Dubioza Kolektiv (Vedran Mujagic)

Dai Balcani arriva l'ultimo album dei Dubioza Kolektiv, un'esplosione di energia che non rinuncia a farci riflettere sui problemi della nostra società. Ne abbiamo parlato col bassista Vedran Mujagić, fra un Quarantine Show e l'altro.

 

Articolo a cura di Lucia Bartolozzi - Pubblicata in data: 27/04/20

Benvenuto su SpazioRock, Vedran! È bello poter intervistare i Dubioza Kolektiv!

Grazie a voi!

Vorrei partire facendovi le congratulazioni per il vostro nuovo album “#fake news”. Si sa, le fake news sono un tema molto discusso di questi tempi, specie ora, durante questa pandemia. Avete sempre parlato di pregiudizi e disinformazione, per esempio nella vostra canzone “Kažu” per citarne una. Come credi che si possa evitare il dilagare di queste notizie?

Per i musicisti e gli artisti un modo per reagire è quello di parlare di questo fenomeno, di ridicolizzare storie false e mostrare quanto siano assurde alcune di queste affermazioni per dimostrare che non è fico o da alternativo diffondere questo tipo di storie che possono avere conseguenze nella vita reale. Le persone che credono nelle fake news pensano di andare controcorrente e che condividere online qualche ridicola teoria complottista sia un atto di sovversione dell'establishment. Questo non può essere più lontano dalla verità, perché facendo così si sprecano tempo ed energia che si potrebbero impiegare nell’ affrontare i problemi reali della vita reale. Questo è esattamente ciò che vuole l'establishment.  Naturalmente le élite politiche sono contente se la gente parla di 5G, invasione aliena, classe dirigente rettiliana o stato profondo, invece di fare domande sulla loro incompetenza e corruzione. Naturalmente, parte del problema è che la gente ha perso fiducia nei politici moderati e nei media tradizionali e ora sta cercando alternative, ma molto spesso in posti completamente sbagliati. Ci sono demagoghi di estrema destra e populisti che approfittano di tutto questo e persone che nel mondo normale sarebbero considerate idioti e sciocchi stanno diventando presidenti e primi ministri... Il vero problema è che nel mondo “iperconnesso” la diffusione di queste fake news è dannosa per tutti e purtroppo, esempio perfetto sono tutte le bufale sul Coronavirus che stanno mettendo in pericolo la vita delle persone.

Sembra che con la vostra musica stiate cercando di sfatare i “complotti” che ci circondano. Per esempio,  avete mostrato un'altra prospettiva sulla tecnologia con il brano "Take My Job Away" e il personaggio di Robby Megabyte. Dicci di più.


La tecnologia è molto spesso vilipesa e le rappresentazioni più popolari della robotica e dell'intelligenza artificiale proposte dai media dipingono sempre scenari apocalittici in cui i robot malvagi stanno prendendo il controllo del mondo e annientando la razza umana. L'allarmismo è redditizio e più facile da vendere di una storia vera e propria sulla tecnologia. E come risultato, ora si percepisce in alcuni un sentimento anti-scienza e anti-tecnologia. La gente sta bruciando "pericolose" torri 5G mentre condivide istericamente le più disparate teorie, navigando in rete sui loro nuovissimi telefoni hi-tech connessi a internet 4G. È esilarante.
Proprio per questo abbiamo creato Robby Megabyte, il primo robot umanoide in grado di sostituire il personale artistico umano mancante. Il nostro robot ci sta togliendo il lavoro non perché sia malvagio, ma perché siamo pigri e non ci piace lavorare. Il nostro robot è un bravo ragazzo e ci aiuta, così abbiamo più tempo libero per bere e fumare erba.

 

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Per questo album avete collaborato con molti artisti diversi. Los de Abajo, Earl Sixteen e Manu Chao. Può dirci qualcosa di più su queste collaborazioni?


Non avevamo previsto di lavorare con così tante persone, è successo tutto in modo abbastanza naturale. Quando i musicisti si ritrovano a passare del tempo insieme finiscono anche per scrivere canzoni insieme. Ascoltando “#fakenews” tutto suona abbastanza senza soluzione di continuità e nessuna di queste canzoni è fuori posto. Probabilmente perché condividiamo una visione del mondo e un approccio alla musica simile con tutti loro. La cosa fondamentale è lasciare che queste collaborazioni avvengano spontaneamente. Se fossero forzate, si sentirebbe.

In un momento in cui gli aiuti sono più necessari di prima e la minaccia del nazionalismo si fa sentire, la canzone "Cross The Line" non è semplicemente una buona opener. L'idea è nata da sola o avete discusso il tema con Manu Chao e l'avete scritta insieme?


Centinaia di migliaia di persone hanno lasciato la Bosnia durante la guerra degli anni '90, sfuggendo alla violenza e cercando rifugio in Occidente. Negli ultimi anni abbiamo visto migliaia di persone lasciare l'attuale Bosnia in fuga dalla miseria e dalla disperazione di un paese impoverito. Allo stesso tempo, migliaia di persone stanno viaggiando sulla cosiddetta "Via dei Balcani" dal Medio Oriente e oltre verso l'Europa occidentale alla ricerca di una vita migliore. Questa è stata un'ispirazione diretta per la canzone. Manu ha scritto la sua parte dalla prospettiva latinoamericana - a sud del confine con gli Stati Uniti. È la stessa storia del viaggio della speranza verso un futuro più luminoso. Ecco perché questi due lati della storia si integrano così bene in "Cross the Line".

Penso che i vostri Quarantine Shows del lunedì siano una splendida iniziativa. In questo modo ci possiamo divertire e voi potete sentirvi un po’ come se foste in tour. Credo che vi manchi essere sul palco, o sbaglio? Che effetto vi fa?

Questo è il nostro modo di vivere un po’ di normalità della nostra vita pre-pandemia, sempre in tour e sempre fra la gente. Naturalmente ci manca suonare live ed è per questo che abbiamo organizzato questa serie di show in streaming il lunedì alle 20:30 sul nostri YouTube, Facebook, Twitter e altri social network. Abbiamo promesso di andare avanti per tutta la quarantena. Cercheremo di mantenere questa promessa, almeno fino a quando non finiremo le canzoni. Per ora il feedback è ottimo e ci seguono qualcosa come 50.000 persone ogni lunedì. I video sono stati guardati più di 3 milioni di volte, con commenti e messaggi letteralmente da tutto il mondo. La cosa più importante per noi è che il nostro show sul web dia un po' di conforto alle persone e che almeno per un momento possano sentirsi tutti insieme a un concerto. Scrivono migliaia di commenti che ci danno la sensazione di essere sul palco. Finora il commento migliore è stato: "Questo web show dà la possibilità a tutti di essere in prima fila per il concerto di Dubioza Kolektiv”.

Come è nata l'idea degli show? Immagino che ci sia tanta organizzazione dietro, visto che vivete tutti in città diverse!

Avevamo già lavorato a distanza, dato che i membri della band vivono in 5 città diverse in 3 paesi. Abbiamo fatto un primo tentativo per mettere insieme uno spettacolo dal vivo. Alla fine è andata bene e, anche se il formato è di per sé restrittivo, riesce a catturare almeno una parte dell'energia che i Dubioza sanno creare sul palco. Molti musicisti fanno concerti in camera da letto in acustico, ma noi abbiamo deciso di fare uno spettacolo intero, rumoroso ed energico, in modo che la gente possa cantare a pieni polmoni e ballare con noi.

 

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Pensi che il contesto in cui si è formata la tua band abbia influenzato la vostra musica? Voglio dire, è molto eccentrica e piena di influenze molto diverse, quasi come se cercaste disperatamente di esprimere voi stessi tutti insieme!

Probabilmente otterresti risposte completamente diverse sulle influenze da ogni membro della band e poi saresti ancora più confusa su come abbiamo formato il gruppo. D'altra parte, questo probabilmente spiega perché la musica che creiamo non può essere descritta con precisione. Non abbiamo mai cercato di definire il nostro stile o di inserirlo in specifiche nicchie di genere. Siamo concentrati su messaggi e idee che cerchiamo di comunicare e abbiamo sempre cercato di trovare il miglior sottofondo musicale per certi testi. Ecco perché il nostro sound è così eclettico. Inoltre, abbiamo mantenuto il tocco balcanico in modo che si possa sentire chiaramente da dove veniamo. Questo colloca le storie che raccontiamo in un contesto geografico e storico specifico, in modo che si possano capire meglio i nostri testi e il nostro messaggio.

Non solo il vostro stile è un meraviglioso mix di generi e culture, ma lavorate anche con molte lingue diverse. Utilizzate principalmente l'inglese e il bosniaco, ma in questo album possiamo sentire lo spagnolo e una canzone abbastanza interessante in francese. So anche che avevate fatto una cover della canzone italiana "24.000 Baci". Come usate di solito le diverse lingue nelle vostre canzoni? Qual è il vostro metodo di lavoro?

È molto utile nel processo creativo uscire dalla propria comfort zone, quindi allontanarsi dalla propria lingua madre, e passare alla lingua straniera. I ragionamenti sono diversi in una lingua straniera e questo influenza la produzione creativa. Mentre la lingua madre offre più soluzioni stilistiche e metafore, la lingua straniera permette di trasmettere un messaggio nel modo più conciso e semplice possibile. Questo minimalismo forzato a volte dà grandi risultati. In termini pratici questo significa che utilizziamo molto l'aiuto di Google Translate (ride, NdR).

L’album precedente "Pjesmice Za Djecu I Odrasle" era interamente in bosniaco, come avete deciso "accantonare" la vostra lingua madre in questo album? È una decisione presa anche in base ai fan?

In realtà fin dall’inizio 17 anni fa, abbiamo usato lingue diverse. I primi due album erano in inglese, prima che ne registrassimo uno in bosniaco. Da allora, cambiamo lingua dopo ogni album. Viaggiamo e suoniamo spesso all'estero e abbiamo pubblico in tutto il mondo, quindi ha senso essere in grado di comunicare con più persone ed essere compresi da tutti.

È chiaro che siete politicamente e socialmente impegnati, ma la vostra musica è sempre molto allegra e ironica. Pensate che questa sia la vostra soluzione vincente come musicisti e, diciamo, come attivisti?

Ci siamo resi conto che se usiamo musica “edificante” e umorismo possiamo raggiungere più persone e raccontare storie importanti. Alla gente non piace che gli si predichi e che gli si dica cosa fare, ma l'umorismo e la satira sono un modo efficace per far sì che si interessino a certi argomenti.

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Ho notato che non ci sono concerti in programma per quest'anno in Italia. L'anno scorso siete venuti qui a luglio e sono sicura che i fan vi stanno aspettando di nuovo. Tornerete dopo tutta questa confusione?

Dovevamo suonare il 25 aprile a Parma per la Festa della Liberazione, ma abbiamo dovuto annullare. Anche per l'estate ci sono pochi spettacoli. Sicuramente speriamo di tornare in Italia il più presto possibile dopo che la situazione si sarà normalizzata.

Volete mandare un messaggio ai vostri fan qui su SpazioRock?

Non credete alle false notizie, ascoltate invece le nostre #fakenews.




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