Michael Schenker Group (Michael Schenker)
In pochi possono vantare 50 anni di carriera su palchi di tutto il mondo, e Michael Schenker è uno di questi. Nasce da qui l'idea di festeggiare questo incredibile traguardo con la pubblicazione di "Immortal" e con un tour mondiale. Degli ospiti illustri presenti nel disco, dei retroscena con gli Scorpions e di molto altro abbiamo parlato con il mitico chitarrista, che ci ha anche svelato aneddoti inaspettati che riguardano Deep Purple, Ozzy Osbourne e Rolling Stones.
Articolo a cura di Simone Zangarelli - Pubblicata in data: 28/01/21

Ciao Michael, bentornato su SpazioRock! Spero tutto bene.

 

Sì, considerando le circostanze del virus, sto bene.

 

Grazie per esserti unito a me in questa intervista oggi. Prima di tutto volevo farti gli auguri di compleanno in ritardo. Come sta andando questo inizio di 2021?

 

Grazie. Posso dire di essere stato graziato da questo fantastico album in uscita, che sembra essere un regalo dal cielo per il mio cinquantesimo anniversario (di carriera, ndr). È venuto fuori molto meglio di quanto mi aspettassi.

 

"Immortal" è il nuovo album del tuo gruppo omonimo, il Michael Schenker Group, uscito da poche settimane. In un mondo bloccato dalla pandemia non ti sei fermato ed è lodevole. Ho letto che hai attraversato i confini fra Paesi per registrare il disco e ogni volta sei dovuto rimanere diversi giorni in quarantena. Sembra che dietro tutto ciò ci sia stata una gran motivazione personale.

 

Sì, infatti. Sono andato in Germania in nave. Mi trovavo nel Regno Unito, dove sono tutt'ora, all'arrivo in Germania viaggiavo in macchina tutto il tempo. Ho fatto avanti e indietro più volte e ogni volta che tornavo in Inghilterra dovevo trascorrere 14 giorni in quarantena, tranne che per una volta. In totale ho trascorso 42 giorni in isolamento. Se non lo avessi fatto tuttavia, questo disco non sarebbe mai nato.

 

Credo che come titolo "Immortal" sia un chiaro messaggio. Anche se non saremo per sempre su questo pianeta, le nostre opere dureranno più a lungo dei nostri corpi. Che ne pensi?

 

Sono totalmente d'accordo. La musica è un linguaggio universale, è spirituale ed è qualcosa che può durare per sempre finché ci saranno registrazioni.

 

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Quello che trovo più interessante di questo disco è la grande variazione di stati d'animo e stili. Abbiamo l'eccitante e martellante "Drilled To Kill", la ballata "After The Rain" con la sua intro in stile Bach e la più classicamente rock "Chase The Dark". Queste tre tracce sono anche i primi singoli che hai scelto per anticipare l'album. Come ti senti a riguardo?

 

Mi trovi assolutamente d'accordo. È accaduto tutto da sé. Come ho detto, quando mi sono accorto che il cinquantesimo anniversario era alle porte, ho provato a buttare giù qualcosa già nel 2019, come la mia prima vera composizione musicale scritta quando avevo 15 anni. Volevo festeggiare questa ricorrenza con musicisti e amici ma l'idea è andata pian piano scemando e pensavo di essere ormai in ritardo, poi il mio agente mi ha detto: "Michael, il tuo primo album è uscito nel 1972". Quindi ho realizzato di avere ancora due anni per registrare tutto. Ho deciso di fare un piano strutturato e ho radunato una band compatta, perché è difficile avere musicisti da tutto il mondo e fare tutto per tempo. Ho chiesto a Ronnie Romero se aveva voglia di cantare tutte le canzoni, nella band c'era già Bodo Schopf e ho voluto con me anche Steve Mann per aggiungere colore alle tastiere. Ho suonato tutte le chitarre da solo e poi c'è stato Barry Sparks che mi ha coinvolto dicendo che voleva suonare il basso. Così ho pensato che fosse la squadra giusta. Ho iniziato a scrivere all'inizio del 2020 e ho continuato poi in Gran Bretagna. Quando è stato il momento per Ronnie di incidere le parti vocali disse che non poteva venire perché non poteva fare 40 giorni di isolamento siccome era bloccato in Bulgaria. Gli ho detto che lo avremmo richiamato. La mia partner, Amy, è un ex bassista e ha molto buon gusto, così le ho chiesto se avesse dei suggerimenti per un altro cantante. Mi indicò Ralf Scheepers, e a mia volta lo proposi a Michael Voss (co-produttore, ndr) e disse "Assolutamente sì!", così il giorno successivo registrò due canzoni. A questo punto abbiamo richiamato Ronnie Romero, che così aveva due canzoni in meno, ma continuava a dire che non poteva fare 40 giorni di quarantena ed era bloccato lì. Gli abbiamo promesso di richiamarlo ma a questo punto ho consultato di nuovo Michael Voss per chiedergli "Ora che si fa?", e mi disse "Che ne pensi di Joe Lynn Turner (ex-Deep Purple, ndr)?" e io ero contentissimo, è uno dei miei cantanti preferiti, sono un suo fan. Il giorno dopo abbiamo registrato altre due canzoni insieme a lui, quindi eravamo a quattro canzoni in meno per Ronnie. Inoltre c'era anche Michael Voss, che ha sempre scritto un po' di testi e delle tracce vocali in caso il cantante si perdesse durante le registrazioni. Sono tornato in studio il mattino dall'hotel e Michael mi ha detto: "Ascolta le modifiche che ho fatto alla tua ballata." Me l'ha suonata mentre cantava e la mia reazione è stata: "È fantastica, solo tu la puoi cantare." Oltre a questa c'è anche un'altra canzone chiamata "The Queen Of Stones And Roses" sempre cantata da lui che abbiamo inserito nel disco. Nel frattempo, quando abbiamo scoperto che Ralf avrebbe cantato nell'album, mi è arrivata una chiamata da Brian Tichy, uno dei migliori batteristi al mondo, che mi ha detto di essere un fan e che voleva contribuire all'album per il cinquantesimo anniversario registrando sei tracce di batteria. Non ci potevo credere. Ha suonato con Ozzy Osbourne e con i Whitesnake. Brian ha poi richiamato Michael Voss dicendo: "Un mio amico, Derek Sherinian (Dream Theater, Black Country Communion), è un tastierista e anche lui è fan di Michael Schenker e vuole dare il suo contributo all'album". Conosco Derek, è un tastierista heavy metal, e noi avevamo già Steve Mann, come potevamo inserire uno come Derek? Così mi ha detto: "Forse potreste fare una jam di tastiere e chitarra". "Cosa?" dissi io, "tipo John Lord e Richie Blackmore?". Ero davvero elettrizzato all'idea, si trattava di qualcosa di nuovo, fresco e molto adatto al cinquantesimo anniversario perché non lo avevo mai fatto prima, e così è nata "Drilled To Kill". Ma non avevamo le tracce vocali di Ralf Scheepers e non sapevo che sarebbero venute in quel modo, ero entusiasta. Alla fine Ronnie Romero è riuscito a tornare disponibile e ha fatto ovviamente un lavoro eccellente nelle quattro tracce rimanenti, più una bonus che comprende la batteria di Tichy. L'abbiamo tenuta come singolo da pubblicare o per promuovere il tour. Alla fine, nonostante il virus e altri porblemi, è andata a finire come volevo io, cioè circondato da amici e grandi musicisti. Ma questa volta è accaduto tutto spontaneamente. Le chiamate arrivavano da ogni parte ed è stato incredibile il risultato. Non avrei mai potuto fare tutto questo da solo. È stato un regalo dal cielo per i miei 50 anni di carriera, per essere rimasto fedele a me stesso ogni volta e mi sento davvero grato per tutto ciò.

 

È incredibile. Immagino tu avessi un'idea abbastanza precisa all'inizio e all'improvviso il piano è cambiato per il meglio. Ti sei lasciato ispirare da tutto questo?


Sì, non mi aspettavo nulla, volevo solo fare quello che faccio di solito. Di solito suono e scopro, adoro giocare e sperimentare come un bambino. Non mi piace competere o mettermi a fare paragoni, non inseguo la fama o il denaro, voglio solo divertirmi ed essere me stesso. Ho scoperto molto presto nella vita un'infinita creatività che tutti hanno, ma molte persone vogliono lanciare delle mode, vogliono essere famosi il più velocemente possibile e fare soldi. Ero al settimo cielo quando facemmo "Strangers In The Night" (album degli UFO, ndr), che mi ha aperto le porte agli Stati Uniti: ho sperimentato il mio primo sviluppo di un prodotto e ho voluto continuare ad essere Michael Schenker ancora di più. Ho scritto la mia prima hit, "Lights Out", quando avevo 21 anni ed ero spaventato dall'industria musicale perché credevo che volessero che scrivessi più canzoni del genere e non avevo voglia di essere messo sotto pressione, per questo ho lasciato gli UFO. Alla fine Pete Way mi ha richiamato per registrare "Obsession" e "Strangers In The Night" e poi ci fu "Lovedrive". Ma ho voluto proseguire da solo, portare avanti la mia visione da artista, sperimentare con la musica. Ho fatto sessioni acustiche ed elettriche, cover di grandi musicisti e alla fine ero soddisfatto. Non avrei mai potuto farlo con Ozzy Osbourne o i Deep Purple, o con gli Scorpions o gli UFO, i Whitesnake, tutte band che mi hanno chiesto di unirmi a loro. Non mi fraintendere, amo Ozzy Osbourne. Sul serio, lo adoro (ride, ndr) e adoro tutto quello che ha fatto, ma ho dovuto dirgli di no, anche se ero tristissimo. Questo ti dimostra che devi avere una visione forte per non svenderti come artista. Se fossi rimasto con gli UFO probabilmente sarebbero diventate una delle più grandi band del mondo ma quello a cui loro miravano non era ciò a cui miravo io, non rincorrevo niente e non mi aspettavo nulla. Così come non mi aspettavo nulla da questo cinquantesimo anniversario. Quando ho realizzato che stava arrivando, ho iniziato a scrivere. Quando è tempo di fare un disco, attingo alla mia molla interiore e al mio modo di esprimermi. Non ho mai avuto un blocco creativo, è un flusso infinito. Come l'Oceano tropicale, ogni pesce che vedi è diverso dagli altri. La creazione di Dio è infinta e allo stesso modo è dentro di noi. Se avessi preso la decisione di lasciarmi prendere dalle tendenze o continuare a inseguire i miei stessi trend non sarei a questo punto. Alcuni hanno copiato il mio stile chitarristico negli anni '80 e lo hanno spesso detto apertamente e questo perché continuo a farmi trascinare da questa molla interiore. Cerco sempre di inserire qualcosa di nuovo all'interno di una tendenza, altrimenti, se tutti continuano ad attingere al trend all'infinito, questo muore perché non c'è niente di nuovo. Ci deve essere qualcuno nel mondo che lo faccia, che aggiunga freschezza alla moda per tenerla attiva. Certamente ci saranno nuove generazioni che cambieranno continuamente. Markus Staiger, il capo di Nuclear Blast, un giorno mi ha detto: "Michael, senza di te la Nuclear Blast non sarebbe ciò che è oggi". Lui è un grande fan del thrash metal e mi ha detto che non avrebbe mai scoperto questo genere senza la mia presenza nell'etichetta. Io ero totalmente stupito dalle sue parole. Molte band mi hanno citato in passato, ad esempio Slash, Def Leppard, Iron Maiden, James Hetfield, ma ne sono venuto a conoscenza dopo un bel po' e ne ero davvero sorpreso. E ti dirò, più crescevo con l'età, più cose del genere scoprivo. C'è stata un'intervista per un giornale australiano che ho rilasciato tempo fa, in cui l'intervistatore mi ha detto: "Senza di te non sarebbero esistiti il thrash metal o il death metal", e sono rimasto davvero scioccato da ciò che diceva. Questo per dirti che vivo il momento e che agisco quando è tempo di fare qualcosa.

 

Hai toccato tantissimi punti che mi piacerebbe approfondire. Per esempio poco fa hai parlato della prima canzone che hai scritto, "In Search Of The Peace Of Mind", che è contenuta nell'album. È impressionante perché avevi 15 anni quando l'hai composta. Come mai hai deciso di tirarla fuori dal cassetto, e perché proprio oggi?

 

Perché è la mia prima composizione musicale che ho scritto nella cucina di casa completamente da solo, senza che nessun'altro fosse coinvolto. Michael Voss stava leggendo i crediti di "Lonesome Crow" (album in cui la canzone è stata inserita per la prima volta, ndr) e diceva: "Testi di Michael Schenker e Rudolf Schenker". Ma Rudolf non sapeva una parola di inglese, come avrebbe potuto scrivere il testo? Si tratta di un'informazione sbagliata. Inoltre gli Scorpions non avevano scritto nessuna canzone, più o meno, fino a che non mi sono unito a loro. Quando sono entrato nella band, a quel punto erano pronti per fare il primo disco di canzoni totalmente inedite, e ne ho scritte la maggior parte. Loro non erano capaci di scrivere musica e quando mi sono unito agli UFO, Rudolf ha praticamente copiato tutto quello che ho fatto con loro. Ironia della sorte, il titolo è stato il tema chiave della mia vita. Cercare appagamento e soddisfazione. C'era anche un assolo di chitarra che suona perfetto così come lo scrissi a 15 anni, non cambierei una nota neanche con "Stairway To Heaven". Capita a volte che le cose siano così perfette. Mettendo tutto insieme: il fatto che fosse la mia prima composizione, le prime note che registravo in un disco, il titolo, doveva essere la canzone per festeggiare l'album. Volevo renderla epica, per questo ho inserito molte chitarre alla fine. Quando l'ho ascoltata, sembrava una composizione a parte. Incredibile, non penso potesse venire in maniera differente da come è. In "Lonesome Crow" si sente che ero quasi un amatore, stavo crescendo, ma quell'assolo in particolare è così perfetto.

 

Quindi lo hai scritto in quel modo quando avevi solo 15 anni? Assurdo.

 

Sì, esatto, non so da dove sia uscito. È davvero perfetto a paragone con il resto dell'album. Doveva diventare la canzone per celebrare i miei 50 anni di carriera e volevo renderla epica, così ho messo molte chitarre. Sono due chitarre che dialogano e si rispondono. Ho usato un pedale wah-wah e un howler, poi ho inserito molti bending. Tante emozioni diverse sono all'interno e sembra che descrivano i 50 anni di Michael Schenker espressi con i leak di chitarra. Ma non è tutto, perché ho chiesto a Gary Barden se gli andasse di cantare la prima strofa della canzone, perché è perfettamente adatto. Poi Ronnie canta le parti successive quando la tonalità sale. In seguito abbiamo chiesto a Robin McAuley e Doogie White di cantare il pezzo che fa "And I try". Graham Bonnet non era disponibile perché doveva operarsi alla spalla, ma alla fine quella canzone ha raggiunto un completamento ottimale.

 

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In passato hai dedicato una delle tue canzoni da "Temple Of Rock" a Ronnie James Dio. L'anno scorso abbiamo perso il grande Eddie Van Halen e il mondo gli ha reso omaggio e continua tutt'ora a farlo. Per ricollegarci al titolo del tuo album, mi chiedevo quale fosse l'importanza della citazione nel mondo della musica al fine di rendere "immortale" un'artista.

 

Prima di tutto, il nostro titolo "Immortal", è nato dai miei fan all'interno della Nuclear Blast. Hanno seguito la mia carriera e hanno creato questo titolo in quanto hanno pensato, da fan, che fosse un titolo appropriato. Musica che viene dal cuore di Michael Schenker e che vivrà per sempre. Sono contento che abbiano tirato fuori questo titolo, che non è stato proprio una mia idea (ride, ndr). Per quanto riguarda la citazione a Ronnie James Dio, non è stata opera mia, anche se lui è uno dei miei cantanti preferiti. In realtà fu Doogie White a dedicare la canzone a Ronnie James. Credo sia importantissimo rendere omaggio agli artisti scomparsi, come Eddie. Io non dimenticherò mai i miei artisti preferiti.

 

Siccome hai iniziato una carriera nel business della musica quando eri appena un adolescente, quant'era diverso il tuo stile di vita rispetto ai tuoi coetanei e che approccio avevi al mondo del lavoro?

 

Quando ho iniziato ero abbastanza spaventato. Ricevetti un'offerta per fare un'audizione per i Rolling Stones, ma me ne sono andato perché avevo paura di ciò che avevo sentito sul loro conto e sulla morte di Brian Jones. Credevo che sarei morto nel frattempo. Poi sono entrato negli UFO e mi sono trasferito in Inghilterra, dove volevo andare, e mi sono divertito molto con loro. Quando ho iniziato a suonare, molto presto, soffrivo di ansia da palcoscenico. Tutti quelli che conoscevo attorno a me ne soffrivano e bevevano per nasconderla. Sono andato avanti e le alter band facevano altrettanto: diventavano famosi e iniziavano a bere sempre di più, fino a che non ne sono diventati dipendenti e hanno dovuto trovare un modo per uscirne. Ma posso parlare solo per me stesso e posso dire che più diventi famoso, più vieni messo sotto pressione ed entri in un vortice. È come se rimanessi bloccato in qualcosa che non vuoi veramente e devi adattarti. Ma col tempo ho rotto questo circolo vizioso e alla fine non ho più avuto paura del palcoscenico. Quel momento è iniziato intorno al 2007 o 2008. Ho iniziato a essere molto più felice e forte ed ero davvero contento che quest'ansia fosse passata. Mi ha cambiato la vita.

 

Siccome il cinquantesimo anniversario si avvicina, facciamo un gioco. Immagina di chiudere gli occhi e di rivivere i momenti più belli della tua vita. Quali sono le prime immagini che ti vengono in mente?

 

Il periodo migliore della mia vita è stato tra il '92 e il '95, quando ho avuto molte esperienze spirituali e sperimentavo tantissimo come artista. Ero libero, ero me stesso, non ero controllato da nessun truffatore, ero solo Michael Schenker che faceva le sue cose. Era il periodo in cui mi divertivo con gli strumenti acustici ed elettrici. Poi il secondo momento migliore è stato dal 2008 ad oggi. Ho avuto dieci anni grandiosi, davvero fantastici.

 

Nella scena musicale attuale, hai trovato qualche artista in cui ti riconosci?

 

Leslie West è stato uno dei miei chitarristi preferiti, mi considero il suo "fratellino" (ride, ndr). A volte mi diceva: "Michael, tu riesci a suonare quell'assolo meglio di me". Avevamo davvero un rapporto fantastico, era un uomo adorabile. È stato il mio migliore amico nell'ambito musicale da quando ero ragazzo.


Per quanto riguarda la musica dal vivo, come vedi la situazione attuale per l'industria musicale? Qual è il tuo desiderio per quest'anno?

 

Spero che tutti possiamo tornare in tour. Abbiamo messo in piedi un tour per quando si potrà, cioè il "Michael Schenker's 50th Anniversary Immortal Tour", suonato dal Michael Schenker Group. Avremo ospiti speciali con 4 date nel Regno Unito e 5 in Europa, di cui una a Torino. Ci sono date programmate anche in Russia, Messico e Australia, dove tra l'altro non sono mai stato. Se tutto va per il meglio, questo sarà il tour più lungo della mia vita. La cosa strana è che più divento vecchio, più cose ho da fare, è incredibile (ride, ndr).

 

Grazie del tuo tempo Michael, abbiamo finito. Vorresti lasciare un messaggio ai nostri lettori e ai tuoi fan?


Assolutamente. Keep up rocking!

 

È stato bello parlare con te, mi hai rallegrato la giornata.

 

Grazie a te, a presto. Stammi bene.




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