Code Orange (Jami Morgan)
Jami Morgan, il mastermind della hardcore band statunitense Code Orange, ci guida alla scoperta di cosa si cela dietro al nuovo lavoro in studio, "Underneath"
Articolo a cura di Ludovica Iorio - Pubblicata in data: 13/03/20
Ciao Jami! Benvenuto su SpazioRock.it. Come stai?



Ciao! Sto molto bene, tu?



Anche io bene, grazie. Be', direi di andare subito al punto: "Underneath", il vostro quarto album in studio, è appena uscito, per cui vi faccio le mie congratulazioni! Immagino siate emozionati...



Grazie mille, lo apprezzo molto! Sì, siamo molto emozionati. Sai, solo ora riusciamo a rendercene conto, così come il fatto di aver impiegato tempo ed energie per la realizzazione di questo lavoro... per cui spero che molte persone riescano ad ascoltarlo.



Personalmente ho già avuto questa possibilità, e il disco mi è sembrato suonare in modo diverso rispetto ai vostri lavori precedenti: generalmente meno tagliente e più aperto ad alcune sonorità della seconda parte degli anni '90 (Nine Inch Nails e Massive Attack solo per citare alcune band). Innanzitutto, è corretta questa impressione? E come si è sviluppato il processo creativo di "Underneath"?

Penso sia corretto, nel senso che questo album è decisamente più aperto all'inclusione di tanti elementi, ma contiene anche alcune canzoni che sono tra le più spaventose e violente che abbiamo mai scritto (se pensi alle prime tre della tracklist). Senza dubbio si sentono le influenze che hai menzionato, però vi è anche il contributo dell'odierna produzione nell'ambito dell'hip hop e di tutto quel ramo della musica elettronica che sta emergendo ora e che credo stia spingendo altri generi musicali in avanti...Per cui abbiamo cercato di fare del nostro meglio per prendere tutto ciò e creare qualcosa che, invece di essere un mero "ritorno al passato", guardasse avanti. Ovviamente continuiamo a citare e ad essere ispirati da ciò che amiamo (e che appartiene principalmente agli anni ‘90), ma il nostro obiettivo era creare un disco che suonasse 2020.
 
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Ho notato anche una maggiore presenza della voce di Reba Meyers (voce e chitarra, NdR). E' un caso? In che modo scegliete chi canta le varie parti?



Niente di ciò che facciamo è una coincidenza, tutto è ben calcolato. Reba ha una voce pazzesca, abbiamo tutti voci differenti, di tonalità e colori diversi... Non vediamo la cosa come "Ok, questa canzone ha bisogno di una voce femminile, quest'altra deve contenere più elettronica..."; è più un assicurarsi che l'ascoltatore non si annoi nelle varie parti. Questo è ciò che abbiamo in mente quando ci approcciamo a questo processo.



Il brano che mi intriga di più è "Swallowing The Rabbit Whole", diventato poi anche un singolo. C'è una connessione con la fiaba di Alice nel Paese delle Meraviglie? Puoi raccontarci qualcosa di più in merito?



Indubbiamente c'è un riferimento ad Alice nel Paese delle Meraviglie. Per me la tana del coniglio rappresenta diverse cose: paura, successo, invidia, dolore, amarezza,... E' un cammino astratto che si presume conduca alla vera natura della realtà: è profondo, complesso, ma può portarci da qualche parte. Questo disco è una sorta di viaggio interiore, con lo sguardo rivolto a noi stessi e alla nostra società, alla nostra cultura, alle critiche, per capire ciò che serve accettare e cosa invece scartare, oltre a ciò che ci tocca da un punto di vista mentale. Qui si interfacciano le due parti: la tana del coniglio che contiene la preda, e il predatore.



In questo brano, così come in altri, c'è effettivamente questo tema generale che hai appena menzionato: la ricerca di ciò che sta al di sotto di tutte le maschere, dell' apparenza... Per cui possiamo considerarlo come un concept che abbraccia tutto l'album?



Certamente, si può dire che sia un concept album sulla dualità: quasi tutti i brani contengono un doppio significato. Il disco s'incentra su come al giorno d'oggi ci presentiamo in un certo modo agli altri. Non so neanche se i social media siano necessariamente una cosa negativa, ma alla fine costruiamo noi stessi in base alla presentazione verso le altre persone e non su ciò che effettivamente siamo, e ciò crea questo circolo vizioso. Stiamo andando in una direzione che non è nemmeno basata sulla realtà: è persino difficile stabilire ciò che è reale da ciò che non lo è. L'album s'incentra anche sul nostro cammino come band, confrontando l'amarezza che abbiamo come individui con quella che hanno tanti per quelle situazioni e cose che possono risuccedere, senza preoccuparsi di diventare ciò che odiano...e cercando di andare oltre questo, per diventare persone migliori in tanti modi. Questo è l'obiettivo.

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Ora volevo spostarmi su una notizia che all'epoca mi aveva incuriosita. La scorsa estate avete creato l'entrance theme per il celebre wrestler Bray Wyatt, aka "The Fiend". Sei un appassionato di wrestling? E quali sono le canzoni che maggiormente ti danno la giusta carica, per esempio prima di salire sul palco, sia del repertorio vostro che di altri artisti?




La cosa di Bray Wyatt è stata straordinaria, organica, davvero entusiasmante. Abbiamo parlato con lui, abbiamo collaborato e portato il tutto a termine totalmente da soli, senza nemmeno avere l'approvazione da parte di niente e nessuno. In un certo senso è stato molto naturale: ci siamo basati su ciò che gli potesse piacere, ed essendo noi fan e guardandolo da diversi anni, sotto sotto lo sapevamo, in fondo ci siamo cresciuti. Per quanto riguarda invece la musica che mi dà la carica, menzionerei praticamente tutti i generi. Di questo disco mi piace un sacco "Back Inside The Glass": adoro le sue tinte sci-fi e hardcore, la metto su in tutti i momenti e luoghi possibili. Per l'attività fisica sceglierei i Pantera, mentre i Nine Inch Nails, che sono invece la mia band preferita, li ascolto più per essere ispirato. Se voglio rilassarmi, ascolto l'hip hop dei JPEGMAFIA; se voglio diciamo "avere paura", quello di Benny The Butcher. Amiamo tutti questi generi: l'elettronica, le colonne sonore...La lista è davvero infinita, e abbiamo inserito molte cose in quest'ultimo lavoro.


Per quanto mi riguarda, vi ho scoperti perché avevo letto nel 2016 del vostro supporto ad alcuni live show dei Deftones. Avete poi collaborato con Corey Taylor (Slipknot/Stone Sour), tanto per fare un esempio. Ci sono altri artisti con cui vorreste collaborare o condividere il palco?




Ce ne sono tantissimi, non riesco neanche a fare una lista…Dovevamo suonare al Coachella - che ora è stato rinviato - ma molti che avrebbero dovuto condividere con noi il palco (e spero lo faranno ancora) in quell’occasione sono grandi artisti: Rage Against the Machine, Travis Scott, Frank Ocean,… Comunque come hai visto spaziamo molto: dall’hip hop all’hardcore, passando per l’elettronica e il metal… Ovviamente come ho detto prima la mia band preferita sono i NIN, per cui sono loro quelli con cui vorrei di più condividere il palco! Poi sì, abbiamo fatto alcuni show con i Deftones, e mi piacerebbe davvero tanto riuscire a suonare ancora con loro.



Sai, non riesco a non pensare al fatto che ora
l'espressione "codice arancio" mi rimandi subito a questa emergenza sanitaria mondiale che stiamo affrontando...

E’ davvero incredibile e spaventoso tutto ciò… Ho sentito cosa sta succedendo in Italia… immagino sia come essere in un brutto film. Sai, piano piano sta arrivando anche qui negli USA e dobbiamo ancora capire cosa fare. A proposito di ciò che hai detto - e per smorzare un po’ la tensione - forse ciò significa che nessuno ascolterà più la nostra musica, oppure al contrario si avvicinerà [ride, NdR]. A parte gli scherzi, per favore state al sicuro!

Sì, dobbiamo essere tutti uniti in questo! Ora, il nostro tempo è finito. Vorresti lasciare un messaggio finale ai nostri lettori?




Davvero grazie mille, innanzitutto. Come ho detto prima, per favore state al sicuro, tranquilli e in salute il più possibile. Questa è ovviamente una priorità... con l’augurio di tornare presto in Italia!




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