Nile (Karl Sanders)
Un capitolo da dimenticare a 360° questo “At The Gates Of Sethu”. Un disco deficitario per il pubblico, almeno così crediamo, e una mancata occasione di fare due chiacchiere in tutta tranquiillità con Karl Sanders. Non certo per intemperanze del buon Karl, anzi, sempre molto entusiasta e alla mano, ma per una linea telefonica che non ne voleva sapere di rimanere stabile e con una qualità audio che, ai tempi della comunicazione world wide in tempo reale, aveva del grottesco. Ci scusiamo pertanto con i lettori se il resoconto della telefonata non sarà pienamente soddisfacente, riportando la conversazione al netto delle ripetute interruzioni e dei problemi tecnici. Buona lettura.
Articolo a cura di Stefano Risso - Pubblicata in data: 25/06/12

Hey Karl, benvenuto su SpazioRock! È sempre un piacere tornare a parlare con te...

Ciao Stefano, anche per me amico, sono pronto per le tue domande!

Bene, direi di partire subito dal nuovo disco “At The Gates Of Sethu”. Ho potuto ascoltarlo per la prima volta solo una manciata di ore fa e la prima impressione è che l’album sia sulla scia di “Ithyphallic”. Mi spiego, col precedente “Those Whom the Gods Detest” avete praticamente mescolato tutto quanto avete prodotto in un solo lavoro, in questo nuovo mi è parso di percepire una vena più death oriented, più focalizzata sull’esecuzione dei brani rispetto alla componente “egizia” della vostra musica. Sei d’accordo con me?

Non saprei... Quando componiamo non ci mettiamo troppo a pensare a queste cose, a cosa assomigli ecc... Certamente è un album dei Nile, è molto potente, tecnico, ci sono parti atmosferiche, parti molto brutali. Ormai lavoriamo in modo molto naturale e vediamo poi alla fine il risultato. Se per te questo disco è più vicino a “Ithyphallic” mi sta benissimo ahah! Adoro quel disco e spero che la gente lo accolga nello stesso modo!

La prima cosa che ho notato, già a partire dal singolo che avete messo online giorni fa, sono le vocals. Meno gutturali, più “harsh”, più secche. Come mai questa scelta?

Si abbiamo cercato un approccio leggermente differente, per rendere le vocals un po’ più varie. Anche qui, come ti dicevo prima, non è stata una scelta presa a tavolino, ma un qualcosa che è venuto fuori naturalmente.

In “At The Gates Of Sethu” ci sono al solito parti acustiche strumentali. Per il disco precedente mi avevi parlato di una ricerca di musiche mediorientali non solo egiziane, in particolare iraniane se non ricordo male. Anche per questo full hai cercato di esplorare nuove forme musicali del Medio Oriente o sei andato sul sicuro con quello che già conosci bene?

Sì, sono sempre in cerca di influenze, in particolar modo mi piace esplorare la musica originaria di tutta la zona del bacino del Mediterraneo, del Medio Oriente... Sono melodie fantastiche, cariche di atmosfera che ben si adattano a quello che fanno i Nile. Per “At The Gates Of Sethu” ho cercato di combinare quello che è nel mio bagaglio, con le nuove scoperte, in modo di presentare al pubblico delle novità anche in questo aspetto dei Nile, che so che è molto importante per gli ascoltatori.

 

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Recentemente avete cambiato ancora bassista, il nuovo arrivato si chiama Tod Ellis. Ha contribuito in qualche modo alla scrittura di “At The Gates Of Sethu”? O è solo un “tour member”?

No è solo per il tour. La formazione è la solita, io, Dallas e George. Tod è un bravo ragazzo e un ottimo musicista, ma non vogliamo cambiare nulla riguardo la formazione dei Nile.

Capito. Certo che da quando hai incontrato Dallas e Goerge non li hai più lasciati... ahah! Il vostro ormai è una sorta di “patto di sangue”, si capisce perfettamente che siete in sintonia nella band. Ti senti fortunato ad aver incontrato due musicisti come loro?

Certamente. Con Dallas ormai lavoro da tantissimo tempo e ci capiamo al volo. Ho grandissima fiducia in lui, da sempre, è un ottimo compositore, un musicista completo, non riuscirei a vedere i Nile senza di lui. George è sicuramente il miglior batterista che i Nile abbiano mai avuto. E non parlo solo dal punto di vista strumentale...

Si, ricordo che anche nelle passate interviste che abbiamo avuto non hai mai mancato di sottolineare il lato umano di George...

Assolutamente. Per suonare in una band non puoi essere solo bravo, ma devi saper convivere con altre persone. Non sempre si è così fortunati.

“At The Gates Of Sethu” è il settimo disco dei Nile. Al giorno d’oggi non tutti possono sperare di raggiungere questo tranguardo, specialmente se suonano metal estremo. Ti senti più soddisfatto di quello che avete fatto fino ad ora, o ritieni che ci sia ancora molto da dire per i Nile?

Eheh... Quando abbiamo cominciato non avevamo alcuna certezza, quindi posso dirti che sì, sono soddisfatto. Però se non dicessi che la band ha ancora molto da dire, non riuscirei a lavorare più con lo spirito giusto. Bisogna sempre porsi nuovi obiettivi, esplorare nuovi territori, porsi nuove sfide, solo così puoi sperare di continuare a fare questo mestiere e sopravvivere.

Bene Karl, direi che il tempo a nostra disposizione è terminato. Purtroppo l’intervista non è andata come speravamo... Se vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori...

Certo Stefano, un peccato. Sono sicuro che ci rivedremo dal vivo e potremmo parlare più comodamente. Ai lettori di SpazioRock mi sento solo di dirgli grazie, i fan italiani sono tra i più scatenati che abbiamo mai visto, sono molto calorosi  e ogni volta che suoniamo in Italia è sempre un grosso evento per noi. Spero che “At The Gates Of Sethu” piaccia!




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