Dale Sanders (Dale Sanders)
Un ragazzo Biellese cresciuto a pane e Sambora (il Richie dei Bon Jovi) che crede ancora fortemente che il rock nasca sul palco e lì debba continuare, che siano 10 persone distratte nel bar di paese o uno stadio pieno; perchè la musica va suonata dal vivo per emozionarsi. Dale Sanders ci presenta il suo disco di debutto "Handle With Care", lasciatevi portar via - come dice il suo pezzo "Take me Away" tra storie di legno scolpito, notti in bianco e grandi aspettative.
Articolo a cura di Marilena Ferranti - Pubblicata in data: 15/12/18

Ciao Dale e benvenuto su SpazioRock.it.

Ciao! Grazie mille a voi per lo spazio dedicato sul vostro bellissimo sito...che tra l'altro seguo e leggo spessissimo!

"Handle with Care"è il tuo debutto discografico. Il titolo evoca qualcosa di delicato e prezioso, è così che senti il tuo rapporto con la musica?

 
Decisamente sì, è così che sento il mio rapporto con la musica, la vita, gli affetti, la famiglia, il bagaglio di esperienza...con tutto! E' importante maneggiare con cura ciò che ci fa stare bene, che ci fa sentire vivi e ciò che ci è caro. La vita è una sola, meglio trattarla bene e viverla facendo ciò che ci piace con chi ci piace. Non è poi così difficile soddisfare queste condizioni, per quella che è la mia esperienza la cosa fondamentale è accettarsi, essere in pace con se stessi, piacersi e non avere paura di mostrarsi al mondo per come si è, in questo modo si attrae la gente giusta (in generale intendo) mentre quella sbagliata si escluderà da sola. Scrivere e realizzare questo disco mi ha aiutato molto a cambiare in questo senso ed indietro non torno di sicuro! 
 
L'album è uscito il 29 Novembre per Feelmaker e Freemood, etichette del gruppo Tanzan Music con la sapiente produzione di Mario Percudani (HardlineHungryheart). Quanto è stato importante lavorare a questo disco sotto la sua guida?
 
Lavorare con Mario è stato fondamentale e musicalmente l'esperienza più formativa di tutta la mia vita, da quel lato mi ha cambiato decisamente in meglio. Sono sempre stato molto fermo sul fatto di volere un produttore, qualcuno con idee giuste, esperienza ed una visione più alta ed esperta della mia su quello che sarebbe stato il risultato finale. Il fai da te in questo ambito, oltre che essere molto presuntuoso, lo trovo decisamente deleterio; pensa solo che anche gente come QueenTotoSpringsteenBon JoviBryan Adams ed in genere tutti i grandi hanno un produttore alle spalle e devono il loro successo in buona parte al suo lavoro. Chi sono io per non volerlo? Purtroppo il mondo è pieno di wannabes e prima di approdare in Tanzan ne ho incontrati giusto un paio, ma le loro idee proprio non mi piacevano...sarei finito col fare il solito disco a base di preset, suoni freddi e preconfezionati, batterie programmate ed arrangiamenti già sentiti e risentiti, pertanto ho lasciato perdere. Poi in un'afosa sera d'estate, fuori da un locale bevendo birra seduti in auto sul bordo di un fiume pieno di zanzare, ho fatto sentire i miei pezzi all'amico Josh Zighetti (ndr voce degli Hungryheart), che mi ha suggerito e mi ha fatto conoscere Mario ed è bastato il primo incontro per convincerci entrambi! Mario Percudani è un Nashville Addicted come me, ha un cuore musicale grandissimo ed il suo contributo è stato fantastico ed essenziale: non ha stravolto né snaturato i pezzi, ma anzi li ha migliorati pur conservandone lo spirito, ha aggiunto emozione, poche altre cose qua e là e sono diventati bellissimi. Inoltre i suoi arrangiamenti corali sono stupefacenti e le idee per le chitarre anche. Sono alla mia prima esperienza da cantante in studio e mi ha seguito con tanta pazienza e dedizione...su questo posso dire che è stupendo vederlo all'opera dietro al banco e che (per fortuna) è un produttore che pretende molto dall'artista, ogni take deve essere il top sotto ogni aspetto non esiste il "sistemiamo dopo in post", ma è anche altrettanto bravo a farti sentire a tuo agio e non sotto pressione, cosa importantissima per non perdere tempo in studio. Ecco perché ogni disco prodotto da lui suona così "vero". Mi piacerebbe raccontare il processo di produzione nel dettaglio ma servirebbe un libro...concludo però dicendo questo: volevo il meglio per il mio disco e l'ho avuto, anche di più!
 
Quello che si sente nel disco è un mix di rock radiofonico in stile USA, con sfumature di blues e country, devo dirti che il primo impatto è stato: "questo ragazzo deve essere un grande fan di Richie Sambora!" E' così?
 
Assolutamente sì!! Sono suo fan sfegatato da 20 anni almeno, per me lui è il musicista rock perfetto: canta da spavento, non è prettamente un virtuoso della chitarra ma suona sempre con passione, anima, gusto a palate ed ha un suono ed un fraseggio tutti suoi, emoziona, ha personalità da vendere e sul palco è un animale! Dalle mie parti si direbbe che lui è "un vero"! Inoltre "Undiscovered Soul" è uno dei miei dischi preferiti in assoluto! Considero i miei brani molto personali nella stesura, ma inevitabilmente ogni tanto esce tutto il Sambora che c'è in me. Per il resto lui è di certo un'influenza importante ma nel disco ce ne sono anche altre altrettanto evidenti...Bryan Adams, Springsteen, Keith Urban, Ryan Adams, Mike Tramp...potrei dirti canzone per canzone a chi la farei cantare eheheheh...c'è poi molta americana, new country, blues, di base diciamo che c'è molta America!
 
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Avete lavorato alla registrazione negli studi della Tanzan Music avvalendovi della collaborazione di diversi musicisti. Leggo nei credits che hai potuto contare sul contributo di tutti i componenti degli Hungryheart, nota band italiana composta da Mario Percudani, Josh Zighetti, Stefano Scola e Paolo Botteschi. Come è stato lavorare con loro?
 
Uno spasso! La sensazione durante le registrazioni era quella di quando ti cuciono addosso un abito su misura con tessuti pregiatissimi...tutti sono arrivati con le idee giuste, le parti perfette per ogni brano ed hanno saputo cogliere lo spirito, il vibe e l'intenzione del disco tanto che, sentendolo, si ha la sensazione di una band rodata che suona insieme da anni. Non dico che è stato tutto buona la prima per carità, ma il ciclo delle registrazioni ha avuto un fluire molto naturale, senza forzature. Il lato umano per me ha molto peso in questi lavori e loro sono musicisti eccezionali ma soprattutto persone stupende con cui si è instaurato un bellissimo rapporto di amicizia anche fuori dallo studio. Preciso che la sezione ritmica è composta per 7 brani da Paolo Botteschi ed Edo Giovanelli mentre per gli altri 3 dal bravissimo Stefano Scola e dal mio carissimo amico/fratello e compagno di palco di lunga data Dario Foschetti, persona che ci tenevo tanto ad avere sul disco! Entrambi i combo hanno portato un groove fantastico, registrare le chitarre sopra il loro lavoro è stato divertente, appassionante e molto molto soddisfacente! Mi permetto una piccola parentesi: nel nostro circuito discografico di questi tempi c'è la tendenza a chiamare nomi celebri, spesso internazionali, sui dischi per renderli più "attraenti" al pubblico, dando così potenzialmente meno peso e significato ai contenuti e per assurdo mettendo più in ombra la personalità dell'artista "ospitante"...chi ha lavorato su "Handle With Care"  ha preso i miei brani e ci ha messo passione, umiltà, un bagaglio di esperienza impagabile e tanta personalità ed il risultato è ben oltre ogni aspettativa. Ringrazio sempre di aver fatto questa scelta di produzione, magari la strada è più lunga, ma ciò che provo ogni volta che lo ascolto o che incontro uno dei "miei" musicisti non ha prezzo!
 
Figurano anche molti altri musicisti conosciuti e stimati come Edoardo Giovanelli, Paolo Apollo Negri, Giulio Garghentini, Alessandro Moro e Nicole Fodritto. Hai imparato qualcosa da tutte queste collaborazioni? 
 
Ho imparato che nella musica tutto conta ma se si vuole fare la differenza la personalità è fondamentale e ognuno di questi artisti ospiti ne ha da vendere. Andiamo per ordine, Edoardo come detto è musicista a tutti gli effetti più che ospite; è giovanissimo ma con un talento, un groove ed una preparazione esagerati sul basso, senso dello humor molto inglese e passione per le birre americane, che tu ci creda o no tutto ciò è stato fondamentale affinché le sue parti sul disco fossero quelle giuste! Apollo Negri: hammondista fuoriclasse, esperto e storico dello strumento come pochi ne abbiamo in Europa; è bastato descrivergli cosa avevo in testa perché lo tirasse fuori subito ed ascoltare il lavoro che ha fatto sui pezzi vale più di mille parole per descriverlo. La sua qualità si sente nei dettagli, nei suoni che ha scelto...e sentire un hammond VERO non ha paragone con nessun emulo! Ha poi avuto parecchia iniziativa inserendo anche parti non richieste come l'arpeggiatore su "Road We Travel On" che è una figata pazzesca o la bluesata di Wurlitzer su "We Can Stay (for tonite)", bellissima! Circa Giulio Garghentini ..è entrato per caso nel disco, lo conoscevo di vista grazie al circuito live che entrambi frequentiamo con le rispettive band e caso vuole che anche lui sia artista Tanzan ed insegnante di canto nella loro sede. Un giorno ero lì in studio a lavorare e lui aveva un'ora buca così gli ho chiesto di provare a fare lezione di canto...il suo metodo mi è piaciuto molto ed infatti sono tuttora suo allievo, non mi vergogno a dire che senza di lui diverse cose in studio non sarei mai riuscito a farle. Per il disco c'era poi necessità di qualcuno che registrasse i cori altissimi di "Road We Travel On" e chi meglio di lui, l'uomo della parti impossibili? Nicole Fodritto, in coppia con il suo compagno e chitarrista Lorenzo Di Girolamo, è la cantante del duo Six Impossibile Things, che io personalmente apprezzo tanto per la loro originalità, semplicità e spensieratezza. Lei ha una voce molto particolare ed ascoltando un'intervista ho scoperto la sua passione per la musica country; io cercavo proprio una voce femminile a farmi da contrasto su un paio di brani molto country-rock, parlandone con Mario abbiamo quindi scelto lei ed abbiamo fatto molto bene ha dato un'impronta stupenda con le sue parti! Alessandro Moro, sassofonista, non ho mai avuto occasione di conoscerlo personalmente, lo ha contattato Mario e quando ha registrato purtroppo non ho potuto presenziare. Sono comunque molto soddisfatto però delle parti che ha suonato, ha tirato fuori proprio quel fraseggio alla Clarence Clemons che cercavo! Infine circa gli ospiti vorrei spendere due parole per Josh Zighetti. Oltre ad essergli eternamente grato per avermi fatto conoscere Mario, sono davvero molto affezionato a lui, è una di quelle persona che rende la giornata migliore ogni volta che lo vedi o lo senti al telefono, e non tralasciamo le sue grandi qualità da istrionico frontman degli Hungryheart! Dal momento in cui ho composto "Something In Your Eyes" ho pensato che la sua particolare voce fosse perfetta per dare un bel colore rock-bluesy alla coda del brano ed infatti così è stato, in più ho un bellissimo ricordo della serata passata in studio con lui e Mario a registrare le sue parti e fare un bel po' di festa!

Nei dieci brani dell'album si leggono lyrics molto ponderate, con significati profondi. Sono tutte esperienze realmente vissute o ti sei semplicemente lasciato ispirare dalla musica?

 
Non starò a fare un'analisi brano per brano perché andrebbe ad influenzare l'ascolto di chi vorrà ascoltare il disco e Freddie Mercury ci insegna che è sempre bene lasciare un alone di mistero intorno al vero significato di una canzone, in modo che ognuno ci si possa identificare come meglio crede. Di base diciamo che tendo a raccontare cose reali, sia che si tratti di eventi accaduti sia che si tratti di sentimenti, emozioni o sensazioni provate. Pertanto nel disco racconto di momenti molto complicati, una vita sentimentale che negli ultimi anni è stato tutto fuorché semplice e spensierata, parlo di rimpianto, di redenzione dagli errori commessi, di paure vinte, racconto di come vedo il mondo con i miei occhi ed a tratti cerco ironicamente di immedesimarmi in qualcosa che non sono, ma che a volte avrei voluto essere. Tendenzialmente si può dire che la musica di un brano di per sé indirizza molto al tipo di lyrics che andrà a contenere, ma non mi faccio troppo influenzare in questo senso perché il processo creativo di un artista è talmente personale che non può essere standardizzato. Infatti mio papà che scolpisce il legno (e che ha realizzato la DaleCaster, la bellissima chitarra che vedi sulla copertina del disco) dice sempre che il soggetto in realtà è già contenuto nel pezzo grezzo, bisogna solo tirarlo fuori. Idem per le canzoni, mi piace pensare che in realtà in qualche modo siano già scritte e quindi vadano solo scoperte in mezzo agli accordi...quando finisci di mettere giù una melodia nuova generalmente il senso di compiutezza ti dà proprio quella sensazione di aver svelato qualcosa di meraviglioso che era lì in attesa di essere scoperto, o perlomeno a me capita così!
 
 
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E' uscito un bel videoclip il 6 novembre del primo singolo. Ci racconti la storia di questo video?
 
Certo! Anche se per farlo mi tocca svelare un po' del suo significato ti dico che "Handle With Care" è un brano che io vedo come una sorta di retrospettiva sulla mia vita, pertanto il video è strutturato come se fosse un messaggio su VHS che il mio io attuale manda ad un me piccolino in modo da metterlo in guardia su cosa combinerà in futuro ed invitandolo quindi a maneggiare con cura la sua vita. Maurizio Del Piccolo, regista della Moviedel Productions, è stato molto bravo a cogliere la mia idea ed a realizzarla in maniera fantastica. Il video è stupendo, ha dei colori bellissimi. il montaggio è molto dinamico e non ci sono punti morti. In più dietro mia richiesta ogni tanto sull'immagine c'è proprio l'effetto VHS che mi emoziona sempre un po', da vero figlio degli anni 80 non potrebbe essere altrimenti! Sono molto felice che abbiano partecipato anche Mario, Paolo ed Edo che sul disco hanno proprio suonato e, anche se non ha partecipato alle registrazioni, sono felice che il mio amicone Alberto Sonzogni sia venuto a figurare come tastierista! Anche lui come Dario Foschetti è amico fraterno oltre che compagno di palco di lunga data! Abbiamo passato una bella mattinata in uno studio a Milano a girare la parte con la band mentre le scene individuali sono state girate a casa mia ed in quella del piccolo Tommy, che interpreta me da bambino! Infine la bella ed abbronzatissima ragazza che si vede con me verso la fine è mia sorella Diana che mi incoraggia e mi sostiene da sempre.
 
Se dovessi descrivere il musicista emergente Dale Sanders a qualcuno che non ha mai sentito parlare di te come lo dipingeresti in tre parole?
 
Assolutamente Da Ascoltare!! Suona troppo presuntuoso??? No dai. Dale è un bravo ragazzo ed un musicista veramente appassionato che vive, scrive e suona con il cuore la sua musica. E poi circa Handle With Care vi assicuro che i pezzi sono davvero belli, la produzione è stata curata dai migliori in circolazione, è suonato con passione ed è un disco vero e ricco di sentimenti. Un ascolto io glielo darei! A tal proposito ho assolutamente voluto che sulla copertina ci fosse la mia faccia per due motivi: 1 - la mia mamma mi dice che sono bello... (ndr ride) e 2 - credo che vedere subito in volto chi è l'artista/musicista, specie quando è sconosciuto ed emergente come me, sia una cosa molto importante per creare fiducia - o diffidenza - nei nuovi potenziali fan o semplici curiosi che trovano il disco in mezzo a mille altri, lo rende un po' meno anonimo! Trovo inoltre che la copertina renda perfettamente l'idea del tipo di musica che contiene il disco!
 
Possiamo aspettarci di vederti live prossimamente per promuovere il tuo disco?
 

Lo spero, in questo periodo ho alcune interviste in radio già programmate in cui suonerò qualche brano in acustico. Per il futuro sicuramente farò degli showcase promozionali, sempre in acustico, e sto lavorando per mettere su uno spettacolo in elettrico full band, magari con l'aggiunta di alcune cover in stile in modo da avere un repertorio completo! Il live è decisamente la mia dimensione e dovrebbe essere così per chiunque faccia dischi...e poi un artista rock che non esce dallo studio secondo me ha sempre qualcosa da nascondere (ndr ride), il rock nasce sul palco e lì deve continuare, che siano 10 persone distratte nel bar di paese o uno stadio pieno la musica va suonata dal vivo per emozionarsi come artista che esegue le proprie creazioni e per dare emozioni alla gente, tutti ne hanno bisogno!
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