Breton (Daniel McIlvenny)
Musicisti, registri, fotografi. I londinesi Breton (non casuale il tributo al surrealista francese André Breton) scelgono Berlino per completare il loro secondo album intitolato "War Room Stories". Rinchiusi in un vecchio edificio, sede della GDR Broadcasting, hanno provato a raccontare il mondo esterno dalla prospettiva remota di una stanza.
Articolo a cura di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 07/02/14

Perché avete scelto Berlino per registrare il vostro nuovo album? Penso che sia una scelta interessante, l'atmosfera e la frenesia di Berlino riflettono l'umore e il ritmo di "War Room Stories". Questo album mi fa venire un mente una grande e giovane città in movimento, come Berlino.

 

Abbiamo considerato varie possibilità. Abbiamo visto un posto a Detroit, abbiamo addirittura preso in considerazione l'idea di andare in Cina. Ma alla fine abbiamo trovato questo posto a Berlino, il Funkhaus, ovvero il vecchio quartiere generale del GDR Broadcasting. Appena ci metti piede senti il peso incredibile e profondo della sua storia. Stavamo nella stanza più assurdamente grandiosa, una sala conferenze in disuso, e una volta sistemata tutta la nostra attrezzatura, abbiamo capito che, anche se non era un "theLab 2", era un giusto omaggio a quello che avevamo creato a Londra.

 

Dopo qualche giorno passato a suonare e scrivere senza neanche un po' di fortuna, abbiamo incontrato Philipp Dusse. Ci ha spiegato come sfruttare la storia di quell'edificio, e ci ha mostrato lo studio nel quale aveva lavorato. Sembrava una sorta di Abbey Road fantasma costruito da un gruppo di socialisti fanatici del suono. Ci ha spiegato che il GDR era ossessionato dalla qualità del suono, e che lo studio era stato progettato e preparato secondo questo principio. Alcuni dei preamplificatori del GDR a disposizione in quello studio sono ancora tra i migliori nel mondo. Una volta messo piede lì dentro, non c'era nessun motivo per registrare altrove.

 

Non c'è dubbio la scelta di Berlino per registrare un disco sia un sentiero già battuto da molti artisti. Ma penso che ci sia un motivo. In effetti Berlino è una città molto giovane, probabilmente ospita la cultura giovanile più vivace e tangibile di qualunque altro luogo in Europa, e non puoi evitare di essere attratto e influenzato da questo. È questa giustapposizione che è affascinante: un posto che fino a poco tempo fa era brutalmente diviso in due parti da un'ideologia oppressiva, sembra scrollarsi di dosso il suo passato mandando giù una pasticca, andando per locali dal venerdì al lunedì, mettendo su occupazioni abusive "off-the-grid", dipingendo ovunque i suoi vecchi muri e in generale guardare al futuro. Mi piace pensare che Berlino abbia avuto un effetto sull'album, ma in effetti non so quantificarlo.

 

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Siete soddisfatti delle canzoni che avete scelto come primi singoli di "War Room Stories"? Pensate che rappresentino bene l'album?

 

Penso che i primi due singoli rappresentino l'album in quanto sono totalmente opposti. Ci sono molti aspetti diversi in questo album, quindi scegliere due canzoni completamente opposte come primi singoli è una sorta di affermazione sul disco. Penso che la gente rimarrà sorpresa ascoltando il resto dell'album, soprattutto se pensava di usare queste due canzoni per avere un'idea di come sarebbe stato.

 

Cosa sono le "war room stories"?

 

È in riferimento alle "Cabinet war rooms" che erano state costruite sotto Whitehall prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Nel periodo della registrazione dell'album, abbiamo passato la gran parte del nostro tempo in una stanza senza finestre. La gente entrava e iniziava a dirci di quanto fosse bello il tempo, oppure vedevamo su Facebook notizie di una persona decapitata a Woolwich. Osservare gli eventi del mondo da una posizione remota fa cambiare il modo in cui le percepisci.

 

Penso che sia l'idea di essere in un posto , chiuso da qualche parte, e sentire storie o resoconti di eventi del mondo esterno, che è intorno a te, e questi eventi hanno rilevanza per te, implicano qualcosa, ma sei staccato da tutto. Quello che importa è solo ciò che è più immediato per te, la gente che ti circonda, le persone con le quali stai lavorando in ogni momento. Eppure le decisioni che prendi in quell'ambiente così ristretto hanno implicazioni a lunga durata.

 

Avete scritto i vostri nuovi brani mentre eravate in tour. Come ha influenzato questo sul processo di composizione?

 

Essere costantemente immersi nella stagione dei festival, suonare musica per un pubblico sempre più vasto, che non è quello di un pub di bassa categoria nel sud-est di Londra, cambia la tua visione su come la musica influenzi le persone. Credo che comporre e nel frattempo essere in tour ha fatto si che le canzoni abbiano un'energia molto più fisica. Sembra che possano funzionare in ambienti molto diversi, e non solo in un piccolo pub.

 

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Come ha avuto inizio la collaborazione con la Macedonian Radio Symphonic Orchestra? Perché avete scelto proprio loro? E com'è andata con gli altri artisti che presenziano nel vostro nuovo album?

 

Registrare con la Macedonian Orchestra ha avuto un effetto fantastico su di noi e su come ci sembrava che suonasse il disco. Roman ha composto l'arrangiamento degli archi che è stato poi messo a punto da un nostro amico che si chiama Ben Trigg. Non ero lì personalmente, ma Roman mi ha detto che è stato un momento molto toccante quando l'orchestra ha suonato la composizione. Molte compagnie di produzione registrano le loro colonne sonore con la Macedonian Orchestra, quindi penso che sia stato interessante per quei musicisti suonare qualcosa di un po' fuori dalla norma. Ci sono alcuni guest alla voce in questo album, a partire da Sam Lynham, vocalist dei Gramme.

 

C'è qualcosa che attira molto in questi brani. Qualche volta può capitare di imbattersi in un frammento di una conversazione oppure in suoni naturali. Come vi è venuta in mente questa idea?

 

L'abbiamo sempre fatto, di usare aspetti di design sonoro nella musica che componiamo. Sembra naturale unire conversazioni, o suoni del proprio ambiente alla musica, perché, alla fine, sono quelle le cose che influenzano la musica che fai.

 

È da un po' che scrivete musica, ma la realizzazione di un album è sempre un grande passo. Implica grandi aspettativa da parte dei fans, com'è successo nel 2012 con "Other People's Problems". Qual'è stata la reazione del pubblico al tempo? Cosa vi aspettate questa volta?

 

Comporre un LP è un salto di fede, che in un certo senso è processo molto personale, che poi viene lanciato al pubblico per farne ciò che vogliono. La reazione che abbiamo ottenuto la prima volta andava oltre ogni aspettativa, quindi siamo molto curiosi di sapere cosa penserà la gente del nostro secondo album. Lo si dice spesso, ma questa volta è proprio snervante.

 

La vostra band è il risultato dell'incontro di tanti artisti diversi e di tanti tipi di arte diversi. Come siete riusciti a trasformare in musica tutte le forme d'arte a cui siete interessati?

 

Inizialmente, la musica che componevamo era la colonna sonora dei nostri film. Anche adesso, nonostante tutto, non considero la musica la nostra occupazione principale, perché continuiamo a lavorare su progetti grafici, film e altri progetti visivi. È solo sotto i riflettori. Questo perché la musica, a differenza di altri mezzi di espressione, è la più diretta. Con la musica si possono evocare emozioni molto forti in pochi minuti.

 

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Com'è stato lasciare Londra e i Labs?

 

Perdere i Lab nel sud di Londra ha avuto un impatto enorme su di noi. Ci ha fatto pensare a quanto sia importante per noi come band avere un posto un posto così grande per lavorare. Facevamo tutto nei Labs: scrivevamo e registravamo musica, cortometraggi, mangiavamo, dormivamo, vivevamo. Ci ha messi nelle condizioni di lavorare in modo più produttivo e concentrato. È indiscutibile che senza i Lab, non saremmo la band, o le persone, che siamo oggi. Abbiamo deciso di trovare un altro posto, creare un altro ambiente che ci mettesse nelle stesse condizioni. Questo è quello che ci ha portati al Funkhaus alla fine. Lasciare Londra per andare a Berlino è stato interessante. È stata la prima volta in cui abbiamo lasciato il paese proprio per comporre e scrivere.

 

Com'è stato andare in tour e suonare ai festival al di fuori del Regno Unito? Dove vi siete sentiti più apprezzati?

 

Ci sono tantissimi festival fantastici in Europa, e riuscire a suonare a così tanti è forse uno degli aspetti più belli di quello che facciamo. Abbiamo suonato ad alcuni festival in Francia che erano assolutamente strabilianti. A Marsiglia abbiamo proiettato le nostre grafiche su una vecchia fortezza. Non penso che ci sia un posto dove ci siamo sentiti più apprezzati. Credo che dipenda tutto dal pubblico, dal nostro umore quella sera, dal tempo... ci sono molte variabili dalle quali dipende un grande show.




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