Riverside (Mariusz Duda)
Gli anni '80, la psicologia, i social media, l'emozione: il credo musicale di un maestro del prog moderno.
Articolo a cura di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 03/09/15
State per pubblicare il vostro nuovo album il prossimo 4 settembre. Vorresti introdurlo ai nostri lettori? Pensi che ci saranno delle sorprese per i vostri fan?

Lo spero! Credo che una delle cose più interessanti dei Riverside sia il fatto che proviamo sempre a non ripeterci. Ogni album porta qualcosa di nuovo, qualcosa di fresco. Nella fattispecie, credo che in "Love, Fear and The Time Machine" abbiamo aggiunto qualcosa di davvero diverso rispetto ai nostri album precedenti.
 
"Love, Fear and The Time Machine" racconta del processo di prendere decisioni che possono cambiare completamente una vita. Come mai hai deciso quest'argomento per questa vostra nuova fatica discografica?

Almeno una volta nella vita, chiunque deve prendere una decisione molto importante. È una cosa che tocca a tutti. Penso che raccontare questi momenti in un album sia un'idea interessante, e al tempo stesso originale, qualcosa in cui tutti possano identificarsi. Ogni giorno prendiamo decisioni, e a volte una decisione ti cambia la vita completamente. In termini psicologici appunto parlano di "life-changing decision". Per esempio, tu un giorno di questi potresti decidere di lasciare l'Italia, e andare a vivere in Scandinavia. Proveresti una serie di sensazioni diverse: libertà, entusiasmo, ma al tempo stesso paura di ciò che non conosci... perché non sai ancora com'è vivere in Scandinavia. In questo processo decisionale, porti con te tutte le tue esperienze passate, ma al tempo stesso immagini come potrebbe essere il tuo futuro... e quindi c'è questa sorta di unione delle due cose, che mi piace immaginare come essere all'interno di una macchina del tempo. Onestamente, se vogliamo parlare di "concept album" nel senso classico del termine, penso che gli unici concept album che ho scritto sono stati quelli appartenenti alla trilogia Reality Dream. "Anno Domini High Definition" e "Shrine Of New Generation Slaves" avevano un approccio diverso: raccontavano storie completamente separate in ogni brano, ma tutte in qualche modo collegate a una stessa tematica. "Love, Fear and The Time Machine" invece è qualcosa di più complesso, una specie di paradosso, è un concept album, ma solo all'inizio e alla fine. All'inizio dell'album c'è un protagonista, che si è perso all'interno della sua stessa vita, in mezzo a tutte le possibili decisioni... e deve decidere cosa fare, come ritrovarsi, in nuovi luoghi, in una nuova vita. Alla fine dell'album, con "Found", c'è un lieto fine per questo viaggio. È una storia davvero positiva. È qualcosa di simile a quanto abbiamo fatto in "Second Life Syndrome", con "After" e "Before", quindi c'è una sorta di connessione anche con quest'album. 
 
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Come le "Day Sessions" sembrano suggerire, possiamo vedere "Love, Fear and The Time Machine" come un compagno più luminoso di "Shrine Of New Generation Slaves"? Cosa possiamo aspettarci dal secondo disco dell'album... visto che i trailer diffusi mostrano sonorità che vanno dal post-rock all'elettronica?

È la seconda fase della musica dei Riverside. Abbiamo già sperimentato la musica elettronica nel bonus disc di "Rapid Eye Movement", nella title track... pensa un po' quanto ci piace stupire chi ci ascolta, abbiamo messo la title track di un disco nel bonus disc (ride, ndr). Quindi non siamo completamente nuovi a questo genere di cose. Qualche anno dopo abbiamo avuto l'opportunità di riprovare queste cose, nelle "Night Sessions" di "Shrine Of New Generation Slaves". Siamo in tre soltanto a realizzare questi brani, io, il chitarrista Piotr Grudzinski e il tastierista Michal Lapaj. Questa volta, il nostro obiettivo fin dall'inizio è stato realizzare il fratello (o la sorella... come preferite) di "Shrine OF New Generation Slaves", utilizzando colori più luminosi. Quindi, quando abbiamo realizzato questi brani strumentali, sono venuti fuori, ovviamente, completamente opposti alle Night Sessions. Forse, un giorno, realizzeremo un album fatto soltanto di questo tipo di musica... ma fino ad ora l'abbiamo inserita soltanto all'interno dei cd bonus. Per cui, se ancora non ne siete al corrente, nell'edizione speciale di "Love, Fear And The Time Machine" trovate 27 minuti di ambient, elettronica e altra roba del genere, firmata Riverside.
 
Ho sentito decisi elementi elettronici anchein "Saturate Me", che al tempo stesso è anche la canzone più "prog" (nel senso ortodosso del termine) dell'intero album. Volevate sperimentare forti contrasti in questo pezzo?

"Saturate Me" è una canzone dei Riverside vecchio stile, ma al tempo stesso è legata a qualcosa dei nuovi Riverside. Voglio dire, sembra più una tipica canzone Riverside di brani come "Addicted" o "Under The Pillow", è certamente una canzone che useresti se un tuo amico ti chiede che musica facciamo. È al tempo stesso una buona traccia per mettere in luce i contrasti musicali insiti nella nostra musica, perché all'interno di essa si susseguono momenti duri e momenti dolci. Penso che sia un pezzo che sviluppa alcune idee interessanti, con le sue melodie e tutto il resto. Il testo è collegato alla vita di oggi, a questa "modernità liquida", di cui ho cominciato a parlare in "Anno Domini High Definition". È un pezzo che parla del mondo in cui viviamo.
 
Nella terza traccia canti "hashtag me and go, I'm addicted to your love". Qual è la tua opinione su questo mondo "social" in cui viviamo?

Credo che la tecnologia e i social media siano delle cose positive, possono veramente aiutarti, rendere la tua vita un po' più semplice. Ma c'è una sola condizione: devi saperti porre un limite, devi trovare il giusto equilibrio. Purtroppo, ci sono persone che non sono soltanto collegate ai social media, ma ne sono completamente dipendenti, devono essere collegati 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Spesso provano anche a sembrare persone diverse rispetto a chi sono nella vita reale: in questo modo, finiscono per avere soltanto rapporti umani falsi, sui social media. Quando sono da soli, scollegati, non hanno nessuno. È pericoloso, bisogna fare attenzione a queste cose. Non puoi dimenticarti che c'è anche una vita reale, in modalità offline, che c'è qualcosa o qualcuno di cui devi prenderti cura. Ci sono rapporti umani reali, c'è una vita normale che devi vivere. Dimenticandotene, cominci a essere qualcun altro. Penso che il rischio più grande che si corre è quello di restare completamente soli... di rimanere semplicemente soli, con se stessi, senza nessuno che possa portarti un bicchiere d'acqua. 
 
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Giusto per restare in tema social network: ho visto un tizio che ha commentato "Discard Your Fear" dicendo che non c'era "true progress" all'interno di quella canzone. Dato che spesso ti sei battuto per una ridefinizione della musica prog, cosa risponderesti a questo tipo di critiche?

Cazzate. Ovvio che c'è un progresso, se come musica "progressiva" intendiamo musica che vada avanti, che abbia qualcosa di nuovo. Da sempre, la nostra musica ha dimostrato come siamo sempre stati in costante cambiamento e sviluppo. L'abbiamo mostrato in ogni nostro album. Però è ovvio, c'è sempre una certa soggettività nel giudicare le cose. C'è qualcuno che pensa che l'unico disco progressive dei Riverside sia "Anno Domini High Definition", perché in quell'album abbiamo messo un sacco di roba tecnica. Onestamente, quel disco non riflette esattamente ciò che siamo. Siamo una band che si fonda sulle emozioni, sulle melodie. È questo che realmente conta per noi. Con questo nuovo album abbiamo voluto mostrare questa visione più ottimistica, e anche questo tipo di approccio è progressivo. La nostra musica ha sempre usato tinte molto scure, e questa volta c'è un nuovo tipo di speranza, e suoni che per noi sono completamente nuovi. Certo, molta gente potrebbe pensare che non è un album prog perché non sembra un disco dei Genesis o di qualcos'altro di affine. Ma per me l'approccio prog può connettersi a tante cose diverse. E "Discard Your Fear" è un'ottima canzone per descrivere il nostro nuovo album: ci puoi trovare dentro un basso che sembra preso da un disco dei Cure, direttamente dagli anni ottanta, puoi trovarci roba post-rock, qualche elemento metal, in genere un groove che non abbiamo mai avuto. C'è un sacco di roba nuova. Se qualcuno dice che non c'è alcun progresso... non so perché dovrebbe pensare una cosa del genere. Almeno, ce n'è per quanto riguarda la storia dei Riverside. Poi ok, se cerchi qualcosa di completamente nuovo nella musica, puoi avere la tua opinione, puoi dire che non c'è niente di prog. Io non la penso così.
 
Molti musicisti vedono gli anni ottanta come un Medioevo di pessima musica. Cosa ne pensi? Quali sono gli elementi degli anni 80 che hai voluto rievocare nei tuoi nuovi pezzi?

In "Time Travellers" canto "Let's go back to the world that was thirty years ago". Penso che ogni 20, 25 anni, tutto si chiuda in un cerchio. E nel mondo torna di moda qualcosa che era di moda tanti anni fa. Dieci anni fa è nata questa fascinazione per gli anni settanta... e sono bastati pochi anni per tornare a rievocare gli anni ottanta. Se dai un'occhiata su YouTube, vedi che uno dei film più popolari del 2015 è Kung Fury, che è una roba ispirata da Terminator, Ninja Warrior, Miami Vice... tutta questa roba anni ottanta sta ritornando! Non penso che gli anni ottanta siano stati messi da parte perché non erano sufficientemente cool, credo che dopo trent'anni sia naturale che queste cose tornino di nuovo di moda. Avendo in mente questa tendenza, ho pensato che tornare indietro agli anni Ottanta sarebbe stato qualcosa di nuovo, di fresco, di interessante. Mi ero un po' stancato di questa musica vintage anni settanta, volevo fare un passo avanti. Ma, prima di tutto, sono della generazione degli anni Ottanta. Negli anni Ottanta ho fatto dieci anni, ho fatto quindici anni, ho scoperto il mondo. Sono della generazione delle cassette, non dei vinili! Per cui quest'approccio per me è molto più spontaneo e onesto. Oh, non voglio dirti che "Shrine Of New Generation Slaves" era un disco falso! Ma questo lo sento molto più... molto più mio, direi. Ricordo che quando ero un ragazzino ascoltavo un sacco di musica in radio, o sulle musicassette. Si potevano trovare tantissime canzoni di qualità semplicemente ascoltando la radio. Certo, non ti sto parlando ti tutta quella robaccia new wave, delle batterie di plastica, o di quelle tastiere orrende. Parlo dell'approccio alla composizione, anche di normali canzoni pop come quelle di Ryan Adams, era un approccio molto migliore di quello che si ha oggi. Se prendi una canzone moderna... oggi tutto è così superficiale, tutto suona come se fosse stato fatto con un iPhone, si preferisce rappare o incollare sample di roba vecchia piuttosto che cantare. È una cosa ridicola. Mi mancano quei giorni in cui accendevi la radio e scoprivi buona musica... per esempio ti imbattevi nei Talk Talk, poi in Peter Gabriel, poi negli U2, poi nei Joy Division. È stato un decennio grandioso, secondo me. Per me è fonte di ispirazione, e se collegato con l'approccio "progressivo" di cui ti parlavo prima, lo trovo molto più fresco rispetto alla rievocazione di album vintage degli anni Settanta. Volevo fare un passo avanti con la mia musica.
 
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Suonate ancora a festival metal, nonostante più volte hai detto di non trovarti a tuo agio quando i Riverside vengono considerati una band metal. Com'è la risposta del pubblico in eventi di questo tipo, dove vi trovate a condividere il palco, per esempio, con Evergrey o Dream Theater? Qual è il vostro pubblico ideale?

Oggi come oggi, la gente è di vedute più larghe che in passato. E questo vale anche per gli ascolti musicali. Se uno ascolta musica metal, non significa che ascolti soltanto metal. Può ascoltare tante cose completamente diverse. Noi non siamo una band metal, siamo semplicemente una rock band, che ogni tanto suona qualcosina di metal. Oggi come oggi ci sono gruppi molto diversi fra loro in ogni genere... ci sono certi tipi di band metal e altri, come ci sono anche gruppi che fanno diversi tipi di rock. Qualche anno fa ero spaventato o preoccupato di salire sul palco in certi festival. Oggi non ce ne frega niente, a essere sinceri. Se finiamo a suonare subito prima o subito dopo una band death metal, non ci lasciamo impressionare e suoniamo la nostra roba. È quel che siamo. Non ci mettiamo a pensare cose tipo "ok questo è un festival metal, dobbiamo suonare solo roba metal". Assolutamente no. La cosa più importante, quando suoniamo ai festival, è cercare comunque di scegliere quelle canzoni che possano dare un certo dinamismo alla tua scaletta. Dipende anche dalla situazione: quando sei in un festival è naturale che devi scegliere canzoni diverse da quelle che suoneresti a un tuo concerto, perché devi coinvolgere la gente, deve essere un'esibizione più breve e dinamica. Ricordo un'occasione, sarà stato nel 2007, o nel 2007... o nel 2008, suonavamo al Monsters Of Rock in Repubblica Ceca. Abbiamo deciso di suonare soltanto le nostre canzoni più pesanti. Ho anche cominciato a urlare in alcuni frangenti, perché volevamo essere più violenti possibile. È stato uno schifo, siamo stati la parodia di una band. Mi sono detto "non farò mai più una cosa del genere, non cercherò mai di essere qualcosa di diverso da ciò che sono". E non mi interessa se mi trovo a suonare sul palco di un festival prog, di un festival metal, di un festival folk o quel che è. Saliamo sul palco e suoniamo le nostre canzoni migliori, perché vogliamo condividerle con la gente. Fine. 
 
Dato che i tuoi testi sono sempre stati antropocentrici e psicologici, cosa ne pensi di tutto lo spiritualismo che spesso affiora nella musica prog?

Non lo so. Non sono interessato alle religioni. Certo, ho la mia opinione in merito, ma tendo a non giudicare nessuno. Nei miei testi cerco di concentrarmi su cose che trovo davvero rilevanti, cose che riguardano la vita di ogni giorno, le esperienze di vita che possono capitare a tutti noi. Non mi va di parlare di miti e draghi, ma neanche di roba politica, per dire. Sono cose che mi annoiano. Mi piace scrivere testi che mi aiutino a realizzare qualcosa di migliore, qualcosa di più grande, che mi aiutino ad essere una persona migliore... sono sempre stato affascinato da questo approccio che sì, potremmo chiamare "psicologico". Cerco di migliorare quando scrivo musica, cerco di essere una persona migliore. E forse, di quando in quando, posso far capire qualcosa a qualcun altro.
 
Se dovessi descrivere la tua musica con una sola parola, quale sceglieresti?

Emozione.
 
Non passerete dall'Italia col vostro prossimo tour. Quando avremo l'occasione di rivedervi?

Siamo stati in Italia, a luglio! Spero che per il prossimo anno potremo sistemare tutti i problemi logistici che abbiamo avuto e tornare in Italia, perché amiamo suonare dalle vostre parti.
 
Ok Mariusz, siamo giunti alla fine di quest'intervista. Vorresti lasciare un messaggio ai nostri lettori.

Vorrei ringraziarvi, per il vostro supporto. So che molti di voi sono stati insieme a noi da sempre, ed è bello che abbiate trascorso con noi tutto questo tempo, che ci abbiate sempre supportati. Voglio anche dare il benvenuto a tutti coloro che ascolteranno "Love, Fear and the Time Machine" per primo, fra tutti i nostri album. È sempre bello iniziare una nuova relazione! Grazie, davvero, per esserci. E voglio invitarvi tutti ai nostri concerti. È vero, non suoneremo in Italia, ma saremo... da qualche parte.



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