Sum 41 (Cone McCaslin)
Il gruppo canadese Sum 41 nella persona di Cone McCaslin, in occasione del loro atteso ritorno in Italia domani 28 gennaio al Lorenzini District di Milano, ci racconta gli sviluppi a partire dalla loro ultima pubblicazione "Order In Decline", delle reazioni del pubblico ai live show e molto altro!
Articolo a cura di Marta Scamozzi - Pubblicata in data: 27/01/20

Traduzione a cura di Giulia Franceschini

Ciao Cone, benvenuto su SpazioRock. Come stai?

 

Tutto bene, grazie! Tu?

 

Molto bene! Direi di iniziare subito parlando di  "Order In Decline". Sono passati sei mesi dalla sua pubblicazione. Come stanno andando le cose, come stanno reagendo i fan?

 

Direi bene! Più passa il tempo, più le persone imparano i testi, prendono confidenza con le canzoni. Per esempio "Out For Blood", il primo singolo estratto dall'album, ormai sembra una delle nostre canzoni storiche, nel senso che la cantiamo tutti assieme... Poi anche dal palco, sembra che al pubblico piacciano molto! (ride, NdR)




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Per quanto riguarda il sound, penso che "Order In Decline" assieme a "Chuck" siano i vostri album più pesanti. Secondo te è questa la strada che continuerete a percorrere in futuro o prevedete di ritornare alle origini, al pop punk?

 

Credo che il sound più heavy sia quello che rappresenta meglio la direzione in cui stiamo andando e su cui abbiamo intenzione di continuare. Direi che è stato un processo graduale: da "Screaming Bloody Murder", passando per "13 Voices", il sound è diventato progressivamente più heavy. Non penso che torneremo a fare quel tipo di pop punk.

 

Come ha influito il ritorno di Dave sugli ultimi due album?

 

In modo molto positivo. Siamo stati molto felici di questo evento, è stato come se un amico di una vita fosse rientrato nella band. Averlo di nuovo intorno è stato bellissimo, anche perchè è un chitarrista pazzesco e un bravo cantante. E in generale la dinamica tra di noi è ottima, è migliorata, è come se avesse completato l'equilibrio.

 

Deryck non ha mai nascosto il suo particolare attaccamento al brano "Never There" di "Order in Decline". Hai anche tu un brano di "Order in Decline" al quale ti senti particolarmente legato?

 

Sì, direi "Out of Blood" o "45", o comunque i brani più politici dell'album. I testi sono stati scritti da Deryck, ma mi sento molto vicino a quello che descrive quando parla di politica e più in generale di quello che succede oggi nel mondo.


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Sì, è un album molto politico. Quali sono i temi, al di là della politica, che hanno ispirato di più i Sum 41 nell'ultimo periodo, come temi sociali e cose di questo tipo?

 

Grazie al nostro lavoro abbiamo la fortuna di viaggiare molto, di girare il mondo. Facendo questo ci siamo resi conto di quali siano i problemi dell'America, ma anche del fatto che molte cose che succedono negli Stati Uniti succedono anche in altri posti. Abbiamo visto che c'è conflitto sociale e divisione in diversi paesi, questo aspetto ci ha fatto molto riflettere.

 

Avete vissuto un'esperienza piuttosto intensa nel 2004 in Congo quando avete registrato il documentario "Rocked: Sum 41 in Congo". Cosa ricordate di quella esperienza? Cosa ne avete tratto?

 

Sì, è stata un'esperienza incredibile, ma anche spaventosa. Credo che ciò che ti lascia un'esperienza del genere in un paese così instabile sia davvero dell'inquietudine. Ti rendi conto che può succedere di tutto. Noi eravamo fortunati, perché finito il lavoro ce ne siamo potuti andare, ma chi è costretto a vivere quella situazione ogni giorno... è davvero triste. Il fatto è che è tutto molto imprevedibile, non sai quanto andrà avanti, quando e se il conflitto si fermerà.

 

Sei entrato nei Sum 41 nel 1999. Secondo te, il tuo stile personale quanto ha influenzato la musica della band?

 

Quando sono entrato io, la band esisteva già da qualche anno. La cosa è che eravamo molto amici già da prima, siamo andati alle superiori insieme, andavamo molto d'accordo, amavamo allo stesso modo la musica, e ci piaceva un sacco anche fare casino (ride NdR).

 

Ora che siete cresciuti e non siete più al liceo, come gestite le controversie tra di voi, che siete amici di una vita? Vi risulta difficile a volte?

 

Ho tanti amici dagli anni del liceo che sono ancora i miei migliori amici. Noi passiamo tanto tempo in tour, ma quando torniamo a casa mi piace stare con loro, viviamo ancora vicini. Per quanto riguarda i contrasti all'interno della band ovviamente è diverso, perché siamo più grandi, più maturi, e in un certo senso siamo una famiglia, quindi sentiamo questo tipo di responsabilità l'uno nei confronti dell'altro. Ma andiamo ancora d'accordo, abbiamo imparato a conoscerci e a gestirci a vicenda. Quindi penso che il fatto di conoscerci da così tanto tempo sia stato davvero di grande aiuto per la band.

 

Siete nel mezzo di un tour europeo, come sta andando? Siete gasati?

 

Sì, ovvio! Si tratta di uno dei tour da headliner più importanti che abbiamo mai fatto, suoneremo in paesi in cui non abbiamo mai suonato, e per noi è bellissimo.

 

Domani suonerete a Milano. Avete dei ricordi particolari legati all'Italia?

 

 

Ovvio, abbiamo suonato a tanti festival bellissimi in Italia, come quello in cui abbiamo suonato con i Linkin Park. Mi ricordo anche quando anni fa suonavamo in club molto piccoli. L'Italia è un posto in cui abbiamo suonato tanto, e ogni volta che torniamo abbiamo sempre più fan.

 

Qual è la cosa più importante che hai imparato come persona e come musicista negli anni?

 

Credo che sia che ci saranno sempre degli alti e bassi nella vita e nella carriera, sono momenti che vanno sempre affrontati. Bisogna seguire il flusso delle cose e lavorare affinché vada tutto per il meglio.

 

Grazie Cone, questa era l'ultima domanda. Ti va di lasciare un messaggio speciale ai vostri fan italiani?

 

Ci vediamo domani! Siamo molto contenti di tornare in Italia!




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