All Time Low (Alex Gaskarth, Jack Barakat, Zack Merrick, Rian Dawson)

 "I'm dying to live" è una delle lyrics più belle di "Something's Gotta Give", primo singolo estratto dal sesto album in studio della band, "Future Hearts", in uscita il prossimo 27 aprile. Ma mentre Alex Gaskarth , ciuffo sugli occhi e pass al collo, schiaccia il viso sul vetro che ci separa, salutandoci con una linguaccia e qualche faccia buffa, sembra essere qualcosa di più : la dichiarazione di intenti di una band che muore davvero dalla voglia di vivere.  E di farlo con un sorriso e un'allegria contagiosi, che rimbalzano impazziti da un viso all'altro.

Articolo a cura di Paola Marzorati - Pubblicata in data: 14/03/15

Mancano poche ore al primo concerto di un tour europeo tutto sold out quando gli All Time Low , arrampicati su due divanetti di pelle circondati da poster promozionali (" Oh cavoli, quanti All Time Low ci sono lì!" ) , fanno rimbombare l'ufficio di risate. Perché loro sono fatti così: portano la festa ovunque vadano. Si punzecchiano, si prendono in giro con quella sana autoironia che a molti, troppi, artisti manca. Scherzano  con i giornalisti dicendo che "se poteste parlare tutti quanti in tedesco con noi , invece che in inglese, sarebbe perfetto".  E poi tornano seri per un attimo, il tempo di ringraziarci di non aver registrato e condiviso sul web l'album che abbiamo avuto l'occasione di ascoltare in anteprima, - " Ci sono ancora molti mesi prima che l'album esca, cerchiamo di aspettare. Molte persone là fuori vogliono rovinare noi e il nostro album".  Catturare con le parole come sono gli All Time Low non è semplice: non sono solo "questo" e non sono solo "quello" . E' vero,  sono quattro burloni pronti a vestirsi da uomo- patatine fritte e correre così per la città, come nel video di "Something's Gotta Give", sempre a ridere e a far ridere, senza prendersi troppo sul serio. Ma sono anche quattro ragazzi capaci di scrivere testi significativi, analizzare in modo consapevole il loro lavoro e il business musicale e, soprattutto,  disposti a lavorare duro per poter un giorno tornare in Italia e riempire una venue "che questa volta conterà 2000 e 1 posto!". Sono sue lati di una medaglia che ruota veloce su sé stessa, talmente forte che i contorni si sciolgono, alternando le due facce in modo così armonioso che si fondono tra loro, diventando un tutt'uno. Diventando gli All Time Low. Comunque li si tenti di descrivere.

 

 

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Sono esattamente come "Something's Gotta Give": un mix perfetto di leggerezza e consapevolezza.  Sono come il nuovo album che sono venuti a presentare, "Future Hearts",  il sesto in studio, che Alex, con convinzione, afferma essere il quinto, prima di lasciarsi andare in una risata che cerca di cancellare il suo errore.  Parlano dell'album utilizzando una parola ben precisa: freschezza. Freschezza portata dal nuovo produttore direttamente in sala di registrazione, grazie ad un metodo più creativo e libero da ogni vincolo.  Freschezza  che, in effetti, ho potuto percepire prima del loro arrivo, nelle tracce ascoltate in anteprima: brani forse più pop, radio friendly, ma sempre e chiaramente All Time Low.  " Quando abbiamo scritto "Don't Panic" avevamo qualcosa di specifico da dire", -  spiega Alex, improvvisamente più riflessivo -  "avevamo qualcosa da provare, perché molte persone pensavano che ci fossimo dimenticati come fare un disco All Time Low old school. Così abbiamo scritto un album che dimostrasse che eravamo ancora in grado di farlo, che ci ricordavamo ancora da dove venivamo e da dove eravamo partiti. Con questo nuovo album, invece, è stato come se ci fosse per noi la possibilità di sperimentare qualcosa di completamente nuovo. Non volevamo continuare a fare lo stesso album ancora, ancora e ancora, semplicemente perché sarebbe stato noioso, a lungo andare.  Ci piace sorprendere la nostra fan base ,cercando allo stesso tempo di crescere come band e dimostrare che siamo in grado di misurarci con stili differenti.  Con ormai sei album pubblicati, cerchiamo sempre di pensare a quali canzoni possiamo scrivere per aggiungere qualcosa di interessante alla set list. Su questo album , ad esempio, ci sono pezzi più elettronici e canzoni più lente, e molte le abbiamo scritte proprio perché non avevamo mai avuto questa dinamicità nei live show. La maggior parte , però, sono brani chiaramente All Time Low: non ci siamo discostati troppo da chi siamo. Qualche volta ci è passato per la testa di cambiare stile, di scrivere un disco più heavy, ma, alla fine, non lo abbiamo mai sentito giusto per noi. Non ci è mai sembrato giusto seguire una strada che,  stilisticamente parlando, è completamente differente da quello che siamo.  E' come se cercassimo di essere qualcosa che non siamo e abbiamo sempre voluto valorizzare il fatto che sappiamo bene chi sono gli All Time Low . Vogliamo crescere, migliorare e allargare i nostri orizzonti, ma rimanendo sempre gli All Time Low al 100%. " 

 

E guardandoli mentre si scambiano occhiate di intesa e risate, facendo rimbalzare lo sguardo da un divanetto all'altro, non è difficile credere che il motivo per cui sappiano così bene chi sono e chi vogliono essere come artisti dipenda anche dal fatto che si considerano una "FAMIGLIA!", come dice Alex direttamente in italiano. E una famiglia non cambia la propria line up ogni anno. " In effetti il nostro piano era quello di cambiare line up ogni dieci anni , quindi cambiamenti radicali arriveranno molto presto !(ride)".  Rian continua dicendo:  " Ovviamente siamo così legati perchè siamo stati in grado di portare tutto questo dall'essere un hobby ad una carriera vera e propria . Dipende molto anche dal fatto che ci piace l'idea che i nostri fan possano contare su di noi, senza doversi chiedere ogni volta chi sarà alla batteria o alla chitarra. Siamo sempre stati noi quattro ed è stranissimo pensarci in modo differente. Io in realtà voglio lasciare la band da ormai sette anni...". "Wow, è strano, perchè noi vogliamo buttarti fuori da anni, deve esserci stata una cattiva comunicazione tra noi!", lo prende in giro Jack ridendo, mettendo in piedi un bel siparietto comico di poche battute, con tanto di gesti e mimica, come davanti ad un pubblico. Oltre ai dieci anni passati insieme, ad unirli c'è anche la loro città natale, Baltimore, che "è una di quelle città di cui, se vieni da lì, sei molto orgoglioso" , dice Alex, "mentre se non sei nato lì, non ci vorresti mai andare", continua Jack, scatenando una fragorosa risata di Rian, definito il "traditore che ha lasciato Baltimore per spostarsi a Los Angeles". "Baltimore non è la città che riceve più amore del mondo. E' famosa per l'eroina e... per l'eroina. Ma non è solo questo. Penso che quando sei di Baltimore, nonostante tutto, ne sei molto appassionato. Ho passato molto tempo a incespicare ubriaco per le strade della città , quindi, creativamente parlando, c'è molto materiale che fa riferimento direttamente a Baltimore da cui prendere ispirazione! Inoltre, non ci sono molte band di questa città che ce l'hanno fatta, quindi per noi è un onore", racconta Alex quasi nostalgico. "A proposito di incespicare ubriaco per le strade, amico, non ti ho mai ringraziato per quando ho cercato di salire su quella macchina della polizia e tu mi hai fermato! Mi hai salvato la vita. Questo è quello di cui tratterà il nostro prossimo album!", scherza Jack ridendo rivolgendosi a Zack, rimasto zitto e tranquillo fino a quel momento, arroccato su un divanetto tutto suo, e mettendogli una mano intorno alle spalle. 

 

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E' quasi difficile seguirli mentre parlano, incrociano le loro voci e si completano le frasi a vicenda, come sanno fare solo gli amici, quelli che si conoscono bene. Sembra quasi di spiare un momento di intimità e di amicizia, di allungare l'occhio attraverso la serratura del camerino e di sorprenderli in un momento di rilassatezza. Invece sono ad una conferenza stampa e raccontano di aver pensato alla stesura di un album acustico o, meglio, all'idea di portare per il mondo un tour tutto acustico, perché "ci siamo accorti che alcune delle nostre canzoni, anche se non tutte, si traducono bene in questa versione". Parlano del loro video per "Something's Gotta Give", completamente ideato dal regista e così realistico che Jack non riesce a guardarlo senza avere l'impulso di vomitare. E del nome del loro nuovo album: "Alex l'ha proposto un giorno e io ho detto :"Ok, wow, è fottutamente fantastico!"", spiega Jack, subito seguito da Alex che precisa come, nonostante questo, il titolo abbia un significato: "c'è una sorta di tema in questo album, legato a tutti i momenti nella nostra carriera come una band che ci hanno convinto che eravamo sulla strada giusta, che quello che stavamo rincorrendo era il sogno giusto, che hai una sola possibilità per farlo. Tutti quei momenti che ti tolgono il fiato. Per settimane e settimane, mentre registravamo l'album, abbiamo cercato di pensare ad una frase che riassumesse tutto quello che il disco significava per noi. E alla fine ci è venuto in mente il titolo "Future Hearts", che parla a noi ma anche alla nostra fan base. Volevamo che anche loro si sentissero parte di questo album".  Raccontano di avere molti piani per il futuro: vogliono tornare in Europa e in Italia, annunceranno molte date in estate, si esibuiranno nel vecchio continente tra club e festival. "Vogliamo solo suonare davanti a più persone possiamo. L'anno è appena iniziato e sono sicuro che ci sarà la possibilità di tornare qui. Torneremo sicuramente diverse volte quest'anno".

 

Il tempo è scaduto e i quattro ragazzi di Baltimore si agitano sui divanetti, chiacchierano tra loro e ci ringraziano. "Spero che le canzoni che avete ascoltato vi siano piaciute! Grazie di averlo fatto!". E si, le canzoni che ho ascoltato mi sono piaciute davvero. E mentre lascio la stanza che hanno fatto rimbombare di risate sincere per più di mezz'ora mi chiedo come abbiano potuto definirsi "i ragazzi nel buio", "Kids In The dark" nel loro ultimo singolo.  Non vedo buio nelle loro parole, non sento buio nei loro pezzi. Possono piacere o meno, ma una cosa è innegabile: non c'è buio, non c'è notte.  Solo il desiderio di continuare ad "accendere una scintilla" di leggerezza e speranza, anche dopo dieci anni nel mondo della musica. Con una risata o con un ritornello, questo poco importa.

 

"They left us alone

The kids in the dark

To burn out forever

Or light up a spark

We come together

State of an art

We'll never surrender

We're the kids in the dark"




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