Buckcherry (Josh Todd)
L'artista, la band, ma prima di tutto l'uomo. Chiacchierata con Josh Todd tra tatuaggi, emozioni, ed un sogno maledetto...
Articolo a cura di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 17/11/13

Un ringraziamento a Mia Frabetti per la collaborazione

 

Se Josh Todd scrivesse davvero un libro, farebbe un piacere a tutti. Anche a se stesso. Una vita travagliata vissuta sempre al massimo, con una parentesi intensa condivisa tra Buckcherry, Guns’n’Roses, Velvet Revolver, collaborazioni, studios cinematografici e musicali. Una carriera che procede e che tutt’ora lo vede impegnato in un tour europeo con quei folli degli Hardocre Superstar. La curiosità e l’ammirazione che mi spinge ad incontrare il personaggio è quindi doverosa: incontro Josh nel tour bus dei Buckcherry nel promeriggio prima del concerto al New Age Club di Roncade, in un momento di relax della band, leggermente affaticata dai continui spostamenti. Nel privè del bus, Josh racconta il proprio passato, presente e futuro con sincerità e un pizzico di commiserazione.

 

Inevitabilmente il discorso tocca “Confessions”, ultimo album dei Buckcherry, che verte attorno ai sette peccati capitali: “Questo tema è molto frequente nell’arte, nel cinema, nella storia e nella letteratura. È stato divertente e costruttivo approfondire i vizi del genere umano che ben si diffondono attraverso le nostre sonorità”. Detto da chi nel corso della sua vita ne ha sperimentate di tutti i colori, non può che essere vero. La storia di Josh infatti, attraverso trasgressione e tatuaggi, ha contribuito a creare la figura della rock star che tutti conoscono, ormai matura e disposta a raccontare le proprie esperienze ed i propri errori.

 

joshbuckcherry02_600Si dice che se vuoi salvarti dalla dipendenza dalle droghe devi aggrapparti a un potere più grande. Qual’è stato il tuo?

 

"Si, è vero. Da molti anni ormai sono completamente pulito: la soluzione è quella di identificarti in qualcosa di più valido e solido del tuo stato d’animo, quindi per me è stato facile trovare un’entità più coraggiosa di me stesso. Non credo nelle religioni organizzate, ho un Dio personale che è l’amore e la potenza che il pensiero positivo infonde nelle persone".

 

Parlando di tatuaggi, il volto di Josh si illumina, perchè anche il suo corpo, interamente ricoperto, può raccontare molte storie: “Sono troppi i significati incisi sulla mia pelle, ed essenzialmente mi piace tenere la mia famiglia stretta attorno a me. Attorno al collo ho disegnati i nomi dei miei tre bambini e di mia madre, che porto sempre con me in un collegamento ideale da Los Angeles”.

 

Tre brani a cui il Josh artista tiene molto sono “Sloth”, “Wrath”, “Pride” – da “Confessions” – e “Sorry”, – dal terzo album “15” – ed è questa l’occasione per il cantautore di esternare ulteriori confessioni e spiegazioni: “Sloth è una canzone molto emozionante per me. Dopo averla registrata mi sono sentito bene, soddisfatto, e soprattutto sono felice di aver trasferito dei contenuti molto profondi che mi frullavano in testa nel disco, in questo modo posso ascoltare delle bellissime storie e condividerle con gli altri attraverso le casse dello stereo. Si piò dire che sia stata una registrazione terapeutica. Wrath è una canzone da battaglia, parla della mia adolescenza: da ragazzo ero un punk-rocker carico di rabbia, e spesso mi sfogavo  attraverso risse o droga. Adesso mi piace fare boxing ma penso ancora a quando venivo picchiato dai bulli a scuola ed ho trasferito questo odio nel brano. Parlando di Pride è inevitabile un attacco nostalgico, perchè nonostante tutto a volte vorrei essere ancora ragazzo e fare un sacco di cose che ora come ora non mi sono più concesse. È un desiderio eterno di rivoluzione. Inoltre, sono sempre stato un appassionato di ballate rock, e Sorry rappresenta il nostro cavallo di battaglia italiano, dato che voi siete molto passionali, quindi la suonerò senz’altro stasera”.

 

La ascoltiamo sempre in radio. Adesso invece fai ancora a botte con qualcuno?

 

No - *sorride* - perchè crescendo ho imparato a canalizzare le mie ire e le mie emozioni. Ora riverso tutto nella mia musica, ed è più salutare per tutti”.

 

Se la ride di gusto Josh quando gli dico che sembra che voglia quasi tornare teenager, perchè la malinconia nelle sue risposte si avverte, seppur in tono pacato: “Ormai mi sono rassegnato al mio destino. I musicisti ora sono molto competitivi, quindi cerco di non farmi amicizie in questo ambito ed è stando con la gente, diciamo, normale, che il mio ego si è ridimensionato. Ma il sogno di inseguire l’eterna giovinezza è sempre presente, ed ogni tanto si fa sentire: se però fossi un teenager adesso, con tutte le cose chela vita mi ha insegnato, probabilente esploderei.”

 

joshbuckcherry01_600E alla fine della tua carriera, tra molti anni, per cosa vorresti essere ricordato?

 

Vorrei essere ricordato come un cantautore, uno scrittore di versi e testi” – dice Josh, che, quando non è impegnato in serie televisive o film, si sveglia di mattina e pensa solo ad isolarsi, prendere del tempo per sè e comporre nel suo studio per ore ed ore. Riguardo la proposte di scrivere un libro, o un’autobiografia, il frontman è molto deciso: “Mi piacerebbe scrivere qualcosa che racconti la mia storia, servirebbe sia a me per fare il punto della mia esistenza e anche ai lettori, per cercare di evitare alcuni errori che ho commesso.”

 

L’impressione da questo incontro è quella di essersi confrontato con un artista a tuttotondo, conscio del proprio ruolo e della propria responsabilità, che però una volta sul palco si trasforma e ritorna il giovane dannato che, forse, vorrebbe ancora essere. Lo show della sera stessa è la prova definitiva di un desiderio conteso tra volontà e l’inesorabile scorrere del tempo. 




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