Folkstone (Lore, Roby)
Oramai, per il sottoscritto incontrare i Folkstone ogni due anni è una buona consuetudine: perché so già che, a prescindere dalla qualità delle domande, avrò per le mani un’intervista di quelle travolgenti che vale davvero la pena di leggere. Merito del carisma unico di una band che sa essere totalmente se stessa, nel bene e nel male, e senza vergognarsi assolutamente di mostrare al pubblico – o al giornalista di turno – i suoi limiti. Il tutto, ovviamente, senza troppa educazione o perfezione formale, perché è esattamente così che li vogliamo i Folkstone. In occasione della distribuzione delle 400 copie in anteprima de “Il Confine” ai fan che lo hanno pre-acquistato per consentirne la realizzazione, rubo il frontman Lore e la cornamusiera Roby al loro pubblico sostenitore ed alla loro festa, per un colloquio tremendamente lungo, tremendamente delirante e tremendamente vero. Buona lettura!
Articolo a cura di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 05/03/12

Allora ragazzi…già preso un po’ di birrete per carburare bene? No perché ho qui un bel po’ di domande serie…

(LORE) Come no, guarda qua! (Lore mi indica la sua pinta di rossa n.d.r.)

(ROBY) Eh, però condividi, né!

(LORE) Perché? Te non l’hai presa la birretta?

(ROBY) Eh no…

(LORE) Allora cazzi tuoi! (risate generali)

Prima di iniziare a parlare de “Il Confine”, devo dire che, nell’entrare nel vostro rinnovato website, due sono le cose che mi hanno colpito. La prima è che, in alto, c’è scritto “medieval rock” e non “medieval metal”…


(LORE) Mah, ti dico la verità: non ci è mai piaciuto etichettare la nostra musica, e questa è una cosa che ho sempre detto. Quindi, scrivere rock vuol dire prendere un po’ tutto.

(ROBY) Una definizione più ampia…

(LORE) Però non per fare gli gnorri ingrati, sai no…anche quando mi dicono “folk metal”, io in realtà credo che facciamo semplicemente del rock. E’ un po’ sottile il confine che passa tra il rock ed il metal, ma anche all’opposto: tra la musica leggera che è considerata rock, ma in realtà è pop e non ha nulla a che fare col rock.

La seconda novità che mi ha sorpreso è che adesso, in lineup, c’è un bel “rebelot”! (“casino” in bergamasco n.d.r.) Siete aumentati leggermente in numero e variato molto nei componenti: come mai?

(LORE) E’ stata una cosa assolutamente non forzata, proprio come una naturale evoluzione…poi, tra l’altro, la lineup che abbiamo adesso è quella che ha fatto tutto il tour dell’anno scorso, quindi sì, in un certo senso può apparire come nuova per il disco, visto che da “Damnati Ad Metalla” abbiamo cambiato basso, chitarra, arpa e batteria, ma abbiamo fatto 70 date con questa formazione l’anno scorso, e quindi possiamo dire di aver trovato, adesso, la nostra dimensione. Poi, c’è anche un nocciolo duro di componenti con cui si ha avuto l’evoluzione come band, con un po’ di gente attorno che variava; adesso, tuttavia, ti assicuro che abbiamo trovato la stabilità. Ci troviamo bene perché c’è feeling nel suonare, c’è feeling nel pensare, c’è feeling nel bere, c’è feeling nel delirio.

E come testate la compatibilità con i nuovi membri della famiglia Folksotne? Una bella ciaspolata notturna?

(risate generali) (LORE) No tu ridi, ma sai che, al di là del sapere tecnico che è un aspetto dell’essere musicista, c’è anche un modo nello stare al mondo che salta fuori durante il live e la tournée, e non a tutte le persone può andare bene perché siamo un po’ degli animali da questo punto di vista, no?

(ROBY) Quello che il Lore vuole dire è che lo vedi subito dalle prime date se una persona può stare con noi nei Folkstone, perché la cosa è abbastanza lampante! (risate)

(LORE) Esatto! Quindi, niente ciaspolata ma una bella tournée che ti costringe a vivere tante ore gomito a gomito ed affrontare tante belle situazioni.

I nuovi membri della band hanno influenzato il processo di composizione de “Il Confine”?

(LORE) Guarda: rispetto all’album precedente, abbiamo una grossa, grossissima novità. Per “Damnati Ad Metalla”, i testi li abbiamo fatti grossomodo io e la Roby, mentre la musica è stata scritta da me e da Yonatan (Rukhman, storico aiuto in studio di registrazione dei Folkstone n.d.r.); per questo album qua, invece, è entrata in maniera decisa Maurizio nella scrittura della musica e per fortuna, dico io, visto che mi piace molto come compone. Maurizio ci ha seguito per due anni in tournée con la chitarra, ma la cosa bella è che lui non è un chitarrista, lui in realtà suona la cornamusa, il flauto ed altri strumenti della tradizione. Essendo un grandissimo musicista, ha lasciato un segno molto importante al disco; figurati che certi pezzi li ha scritti praticamente lui.

A questo punto, veniamo interrotti da due amici di Lore che sono passati a salutarlo.

(LORE) Sedetevi, sedetevi! Noi qui stiamo facendo una piccola intervista, ma voi accomodatevi pure, così sentite per bene e in anteprima le cazzate che dico!

Ah sì, fate pure, nessun problema! L’importante, è che poi passiate comunque sul sito a leggere l’intervista! (risate generali) Tornando a noi, cominciando a parlare del nuovo disco nei dettagli, so che avete chiesto ai fan di contribuire economicamente alla realizzazione de “Il Confine”, perché non volevate nessun intermediario a modificare la vostra musica. Avanti: ditemi cosa hanno preteso da voi questi produttori del music business, senza fare alcun nome così possiamo essere completamente sinceri…


(LORE) Sarò assolutamente schietto e sincero, non ti preoccupare! (e chi si preoccupa, Lore! N.d.r.) I produttori discografici, in buona sostanza, vogliono solo una cosa: i soldi. Non ci sono altre cose…

(ROBY) Eh insomma…

(LORE) Si va beh, ti aiutano a suonare e cose così, ma in buona sostanza quello che vogliono sono i soldi. Sinceramente, ne abbiamo un po’ pieni i coglioni. Perché va bene tutto, ma a forza di prendere “inculate”, uno a un certo punto si gira e dice: “ok, basta!”. Alla fine, io suono e mi diverto, ma per chi suono? Per chi mi ascolta e si diverte, ovvero il mio pubblico. Quindi, ci è sembrato come seguire un filo logico il fatto di lasciare perdere gente che, poi, alla fine della fiera della nostra musica non gliene frega un cazzo – visto che un produttore tratta musica dalla “A” alla “Z” – e vado a chiedere aiuto piuttosto alla gente che ci ha sempre seguito e sostenuto. Sai, è davvero solo questo. Non è che un produttore ti dice che devi tenere una linea musicale piuttosto che un’altra; un produttore, fondamentalmente, ti dice: “Tu mi dai tot, io ti presto qualcosa, e poi tu me lo torni con gli interessi”. E’ un ragionamento che funziona e tutto quanto, eh. Sia chiaro: io non sto dicendo che loro ti derubano o cose simili!...poi va beh, ti prendono per il culo alla grande a volte, eh!

(Roby mi fa il gesto con le dita della forbice e mi dice sogghignando: “Taglia taglia taglia taglia!”)

Oh ma neanche per sogno Roby, io tengo tutto! (risate)

(LORE) (ridendo) Non avremo mai un contratto discografico, perché dopo quello che sto dicendo avremo solo nemici! Però è la verità: ti prendono tutti per il culo, cercano di incularti in tutte le maniere e ancora un po’ ti creano un buco qua (Lore si indica il gomito n.d.r.), così ti inculano anche lì. Però funziona così…quindi, abbiamo detto “basta”, ci arrangiamo in tutto noi, al massimo ci prendiamo una distribuzione, ma non facciamo più entrare nessuno nella proprietà del master, del cd ed altre cose del genere, per carità! Abbiamo fatto, piuttosto, questa operazione rischiosa: perché insomma, andare a chiedere ad uno di comprare prima il cd, quello ti potrebbe dire: “si va bene, cazzo: magari mi fai due scorregge sul cd, e rimango io inculato!” (risate generali, inevitabili) Però insomma, abbiamo venduto 400 cd con una maglietta con su il nome come bonus, e per noi questo è stato un risultato completamente inaspettato perché pensavamo di arrivare a 100, 150 copie al massimo. A 400 copie siamo rimasti completamente di stucco, e difatti devo ringraziare tutti loro (Lore fa un gesto verso il pubblico in sala) per avere fatto l’ordine e spero sinceramente che il disco piaccia, se no ci menano per davvero! (risate) E’ per questo, comunque, che siamo qui stasera: per ringraziare di persona i nostri fan per il supporto.

La libertà è un tema sempre a voi caro…libertà e sovversione del potere, che soffoca le idee e la possibilità di esprimersi. Ma non credete che senza un potere che governi, in modo giusto si intende, non ci sarebbe altro che il caos?


(LORE) Sì, ma per carità: io adesso non è che voglio fare il re del caos. Io dico sempre che la libertà è un valore relativo, non assoluto; perché la libertà assoluta non può e non deve esistere, altrimenti ognuno di noi sarebbe un Dio, ok? Ognuno di noi ha i suoi cazzo di difetti e tutto quanto, però è importante che uno sia libero di esprimersi, ecco. Secondo me, la libertà parte proprio da questo: la possibilità di esprimersi. Poi ovvio, non è che si può andare in giro con un lanciafiamme ed ammazzare chi ci pare (risate generali): quella non è più libertà. Sai, le utopie…le utopie sono servite ad arrivare a qualcosa, perché se non ci fossero state, non ci sarebbe stato né progresso né cambiamento, e saremmo ancora fermi al medioevo. Però, le utopie non solo la soluzione, ed ultimamente questo concetto si è ampiamente dimostrato, e chi vuole intendere, intenda.

 

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Ma tu Lore…ti rendi conto che hai un forte potere nei confronti del tuo pubblico, vero?

(LORE) Chi? Io? Un forte potere?

Sì sai, mi ricordi un po’ Mauro Corona in certi frangenti…non sto dicendo che sei come lui…

(LORE) Ma magari fossi come lui!

Ti ci vedresti, quindi?

(LORE) No, in realtà non mi ci vedrei perché non ho la sua vita, non ho la sua esperienza, non sono uno scultore, non mi ritengo un poeta, non sono un artista…cioè, ok dai, “artisti” tra virgolette lo siamo, per quello che riusciamo a fare…

…però il carisma in casa Folkstone è sempre stato abbondante, dai.

(LORE) Ma per carità, quello sì! Sai, queste cose te le dicono, poi sinceramente non lo so. Ho sempre cercato di non essere, soprattutto nelle esternazioni, populista, e di non mandare a fare in culo gratis. Certo, ogni tanto sul palco qualche “vaffanculo” ci scappa, soprattutto dopo qualche birretta. Però ecco, non mi piace fare quello che deve per forza mandare affanculo qualcuno, oppure il profeta della situazione; ce ne sono già talmente tanti di profeti, lasciamo parlare loro. Quello che noi facciamo è parlare dei nostri cazzi, fondamentalmente, e tante volte mi rendo conto che magari, durante qualche live, ho anche sbagliato nel parlare. Ma chi è che non sbaglia, cazzo? E’ anche facile, perché da noi è tutto spontaneo, non c’è scritto niente, magari ti fai quelle tre birrette di troppo, c’hai 70 date da fare…poi magari ci ripensi ed in effetti scopri che potevi dire quelle stesse cose in un altro modo, ecco.  


Se con questo disco avete tracciato un confine, cosa vi aspettate che vi attenda al di là di esso?

(ROBY) Eh, bella domanda! (risate)

(LORE) Veramente per noi questo album è un confine, anche stilisticamente. C’è un bel divario tra questo disco e quelli che lo hanno preceduto, nei testi, in quello che volevamo raccontare…

…nella tua voce…

(LORE) Nella mia voce, esatto. C’è stata proprio una bella linea di confine, in questo senso. E poi anche, per come la intendiamo noi,  una linea che traccia un bilancio. Sai, è proprio il caso, dopo tutti questi anni che siamo in giro, e di cose in questi anni ne abbiamo fatte…è anche un po’ un mettersi in gioco. Voglio dire: alcuni di noi hanno anche abbandonato il lavoro per dedicarsi alla musica – in maniera molto azzardata, se posso sottolinearlo (risate generali), perché siamo ancora in giro col nostro furgone sgangherato e non c’erano i presupposti per abbandonare il lavoro. Però sai, uno arriva ad un certo punto e prova a buttarsi, a dedicarsi a ciò che gli piace fare, e questa non è una cosa facile. Sei pieno di paure, dici che non va mai bene un cazzo, però ci sono degli impegni che non riesci a mantenere fede se non fai questa cosa a tempo pieno, perché se no come fai a sfornare un disco all’anno? Come fai a progredire tecnicamente? Come fai a stare dietro ai pezzi, fare una tournée e pure produrti un album – perché non hai un discografico…O ci metti tempo, o non ce la fai, o ce la fai ma non nel modo in cui ce l’avresti fatta se ci avessi messo il tempo. Per cui, per noi “Il Confine” è un po’ questo: proviamo ad attraversarlo, questo confine nostro che ci impedisce di fare le cose come vorremmo, capisci?

Perfettamente. Una canzone dedicata a Simone Pianetti, controversa figura che muove la storia delle Orobie. Come mai proprio Pianetti? Che poi, una figura che contrasta pienamente con la dedica dello scorso “Damnati Ad Metalla” a quel ragazzo morto di Colere di cui narrate in “Nell’Alto Cadrò”.


(LORE) Sì, guarda: sono due cose completamente diverse. “Nell’Alto Cadrò” è una canzone dedicata alla montagna, ad un ragazzo che ha dato tutto, anche la vita, per l’amore verso la montagna. Qua, invece, con Simone Pianetti narriamo un pezzo di storia della nostra valle degli anni ’20, quindi una storia non contemporanea. Hai ragione sul fatto che la figura di Simone Pianetti sia piuttosto controversa, ma se uno la legge sui libri – i libri giusti, intendo, scritto da qualcuno con due dita di sale in zucca, scoprirà che ci sono anche dei risvolti interessanti; ovvio che se vai a prendere un libro scritto da quattro bigotti rincoglioniti, loro ti dicono che Simone Pianetti è solo uno che ha fatto una strage. Io non giustifico la strage che ha fatto, ma per arrivare a quello: cosa c’è stato dietro? Questo è un uomo che è stato portato all’esasperazione, solo perché aveva delle idee troppo avanti rispetto al periodo in cui è vissuto. Lui possedeva il primo mulino elettrico in Val Brembana, e siccome lui non era uno che andava in chiesa ed era di idee fondamentalmente anarchiche…che poi anche lì: se vai a prendere il significato della parola “anarchia” negli anni ’20, scoprirai che non ha nulla in comune con il significato di adesso. Non stiamo parlando di un ragazzino che va a prendere dei sassi per rompere delle vetrine, qui si parla di idee e di visioni più ampie, di quell’utopia di cui ti parlavo prima,  atti che sono successi per un perché, per farci avere quella libertà di cui godiamo adesso. Cazzo, il prete arrivava a dire, nella funzione del paese, che la sua era la farina del diavolo! L’han fatto fallire una volta, l’han fatto fallire due volte, non puoi pretendere che uno subisca sempre in silenzio e, anzi, attenzione: coloro che hanno il potere farebbero bene a non tirare troppo la corda. Nei paesi delle Valli, negli anni ’30, comparivano le scritte: “ci vuole un Pianetti per ogni paese”. Lui ha ucciso il sindaco, il vice-sindaco, il prete, il medico, poi è scappato in montagna. Inseguito da due reggimenti dell’esercito, non è stato mai più ritrovato. Si dice che sia stato visto in Venezuela, e che sia tornato a morire qui. Io non giustifico le azioni del personaggio, come ti ho detto, ma quello che ci tengo a sottolineare è proprio il fatto che non si può sempre tirare la corda, perché prima o poi si spezza. E a parte questo, è stato comunque un personaggio importante della nostra storia bergamasca, perché se vai in Val Brembana c’è ancora il detto “Faccio come il Pianetti” che si dice quando uno ti rompe troppo il cazzo.

Un brano in bergamasco, finalmente! Vi ha creato delle particolari difficoltà la scrittura di “Luna”?

(LORE) Ti spiego: il testo di questo brano l’ha scritto il direttore del coro de “Le Due Valli”. Io ho sentito questo testo, e me ne sono subito innamorato. Allora, siccome loro ci avevano ri-musicato “Rocce Nere” sul disco precedente, ho chiesto gentilmente se potevo prendere in prestito questo testo, per poterlo musicare alla nostra maniera.

(ROBY) Una sorta di scambio interculturale. Tra l’altro, è un pezzo che ti dà proprio la sensazione di camminare su un sentiero delle nostre valli, con la luna in alto a guidare il tuo cammino. Poi, per le persone che non capiscono il bergamasco, abbiamo messo la traduzione del testo nel cd, tranquillo!

(LORE) Mi piace molto il pezzo che dice: “Il sogno che regna al di là dei frassini”, con i frassini a rappresentare un cimitero che, al posto di creare inquietudine, alla fine calma l’ansia della vita del protagonista del testo. Insomma, è quasi come un dire di stare tranquillo, che alla fine la vita fa il suo corso. Poi, meraviglioso anche il pezzo in cui il protagonista della canzone vede il fiume Serio dall’alto, e gli sembra quasi come se la Valle cullasse questo fiume, e lui rifiata in questa culla che è la Valle. Sai che sono sempre stato molto legato alla mia terra, quindi non potevo che innamorarmi di questo pezzo.

Posso dire addio definitivamente alla giocoleria da parte vostra in sede live, giusto?

(ROBY) Eh, nell’elettrico per ora sì. Però tranquillo, nell’acustico rimane sempre e, anzi: abbiamo trovato anche il tempo per elaborare qualcosa di nuovo, quindi aspettatevi nuovi giochi!

Bene, sono contento! Domanda finale ragazzi: Gaetano Donizetti, Pooh, Verdena…in futuro Folkstone?


(dopo 2 secondi di silenzio, risate fragorose)

(LORE) No, non penso proprio, figa!

(ROBY) Io mi faccio una grattatina per scaramanzia!




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