Iced Earth (Jon Schaffer, Stu Block)
In vista dell’uscita di “Plagues of Babylon”, siamo stati raggiunti telefonicamente da Jon Schaffer e Stu Block per una lunga, quanto piacevole, chiacchierata. Buona lettura!
Articolo a cura di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 07/01/14

Ciao Jon, innanzitutto grazie della tua disponibilità.

 

Jon: Grazie a te Marco, ho anche una sorpresa per te. Qui con me c’è anche Stu.

 

Ottima notizia, allora do il benvenuto anche a te Stu!

 

Stu: Grazie mille Marco (in italiano, ndr).

 

Bene ragazzi, vorrei iniziare a parlare subito del nuovo disco chiedendovi se si tratta di un concept, almeno per quanto concerne la prima parte...

 

Jon: In effetti le prime sei canzoni cercano di andare a chiudere quanto iniziato tanti anni fa con “Something Wicked”, ma devo dire che l’intero processo è avvenuto in maniera sorprendente e naturale. Quando abbiamo iniziato a lavorare sui pezzi non ci siamo fissati un obiettivo particolare se non quello di scrivere buona musica, poi pian piano che i pezzi hanno iniziato a prendere forma abbiamo pensato di poter dividere il disco in due parti. Certo avremmo potuto lavorare su altri pezzi e preparare il materiale per due dischi diversi, ma avrebbe significato una forzatura per noi. Quello che hai sentito su disco è semplicemente il frutto della nostra ispirazione.

 

Un’altra cosa che mi ha colpito del disco è la produzione, molto legata ai grandi classici degli anni ’80 come, ad esempio, “Seventh Son of a Seventh Son” degli Iron Maiden. E’ stata una scelta specifica?

 

Jon: Devo dire che non è stata una scelta fatta a priori, ma durante il lavoro ci è sembrata la produzione giusta che potesse esaltare al meglio il nostro suono. Volevamo un qualcosa di estremamente dinamico e devo dire che sono rimasto molto soddisfatto.

 

Per quanto riguarda il sound proposto nel disco confrontato con il vostro sound classico: come vi comporterete in sede live? Cercherete di armonizzare i vostri classici sugli standard del nuovo disco?

 

Jon: Non credo anche perché preparare gli arrangiamenti e i suoni dal vivo è una cosa molto diversa rispetto al lavoro che si fa in studio, quindi cercheremo il giusto equilibrio tra pulizia ed aggressività.

 

Stu: il lavoro sul suono quando si è in tour è sempre molto delicato. Ogni giorno cambi lacoation, con locali e impianti anche profondamente diversi tra loro ed è come se ogni giorno dovessi fare un lavoro diverso. Dal punto di vista tecnico noi ci comportiamo e suoniamo sempre alla stessa maniera, ma purtroppo non sempre riusciamo a trovare il suono che ci soddisfa.

 

icedearth_int_2014_02 

 

Potete raccontarci come è stato il processo di songwriting? In particolare sono curioso di sapere quale è stato l’apporto di Stu.

 

Jon: beh direi che gli lascio la parola (ride, ndr)

 

Stu: Per quanto mi riguarda è stato molto stimolante, anche perché ho avuto il piacere di prendere la musica scritta da Jon per poi lavorare assieme sulle linee vocali cercando sia di mantenere intatto il tipico sound della band, ma allo stesso tempo, cercando di dare quel tocco di personalità che trovo fondamentale per ogni cantante. Abbiamo lavorato sodo per circa sei settimane portante sul tavolo le nostre idee che poi sono diventate, con il contributo di tutti, delle vere e proprie canzoni. E’ stato molto esaltante.

 

Avete da poco suonato in Italia con i Volbeat. Che esperienza è stata?

 

Jon: L’esperienza è stata molto positiva e divertente anche perché i nostri compagni di viaggio si sono dimostrate persone eccezionali oltre che grandi musicisti. E’ stato bello vedere l’affetto del nostro pubblico, ma anche l’interesse del pubblico dei Volbeat che ovunque ci ha seguito con grande interesse e trasporto. E’ stato bello anche se il feeling è molto diverso rispetto a quanto si fa un tour da headliner… Lì si crea una magia e un legame con il pubblico che è difficile da spiegare.

 

Beh in effetti non vedo l’ora di rivedervi in Italia a Gennaio…

 

Stu: non vedo l’ora nemmeno io. Sarà un grande tour con scalette che faranno la gioia dei nostri fan ne sono sicuro. Poi non vedo soprattutto l’ora di tornare in Italia e sentire il vostro calore. Il legame che si crea con il pubblico italiano è incredibile e poi cantate tutto il tempo (ride, ndr).

 

Continuando a parlare di live, devo dire che il vostro ultimo live album è eccezionale… Però… lo avete di nuovo registrato in Grecia... iniziamo a essere un po’ invidiosi noi Italiani…

 

Jon: Beh ti giuro che non lo abbiamo fatto apposta per farvi arrabbiare (ride, ndr). La verità è che, oltre al calore del pubblico, in Grecia abbiamo trovato tutte le migliori condizioni per registrare un live album come volevamo noi. C’eravamo trovati molto bene in passato e così è stato anche per la seconda volta, abbiamo avuto le stesse stupende sensazioni della prima.

 

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Ora ho una domanda per Stu: tu ormai sei nella band da tre anni e pare proprio che i fan ti abbiano accolto a braccia aperte…

 

Stu: si devo dire che è stato un qualcosa di sorprendente. Arrivare negli Iced Earth è stato il coronamento di un sogno, ma al di là dell’ovvia felicità ed emozione sapevo che non sarebbe stato facile entrare nel cuore dei fan e sostituire un cantante eccezionale come Matt (Barlow, ndr). Per un cantante nuovo questa è la situazione peggiore e richiede un impegno ai massimi livelli da tutti i punti di vista, ma quando poi inizi a sentire la stima e l’affetto dei fan… beh.. è una sensazione incredibile che ti ripaga di tutti i sacrifici fatti.

 

Recentemente i Cradle Of Filth hanno pubblicato un fumetto ispirato a uno dei loro concept album, un po’ sulla scia di quanto già fatto da Alice Cooper anni fa. Voi non avete mai pensato di realizzare qualcosa di simile?

 

Jon: Onestamente no. In effetti l’idea di trasformare una storia o un personaggio nato in musica in qualche altra espressione artistica è molto bella, ma difficile. Se penso a noi si potrebbe certo pensare a un progetto sulla scia di “Something Wicked”, ma sarebbe un lavoro molto lungo anche per la complessità della storia. Sarebbe un’ottima idea, ma credo che ci porterebbe per troppo tempo lontani dalla musica.

 

Purtroppo il tempo a disposizione è finito. Non mi resta che salutarvi nell’attesa di vedervi presto dal vivo.

 

Jon: Ciao Marco, ci vediamo!

 

Stu: Grazie mille… ci vediamo!




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