Metal Allegiance (Mark Menghi)
In un periodo dove le all-star cover band sono di gran moda, i Metal Allegiance si distinguono dalla massa presentando ai propri fan un album di brani inediti. A farci da guida nel loro universo, Mark Menghi, dirigente, bassista e collante della band.
Articolo a cura di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 19/09/15
Iniziamo con un piccolo gioco. Se dovessi descrivere con una sola parola cosa sono i Metal Allegiance, quale useresti?


Unione.


Scelta interessante. Cosa ti ha portato a pensare a questa parola?


Fondamentalmente, i Metal Allegiance sono l'unione di diversi sotto generi, di differenti categorie, di un gruppo di amici, di persone che si riuniscono per suonare della musica che amano. È proprio questa la base da cui siamo partiti.


Come sono nati i Metal Allegiance?


Il tutto è iniziato nel 2011 sotto un altro nome. È stato allora che sono state gettate le basi. Poi, a metà del 2014, l'anno scorso, abbiamo cambiato nome, e lì che sono nati i Metal Allegiance ed abbiamo tenuto il nostro primo show durante la crociera della Motorboat dei Motorhead, lo scorso settembre.


I Metal Allegiance hanno una identità ben definita oppure sono più una somma di influenze provenienti dalle esperienze dei singoli partecipanti?


Abbiamo sicuramente una identità molto precisa. Se guardi, per esempio, al lavoro fatto da Mike Portnoy alla batteria su questo disco, ti accorgerai che non ha mai suonato prima d'ora in questo modo. Anche Alex Skolnick ha dato fondo a tutte le sue capacità, prova ad ascoltare alcuni brani e vedrai che è dovunque. Questa è anche la prima volta che è la base portante di un progetto, la chitarra solista. Stessa cosa si potrebbe dire di David Ellefson, è una nuova esperienza anche per lui. Si tratta di un qualcosa di nuovo per tutti i musicisti coinvolti.


Quali sono le differenze principali tra Metal Allegiance e gli altri gruppi all-star che si occupano di cover?


Si tratta di divertimento, principalmente. Per noi, intendo. Abbiamo iniziato suonando le canzoni che amiamo. Eravamo un gruppo di amici che si riunivano per suonare tutto quello che ci veniva in mente. È un po' ritornare indietro nel tempo, perché bene o male è così che tutti noi abbiamo iniziato con la musica: un gruppo di amici che si divertono insieme e suonano. Quando ci è venuta l'ispirazione di realizzare un album non avevamo assolutamente idea di come sarebbe stato il risultato finale. Era un'esperienza del tutto nuova per noi, anche se avevamo un'ottima intesa tra noi quattro. Abbiamo proceduto per tentativi ed ad un certo punto avevamo un album completo! (Ride, ndr) A quel punto abbiamo chiamato un po' di amici che avevano cantato con noi in passato e gli abbiamo proposto di farlo di nuovo.


Come si è svolto il processo di scrittura dei brani per il vostro album di debutto?


Lo scorso dicembre abbiamo iniziato a scrivere i singoli brani per poi registrare il tutto a febbraio di quest'anno. Il processo è stato estremamente veloce, molto spontaneo, con noi riuniti all'interno di una stanza. All'epoca non avevano nessuna casa discografica alle nostre spalle, eravamo solo quattro persone dentro una stanza a scrivere canzoni.


Visto che poco fa hai citato la presenza di molti cantanti, come si è svolta la scelta dei nomi che avrebbero dovuto prestare la propria voce su disco?


Siamo partiti innanzitutto dallo scrivere la musica, abbiamo costruito i diversi pezzi, senza mai avere in mente un cantante specifico. È stata la musica in sé a dirci chi doveva essere il cantante più adatto. Mentre stavamo scrivendo, mentre le canzoni iniziavano a prendere forma, è naturale che si siano fatti alcuni nomi: "su questa canzone starebbe bene Randy" (D. Randall Blythe, ndr) "su quest'altra Chuck (Billy, ndr) sarebbe veramente fantastico!". Con il senno di poi, è chiaro che volevamo Chuck, Phil (Anselmo, ndr) e Mark Osegueda perché avevano cantato per noi durante i nostri show dal vivo, era naturale volerli anche su disco, ma non avevamo alcuna idea di come avrebbero interpretato i brani, su quale musica si sarebbero esibiti.


Parlando di brani, trovo che "Let Darkness Fall" sia una canzone molto interessante, quasi spezzata a metà, con quella chitarra acustica e un'aria spagnoleggiante ma nel contempo un'atmosfera alla Iron Maiden. È come se vivesse di due anime distinte ma perfettamente integrate. Cosa mi puoi dire a riguardo?


È sicuramente una delle mie canzoni preferite in tutto l'album. Tutti noi abbiamo delle canzoni che abbiamo coccolato particolarmente durante il processo di scrittura. Questa è decisamente la mia! (Ride, ndr) Alex ed io abbiamo scritto questa canzone insieme. Alcuni pezzi della parte centrale li avevo in mente da veramente tantissimo tempo e li ho presentati agli altri ed Alex si è subito messo al lavoro, aggiungendo uno stile alla David Gilmour, del jazz, la chitarra acustica. Ha sviluppato appieno la mia idea di partenza. Poi Mike Portnoy ha suonato la batteria in modo veramente stupefacente. È un brano che abbiamo curato particolarmente. È l'unione di diversi elementi. Troy (Sanders, ndr) ha prestato la sua voce, poi ho chiesto a Randy, che era in studio per registrare la sua parte per "Gift Of Pain" se voleva fare qualcosa anche per "Let Darkness Fall". Avevo avuto un'immagine ben vivida in mente e sentivo che era la cosa giusta da fare. Gli altri mi guardavano come se fossi pazzo! (Ride, ndr) È un brano a cui sono molto legato!


Un altro brano estremamente ben riuscito è "Dying Song". Può anche contare su un video estremamente accattivante, magari un poco disturbante, ma di grande profondità. Quale è il significato della ragazzina nel video? A quanto pare sembra che sia l'unica capace di sconfiggere la Morte...


Questa è l'unica canzone il cui cantante ne ha scritto completamente il testo. Negli altri casi ce ne siamo occupati noi quattro, quello di "Gift Of Pain" l'ho scritte insieme a Randy, ma "Dying Song" è stato l'unico caso in cui abbiamo dato carta bianca al cantante e gli abbiamo detto "fai quello che ritieni più giusto". Così Phil è tornato con tutto già pronto ed era veramente fantastico. Ognuno di noi quattro ha un'opinione differente sul reale significato di tutto quello che è legato alla canzone. La mia interpretazione personale è che non si deve avere paura della Morte, non si deve avere paura di morire, la puoi sconfiggere. Ed è questo che fa la ragazzina, non ha paura e riesce a sopravvivere.


Nel video appaiono, insieme a quelle delle persone decedute, anche le foto dei quattro musicisti impegnati in "Dying Song". Vuol forse dire che nell'universo fittizio del video i quattro sono morti?


No, non vuol dire che siamo morti! (Ride, ndr) No, no. Le foto iniziano a bruciare, ma non lo fanno completamente. Anche in questo caso vi sono pareri contrastanti se alla fine brucino completamente o meno! (Ride, ndr)

 

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Chi ha avuto l'idea di accoppiare Cristina Scabbia e Mark Osegueda sul brano "Scars"? È un abbinamento veramente ben riuscito!


È nato tutto su ShipRocked. Entrambi cantavano con noi e Cristina stava eseguendo una cover di un pezzo degli Iron Maiden ed anche Mark si era aggiunto, e la loro esibizione è stata veramente magnifica. Volevamo averli a tutti i costi anche su disco. Quando abbiamo scritto "Scars", questa è una delle canzoni che Alex ha curato particolarmente, ci siamo resi conto che loro due sarebbero stati perfetti.


Un brano come "Triangulum" sembra essere più vicino alle corde di Portnoy piuttosto che del resto della band. Da dove nasce l'idea di inserire anche un brano puramente strumentale?


Nessuno fa più brani strumentali per album metal. Noi volevamo invece includerne uno a tutti i costi. Se guardi indietro nel tempo, band come Metallica, Iron Maiden, Deep Purple, Scorpions, Rush, e potrei continuare a lungo, tutti loro hanno fatto brani strumentali. Soprattutto i Metallica con il brano "The Call Of Ktulu", e volevamo rendere loro un tributo, un "The Call Of Ktulu" al passo con i tempi! (Ride, ndr) Avevamo in formazione ben due persone che provenivano da quel mondo, Mike Portnoy e Alex Skolnick. Siamo partiti da quest'idea e abbiamo creato un intero brano.


All'interno di così tanto materiale inedito, alla fine avete incluso anche una cover. Come siete arrivati a scegliere il brano "We Rock" di Dio?


In fin dei conti, siamo pur sempre una cover band, seppur composta da persone famose. Abbiamo iniziato in quel modo e continuiamo ancora a suonare cover. Eravamo partiti dall'idea di realizzare un album composto in parte da materiale inedito ed in parte da cover. Poi la parte originale ha preso il sopravvento ma volevamo comunque includere qualche cover. Volevamo in qualche modo tributare un omaggio a Ronnie. Tutti noi gli eravamo molto legati. Alex aveva avuto modo di andare in tour con lui. Tutti noi siamo stati parte della sua vita. Io stesso ho avuto modo di collaborare con lui ai tempi degli Heaven And Hell. Abbiamo legato molto negli ultimi cinque anni della sua vita. Ci manca terribilmente e volevamo quindi fare qualcosa legato a lui. Negli anni '80 aveva realizzato una canzone dal titolo "Stars" dove avevano partecipato diversi musicisti, quindi volevamo fare qualcosa di simile, ma utilizzando una sua canzone, ed abbiamo creduto che "We Rock" fosse il brano perfetto.


Avere a che fare con una all-star band è una complicazione o rende le cose molto più facili rispetto ad una band full-time?


Il maggior problema è sicuramente riuscire a programmare tutti gli impegni. Noi quattro comunque siamo molto legati a Metal Allegiance e cerchiamo in tutti i modi di farlo funzionare alla perfezione. Per esempio, avremo uno show in Giappone ma Mike Portnoy non sarà con noi a causa di impegni precedenti, ma comunque avremo un sostituto. Cerchiamo nonostante tutto di rendere l'esperienza quanto più continuativa possibile.


Come mai vanno tanto di moda le cover band all-star?


Sebbene non consideri più i Metal Allegiance una cover band visto che abbiamo anche materiale originale che suoneremo anche dal vivo insieme alle cover vere e proprie, credo comunque che i fans vogliano vedere qualcosa di diverso dal solito, vogliano sentire qualcosa di particolare. Con i Metal Allegiance hanno a loro disposizione una novità. Puoi vedere dei musicisti affermati che come band non solo hanno scritto dei brani inediti, ma si divertono anche nel suonare assieme. Alla fine anche noi sul palco siamo dei fan! (Ride, ndr) È tutto legato al divertirsi.


Metal Allegiance avrà un proseguimento in futuro, che sia in studio o con dei concerti, oppure è un esperiemento isolato e con una sua relativa brevità d'esistenza?


Assolutamente sì, continueremo.


Se uno o più di voi quattro fondatori dovessero andarsene, Metal Allegiance continuerebbe ad esistere? È un qualcosa più legato ai singoli individui che ne fanno parte o ad uno spirito, ad un atteggiamento che travalica i confini della materia?


Metal Allegiance si basa sul cambiamento. Se guardi quando abbiamo iniziato, si trattava di Mike Portnoy, David Ellefson, Frank Bello e Charlie Benante. Charlie è presente sull'album, ha dato alcuni contributi di chitarra, ma Frank purtroppo non c'è. Volevamo che ci fosse ma era impegnato con la registrazione del nuovo album degli Anthrax, così è salito a bordo Alex Skolnick. Mi piacerebbe molto avere l'opportunità di collaborare con altre persone, mantenendo la base di noi quattro in pianta stabile. Non so dirti se sarebbe possibile continuare se uno di noi quattro se ne andasse, ma di sicuro ci piacerebbe ampliare i ranghi aggiungendo nuovi musicisti.


Avete avuto modo di suonare sia durante la Motorboat che durante la ShipRocked. Come sono state le due esperienze?


La Motorboat è stata una vera sorpresa. Abbiamo ricevuto una telefonata da David Ellefson che ci diceva che i Megadeth avevano dovuto cancellare la loro partecipazione alla crociera per motivi di salute e quindi gli organizzatori volevano prendere noi, ma non eravamo assolutamente pronti! (Ride, ndr) Abbiamo coniato il nome Metal Allegiance sul momento, avevamo già pronte le pagine sui social media, ma erano ancora private, quindi le abbiamo rese disponibili a tutti. Nel giro di 48 ore eravamo riusciti ad organizzare completamente anche tutta la line up. Abbiamo subito diffuso la notizia che saremmo stati presenti sulla Motorboat. Non sapevamo cosa sarebbe successo. Ci aspettavamo solo di salire sulla nave e di suonare tra amici, senza immaginare che quell'esperienza avrebbe portato la voglia di metterci a scrivere un album. In soli dodici mesi, a fine settembre 2014 c'è stata la crociera, abbiamo suonato dal vivo, abbiamo scritto un album, lo abbiamo registrato, mixato e messo in commercio. Tutto nel giro di dodici mesi! È un gran bel risultato, considerato che all'album hanno preso parte ben venticinque persone! La Motorboat è stata anche la prima occasione in cui Alex Skolnick si è unito a noi, non avevamo mai suonato prima insieme. È grazie a quella crociera che Alex è uno dei quattro membri base. ShipRocked è stata un'esperienza divertente. Dobbiamo aver fatto un'ottima impressione sulla Motorboat dato che siamo stati invitati a suonare su ShipRocked. È stata un'esperienza molto diversa per noi, visto che è un genere di heavy metal molto diverso dal nostro, vi erano band come Chevelle, Living Colour, Limp Bizkit. Sinceramente non eravamo molto in linea con la musica proposta, ma abbiamo cercato di fare del nostro meglio, abbiamo perfino suonato del thrash metal! (Ride, ndr) Il pubblico ha adorato il nostro show.




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