Your Demise (Daniel "Oz" Osbourne)
In occasione dell'uscita di "The Kids We Used To Be" abbiabo fatto quattro chiacchiere con Oz, chitarrista dei Your Demise. Buona lettura!
Articolo a cura di Federico Botti - Pubblicata in data: 19/09/10

Ciao ragazzi, benvenuti su SpazioRock! Questa è la prima volta che ci sentiamo, per cui, per prima cosa, parlateci un po' dei Your Demise: chi siete?! Da dove venite?! Dove andate?!

I Your Demise sono Ed (voce), Jimmy (basso), Stu (chitarra), Tailby (batteria) e io (Oz, chitarra). Proveniamo tutti dal sud dell'Inghilterra: da St. albans, Londra, Brighton, Basingtoke e Sailsbury. Il prossimo futuro ci vedrà impegnati a ottobre nell'”Imperial Never Say Die” tour.


Dove vi trovate adesso? Siete in tour da qualche parte?

Abbiamo appena terminato il tour con i Devil Wears Prada, in questo momento abbiamo un po' di tempo libero e intanto stiamo provando la scaletta per il “Never Say Die” tour.


Sembra che l'odierna scena alternative vi abbia indicato come il prossimo astro nascente “made in UK”: cosa ne pensate? E' una grossa responsabilità?

Non la definirei proprio “responsabilità”, è più che altro una bella sorpresa. Siamo solo cinque normalissimi ragazzi, e tutto questo è una vera e propria avventura. Ci sono tantissime band emergenti in Inghilterra, e siamo davvero felici di farne parte.


“The Kids We Used To Be” è il vostro secondo album: quali sono le maggiori differenze tra questo e il precedente “Ignorance never Dies”?

Beh, prima che Ed si unisse a noi il gruppo si muoveva come una sorta di dittatura, non contavano le opinioni di nessuno e tutto ruotava attorno a un'unica personalità. Poi Ed si aggregò al gruppo e il suo arrivo cambiò radicalmente faccia alla band. Tutti adesso avevano voce in capitolo nel processo di scrittura dei pezzi, ed è una cosa che si nota; a livello di suoni poi è molto diverso dal disco precedente. Abbiamo sperimentato un po', concentrandoci maggiormente sul songwriting e su una serie di rimandi che lo avrebbero reso più appetibile a un maggior numero di persone. Non abbiamo perso in violenza, ci siamo solo focalizzati di più sulla melodia e sulla struttura dei pezzi.


yourdemise_intervista_2010_02

Diamogli allora uno sguardo più ravvicinato:ci descriveresti “The Kids We Used To Be”? Magari se ti va con una breve analisi pezzo per pezzo!

Ogni canzone è diversa e unica, l'intero disco spazia su temi diversi. Nella maggiorparte dei casi è positivo e tocca l'amore, l'amicizia, il senso di nostalgia. Per quanto mi riguarda è il primo disco che rispecchia completamente i testi, e credo che molti se ne accorgeranno ascoltandolo. Ci piaceva che suonasse come uno di quegli album che avremmo voluto ascoltare da ragazzi, da qui il titolo. In questo senso molte delle influenze musicali rimandano a gruppi che ascoltavamo quando eravamo più piccoli, band hardcore o punk. Per come la vedo io la scaletta tiene sempre alto il tuo interesse, facendo sì che non si riesca a prevedere come sarà il pezzo successivo.


Si tratta in un certo senso quindi di un concept album? I pezzi sono in qualche modo collegati tra loro?

Come anticipato poco fa, il disco copre diverse tematiche, da quando siamo bambini all'oggi. E' una sorta di viaggio attraverso le emozioni che provi adesso e quelle che provavi da piccolo.


Mi ha davvero affascinato l'artwork che avete scelto: è quasi come se aveste voluto guardarvi indietro, raccogliere le vostre esperienze passate e racchiuderle lì, tutte in un disco. Volevate proprio comunicare questo scegliendo quelle foto?

Sicuramente. La copertina mostra tutti i bei momenti passati assieme, è molto personale. Sono tutte foto scattate durante i tour o nei momenti di cazzeggio, nessuna è preparata per l'occasione.


Siete stati in tour con tante band: Misery Signals, The Ghost Inside, Devil Wears Prada... Alcune di esse possono essere ricondotte alla scena metalcore, ma ascoltando il vostro lavoro mi sono trovato in difficoltà, se etichettarvi come band hardcore o metalcore. Come descriveresti il vostro stile musicale?

In larga parte siamo un gruppo hardcore: certo abbiamo anche altre influenze, ma in linea di massima ci definirei un gruppo di veloce e passionale hardcore.


Il tour è il principale metodo per promuovere un disco: finora come è stata la risposta del pubblico?

Sinora abbiamo suonato live solo tre pezzi estratti dal nuovo disco, ma le reazioni sono state più che positive. Neanche il tempo di pubblicare sul nostro MySpace “Miles Away” e “Scared Of The Light” che i fan già le cantavano a squarciagola durante i nostri show, una cosa davvero incredibile!


Questo novembre suonerete in Italia: vi siete mai esibiti nel nostro paese sinora?

Abbiamo suonato in Italia alcune volte in tour diversi, soprattutto nel nord Italia: ci siiamo sempre trovati bene. Uno show in particolare è stato bellissimo, durante il tour con I Misery Signals: non mi ricordo dove fosse, ero davvero ubriaco, eppure me lo ricordo come uno dei migliori show in tutto il tour! (ride, n.d.r.)


Ci sono band hardcore o metal italiane che vi piacciono?

Una volta mi piacevano molto I Reprisal, inoltre sono un grande fan dei Gold Kids.

 

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Beh ragazzi il tempo a nostra disposizione sta finendo... Volete dire qualcosa ai nostri lettori e ai vostri fan?

 

Grazie a tutti per il vostro sostegno, ne siamo felicissimi e speriamo che il nostro nuovo disco possa piacervi!


Grazie a voi per il vostro tempo, ci vediamo presto in tour!




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