The Moon And The Nightspirit (Mihaly e Agnes)
Abbiamo raggiunto Mihaly ed Agnes, le anime che costituiscono i The Moon and the Nightspirit, per parlare del loro terzo album “Osforràs” e per cercare di svelare alcuni enigmi che si muovo attorno all’affascinante musica di questo duo.
Articolo a cura di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 17/05/09

Vorrei cominciare con una domanda forse banale: chi di voi è la luna(Moon), e chi lo spirito notturno (Nightspirit)?

Veramente, The Moon and the Nightspirit è una sorta di nome simbolico, e non il nostro “nome da palcoscenico”.
Per noi, la luna simbolizza la femminilità dello spirito della natura, mentre lo spirito notturno la sua controparte maschile. La luna è la Musa, la guardiana dell’eterna saggezza, colei che conosce i segreti di tutti; lo spirito notturno è il cercatore, colui che vaga nei sogni, il Bambino. La Luna è la maestra, lo Spirito Notturno il discepolo.  

Parliamo del nuovo album: ho letto sulle note che “Osforràs” significa “La fonte primordiale/l’utero della materia”. Potete spiegarci il tema dietro l’album (se ce n’è uno)?

Questo è un album che si nutre della “Osforràs”, la fonte primordiale da cui tutti siamo sbocciati, un luogo sacro dove tutto è uno.
Sebbene non sia stato pianificato, l’album ha delle connessioni a livello di testi forse perché i testi sono stati scritti nello stesso periodo. “Osforràs” è una collezione di canzoni, rituali dedicati alla vecchia ed eterna tradizione. Sono offerte e preghiere agli dei implacabili della vecchia foresta, dei ruscelli e delle pietre.

Come prende vita una vostra canzone?

Noi siamo soliti dire che, quando scriviamo canzoni, è come se fossimo dei mediatori di un qualche messaggio sovrannaturale, un messaggio che giunge da un mondo sacro a lungo dimenticato.
Parlando nello specifico di “Osforràs”, questo album è il risultato di un processo di composizione e produzione davvero rilassato. Non abbiamo affrettato nulla, e ci siamo fermati in attesa dell’ispirazione; in effetti, ci sono voluti ben due anni perché tutte queste canzoni prendessero vita.
Ogni nota di questo album è stata registrata nel nostro studio personale, così non ci siamo dovuti nemmeno preoccupare dell’eventuale impegno del luogo in cui registrare.
In poche parole: ci siamo goduti ogni singolo momento del processo creativo.


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Nella vostra musica, ho avvertito una profonda connessione con il folk dell’est, come un antico richiamo dall’India. Cosa ne dite?

Onestamente, non sento alcuna connessione tra la nostra musica e quella del folklore indiano, ma hai ragione nel dire che ci sono dei punti in comune con la musica del mondo dell’est.
Piuttosto che quello indiano, parlo del mondo Turco e Mongolo, e non è una cosa sorprendente: poiché siamo Ungheresi, la nostra patria ha intrattenuto rapporti con queste due nazioni. I Mongoli, in particolare, sono come nostri fratelli, visto che le leggende narrano di come i nostri progenitori ungheresi derivino dal deserto della Mongolia.
Per quanto riguarda, invece, la relazione coi turchi: l’Ungheria è stata parte del grande impero ottomano per oltre cent’anni, nel passato.

Visto che hai parlato dell’Ungheria, la vostra patria influenza anch’essa la vostra musica e in che modo?

Come ungheri certamente, la musica tradizionale della nostra patria ci ispira fortemente. Tuttavia, il nostro nucleo ispirativo primario risiede nella natura, nella sua forma che i sensi mortali non riescono a percepire, se non attraverso l’apertura del “terzo occhio”, quello rivolto al mondo spirituale.
Sono i sussurri della Madre Terra e le fiabe degli Antichi che ci ispirano.

Come duo, deve essere certamente difficile portare dal vivo la vostra musica. Come vi aiutate? Con l’aiuto di qualche campionatore o con qualche ospite?

Eh sì, sarebbe davvero difficile – per non dire impossibile – riprodurre la nostra musica dal vivo in due, quindi ci aiutiamo con l’aiuto di due nostri vecchi amici: Gergely Cseh al basso ed al geyerleier, e Gabor Vegh sulle percussioni.


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Avete condiviso il palco con numerose band tra cui Blackmore’s Night, Corvus Corax, Faun, Korpiklaani…quale dei vostri compagni di palcoscenico ricordate con più piacere?

Tutti i concerti e le band che hai citato sono delle parti importanti delle nostre vite, e ci siamo divertiti un mondo a suonare con loro. Tuttavia, il più grande onore per noi è stato aprire la serata dei Blackmore’s Night: sono una delle nostre band preferite e non avremmo mai immaginato di poter suonare con dei musicisti così grandiosi. E’ stato davvero un sogno che si è avverato.
Così è stato anche per i Faun, che sono musicisti generosi e talentuosi; abbiamo suonato insieme svariate volte, e alla fine siamo diventati amici. Riusciamo a malapena a contenere l’eccitazione al pensiero di tornare a suonare con loro.

Siete entrambi dei polistrumentisti davvero dotati: qual è lo strumento in cui ritenere di essere più capaci e, invece, quello che vi diverte maggiormente suonare?

Due dei nostri strumenti preferiti, e nei quali riteniamo di essere anche più capaci, sono il violino e la chitarra acustica: sono gli strumenti con cui abbiamo iniziato la nostra “carriera musicale”.
Comunque, è sempre interessante e d’ispirazione imparare a suonare qualche nuovo strumento: poiché, come ti ho già detto, possediamo uno studio di registrazione, abbiamo le condizioni ideali per poterlo fare. Siamo anche stati alla ricerca di strumenti antichi, etnici e tradizionali per un lungo periodo, quindi abbiamo una discreta collezione adesso! Ma, onestamente, ci vorrebbe troppo tempo per imparare a suonarli bene tutti.
 
Avete lavorato con Catarina Raposo dei Dwelling, Saskia Dommisse dei Poets To Their Beloved e la nostra Alessandra Santovito degli Hexperos, tutte in un’unica bonus-track di “Osforràs”: come siete riusciti a fare stare 3 artiste di questo spessore in unica canzone?

Beh, non è una cosa difficile ai giorni nostri, nell’era di internet. Abbiamo registrato la canzone senza le parti vocali nel nostro studio, le abbiamo spedite via mail contemporaneamente a ciascuna di queste tre grandi cantanti insieme ai testi, tradotti in inglese.
Dopo qualche settimana, ognuna di loro ci ha restituito la canzone, ognuna con la sua parte cantata nella lingua di appartenenza. Siamo davvero soddisfatti del risultato finale. Tutte e tre le cantanti si sono dimostrate estremamente professionali ed hanno svolto il loro compito alla perfezione, è stato un grande onore poter lavorare con loro.

Parlando di collaborazioni, ce n’è qualcuna che magari vi piacerebbe fare nel futuro?

No, questo tipo di cooperazione crediamo che sia un caso unico ed isolato. Non stiamo pianificando nulla a tal proposito nell’immediato futuro. Ma, come si dice: chissà. Ci sono un sacco di grandi musicisti là fuori, e forse con alcuni di loro riusciremo ad incrociare il nostro percorso, un giorno.

Prendetevi pure questo spazio per dire quello che desiderate ai nostri lettori di Spaziorock.

Grazie del supporto. Possa la Luna – madre di tutti noi – guidarvi lungo il vostro sentiero!

Grazie molte per questa intervista!

Grazie a te, ci siamo molto divertiti nel rispondere alle tue domande.




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