsabilità. Quando usano questo sostantivo, generalmente le persone iniziano ad essere spaventate e questa paura permette ai veri responsabili dei problemi di nascondersi in mezzo alla confusione mediatica che si crea. Comunque, durante il dibattito, uno dei presenti sosteneva che probabilmente è giunto il momento per cui la Terra sia un unico Stato governato da leggi e da indirizzi comuni in un mondo in cui ogni individuo deve essere schedato e avere un microchip che ne controlli i movimenti. Queste affermazioni mi hanno scioccato e mi sono ritrovato a bocca spalancata a sentire queste cose senza senso. A quel punto ho iniziato a pensare e mi sono chiesto se queste persone hanno mai letto la Bibbia in quanto questa visione unitaria dei popoli della Terra era già scritta in una profezia all’interno del libro Sacro. La prima cosa che ho fatto è stata quella di prendere in mano il libro della “Rivelazione” ed è stato incredibile leggere con quanta accuratezza la Bibbia parlasse della visione avuta dai politici in tv. Molti pensano che quando la Bibbia parla della rinascita dell’Impero Romano in realtà parli dell’Unione Europea e identificano la Babilonia descritta con la città dei sette colli, Roma.


Guarda, leggendo i testi del disco in effetti mi sono sentito quasi travolto da una storia che, nonostante nasca in tempi remoti, è del tutto attuale se non addirittura futurista.


Pensa che circa vent’anni fa, quando ho scritto “Headlees Children”, in un testo ho citavo: “Four horsemen  sit high up in the saddle And waiting are ride the bloody trail of no return”. A rileggere questo passaggio e  guardando al mondo di oggi mi rendo conto che siamo molto più vicini all’Apocalisse di quanto possiamo immaginare. Se accenti la tv e vedi quello che succede tra crisi finanziaria, tra le parole bellicose dell’Iran fino alla guerra in Afganistan passando per dittatori come Gheddafi, ti rendi conto come siano tutte vicende che rafforzano le mie convinzioni. E’ un circo spaventoso e resto quotidianamente sconvolto dal veleno con il quale ogni giorno infettiamo le nostre vite.


Ma quindi la tua visione del mondo è decisamente pessimistica….


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Non del tutto. Se ripenso agli ultimi anni di storia mi rendo conto come durante la seconda guerra mondiale l’umanità abbia esaltato i suoi lati peggiori. La guerra ha portato fame e distruzione, ma il progresso, l’economia ed il benessere hanno trasformato il mondo in un posto migliore. Il mio quindi non è un giudizio definitivo nei riguardi del mondo, ma un monito, perché ho il timore che sia stata intrapresa la via della distruzione.


Parlando delle canzoni del nuovo album io personalmente trovo molto belli brani  quali “Crazy”, “Into The Fire” e “Thunder Red”, nonché la stupenda cover di “Burn” dei Deep Purple. C’è qualche a cui ti senti particolarmente legato?


Quando finisco una registrazione di solito cerco di allontanarmi per circa un anno dal disco perchè sono troppo coinvolto e non posso essere onesto nei giudizi. Ma c’è una canzone, “Crazy”, che mi ha letteralmente coinvolto: non posso smettere di ascoltarla e di solito appena finito di incidere questo non succede. È incredibile, credo sia addirittura la più bella canzone che abbiamo mai fatto. Ma magari dipende anche molto da come la si ascolta, per molte altre persone non sarà sicuramente così.


Senza dubbio hai fatto la storia del rock, e  in un mondo in cui il successo dura poco più di un secondo voi siete famosi da quasi 30 anni.  Qual è il segreto di questa longevità artistica?


La passione. Il nostro mondo è proprio come lo hai descritto, è difficile mantenere il successo per lungo tempo. L’unico modo per continuare a fare buona musica è di farlo con passione, credere sia nella musica che nell’idea alla base delle tue canzoni.


Parlando un po’ dei primi anni della band, so che  avete avuto un rapporto difficile con la stampa che vi ha definiti alla stregua di animali. Guardando al passato posso anche dire che forse è stata una cosa positiva per voi perchè vi ha dato molta popolarità, sei d’accordo?


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Credo che tutto capiti per una ragione. Capisco quello che dici ma non è facile trovare un motivo. Forse eravamo solo al posto giusto nel momento giusto. Non so se è stato qualcosa che noi abbiamo fatto o che la stampa ha fatto, mi ricordo che eravamo ragazzi che vivevano per il rock e completamente alienati dal resto del mondo. Pensavamo che l’unico modo per intendere la vita fosse il rock’n roll e tutto il resto inutile.


Parlando del passato più recente, come è andato il tour per l’anniversario di “The Crimson Idol”? La data di Milano è stata semplicemente indimenticabile.


E’ stato un successo incredibile e tutti sono stati entusiasti dello show. Da parte mia l’ho affrontato con grande entusiasmo e ti giuro che avrei voglia di rifare subito questa esperienza.


Siete intenzionati a continuare questi esperimenti e, per esempio, riproporre tutto il nuovo album nel tour che sta per iniziare?


In realtà dobbiamo stare attenti, perchè a tutti i musicisti piacerebbe poter portare sul palco tutto il nuovo materiale, ma bisogna ricordarsi sempre dei fan. Se una band fa troppe canzoni nuove nel concerto la gente di solito è insoddisfatta, vogliono sentire i pezzi classici. E come musicista è davvero fondamentale ricordarsi di questo.


Prima  parlavi di passione, e tu sei di sicuro uno degli artisti che sa meglio tenere il palco al mondo. Dopo tanti anni dove trovi l’energia di proporre ogni sera show così esplosivi?


Ti scioccherò ma io non mi esibisco per il pubblico, mi esibisco per me. Questo approccio è l’unico modo di affrontare i live show, nei quali cerco sempre di raggiungere la perfezione per soddisfare la mia arte e  solo due volte nella mia carriera posso dire di esserci riuscito: una volta a New York e una volta in Germania. So che è inusuale ma se non faccio così non mi diverto. Sono talmente concentrato in quello che faccio che quando vedo il pubblico che applaude, lo vedo ma in realtà non lo sento, è come se tutto fosse al rallentatore e non riesco a capire se è andata bene finchè non ritorno in camerino. Lì posso tornare lucido e capire se è stato un buon concerto. Lo so che è strano e non capita spesso, ho sentito parlare altri artisti e mi dicono quanto gli piaccia stare sul palco, ma io non posso dire la stessa cosa riguardo alla mia esperienza.


Non credi che, così facendo, ti perdi uno degli aspetti più emozionanti del rock? Intervistando parecchi artisti, un elemento che li accomuna tutti è la gioia di vivere “on stage” davanti ai propri fan.

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Prima mi parlavi di energia giusto? Beh lo sai cosa davvero mi piace? Immagina, per usare una metafora, di essere a scuola e fare ginnastica o di correre su pista. Quando corri per 400 o 800 metri provi a farlo il più velocemente possibile, dai il massimo, dai tutte le energie che hai in corpo ed è così che mi sento dal primo momento in cui salgo sul palco: è fisicamente faticoso, stancante. Perchè non importa se sono in buone condizioni o meno, io sono li per dare il meglio di me e tutto quello che ho lo butto fuori. Qualcuno mi ha chiesto se sono nervoso prima di salire sul palco, e in realtà non sono nervoso, ma ho paura; ho paura della gente, ho paura della bestia che mi aspetta lì fuori. La bestia mi aspetta lì fuori ogni notte ed è affamata, è fatta come un onda potentissima di energia che esplode sotto al palco e che ti colpisce e ti stordisce... bisogna cercare di vincerla tutte le volte.


Ma quindi, dal punto di vista personale, non è facile per te essere una rock star?

Ecco questa è una domanda davvero difficile. Ho scritto due canzoni in questo album relative proprio a questo aspetto.


Di quali brani si tratta?


“Crazy” e “Into The Fire”, che trattano di questo tema. I testi delle due canzoni sono dei dialoghi tra un uomo ed una donna ed è il mio modo per parlare direttamente con i fan, si tratta di una supplica che l’uomo fa alla donna di non farlo diventare famoso, perché se no lo uccide. Guarda al passato, e quindi ad Elvis o Michael Jackson e a cosa è successo quando hanno iniziato a lavorare sulle loro performance. L’esibizione ti ridà indietro tutta la forza e l’energia che tu metti sul palco, amplificata da quella del pubblico e rischia di travolgerti. È come un circolo vizioso e tanta gente in questo modo si è distrutta.

Io non vivo più a Los Angeles ma a nord della città, non molto lontano da dove si trova Neverland di Michael Jackson. Ero in Europa quando lui è morto, stavamo facendo un festival. Due settimane fa stavo guidando verso casa e sono passato vicino al parco, che si trova nel bel mezzo del nulla. Quando ero in Europa guardavo la tv e la gente, migliaia di persone, che stavano davanti a quel parco e dicevo a me stesso “conosco quel posto...”. E' incredibile perchè è davvero su una strada solitaria, di campagna, devi fare uno sforzo assurdo per arrivarci, e c’erano così tante persone lì davanti, venute apposta per rendergli omaggio. Bene due settimane fa, quando sono passato di lì, mi sono fermato anche io e ho pensato che due mesi prima ero dall’altra parte del mondo e vedevo attraverso la televisione quello che stava succedendo proprio qui. E ora qui non c’è nessuno. Solo io. E’ stata un’esperienza davvero surreale perchè era un luogo silenzioso, tranquillo, se non avessi saputo cosa era successo, se non lo avessi visto alla tv non lo avrei mai immaginato. Guardavo il cancello di Neverland con scritto “Once upon a time” e ho pensato che era davvero folle, ho pensato tra me e me ai dieci comandamenti, e al primo che dice: “non devi avere altro Dio all’infuori di me”. Credo che questo comandamento non sia da leggere in modo superficiale, ma che voglia dire invece che l’essere umano non deve porsi ad un livello troppo alto, perchè se lo fà questo è quello che gli capita.

Guarda Blackie sono talmente affascinato dalle tue parole che andrei avanti per ore, ma temo che il tempo a nostra disposizione sia abbondantemente scaduto. Per me è tutto, grazie per la tua disponibilità e per questa interessante discussione, ti lascio le ultime parole se se vuoi dire qualcosa ai tuoi fan italiani e a tutti i lettori di Spaziorock.

Innanzitutto voglio ringraziarti perché non mi capita spesso di parlare di aspetti così personali, ma spero che possano aiutare i ragazzi a capire tante cose. Spero di incontrarti presto, magari allo show di Milano.




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