King Of The Opera (Alberto Mariotti)

Il concept, la sensazione, la consapevolezza e l'arte di Alberto Mariotti, alias King Of The Opera, svelati sulle nostre pagine. L'autore di uno dei progetti musicali più interessanti a livello nazionale ci illustra tutti i dettagli di "Driftwood", con un velo di poesia e sensibilità che trasuda pura passione. 

Articolo a cura di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 04/04/14
Sono rimasto colpito da come "Driftwood" incarni perfettamente il concept del declino. Da quali riflessioni nasce l'intento di registrare un EP così profondo?

 

Credo che tutta la discografia di King of the Opera / Samuel Katarro sia permeata da sensazioni e riflessioni molto intime. Alcune volte questo esistenzialismo si mescola con una certa dose di ironia, altre volte no e in quel caso ciò che scrivo è pura liberazione.

 

Chi solo osa tentare di incentrare un'opera artistica sul concetto della deriva esistenziale, sulla rassegnazione e sull'impossibilità dei mezzi fisici e mentali del genere umano di possedere la conoscenza totale sui misteri più corrosivi della storia del mondo, merita un plauso sincero. A che scopo, quindi, tentare di descrivere un'entità che non si può e non si potrà mai controllare?

 

Mi piace che le parole, i concetti, vengano ispirati direttamente dalla musica che compongo e dal modo in cui la arrangiamo. Sono le atmosfere e le sonorità di ogni singolo frammento musicale che mi suggeriscono i versi, per cui un flusso sonoro come quello di Driftwood, tendente ad una sorta di astrattismo rock, non poteva che essere accompagnato da un non-racconto su qualcosa di impenetrabile, criptico, ignoto.

 

Quanta filosofia - impartita scolasticamente o esercitata nella vita quotidiana - si cela dietro alla nascita di King of theOpera?

 

Essendo l'unico autore dei testi per i King of the Opera, almeno per il momento, posso dirti che una buona percentuale di influenza su ciò che scrivo derivi dalla letteratura cosiddetta "esistenzialista" di Sartre o Camus, che ho letto tantissimo in gioventù principalmente perchè piacevano a Robert Smith. Alla fine ciò di cui ti nutri quando hai 15-16 anni ti rimane dentro per sempre.

 

Cos'è la musica mainstream per Alberto Mariotti?

 

Tutta la musica del passato che mi piace e quasi tutta quella attuale che mi fa schifo.

 

Cos'è la musica ricercata in King of the Opera per Alberto Mariotti?

 

Quella che, nel bene e nel male, suonano i King of the Opera cercando di evitare sistematicamente gli stereotipi del rock, o al massimo giocarci su come facevano artisti come Frank Zappa, Residents o i Royal Trux.

 

I gusti musicali dei tre componenti del progetto sono simili o diversi? L'eventuale divergenza stimola la creatività nella ricerca del suono ideale?

 

Questo tipo di divergenza/scontro derivante dalle differenti radici musicali è assolutamente il punto di forza dei King of the Opera. Adesso che l'abbiamo capito cerchiamo di mettere sempre più in luce questa attitudine cercando però di integrare le varie influenze nel modo più organico possibile.

 

Come vi siete conosciuti ed in che modo è nata la collaborazione?

 

Francesco veniva spesso ai miei concerti quando ancora mi facevo chiamare Samuel Katarro e tra una chiaccherata e l'altra abbiamo deciso di iniziare a suonare qualcosa insieme. La prima collaborazione è stata appunto la versione di "This Garlic Cake" sul primo album di Katarro, dopo di che abbiamo cominciato a fare insieme qualche live acustico chitarra + violino in giro per l'Italia. Simone è stato coinvolto direttamente per le registrazioni del mio secondo album "The Halfduck Mystery", così il nucleo dei King of the Opera era già al completo.

 

Quanta importanza ha il lavoro di mastering e post produzione nella definizione conclusiva del vostro sound?

 

Mi piace pensare, e poi è vero, che siamo un gruppo che scrive melodie e armonie e la cui ricerca spesso si limita quasi esclusivamente all'aspetto musicale, non tanto alla definizione di un suono specifico. Parlando specificatamente di Driftwood la post-produzione è stata però sicuramente più importante che nei precedenti lavori. Andrea Rovacchi, che ha co-prodotto questo lavoro, ha capito prima e meglio di noi dove volevamo arrivare, trovando la giusta dimensione sonora a Driftwood.

 

Cosa ascoltate nel vostro tempo libero?

 

Nel mio caso dipende molto dall'umore, in questo periodo prevalentemente pop anni '70, roba che mi tira un po' su insomma....

 

Che tipo di concerto porterete in giro per l'italia nei prossimi mesi?

 

Stiamo proponendo un live ovviamente incentrato su Driftwood, che in effetti costituisce la parte centrale del set. Come contorno alla suite abbiamo infatti selezionato i pezzi più scuri e psichedelici, andando a pescare anche e soprattutto dal repertorio di Samuel Katarro, quello del secondo album. Le versioni più interessanti sono, secondo me, quelle di "Rustling" e "'s Hertogenbosch Blues Festival", completamente ri-arrangiate per l'occasione.




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