Luminal (Carlo Martinelli)
In questa anomalmente tiepida estate, "Io Non Credo" dei Luminal è un disco che si può considerare tra i più caldi di questa stagione. Abbiamo, quindi, raggiunto Carlo Martinelli per farci raccontare tutto riguardo al disco ed alle ultime novità in seno alla band. Buona lettura!
Articolo a cura di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 26/07/11

Avete preso il vostro nome, Luminal, da una celebre sostanza ipnotica utilizzata per la cura contro l’epilessia…è questo che intendente fare con la vostra musica? Ipnotizzare?

Il nome nasce da una vicenda personale di Alessandra, ma più che ipnotizzare ci piace prendere a sassate chi ci ascolta. In amicizia, sia chiaro...diciamo che il nostro obiettivo è stendere l'ascoltatore, e stare poi a guardare se riesce a sollevarsi da solo.

"Io Non Credo” è un’opera basata sull’unità e la frammentazione d’Italia. In cosa credete sia fortemente unito il nostro paese e in cosa, di conseguenza, credete sia molto diviso?

Siamo uniti nelle parole, perché l'Italia, ad oggi, per fortuna è ancora una Repubblica. Siamo divisi da praticamente tutto il resto, per alcuni motivi che sono buoni e per molti altri che sono pessimi; di sicuro perché possa esserci non dico una speranza, ma una possibilità per questo paese, bisogna riuscire a creare una nuova idea condivisa di collettività, possibilmente diversa da quella attuale basata sui frigoriferi, sui telefonini, su Canale 5 e Belen.

La trasfigurazione di Garibaldi sulle tipiche giacche Garibaldine, tema di tutto l’artwork del disco: mi spieghi che risultato volete ottenere con un lavoro del genere?

L'idea dell'artwork è completamente merito di Marco Filippetti e partita da una nostra suggestione: volevamo Garibaldi in copertina in quanto simbolo più forte ed evidente del tentativo di unire questo paese, anche se poi il senso del disco sta tutto nel dualismo tra collettivo e personale, e non per niente tutti i testi parlano di una rivoluzione e di un'unificazione "interiorore". Marco ha avuto questa folgorazione mentre gli raccontavamo la nostra idea, e così sul disco c'è Garibaldi evocato sotto forma di fantasma su quattro giacche nere, che poi si separano nell'artwork: in questo modo è l'uno creato da molti, ma è un'unità piuttosto sconfitta, e basta leggere nel bianco incredibile degli occhi per accorgersene.

luminalint_2011_01C’è qualche differenza significativa tra il modo in cui “Io Non Credo” ha visto la luce rispetto al vostro primo disco “Canzoni Di Tattica E Disciplina”?

"Io Non Credo" è un certamente un album più meditato: abbiamo fatto una scrematura tra i pezzi, e ci abbiamo messo molta più cura nell'arrangiamento.  Soprattutto, siamo stati più lungimiranti, avendo imparato con il primo disco cosa funziona meglio e cosa meno, sia in studio di registrazione prima che poi in sede live. Quando sei agli inizi con un gruppo rock, generalmente hai le idee sempre molto legate alla sala prove, e per noi è stato importante cambiare modo di pensare ed orientarlo più verso quello che materialmente avremmo dovuto poi affrontare durante i concerti.

Nei ringraziamenti di “Io Non Credo” scrivete in fondo: “Dovreste prenderci molto sul serio”. E’ un monito rivolto a chi? Perché temete di non essere presi sul serio?

E' un monito rivolto a chi ci ascolta, è una frase nello specifico che è nata quasi da sola, come spesso ci accade: perché oggi nessuno prende sul serio niente, e tutto, specie nella nostra scena indipendente, deve essere sempre ironico, o autoironico, e si vede come un crimine "fare sul serio". Beh, noi invece facciamo sul serio. Noi siamo serissimi, siamo mortalmente seri.

C’è una particolare canzone, tra le 9 che costituiscono il vostro nuovo disco, che vi va di menzionare in questa sede? E perché proprio quella canzone?

Una è troppo poco! Facciamo due brani, legati tra loro e che rappresentano l'anima del disco: "Signore e signori dell'accusa" all'inizio del dsico, dove c'è la manifestazione della divisione e tentata rivoluzione personale, ed "Io non credo" che segue, dove invece il discorso si sposta di più sulla collettività.

Nella vostra musica sento echi di wave inglese e di cantautorato all’italiana…mi dite cosa vi piace principalmente ascoltare?

Ascoltiamo una marea di musica. In questo disco in particolare c'è qualcosa degli ultimi Madrugada in un paio di pezzi, Lucio Battisti in un altro paio, i Pixies di sicuro, mentre Gang of four e The Sound per andare più sul passato...tutti nomi che aleggiano anche loro qua e là.

Sulla vostra formazione: a vedere il disco, siete chiaramente un duo. A vedere la vostra pagina Facebook, invece, vi siete allargati ad un trio con Alessandro Commisso. E’ così? Che ruolo ha Alessandro all’interno della band?


Sì, oggi siamo sicuramente un trio: Alessandro suona la batteria, ma il suo ruolo è soprattutto provare a renderci meno pessimisti ed estremisti, il che è ottimo e direi che ne avevamo decisamente bisogno...Ma c'è anche da dire  che è di qualche anno più giovane di me e di Alessandra, e ancora non ha passato l'inferno che abbiamo passato noi...se lo può permettere il suo ottimismo, ma noi lo aspettiamo al varco!

 

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Generalmente, amo chiedere a band come la vostra una valutazione sullo status della musica italiana, ma con voi mi piacerebbe modificare leggermente il tono della domanda, per cui vi chiedo: cosa, secondo voi, andrebbe fatto nel sistema musicale Italia e/o negli ascoltatori italiani per migliorare quella che è notoriamente una situazione piuttosto stagnante e stantia?

Quello che stiamo provando a fare (di nuovo) di recente anche noi, e cioè: i musicisti e tutti quelli che hanno a che fare con questo mondo dovrebbero andare a vedere i concerti dei gruppi della propria città, quelli sconosciuti soprattutto e non solo i "nomi"; dovrebbero frequentarsi, collaborare e crescere insieme. Ultimamente, poi, stiamo provando a creare una cosa piuttosto interessante a Roma insieme ad altri amici che si chiama "Heroes" e vuole essere un evento con tutti i crismi delle serate di tendenza, però completamente  incentrato sulla musica live, dove suonano solo gruppi che valgono di Roma, e dove per suonare devi partecipare alla promozione degli altri gruppi. Abbiamo già dei contatti importanti in America e New York, l'idea è di partire dal piccolo, e nello specifico Roma, ed aprirsi non solo all'Italia, ma al mondo.

Bene, quella era la mia ultima domanda. Nel ringraziarti del tempo speso per questa intervista, ti lascio al nostro consueto spazio dedicato ad un messaggio libero da parte tua a tutti i nostri lettori. Prego, accomodati!

Uscite di casa nudi, e correte come dei pazzi finché non vi scontrete con qualcuno ugualmente nudo e pazzo: a quel punto, anche se vi arresteranno entrambi avrete però trovato un nuovo amico.




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