Partiamo dall'ultimo capitolo della vostra carriera: tra pochissimo uscirà il vostro nuovo disco "Magma", come siete arrivati a concepirlo e qual è il motivo dietro la scelta di questo titolo?
Sono molto eccitato all'idea di vederlo finalmente pubblicato e posso sbilanciarmi nel dire, nonostante si faccia abitualmente in questi casi, che sia il nostro migliore finora. Sicuramente rappresenta ciò che siamo stati negli ultimi tre anni, è una fotografia di quel momento. Il titolo viene fuori da una nostra ossessione per la natura, la sua forza e il rapporto con l'essere umano. Usiamo spesso queste immagini di potenza, come la vetta e il peso delle montagne o il calore del magma, per definire la nostra musica.
I testi dell'album si riferiscono a qualcosa in particolare?
Non necessariamente, diciamo che è più un modo per esprimere chi siamo e come ci relazioniamo nella società e nell'universo. I testi sono frutto di tante emozioni ed esperienze accumulate in questi anni dalle esperienze di vita. E' come se si fossero concentrate per poi esplodere in testi e musica.
Per adesso abbiamo avuto modo di avere solo un assaggio del disco con i due singoli "Stranded" e "Silvera" ma la sensazione è che abbiate ancora una volta fatto un passo in avanti rispetto al passato. Il suono è diventato più "rock" e le canzoni più brevi, possiamo consideralo come il vostro Black Album?
E' una definizione interessante. Quando i Metallica hanno pubblicato quel disco hanno cambiato direzione per vendere milioni di copie. Non è il caso dei Gojira anche se è vero che per certi versi abbiamo semplificato il nostro suono e ridotto il minutaggio delle canzoni. Ad ogni modo nel resto del disco potrete ascoltare ancora parti intricate e davvero complesse.
Il pubblico metal qualche volta non sembra essere molto aperto ai cambiamenti radicali, pensi che questa nuova direzione intrapresa dai Gojira possa andare incontro a delle critiche da parte dei fan?
Non mi preoccupa molto onestamente. Quando fai qualcosa che ti piace veramente troverai sempre un pubblico. E' un po' come nelle relazioni di coppia, quando lui o lei cerca di essere quello che vuole l'altro alla fine della giornata finisce per perdere la sua identità. Funziona allo stesso modo tra band e fan, noi vogliamo essere semplicemente noi stessi.
Il fatto di essere una band con un un suono così distintivo, vi ha aiutato ad essere accolti in America dove inizialmente sono un po' più diffidenti nei confronti della musica europea?
Gli americani sono molto meno complicati di quanto sembri da fuori, se una cosa gli piace se la prendono senza pensarci due volte. Fortunatamente siamo riusciti a costruire anche lì una buona fanbase che ci supporta e ci segue costantemente. Forse sono solo rimasti un pò stupiti dal fatto che fossimo francesi, "perchè avete le chitarre in Francia?" scherzava con noi un nuovo fan (ride).
Tu e tuo fratello Mario (batterista della band) vi siete trasferiti a New York, perchè questa scelta e cosa è cambiato per voi come musicisti e come normali persone?
In realtà non saprei! La verità è che volevo solo andarci. Io sono per metà americano e ho la doppia cittadinanza in quanto mia madre è nata lì. Alcuni familiari ci vivono da molto tempo, già da piccoli siamo andati diverse volte a trovarli. Sai, quando ancora non eravamo nessuno e abbiamo deciso di vivere insieme nello stesso posto per crescere come band soffrivamo a vedere tutti i nostri amici che partivano per il mondo. Il posto dove siamo cresciuti in Francia è meraviglioso ma alla lunga può risultare ripetitivo e noioso perciò eccoci qui negli States. Non mi sono trasferito a New York per il gruppo ma semplicemente perché volevo viverci. Gli altri due componenti hanno fatto avanti e indietro per le registrazioni del disco ma in fin dei conti questo non ha cambiato più di tanto le nostre dinamiche interne.
Avete realizzato anche un vostro studio personale, vi ha aiutato avere un vostro spazio per comporre musica?
E' stato fondamentale avere uno studio anche qui per il modo in cui scriviamo, era impensabile pensare di registrare anche le sole demo nell'appartamento in cui vivo insieme alla mia famiglia. Abbiamo dedicato molti sforzi per metterlo in piedi dal nulla ma ne è valsa la pena, sopratutto per abbattere i costi di produzione molto alti. Una band senza budget astronomici ha bisogno del suo spazio in cui può sentirsi a suo agio senza guardare di continuo l'orologio.
Avete registrato e missato il disco interamente da soli e devo dire che il risultato mi è sembrato fantastico. Pensi che ci possa essere un futuro da producer parallelamente alla tua carriera di musicista?
Grazie per i complimenti. Si, ci sto pensando ed è qualcosa che mi piace fare. Attualmente sto producendo un paio di band nel nostro studio, i Caym e i Car Bomb che consiglio di ascoltare. Una volta tornato a casa inizierò a lavorare sul mix dei loro album.
Alcune volte una figura esterna può aiutare un artista a mettere a fuoco il quadro generale, essendo quest'ultimo troppo "dentro" la sua musica. Pensi che i Gojira lavoreranno ancora con un produttore esterno?
Quello che dici è vero, anche se credo che al momento faremo ancora da soli. La produzione di un disco è molto complicata come cosa, se ci fosse una persona adatta magari la prenderemo in considerazione.
I Gojira hanno avuto la possibilità di girare il mondo insieme alle band più famose, qual è il tuo sogno rimasto da realizzare?
Abbiamo raggiunto un ottimo livello come band ma mi piacerebbe un giorno arrivare a qualcosa di simile al loro. Non so se esisteranno dei nuovi Metallica in futuro, però sarebbe fantastico avere tutte quelle possibilità per produrre degli show incredibili come i loro che richiedono degli imponenti investimenti economici.