Novembre (Carmelo, Massimiliano)
La tensione utopica della musica.
Articolo a cura di Marco Migliorelli - Pubblicata in data: 18/03/16


 

Sono trascorsi ben 26 anni di carriera, da quel lontano 1990, quando l'essenza dei Novembre prendeva forma nel corpo dei seminali "Catacomb". Oggi Spaziorock incontra Carmelo Orlando, colonna portante dei Novembre, insieme allo storico chitarrista Massimiliano Pagliuso. A loro si è unito da poco David Folchitto, già mastro di pelli in un'altra formazione di veterani, i romani Stormlord. Fabio Fraschini, già attivo in "Materia", ha curato le linee di basso anche nel loro nuovo album, "URSA", in uscita ad aprile per la Peaceville Records.

 

Caro Carmelo è un piacere ritrovarvi, mancavate, soprattutto in tempi che di Bellezza hanno gran bisogno. Oltre due decadi di musica, e dentro, questa lunga pausa dal 2007. Poi la dipartita di Giuseppe.

 

Novembre allo specchio.

 

Dopo tutti questi anni tornate in scena con un album dal messaggio forte, di rottura rispetto al pensare comune (o al non-pensare comune).

 

Carmelo: Sicuramente Facebook è un elemento che non c'era quando uscì "The Blue". E' un social che ti fa capire molto della gente che ti circonda. Adesso ci siamo abituati, ma se torniamo indietro nel tempo, a Myspace, dove vedevi appena i gusti delle persone e pochissimo altro, ci rendiamo conto che abbiamo uno spaccato della gente enorme. Giusto o sbagliato che sia riusciamo a vedere con incredibile nitidezza la pochezza della gente, le stupidaggini che scrivono, il modo come vanno tutti appresso a un trend, a un modo di dire, a un 'muoro', un 'fuuuuu', a un gol della Roma, a una finale di Masterchef, all'ultima cagata Norveggese... Non c'è solo questo ovviamente, ma c'è tanto di questo.. Ora siamo abituati, ma all'inizio è stato uno spettacolo, una lectio magistralis di sociologia. Lungi dal voler dare lezioni, fuguriamoci. I miei testi sono sempre poco espliciti per mancanza di fiducia. O perchè non sta a noi stare sul piedistallo.

 

Una lectio magistralis di sociologia; eccome, ma anche di più: il luogo della rimozione, con un click, perchè il colpevole di turno non posta sempre e solo gattini del buonumore.

 

A conti fatti, che si parli di musica, di "URSA", dei Novembre, di me o Carmelo Orlando, è di vita che stiamo discutendo. Scrivere musica per anni, forse senza sapere se verrà alla luce davvero su un piano non solo personale e trovarsi a pensare su come agiscono intorno a noi le persone, è sempre in quell'unica argilla che si mescolano, che si impastano; quella del vivere.

 

E allora ti pongo una domanda che è, in realtà, un argomento che discuto spesso con un amico. Cosa ne pensi dei rapporti umani che si deteriorano per ragioni economiche; se tu dovessi scegliere fra carriera/ quindi soldi e i tuoi valori personali/un'amicizia veramente importante cosa sacrificheresti?

Credi che oggi sia possibile conciliare famiglia, amici con una carriera musicale intensa? le vedi in simbiosi o pensi che l'una possa togliere energie alle altre?

 

Carmelo: Ovviamente sceglierei l'amicizia, però poi c'è da chiedersi se questa amicizia continuerà a essere tale se io non ho nulla. E' che purtroppo viviamo in una società dove sei qualcuno se hai qualcosa o se sei qualcosa, e non credo che sia soltanto una questione di società credo che sia nel difettoso Dna umano. Sono uno abbastanza solitario, la mia famiglia la vedo poco e i miei amici sono il mio gruppo, per cui non posso rispondere alla tua domanda.

 

La sensazione per chi vi "vive da fuori" è quella di un gruppo molto libero nei tempi come nelle idee, da sempre poco attento agli aspetti formali di quella che definiamo "carriera" e molto incentrato sulla realizzazione di "pochi" album sempre sinceramente devoti all'integrità della loro poetica, senza compromessi.

 

Carmelo: E' così, e se così non fosse verrebbe fuori materiale di poco spessore.

 

novembreint201601Se guardate indietro ai vostri anni di musica, come intendi questo cammino:"carriera" o qualcosa di completamente diverso, più libero e introspettivo?

Carmelo: Guarda, abbiamo iniziato suonando la musica più estrema e rumorosa al mondo, il grindcore; la carriera non è prevista per quelle sonorità. Le cose sono cambiate col tempo, con gli eventi. La visione che avevamo del futuro era scissa fra una cosa alla In Flames, tipo un album l'anno e facce cattive, o quel che siamo finiti per diventare, un gruppo più interessato a fare roba libera da ogni catena.

 

...chi sono i Novembre oggi?

 

Carmelo: Due idioti? Non lo so!

 

Ah ah ah, vabbè... due Principi Myskin allora? ti piace Dostojevskij?

Carmelo: Non lo conosco e mi piacerebbe conoscerlo meglio. Mi tocca cominciare a leggere.

 

"URSA". Acronimo per  "Union des Républiques Socialistes Animales". Titolo che era stato pensato per "La fattoria degli animali" di George Orwell. Perchè Orwell e come sei arrivato ad una sua rilettura in ottica "animalista"...

 

Carmelo: E' animalista solo in parte. C'è anche una serie di domande che ci poniamo sulla natura "umana"(!!!) e non voglio andare molto oltre questo perchè entriamo in una area grigia. Anche la mia prospettiva su "Animal Farm" sconfina dalla satira politica e si focalizza sull'aspetto dell'ingenuità del mondo animale che Orwell dipinge in maniera inaudita, persino quando assumono comportamenti corrotti, e scrivono pasticciatamente "some animals are more equal than others".

 

Qui mi colpisci dritto in faccia: "some animals are more equal than others". Hai tirato in ballo una domanda che avrei voluto farti, prima che altri spunti venissero fuori. La lettura è duplice perché come tu dici, la rilettura è animalista solo in parte: alcuni animali sono più "equal than others", fra loro; è così anche per l'essere umano (anche se forse ormai senza più alcuna ingenuità "animale")?

 

Carmelo: In realtà quella scritta è riferita agli esseri umani perché il romanzo è una satira sull'Unione Sovietica e sulla rivoluzione d'Ottobre. Orwell ha messo queste parole in bocca gli animali ma ovviamente valgono per l'uomo. Nella realtà, per loro esiste soltanto una eguaglianza totale. Ascoltare "URSA" significa entrare in contatto con un'idea in musica  che straccia le etichette (animalisti, vegani etc..), e porta la riflessione su un piano di emozione e concetto. 

 

Hai detto altrove di non aver mai smesso di scrivere musica, come sei arrivato all'idea-immagine di "URSA"?

 

Carmelo: E' un album forgiato dagli anni, da esperienze di bassifondi umani, da macro-eventi, da un  nucleo che non si rompe. E' un mostro/non-mostro che si è auto-partorito e che cammina per conto suo. E' il frutto di un aspetto ossessivo che hanno tanti che scrivono musica, a cui i riff possono ronzare in testa per settimane ininterrottamente, anche nel sonno... noi  che accumuliamo cose, collezioniamo questo e quello, che tendiamo a non dimenticare, a vivere poco nel presente.

 

Il compositore, in questo, incontra terribilmente il poeta; esistono parole e poi versi nel migliore dei casi, che restano nella testa, nelle ore e nei giorni di un individuo finchè non prendono forma, finché "non escono", o svaniscono. Ti accorgi allora che il poeta-compositore non sono che un tramite, quasi un canale che viene attraversato, un setaccio al massimo, un mezzo egli stesso di espressione che poi, nel più riuscito dei casi, vive di vita propria. Ti ritrovi in questo ritratto? Ti senti tu stesso alla fine dei giochi soprattutto, un tramite, un canale che è stato attraversato da qualcosa che in forma di intuizione ha preso una sua forma indipendente?

Io la chiamo "spersonalizzazione"; ci pensavo molto, "ossessivamente", per dirla con te, ai tempi dell'università, quando m'aggiravo per la Waste Land di Eliot. Non è un tradimento di se stessi ma per far sì che un'opera, che sia un testo o una canzone, un album, riesca appieno, la personalità di chi scrive deve venire trascesa, nel senso che tutto non può ridursi solo a quell'esperienza di chi scrive, semmai dovrà contenerla, superarla e così diventare "indipendente".



Carmelo: La visione di cosa sia veramente la poesia, la composizione della musica, varia nel tempo almeno per me. Anni fa credevo che fosse un qualcosa che provenisse dall'inconscio collettivo, che fosse un qualcosa di già esistente e che io fossi un mero tramite. Oggi invece sento che quello che esce dalle mie mani è qualcosa che appartiene più a me personalmente. Credo che sia soltanto una questione di prospettiva che sia ha in un dato momento. Per cui domani posso cambiare idea a seconda di come mi sveglio, di come sto!

 

novembreitw201602Si tratta di una scelta individuale, un cammino che prende piede nell'anima e poi "naturalmente" manifesta il suo bisogno di trasmettersi  in musica?

 

Carmelo: La musica è un linguaggio, come l'italiano o l'inglese, a un certo punto impari a parlarla e non puoi più fare diversamente. Non ci sono scelte. A un certo punto diventa l'unica cosa che sai fare bene (o decentemente).

 

....oppure avevi musica già scritta, brani senza un volto la cui intensità era in cerca di una identità tematica, di una immagine forte, come quella della cover del disco?



Carmelo: E' vero che un album va visualizzato prima, ma la realtà è che si forma man mano. Anche la copertina è venuta fuori pian piano. Prima che mi venisse l'idea e Travis Smith la realizzasse ci sono voluti mesi e idee da cestinare. Poi la cosa si è sbloccata. Da com'è andata quest'esperienza e da come si è sviluppata la cover, credo che lavorerò sempre con Travis. E' uno che lascia che l'idea cresca dal nulla! E non c'è nulla che non possa realizzare.

 

Parliamo della cover, dell'immagine. Ti ho seguito molto sul tuo profilo online ed ho visto spesso come denunci la brutalità della produzione intensiva di carne.

Tutto questo contrasta con la dolcezza infinita della cover di "URSA". Anzi il contrasto stesso suggerisce una reinterpretazione del concetto tradizionale di "Pietà" (l'animale si sostituisce al figlio di Dio), con un intendimento diverso, non più incentrato soltanto sull'umano. Sei d'accordo? Parlaci di questa immagine.

Carmelo: Si, la visione è azzeccata; un misto fra la 'Pietà' di Michelangelo e una 'Nascita di Venere' di Botticelli con l'elemento dell'Orsa, che simboleggia tante cose: una nuova religione, la costellazione, l'Unione Sovietica Animale descritta da Orwell.

Nel mangiare carne c'è la chiave dei nostri mali, il senso di colpa rimosso, il peccato originale, la mela. La Mafia insegna ai propri picciotti a uccidere un uomo, facendogli sparare in faccia a un cavallo. Se riesci a superare il blocco psicologico che quest'atto riesce a mettere anche ai soggetti più cattivi, allora e solo allora sarai pronto per l'omicidio. I marines vengono istruiti all'omicidio a mano nuda facendogli accoltellare dei maiali... Tutto parte da lì.

 

Leggendo alcune tue interviste mi ha colpito profondamente una tua espressione; hai parlato di "esplorare il degrado". Ed il social sembra averti dato accesso a questa discesa agli inferi della quotidianità. Quanto è stata decisiva questa esplorazione nel determinare le tematiche di "URSA"?

 

Non può bastare un'esperienza a distanza da dietro un monitor. Non sarà mai la stessa cosa che viverle.

 

C'era il rischio che in qualche modo contaminasse l'ispirazione, la voglia stessa di fare musica, o ne siete usciti più forti?



Carmelo: Ti dirò; il voto del 2008 per Berlusconi, con una marea di nostri fans che ci hanno detto chiaramente di pensare a suonare e non rompere i coglioni con la politica (il che vuol dire che avevano votato Pdl), fu una bella fetta di motivo per cui ci siamo fermati. Ovviamente non il motivo principale. E' stato gratificante vedere questi sacchi di merda liquefarsi man mano che venivano fuori prostitute, minorenni, titoli del Washington Post, e puntate del Late Night Show dedicate a prendere per il culo gli Italiani e il loro 'presidente'. A parte questo, l'ispirazione finirà, quando finiranno le cose da dire.

 

Hai definito "URSA" il disco della maturità. Maturità rispetto alla musica e/o alle tematiche di URSA? In che misura URSA impone una "rottura" rispetto ai vostri altri album, come lo collochi rispetto  a dischi del calibro di  "Novembrine Waltz" o "Classica"?



Carmelo: Maturità anche perché tante cose non hanno più la stessa importanza che avevano 10 anni fa.
Perché siamo riusciti a fare qualcosa di nuovo nonostante fossimo fuori da ogni influenza e trend. Ma non è una vera maturità. La maturità non esiste. Quello era uno statement scritto a due mani con la Peaceville; cazzate!

 

Ah ah ah! Ma veniamo alla musica, il nostro filo di Arianna. Lo seguiremo per incontrare il Minotauro ma non per ammazzarlo, quanto per conoscerlo. "URSA" pare  l'album di questa ricerca e il Minotauro una figura duplice, umana e animale insieme; per scoprire che l'Umano è nell'Animale; è davvero così?

Carmelo: Non conosco Arianna. L'umano è un animale imperfetto, difettoso nel dna, pericoloso, ed è probabile abbia sterminato i Neanderthal senza alcun motivo.

 

La vostra musica non è cambiata, la tua voce si fa beffe di quasi dieci anni di "assenza" e Massimiliano arpeggia le note del disco con ispirazione e decisione (ed un prorompente entusiasmo, a leggerlo!) eppure si percepisce un cambiamento; come definite "URSA" rispetto a "The Blue"?

Il primo si svolge piano, omogeneo come se le canzoni fossero giunte ad una stessa mano (e qui gioca alla grande anche il missaggio di Swanö, con ad esempio quel bel giro di basso di Fraschini in "Fin"). "The Blue" è traboccante invece , e non cela la propria complessità strutturale.



Carmelo: Si, "URSA" è musicalmente è molto piu equilibrato, meno confuso. Come hai detto tu molto dipende dal missaggio mostruoso di Dan Swano, tanto altro dipende dal fatto che non abbiamo avuto fretta. Anche dal fatto che non sono mai stato uno che segue le tendenze.

 

Massimiliano: "URSA" è sicuramente un disco più denso di contenuti, musicalmente parlando, che di virtuosismi o sovraincisioni "gratuite", puntando l'attenzione sulle strutture e sulla bontà degli elementi, senza troppo edulcorarli. La cosa lo rende sicuramente più equilibrato e ascoltabile.

 

novembreitw201603Musica per la musica, "The Blue". Musica per le parole, "URSA", quanto è vero? è sempre stato così?

 

Carmelo: "The Blue" è stato composto in tre mesi, "URSA" in otto anni, questa è la differenza. Sul primo pur avendo scritto quasi tutto, non avevo un gran controllo, su "URSA" ho potuto curare ogni singola nota e riascoltarla milioni di volte. Ho imparato a lavorare su home recording solo da poco tempo, il che porta ad avere idee molto più chiare.

 

Il confronto con "The Blue" non deve fuorviare. "URSA" non sembra musicalmente il suo erede.

 

Carmelo: Però, di fatto, lo è. Se per "The Blue" avessi avuto la stessa indipendenza tecnologica che ho avuto per "URSA", probabilmente sarebbe venuto meglio. Ma poi c'è sempre l'incognita del missaggio, fatto con budgets ridicoli. "The Blue" ha avuto pochissimi giorni di missaggio. "URSA" quattro mesi. Diversi metodi di lavoro...

 

"The Blue" è comunque, almeno per me un disco di forte personalità e ancora oggi non del tutto "domato" dagli ascolti, un gran bel pezzo di disco; quindi te lo chiedo, la domanda è oziosa lo ammetto, sei libero di non rispondere: cosa cambieresti in "The Blu" rileggendolo nei termini di "URSA" oggi? non mi riferisco ad aspetti tecnici e di controllo e raffinamento delle note, intendo sul piano contenutistico, insomma idealmente potrebbe essere "reinterpretato" come lo fu "Wish I Could Dream Again"?



Carmelo: Ma qui la questione sta solo  sul capirsi, sui termini... su cosa si intende per "interpretato". "Wish I Could Dream Again" è stato rivisto soltanto ed esclusivamente dal punto di vista tecnico. Non c'è stata una reinterpretazione dei contenuti, è per questo che ti dico che i contenuti di "The Blue" vanno benissimo. Adesso non ricordo testo per testo, ma penso di essere abbastanza soddisfatto dei contenuti dell'album. L'unica cosa che rivedrei sicuramente è il mixaggio e certi arrangiamenti, e nient'altro . E forse toglierei un pezzo e lo metterei come b-side di un singolo, così per alleggerire un po' l'album, che magari era un po' troppo carico di roba.

 

Ascoltavo "Agathae". Il richiamo è più indietro, a quel viaggio che è "Dreams d'Azur". Certo manca una "Dreams Of The Old Boats" e non troviamo le pause lunghe e suadenti di "Marea" eppure la suggestione resta lì. Musica piana che fluisce fra i riverberi come increspature sulla superficie del mare; è follia Carmelo? E' la febbre invincibile di un fan che si improvvisa "giornalista" , o c'è un fondo di verità?



Carmelo: E' un pezzo folk, un pezzo di nostalgia di casa e becero campanilismo. E' il mio aspetto più primordiale, quello che dice che non sono Italiano ma Greco-Normanno, quello che dice che non sono Siciliano ma Catanese. Una grande contraddizione. E' un pezzo scritto nel '95. E' fratello minore di "Marea" e maggiore di "Everasia", quindi hai perfettamente ragione.

 

Una risposta così emoziona chi ama da anni quell'aspetto primordiale fatto musica...

Il Mare, certo. Domina in "Dreams d'Azur", non manca a lambire "The Blue", foss'anche solo per quel caleidoscopio  di variazioni sullo stesso colore. Non manca di lambire continenti, "Everasia" nè di cullare i sogni di "Geppetto", in "Materia".

Perché il Mare, perché?  "Australis", opener del disco, inizia e finisce con le onde.  Non è davvero una domanda, quanto la richiesta di un racconto. E tu se puoi, racconta.

 

Carmelo: Perchè ci sono cresciuto davanti, perché il mare nel mondo onirico è il brodo primordiale...

 

"Everasia". "URSA". Cosa inseguono i Novembre? E' vero, tu dici "esplorare il degrado", nè ti affligge il male di certi intellettualoidi che non si sporcano le mani calandosi nell'infero dell'umanità di ogni giorno, virtuale o reale che sia. Eppure senza farne manifesti di poetica, i Novembre vivono nel silenzio del tempo, una tensione utopica, anzi sembra che quella tensione tenga viva la vostra musica.



Carmelo: E' una questione di frequenze su cui siamo sintonizzati. Noi percepiamo il mondo a certe latitudini. Non inseguiamo nulla. Ci si illude di navigare ma siamo trascinati dalle correnti.

Quanto contano le "immagini" in questo trascinarvi, nel tuo scrivere musica? ti capita di "vedere" prima ancora di scrivere ciò che diventa poi una vostra canzone?

Carmelo: Sì mi capita di "vedere" ma non tantissimo. La mia visione è molto rarefatta, vedo  dei colori, vedo una struttura geometrica. Ci sono anche delle visioni di scenari veri e propri ma sono molto rarefatti.

 

"URSA" è utopia? Miraggio, oppure il canto di un percorso individuale?

 

Carmelo: Utopia e distopia sono irraggiungibili. Non credo ci sia nulla di irraggiungibile in "URSA".

 

"Bremen", al termine del brano uno dei passaggi più inquietanti e affascinanti dell'intero disco: di sfondo alla batteria che incalza e la chitarra che si fa più tagliente si ode come una nenia, un lamento, oppure un canto distorto; di cosa si tratta?

 

Carmelo: E' un sample di un canto di minareto. Reminiscenze dei primissimi Duran Duran e The Cure...

 

Perchè hai deciso di inserirlo? Un semplice omaggio o una chiave di lettura più profonda? Insisto perchè mi ha suggestionato molto.



Carmelo: Ce lo sentivo a orecchio.

 

Più in generale, nella seconda  parte del disco, cresce un senso di inquietudine, c'è spazio anche per passaggi più marcatamente estremi. A testimonianza del fatto che tutte le domande che ti ho posto fino ad ora non sono, nè possono essere l'allusione ad una mia chiave di lettura del disco quanto un'indagine, la ricerca di una rotta per orientarsi  -ma nemmeno troppo-, nell'ascolto, ti chiedo (a te ma anche a Massimiliano), nel modo più sincero, come vorresti che le persone vivessero "URSA"; quale missione gli affidi.
Non ti chiedo istruzioni ma spunti...



Carmelo: Non c'è nessun pensiero a riguardo, nessun desiderio su come la gente possa vivere questo disco. Quelle sono aspirazioni leaderistiche che non mi hanno mai sfiorato, checchè ne dica Pagliuso ahahah...  (a meno che non mi fai fare il dittatore alla "The Wall", allora ne possiamo parlare)

 

Massimiliano: Amo pensare che i nostri fans, ascoltino "URSA" lasciandosi liberi di visualizzare le immagini che vogliono ascoltando le nostre canzoni: musicalmente parlando non esistono significati univoci nel nostro "messaggio", e ognuno è libero di fruirne in maniera attiva (facendosi domande o avendo visioni) o passiva, senza essere mai giudicato da noi.

 

novembreitw201604Veniamo a voi ora. Massimiliano Pagliuso, chitarrista eclettico. La sua conoscenza della musica, del suo strumento,  si intuiscono molto, molto profonde dietro l'aria scanzonata e l'atteggiamento umile che ha; su "URSA", per un'ora di musica, è lì a intessere, cucire, affrescare, saturare il minuto o diluirlo come su tela. Hai scritto tu la musica per lui o ti sei limitato a dargli voce e linee melodiche? Puoi raccontarci come sono nati gli arpeggi di "URSA"? Quali le differenze rispetto al passato?

 

Carmelo: Purtroppo non ha partecipato alla stesura di quest'album. Pensa che non ci siamo sentiti per anni e non era neanche detto avessimo risuonato insieme. Quando ci siamo rivisti avevo il demo dell'album già registrato. Ho ascoltato la sua roba nuova, molta della quale probabilmente pubblicherà per un suo progetto solista, e l'ho trovata superlativa come al solito. Ci siamo promessi di scrivere il prossimo lavoro interamente a quattro mani. Non vedo l'ora di vedere che verrà fuori.

 

Massimiliano: Il motivo per cui in quest'album, per la prima volta, non c'è stato un grande apporto da parte mia (tranne che su "Umana"), è che in questi anni in cui ci siamo persi di vista Carmelo ha composto l'album e me l'ha presentato così com'è, già ricco di splendidi arrangiamenti. Era letteralmente pronto e, proprio per questo, ho scelto di limitarmi a far si che venisse perfetto a livello di esecuzione e di produzione (sono stato dietro al mixer per ben 8 mesi, in veste di sound engineer). Ovviamente ho suonato tantissime parti (la maggior parte dei clean e dei lead e qualche ritmica) e mi sono occupato degli assoli. Mi sono goduto la realizzazione dando pareri e aiutando a raggiungere il risultato che potete sentire, dicendo sempre la mia e cercando di non fare muro. Credo che vada sempre rispettata l'idea del compositore e che si debba far squadra affinché non venga stravolta.

 

Non sei l'unico a non vedere l'ora... e  allora, in questo caso, non potevi trovare un "interprete" migliore per la musica che hai scritto. Forse anche se "assente" per anni, c'era Massimiliano a suonarti certi passaggi nella testa, e lo sapevi.

 

Carmelo: Una cosa è sicura, quando mettevo insieme i riff, spesso mi dicevo "se non lo faccio così, Massimiliano mi cazzìa". Ah ah ah!

 

Quanto può arrivare ad influire un chitarrista come Pagliuso nella composizione dei brani di "URSA" (ma anche degli altri album)?

 

Carmelo: Lui si crede un solista, ma la verità è che è un grandissimo compositore, un po' pigro, e interessato molto al culto dello strumento. Un giorno gli addrizzerò la schiena, ahaha. Mi ha insegnato quasi tutto quello che so nell'armonia. Ha portato i Novembre a lidi di composizione che altrimenti ci saremmo sognati.

Saremmo rimasti a fare gli At The Gates dei poveri...

 

Massimiliano: In realtà non mi reputo un "solista" nel senso virtuosistico del termine: semplicemente dopo tanti anni lontano dai Novembre, ho dovuto trovare un modo per andare avanti senza cambiare "lavoro" e ho continuato a fare ciò che so fare meglio, la musica. Ho lavorato su progetti miei, piuttosto che "tradire" il gruppo formandone un altro o accettando di suonare con altre formazioni.


Ho letto sulla sua pagina che ha cambiato le sue chitarre; ne ha parlato con un entusiasmo ed una felicità tali che anche chi non è tecnicamente preparato come me è stato contagiato.

 

Massimiliano : Beh, sicuramente sono entusiasta di essere entrato a far parte di un marchio prestigioso come Schecter U.S.A. Custom shop, visto che mi stanno supportando tantissimo e mi hanno fornito strumenti meravigliosi che vedrete durante i live.

 

Con "entusiasmo da non addetto ai lavori" intendevo proprio questo: vedere... ascoltare tutto questo live!

La domanda che ci poniamo, in attesa dei vostri live è: dobbiamo aspettarci qualche arrangiamento diverso rispetto al disco? avete in mente di proporci "URSA" così come suona su disco o andrete a reinterpretare, sfumare i vostri brani nuovi e meno recenti?


Carmelo: Sicuramente non suoneremo i pezzi esattamente come sono sull'album. Ci saranno aggiustamenti. Ci saranno anche medley di pezzi vecchi...

 

David Folchitto è un batterista che non necessita di presentazioni. Insieme a Cantiano, degli Shores Of Null (con i quali suonerete al Traffic qui a Roma il 9 aprile, per il vostro release show)  e a tuo fratello Giuseppe, è una delle tante gemme della scena musicale romana.
Come è stato lavorare con lui?

Carmelo: Professionale e divertente, perchè in fondo è rimasto lo stesso matto di 15 anni fa. David è un orologio dello strumento e ha registrato docidi pezzi in 3 giorni e mezzo...

 

Massimiliano: David si è messo molto in gioco suonando un genere molto diverso dal suo, ma posso dire che, avendo lavorato sulle sue tracce, è uno dei batteristi più precisi e professionali che abbia mai incontrato: gran timing e dinamica perfetta per il metal. Praticamente non è stato necessario quantizzarlo tanto era "a griglia", (tecnicamente parlando).

 

novembreitw201605...è stata anche questa una piccola (grande?) rivoluzione interna dopo che con Giuseppe avete scelto di intraprendere strade diverse?

 

Carmelo: Scelte personali. Non si discutono.

 

Ha avuto i suoi margini creativi in fase di registrazione o siete entrati in sala con un "copione" già scritto?
(So che scrivi tu la musica, mi chiedo in che misura questa viene completata dal lavoro degli altri)

 

Carmelo: Per il demo dell'album ho scritto una batteria abbastanza semplice e abbiamo lasciato a David la libertà di re-interpretare. A volte andava bene, altre siamo tornati sui pattern che avevo scritto. Lui è stato sempre molto disponibile a qualsiasi cosa chiedevamo.
In passato lavoravo moltissimo con gli altri. Avevamo molto più tempo libero e stavamo spesso in garage. Oggi invece ho dovuto fare da solo. Ha i suoi aspetti positivi e negativi. Ripeto, non vedo l'ora di confrontarmi con Massimiliano per il prossimo lavoro.

 

Chiudiamo col vostro mini tour italiano: andrete sul palco accompagnati spesso da band di alto livello, come Shores Of Null (qui a Roma, al Traffic) ed In Tormentata Quiete (a Bologna); a Roma è previsto il release party,  avete in mente qualche sorpresa?

Carmelo: Hai dimenticato Sadist a Milano, Schizo e Sinoath a Catania, e Plateau Sigma a Bologna e Torino. Ovviamente i grandi Shores, Alba di Morrigan, Apneica, insomma tanta gente. No, nessuna sorpresa, solo un concerto di un oretta!

 

Quanto è importante tornare sul palco a suonare? OK, abbiamo parlato della musica, linguaggio imprescindibile una volta che lo si inizia ad usare, e allora quanto conta per un artista che quello linguaggio sia vivo oltre il disco, che è la registrazione di un suo lungo intenso momento? E quanto conta dopo così tanti anni? Non te lo chiedo in relazione ai fan ma in relazione all'artista, alle sue necessità.

 

Carmelo: Come ho detto spesso, l'aspetto live non mi è mai mancato tanto, forse perché in passato per me è stato troppo faticoso suonare la chitarra e cantare contemporaneamente con tutti i pedali e cambio di suoni effetti, contro effetti, insomma adesso chissà magari posso godermi di più questo aspetto visto che canterò soltanto.

 

Molti di noi si aspettano una considerevole selezione di brani da "URSA" (già  incredibilmente intensi in cuffia) ma anche la riproposizione di brani meno recenti. Tempo fa avete anche chiesto ai fan, in modo molto informale e schietto, quali brani avremmo voluto ascoltare....

Carmelo: Si ammetto che abbiamo preso in considerazione la scelta dei fans. Sono venute fuori sorprese che non ci aspettavamo; "Sirens In Filth"??? Pensavamo che la gente neanche la conoscesse, e invece... votatissima. Idem per "Triesteitaliana"... Guarda tu!!!

 

Come si sta muovendo le Peaceville? Avete già contatti per delle date all'estero? Così per dire, non mi dispiacerebbe vedervi sul palco con Paradise Lost o Moonspell.

 

Carmelo: Stanno mettendo sù un tour Europeo. Vi sapremo dire piu avanti.

 

Ultima nota sui vostri live. Ci tengo a commentarla con te perchè l'ho sempre vissuta come un valore aggiunto. Non siete una band che bada agli introiti, nel 2007 siete saliti sui palchi di Roma per cifre nulle, arrivando anche a suonare gratis. I vostri dischi non si trovano a prezzi esorbitanti. Il merchandising è quello classico alla vecchia maniera (magliette principalmente, niente tazze e tazzine). Insomma, definirvi una band underground è riduttivo, a meno che non si tenga presente il valore estremamente positivo di quella parola stessa. Allora scopriremo un gruppo di musicisti che  è uscito dalla penombra dell'underground ma conservandone tutti gli aspetti positivi.

 

Carmelo: Oddio, a essere sincero avevamo un cachè altino per la media del 2008, certo non ai livelli dei Lacuna Coil, ma non ricordo di date gratis. Ho visto Materia e Wish a 100euro su Ebay. Però è vero... abbiamo ancora uno status di cult-band e ci sta bene così.

 

Si tratta di una scelta? E' il futuro?

Carmelo: No, nessuna scelta, è così che vanno le cose. Per il futuro, non ci penso molto. pensiamo a queste date prima!

 

Bene Carmelo, siamo alla fine.  Anche perchè ad ascoltare il disco si potrebbe discutere ancora a lungo su alcuni suoi passaggi...

Ti ringrazio per aver pazientemente seguito il corso delle mie domande e per aver dato loro una direzione e  un senso con le tue parole. Ci vediamo  sotto i palchi d'Italia, e prima ancora a rileggerci qui, fra le pagine di Spaziorock.

 

Carmelo: Grazie a te per questa bellissima intervista.

 

Massimiliano: Grazie a te per l'intervista e ai nostri fans per aver pazientato tutto questo tempo.

 

Grazie anche a te Massimiliano per i tuoi "guizzi" durante questa intervista!




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