Airbourne (Ryan O'Keeffe)
in occasione dell'uscita di Black Dogs Barking siamo stati raggiunti telefonicamente da Ryan O'Keeffe, batterista della band australiana. Buona lettura.
Articolo a cura di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 20/05/13

Domande a cura di Marco Ferrari e Simone Castelli

Traduzione a cura di Alessandra Leoni 

 

Ciao Ryan, come stai?

 

Sto bene, amico!

 

Prima di tutto, grazie per il tuo tempo, è davvero un piacere parlare con te della vostra musica e del vostro futuro... Per una band, il terzo album di solito decide se il gruppo avrà un futuro radioso o meno. Che ne pensi?

 

Black Dog Barking rappresenta quello che siamo come band e dove siamo arrivati, ovviamente siamo orgogliosi di questo disco.  

 

Perché vi ci è voluto così tanto tempo per realizzarlo? 

 

Ci sono voluti dodici mesi per fare quest’album anche perché ci siamo trovati a cambiare un bel po' di cose. Abbiamo voluto prenderci più tempo per scrivere e lavorare sulle canzoni e focalizzarci maggiormente sulla qualità. E crediamo che sia stata la scelta migliore. 

 

Sono d’accordo con te: preferisco una maggiore qualità e meno dischi. Qual è il significato del titolo del vostro nuovo album? E’ in onore di quei cagnetti neri che tu e tuo fratello avete?

 

Oh no, no! “Black Dog Barking” credo che possa derivare dal fatto che siamo molto aggressivi musicalmente parlando e la figura dei cani neri da un senso di aggressività, con il loro abbaiare, e di distruzione.  

 

Un’opinione generale sulla vostra musica: è basata su grandi riff di chitarra, ritornelli da cantare a squarciagola e assoli fulminanti. Quanto è  difficile mettere assieme questa formula magica tutte le volte?

 

A noi viene spontaneo, ci vengono così… rappresentano quello che siamo. Ci piace suonare rock ‘n’ roll, ci piace fare questo tipo di canzoni senza troppe preoccupazioni. E’ semplicemente rock ‘n’ roll! (ride, ndm)

 

Vorrei parlare un po’ della produzione dell’album. Quella di “Black Dog Barking”, e relativi suoni, è molto simile a quella dei due album precedenti. Non sentite il bisogno di cambiare qualcosa? 

 

La produzione è buona, è curata da Johnny K., e abbiamo sempre cercato un suono che rendesse il nostro album degno di stare accanto ai dischi con i quali siamo cresciuti. Abbiamo cercato di far suonare in maniera semplice, ma potente, le chitarre, il basso, la batteria... Tutto, insomma, prendendo spunto sempre da quei dischi che ascoltavamo da ragazzi.

 

Sempre parlando del nuovo album, la mia canzone preferita è “Hungry”, la canzone più pesante mai scritta dagli Airbourne. Me ne puoi parlare?

 

Questa è una delle canzoni che rappresenta quello che siamo come band, oggi. Non siamo mai cambiati, siamo ancora affamati. E’ basata su quello che volevamo quando eravamo ragazzi, e quello che vogliamo adesso, tutto quello che abbiamo fatto per arrivare dove siamo a quello che siamo ora come band... Una band sempre affamata.  

 

La suonerete nei prossimi live show?

 

Sì, assolutamente, la suoneremo anche in Italia e in tutti gli show fino alla fine dell’anno. Comunque, non vedo l’ora di venire in Italia, il pubblico è sempre molto appassionato, gli italiani sono molto passionali.

 

airborurne_intervista_2013_01
 

A proposito di live show:  siete sempre senza maglietta, anche durante il freddo invernale. Che tipo di medicine, o di cure, avete? Io probabilmente morirei dopo due giorni...

 

Beh, basta qualche birra per sopportare il tutto! Anche prima di salire sul palco... E basta anche la voglia di suonare!  

 

Mi ricordo di voi al Sonisphere in Svizzera, tre anni fa. Tuo fratello si è arrampicato su per l’impalcatura del palco. Avete mai avuto problemi per questo?

 

No, l’importante era proprio che lui - Joel - non cadesse giù! 

 

Hai mai avuto paura per lui?

 

All’inizio sì, ma lui sa come fare per salire fin la in alto.  

 

Se non mi sbaglio, siete ottimi amici dei The Darkness. Che ne pensi del loro ritorno sulle scene e del loro ultimo album?

 

Sono fantastici! E’ bellissimo rivederli sul palco, e in tour. E’ bello vederli divertirsi nuovamente. 

 

L’ultima volta che vi ho visto dal vivo è stato a Wacken, il più grande festival estivo in Europa. Quali sono secondo te le differenze tra un tour in giro per festival e un tour per locali?


Gli show nei locali sono più caldi, in tutti i sensi, sono più intimi ed intensi. Nei festival, c’è questa folla immensa e una partecipazione enorme, completamente di un altro tipo, comunque molto bella.

 

All’interno della band, come funziona una sessione di songwriting?

 

A dire il vero, ci troviamo per lavorare sulla musica assieme, poi si lavora sui testi. 

 

Ti chiedo questo, perché ormai molte band lavorano sulla propria musica separatamente, tutti lavorano per conto proprio e utilizzano internet per inviarsi il materiale. Da quel che capisco, voi siete una band tradizionale, dal punto di vista del songwriting. Che ne pensi di questo modo di scrivere canzoni?

 

Per noi funziona molto bene il metodo “vecchia scuola”. Musicalmente, le canzoni le proviamo tutti assieme, poi per quanto riguarda i testi, come ti ho detto prima, il più delle volte ci troviamo io e Joel a scriverli. Comunque sia, preferiamo lavorare tutti insieme sulla musica.

 

A giugno sarete finalmente in Italia per due date: una a Roma e l’altra a Cesena: che cosa vi aspettate?

 

Ci aspettiamo cibo fantastico e ottimo vino! E ovviamente un pubblico bellissimo e appassionato, che ama il rock ‘n’ roll. Non vediamo l’ora di venire in Italia, è uno dei nostri paesi preferiti in Europa.

 

Non vediamo l’ora di vedervi in concerto: siete una delle band migliori sul palco! 

 

Grazie mille!

 

E’ vero, la prima volta che vi ho visto è stato incredibile... Ma, che mi dite di un DVD live?

 

Dovremmo farlo, ne abbiamo parlato a lungo. La discussione è in corso e abbiamo un’idea di come farlo... Speriamo di riuscirne a pubblicarne uno entro il prossimo anno e mezzo!

 

Grandioso, è davvero un’ottima notizia. Dunque, per me è tutto. Grazie per il tuo tempo, e ti lascio le ultime parole, se hai qualcosa da dire ai fan italiani. 

 

C’è solo una cosa che ho da dire ai fan, qualcosa che direi a tutti i fan degli Airbourne: quando l’album uscirà, prendete i vostri amici, bevetevi qualcosa e divertitevi ad ascoltare “Black Dogs Barking”. Ci vediamo al meet & greet di Roma!

 

Grazie Ryan, è stato un vero piacere per me intervistarti! Ciao!

 

Grazie a te Marco. Ciao! 

 




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool