Magnum (Tony Clarkin)

Anche i Magnum sono parte della storia del rock. In occasione dell'uscita del nuovo disco abbiamo rintracciato il chitarrista Tony Clarkin che, dall'altra parte della cornetta, in quel di Birmingham, cercherà di soddisfare tutte le nostre curiosità. Buona lettura. 

Articolo a cura di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 07/01/11

Ciao Tony, sono molto contento di darti il benvenuto su SpazioRock, portale di musica rock tra i più seguiti in Italia.


Ciao Gaetano, grazie per l’accoglienza e grazie per l’interesse.
 
Cominciamo subito e lo facciamo partendo da molto indietro. Io sono nato nel 1978, l’anno in cui è stato pubblicato “Kingdom Of Madness”, quanto e come sono cambiati i tuoi orizzonti musicali da allora?


E’ passato così tanto tempo? (sorride ndg). Difficile dirlo, quasi impossibile, faccio davvero fatica a rispondere. I nuovi dischi sono stati studiati per suonare in modo profondamente diverso, grandi arrangiamenti, produzione corposa. Mi ricordo che a quel tempo in Inghilterra il punk rock era il genere più seguito, noi volevamo proporre la nostra musica, il nostro genere, eravamo molto ambiziosi. Ed eccoci qua.


Cos'è successo dopo lo split del 1995? Hai fondato gli “Hard Rain” con Bob (Catley ndg), com’è andata realmente?


Beh, gli Hard Rain sono stati come una boccata d’aria fresca, un cambiamento che in quel momento era necessario. Purtroppo però le cose non sono andate esattamente come speravo e dopo il ritorno coi Magnum non ho avuto più nemmeno un secondo per pensare a progetti esterni. La mia priorità sono e restano i Magnum, gli Hard Rain sono stati una semplice deviazione del mio percorso artistico.


Com’è cambiato e come si è evoluto il tuo approccio al songwriting in più di trent’anni di rock?


Beh è cambiato tutto, a partire dall’introduzione delle chitarre acustiche fino all’avvento della tecnologia, mi riferisco al pc, che di fatto ha radicalmente cambiato l’approccio alla fase di songwriting, anche mentalmente.


E il tuo modo di suonare la chitarra? E’ cambiato anche quello?


Well, diciamo che il mio stile è rimasto immutato nel tempo. Devo dire che oggi, rispetto ai primissimi dischi e quindi agli esordi, riesco a scindere ciò che è indispensabile da ciò che non lo è. Suono quello che è necessario suonare, senza andare a strafare e senza troppi arzigogoli.


Qualche giorno fa ho fatto la medesima domanda ad un tuo collega, Yngwie Malmsteen, e mi ha risposto che ogni giorno è un buon giorno per imparare a suonare la chitarra. Che ne pensi?


Che ha ragione, sono completamente d’accordo. Imparare a suonare la chitarra è anche imparare ad ascoltarsi e a correggersi.


Passiamo al nuovo album, “The Visitation”. Ti faccio i miei complimenti per aver rilasciato l’ennesimo ottimo disco: grandi melodie, ottima produzione e composizioni convincenti. Vuoi commentarlo tu?


Naturalmente ti ringrazio e ritengo la tua analisi centrata. Sai, sono davvero fiducioso sulla buona riuscita di “The Visitation”, è un disco molto potente, attualmente non so ancora dirti se il migliore della nostra carriera. Abbiamo avuto il tempo necessario per crearlo e per portarlo a termine e siamo certi di aver dato il massimo. Ora chiediamo soltanto che venga ascoltato con la dovuta attenzione e poi ci atterremo, come sempre, al giudizio dei fan.


Ma si tratta di un concept album?


No, assolutamente no. Ogni canzone ha una precisa storia, che non è legata alle altre.


Ho molto apprezzato, come al solito aggiungerei, la grande prestazione di Bob Catley al microfono. Quanto è importante avere un frontman come lui in gruppo?


Beh qui rispondere è molto semplice. Avere uno come Bob Catley in gruppo non è solo molto importante, è fondamentale. Sai qual è una delle sue caratteristiche principali? Il fatto di saper interpretare alla perfezione sia la musica che i testi, di cantanti così non ce ne sono poi tantissimi in giro per il mondo.


Tornando un po’ indietro nel tempo. L’opinione pubblica pare aver decretato “On A Storyteller’s Night” quale miglior disco della storia dei Magnum. Ti confesso che è anche il mio parere. Tu che ne pensi?


Well, spesso devo confrontarmi con quel disco quando parlo con un giornalista ma anche coi fan. Credo che ogni album debba essere contestualizzato, ogni disco ha la sua storia e il suo percorso e non mi piace fare paragoni. “On A Storyteller’s Night” è il migliore? Non saprei risponderti, non lo so e non cerco una risposta: mi piace guardare avanti, sempre.


Cambiamo argomento Tony: la SPV ha avuto, come tante altre label nel mondo, gravi problemi economici che l’hanno costretta a cedere molti dei suoi artisti e concentrarsi solo su alcuni. Voi come vi siete accordati?


Guarda, noi non abbiamo avuto il minimo problema e della gravità della situazione, di cui tu mi parli ora, non ce ne siamo nemmeno accorti. Abbiamo un contratto che ci permette di stare tranquilli e i ragazzi di SPV sono entusiasti dei Magnum, con loro non abbiamo mai avuto il bechè minimo problema.


A breve partirete per il tour di supporto al nuovo disco, ho visto una marea di date programmate ma non c’è l’Italia…


Credimi, stiamo facendo di tutto per piazzare una data anche in Italia, che è uno dei posti più belli dove fare concerti. Spero di poterti dare buone notizie a breve termine. Nel frattempo voglio salutare tutti i fan del tuo paese e tutti i lettori di SpazioRock, grazie per il supporto, per il sostegno. Sono sicuro che ci vedremo molto presto…




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