Hatebreed (Wayne Lozinak)
Bella e faticosa la vita “on the road”. Sono le tre del pomeriggio nei lunghi corridoi dell'Alcatraz e tutta la truppa sembra essersi appena svegliata. Aspettando il nostro turno vediamo passare a uno ad uno musicisti e roadie avvicinarsi al palco per il soundcheck. Robb Flynn ci passa davanti, testa bassa e beverone stile Starbucks, Dave McClain accenna appena un saluto e le cose saranno ancor più tragicomiche una volta saliti sul tour bus dei Machine Head (vedi intervista)... Incontriamo Wayne Lozinak, chitarrista degli Hatebreed, sulle porte del camerino mentre si sta ancora sistemando davanti allo specchio. Finalmente seduti a un tavolino, implorando un caffè (“sia americano, che italiano, entrambi...”), scambiamo due chiacchiere con Wayne qualche ora prima della data milanese del "Black Procession Tour". Nonostante gli sbadigli, il nostro ha cercato di adempiere fino in fondo all'impegno con gentilezza e simpatia, rivelando anche a microfoni spenti, una sua lontana provenienza italiana (pugliese per la precisione). Buona lettura.
Articolo a cura di Stefano Risso - Pubblicata in data: 13/03/10

Ciao Wayne, come stai?

Bene... Mi sono appena svegliato.

Ahah... Ok, direi allora di cominciare subito a parlare del tour. Avete dovuto saltare tre date in Germania per un piccolo problema a Jamey (Jasta. Ndr), ora è tutto a posto?

Sì assolutamente, si è rimesso completamente e siamo pronti a ripartire e a dare il cento per cento alle persone che verranno a vederci.

Siete un gruppo molto famoso non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa. Hai notato delle differenze tra il pubblico americano e quello europeo?

Credo che il pubblico europeo di più “dentro” la musica metal e hardcore, ma la situazione cambia da paese a paese...

Probabilmente negli Stati Uniti c'è un approccio più fisico allo show... Si vedono spesso quei giganteschi mosh-pit, mentre noi europei, come hai detto tu, siamo più attenti alla musica e all'esecuzione dei pezzi.

Yeah... Devo dire che l'approccio è leggermente diverso, ma è davvero bello poter venire a suonare anche in Europa.

Ora una domanda sul vostro ultimo album, pubblicato poco tempo fa, “Hatebreed”. Credo che sia abbastanza differenze dai vostri dischi passati, perché ci sono molti elementi nuovi all'interno...

Esatto...

… ecco, volevo chiederti come è stato accolto dai fan, viste le novità apportate.

Ho potuto constatare di persona che è piaciuto molto ai nostri fan. È comunque un album pesante, è sempre Hatebreed, anche se ci sono più assoli, è più “guitar oriented”. Non è neanche bello fare la stessa musica album dopo album e bisogna dare sempre qualcosa in più.

 

hatebreed_intervista_2010_01
 

E per quanto riguarda le vendite? Come è andato?

Bene, anche se poteva andare meglio. Viviamo un periodo dove è troppo facile ottenere musica gratis tramite internet, la gente non è più abituata a comprare dischi, ormai la musica finisce sui cellulari o sugli iPod...

Tempi duri per tutti.

Purtroppo sì.

Tornando ai nuovi elementi del disco, sicuramente vanno menzionati gli influssi thrash by area, specialmente influenze dai Testament e non solo, anche Sepultura direi...

Siamo sempre stati fan del thrash e abbiamo pensato che potesse funzionare inserire un po' più di dinamismo nel sound massiccio di una band hardcore.

Come mai avete deciso di intitolarlo proprio “Hatebreed”? Di solito si fa con il disco d'esordio e non dopo moltissimi anni come voi. Vi sentite di più “Hatebreed” adesso?

Dovresti fare questa domanda a Jamey, lui potrebbe risponderti meglio. Era difficile racchiudere il significato del disco in un titolo...

Voi, insieme ai Bleeding Through qui con voi, siete una delle poche band dell'odierna scena hardcore/metalcore che non ha virato verso la melodia, che non ha accettato alcune logiche di mercato per avvicinare nuovi ascoltatori con uno stile più morbido... Continuate sempre a picchiare molto duro...

Yeah... Cerchiamo sempre di portare qualcosa di nuovo, ma è doveroso mantenere il tuo stile. Noi siamo e saremo sempre pesanti, sempre Hatebreed... Questo funziona per noi da quindici anni, i fan lo sanno...

Continuerete sulla via dettata da “Hatebreed” in futuro?

Nessuno può saperlo. Dipende da come staremo in quel preciso momento... Se ci saranno più canzoni hardcore, o più canzoni metal... Vedremo di mettere tutto assieme.

Cosa credi che si aspettino i vostri fan dagli album futuri?

Non saprei, posso solo sperare che continuino ad apprezzare la nostra musica e che siano di mente aperta.

Da più parti dai media si legge degli Hatebreed come i principali leader della “New Wave of American Heavy Metal” (e qui Wayne comincia immediatamente a ridere. Ndr). Ahaha... Beh ti chiedo comunque se c'è un vero significato per voi o non vi importa nulla?

Non significa niente per me. Puoi far parte di qualsiasi cosa se gli dai un nome.

 

hatebreed_intervista_2010_00_01
 

 

Come mai avete scelto “In Ashes They Shall Reap” come primo singolo?

Credevamo fosse un buon singolo che potesse suonare bene, è una canzone leggermente differente dal nostro standard...

Infatti è abbastanza melodica...

Esatto. È proprio quello che volevamo.

Voi siete famosi anche per la disponibilità che avete coi vostri fan e anche il video del singolo lo dimostra, il pubblico ha un ruolo ben preciso. È importante mantenere un contato diretto col proprio pubblico.

Assolutamente. È il minimo che possiamo fare, ricambiare affetto a quelli che comprano i nostri dischi, vengono ai nostri concerti e sostengono la band in ogni modo.

A questo punto vediamo che il povero Wayne è visibilmente “cotto” e ci congediamo.

Ok Wayne, grazie per la tua disponibilità. Se vuoi aggiungere qualcosa per i nostri lettori...  

Vogliamo ringraziare tutti quelli che hanno comprato i nostri album e sono venuti a vederci. Continueremo per voi, ci vediamo presto! Grazie mille!

Si ringrazia Riccardo Calanca per la preziosa collaborazione.


Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool