Melissa Auf Der Maur (Melissa Auf Der Maur)
Che Melissa Auf Der Maur fosse una persona ricca… beh, avevo pochi dubbi: troppo interessante il suo ultimo parto discografico, “Out Of Our Minds”, nonché tutta l’arte che circonda il progetto. Ciononostante, sono rimasto davvero affascinato da tutto quello che la cantautrice canadese ha voluto dirmi non soltanto riguardo l’album, ma anche la sua visione dell’arte in generale. Vi riporto la nostra conversazione, sperando che possiate rimanere affascinati anche voi...
Articolo a cura di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 26/03/10

Pronto? (con voce melliflua e suadente n.d.r.)

Melissa?

Si?

Ciao, sono Fabio dall’Italia, da SpazioRock per l’intervista!

Oh, ciao Fabio e ciao Italia! Come stai?

Io bene…e tu? (lo chiedo perché comincia a serpeggiare nella mia testa un sospetto, visto che la chiamo in una stanza d’albergo dove sono le ore 10:30 AM…n.d.r.)

Bene anche io… Scusa, ma mi sono appena svegliata! (ecco, lo sapevo! n.d.r.) Ho una voce molto, molto assonnata ma sono pronta a parlare, farò del mio meglio! Sai, sono in Texas dove c’è stato questo meraviglioso festival musicale, la musica era dovunque ed è andata avanti fino alle 4 del mattino! (risate)

Dai, spero allora di non annoiarti ulteriormente con le mie domande! Prima di tutto, mi voglio congratulare con te, visto che “Out Of Our Minds” apparirà come Top Album sul nostro sito, l’ho trovato davvero meraviglioso!

Oh, grazie mille! E’ così eccitante ricevere il feedback della gente su un lavoro così, così…totalizzante, a cui hai dedicato davvero tanto, tanto tempo…e tutto così…aaaah, meraviglioso! Quindi, sono io che ringrazio te!

mellisaaufdermaur_2010_01Prego Melissa, mi fa piacere! Senti: “Out Of Our Minds” è un concept quantomeno ambizioso, che si espande oltre i confine della musica: ci vuoi parlare della storia e delle idee che stanno alla base del progetto?

Dal mio punto di vista personale, questo album semplicemente rappresenta tutto il mio essere artista: da quando da giovane frequentavo la scuola d’arte, con il suo corso di fotografia, quello di storia dell’arte, quello di cinema…fu una parte davvero consistente della mia vita, quella. Poi, ho abbandonato l’università per unirmi alle Hole, quindi in un certo senso è come se tutti i sacrifici e la passione che misi in quegli studi non avessero mai trovato uno sfogo adeguato. Volevo quindi riappropriarmi delle mie origini artistiche, e farle tutte convogliare in un unico progetto concreto; lo sviluppo della tecnologia ha reso le cose molto più semplici in questo senso, ed è tutto così nuovo, così eccitante. Mi sono quindi ripromessa, agli albori di questo progetto, di creare qualcosa che potesse unire il potere delle immagini visive a quello del suono, della musica.
Dal punto di vista creativo, invece…volevo davvero un concetto che vertesse attorno all’idea di “viaggiare”, quindi ho cominciato a pensare intensamente ad una canzone che potesse rappresentare il cuore del progetto, avvolta in un alone di profondo silenzio, e fu così che mi venne in mente una cosa tipo “travel out of our minds, and into our hearts standing-by”, che come saprai è il ritornello di “Out Of Our Minds”…anche perché sai, certe canzoni nascono dal niente come per magia, mentre altre richiedono lavoro, lavoro, lavoro e lavoro…questa è arrivata in modo così naturale, così chiaro! Ho cominciato a fare una cosa tipo uoooh uoooh uoooh (Melissa mi intona divertita e sguaiata una parte del richiamo con cui inizia la title-track del suo ultimo lavoro n.d.r.), è quello è stato l’inizio del concept, ovvero l’idea di invitare gli ascoltatori di abbandonare le loro menti in favore del loro cuore, solo per un momento…magari non per tutto il cd, magari anche solo per il tempo di una canzone: invitare comunque la gente ad abbandonare la loro mente e sentire.
E volevo farlo con la musica, unita ad altre forme d’arte che insieme ad essa si muovono, perché ancora oggi credo che la musica sia il mezzo più potente che possediamo per connetterci e condividere esperienze con altri esseri umani, per questo volevo che fosse il centro dell’intero progetto. Allo stesso tempo, però, non volevo tralasciare le altre forme d’arte che mi influenzano e costituiscono una gran parte del mio essere, volevo che risaltassero anch’esse. Non è come il mio primo cd, che era un album molto rock oriented perché nato nei miei vent’anni in un momento estremamente focalizzato della mia vita, l’era in cui suonavo per gli Smashing Pumpkins per cui anche la mia musica era, in un certo senso, estremamente focalizzata. Volevo che questo secondo cd fosse esattamente l’opposto, e che suonasse più ricco e profondo.  

Nella titletrack dici appunto “viaggiare al di fuori della nostra mente e dentro i nostri cuori, in attesa da così a lungo”…ecco, perché secondo te al giorno d’oggi mettiamo sempre la mente davanti al cuore?

Oh guarda…è una battaglia eterna ed universale, la gente discute di questo conflitto da migliaia e migliaia di anni, e per me si può tranquillamente ricondurre al giardino dell’Eden, dove la parte della mente viene simboleggiata dal mascolino, quindi da Adamo, il lato in cui è riversato tutto ciò che è geometrico, matematico e simbolico, mentre il cuore è il femminino, quindi Eva, il mondo sconosciuto, il mistero. Sono sempre stata affascinata da tutto questo perché, vedi, nella mia vita io mi sento ugualmente ispirata sia dal mio subconscio, quindi dai miei sogni, che dalla realtà in cui vivo nel momento in cui sono sveglia. Mi sono sempre chiesta se non potevo, in qualche modo, far sì che i due mondi combaciassero: se la realtà potesse in qualche modo attecchire all’interno del mio mondo dei sogni e viceversa, che è poi il motivo per cui faccio musica, ovvero quello di portare una parte del mio subconscio all’interno della realtà di tutti i giorni. Io credo che al giorno d’oggi siamo piuttosto sbilanciati: abbiamo costruito città e società senza troppo tener conto del versante misterioso del subconscio. Per questo motivo ho voluto che nel film che accompagnasse “Out Of Our Minds” madre terra fosse in un qualche modo la protagonista: perché le macchine mascoline hanno decisamente troppo spazio oggigiorno, e mi sembrava il caso che il femminino bilanciasse un poco le parti, e chissà che non possiamo guadagnarci qualcosa dal considerare ciò che forse per troppo a lungo abbiamo ignorato.

Hai detto che questo album ti è arrivato mentre l’industria discografica stava cambiando completamente forma, distrutta dalla tecnologia. Mi viene quindi naturale chiederti: come tutto questo ti ha inspirato e come vedi il futuro dell’industria discografica?

Guarda: la tecnologia ha cambiato completamente il modo in cui ho realizzato questo progetto, e con tutte le novità che ci sono sempre in questo ambito è come se ad ogni anno che è passato avessi aggiunto ulteriori strati al tutto. Ci sono essenzialmente due modi in cui la tecnologia ha cambiato il progetto: attraverso i tools che noi musicisti abbiamo oggi a disposizione nel fare musica e nel poter associare delle immagini ad essa, e poi anche dal punto di vista del business oggi è davvero tutto molto diretto, per cui ho Roadrunner che si curerà dell’uscita dell’album in Europa, mentre in America la curerò io personalmente con la mia etichetta. Allo stesso tempo, il package completo del progetto, quello che include il fumetto, il vinile, il film e tutte le fotografie sarà venduto esclusivamente attraverso il mio website. Vedi, la tecnologia ti consente non solo di allargare le tue ambizioni mentre fai arte, ma anche di poter condividere tutta quest’arte. Alla fine, le etichette fanno il loro lavoro, e spesso non si possono permettere di supportare un artista che impiega anni a partorire la sua arte come lui vorrebbe. Anche perché io ho una certa esperienza per quanto riguarda le grandi corporazioni che curano i grossi nomi…a quel tempo (chiaro riferimento al periodo di Major con le Hole n.d.r.), e parlo a livello personale, mi sentivo molto limitata da quella struttura, era tutto così innaturale nei confronti del lato creativo del processo di composizione. Quindi, se devo nuovamente riferirmi alle mie parole di “panorama in mutamento”, mi riferivo principalmente al fatto che ci sono ampie fette di mercato che non devono più necessariamente rispondere di questo modo tradizionale di fare musica. Poi, al giorno d’oggi siamo pieni di macchine: ai tempi delle Hole mica avevo appresso sempre con me il cellulare o il computer! Invece, oggi ci sono macchine, e macchine, e macchine…ti dirò che vedo la tecnologia come una delle creature organiche più femminili in assoluto, perché può essere al contempo una madre che dona vita ed una delle cose che, se usate a sproposito, può portare un sacco di distruzione.


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Hai parlato di un fumetto, e difatti so che questo progetto viene accompagnato da un fumetto, e lo trovo un modo così originale per rappresentare un lato artistico di un’opera! Quindi, ti chiedo: perché proprio un fumetto? C’è una particolare scuola di fumetto che ti colpisce maggiormente?

Ti dico fin da adesso che mi dispiace ma non sono una gran fanatica di fumetti, fantascienza o videogiochi, se non di progetti che sono totalmente asserviti ad una storia come Watchmen…direi che è Alan Moore la scuola che mi piace di più, sì. Però ti dico che lo scoprire la storia che si cela dietro ai videogiochi, piuttosto che ai libri di fantascienza, lo trovo un lavoro mentale molto simile a quello che faccio io quando cerco di spiegare l’arte; quindi, quando ho deciso di portare questo intero progetto ad un livello più concettuale, ho capito che un fumetto, insieme alla musica, era il modo ideale per rappresentare la fantasia, perché in un fumetto tutto è possibile e puoi far succedere di tutto. Un altro motivo è che sia la musica che i fumetti sono un linguaggio estremamente popolare, appartengono alla gente e invitano la gente a comunicare, anche a costo di una certa alienazione.

Porterai anche parte dell’arte che circonda la tua musica durante i tuoi concerti? E come pensi di farlo?

Sì, sto pensando a qualche costume d’effetto durante l’apertura del concerto per conferire maggiore potere mentre suono…però sai, vorrei mantenere in un certo senso separati gli ambiti, per cui non vorrei riempire di troppa visualità i miei show: c’è gente che potrebbe non essere interessata al film, e quindi vorrei tenere le cose il più separate ed indipendenti possibili. Una cosa che mi piacerebbe fare invece, durante il mio prossimo tour europeo quando verrò in Italia, è quella di portare con me musicisti che siano anche artisti, e che ognuno di essi possa mostrare a turno la propria arte, di modo tale che si possano fare quasi dei cortometraggi unici da ciascun show, magari mischiando tutto con l’arte locale.

Quindi verrai da noi in Italia presto, spero…

Oh, lo spero anche io! L’anno scorso ho suonato ad un festival a Roma, ed è stato semplicemente meraviglioso, conservo ancora un bel ricordo di quell’esperienza! Per cui spero vivamente di poter tornare da voi. 

 

mellisaaufdermaur_2010_02Stavo leggendo la tua biografia sulla Wikipedia, e sono rimasto meravigliato dalla tua famiglia: tuo padre è un politico ed un giornalista, tua madre una drammaturga e tuo zio un filosofo! Credo che crescere in un ambiente così stimolante dal punto di vista culturale abbia favorito enormemente lo sviluppo della tua arte, giusto?

Oh, sì, nel modo più assoluto! Non farei tutto questo se non fosse stato per la mia famiglia e la città in cui sono cresciuta. Vedi, Montreal è una città così ricca artisticamente e bella da viverci e mia madre è stata così coraggiosa nell’iscrivermi alla scuola d’arte sperimentale quando avevo solo sedici anni…quello ha aiutato molto a sviluppare la mia pazzia! (risate) Vedi, credo che ci siano due tipi di persone al mondo: coloro che possiedono e coloro che non hanno, con questi ultimi che devono trovare il loro modo per sopravvivere e combattere per realizzarsi. Ma io sono arrivata da un posto con così tante influenze culturali, che non posso che essere davvero, davvero grata di tutto quello che ho ricevuto.

Melissa: è davvero un peccato perché il mio tempo sta finendo ed io avrei ancora una tonnellata di domande da farti! Senti, ti lascio questi ultimi istanti per un messaggio a tutti i nostri lettori.

Ok… lasciami pensare, eh… Beh, viaggiate fuori dalla vostra mente, ed ascoltate molta, molta musica, perché sono convinta che attraverso l’ascolto della musica si possa diventare delle persone migliori!

Si ringraziano Marco Belafatti, Alessandra Leoni e RoadRunner Records Italy (Barbara, Elena e Michele) per la preziosa collaborazione.




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