Dagoba (Shawter)
Uno dei pochi gruppi francesi ad essere stati capaci di raggiungere anche i mercati stranieri, i Dagoba rappresentano una delle più interessanti realtà della scena transalpina. Onesti prima di tutto con se stessi, non perdono occasione di distinguersi dalle masse assopite della loro nazione. Con un nuovo album appena uscito, è il momento di fare il punto della situazione con Shawter, voce e artefice di questo ultimo parto creativo.
Articolo a cura di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 28/06/15

Benvenuto su SpazioRock. Con i Dagoba ti trovi nel bel mezzo del tour promozionale del vostro nuovo album, "Tales Of The Black Dawn". Come sta andando?

 

Siamo appena partiti, abbiamo pubblicato da pochissimo il nuovo album. Comunque non vedevamo l'ora di tornare nuovamente a suonare in giro!

 

Uno degli aspetti che caratterizzano maggiormente la vostra musica è l'oscurità. Quale è l'ideologia e l'ispirazione da cui parti quando ti metti a pensare ai testi e a come dovrà suonare una nuova canzone?

 

Dannazione, non ho proprio idea da dove provenga tutta questa oscurità! (ride, ndr) Quando inizio a scrivere ho ben presente cosa non voglio assolutamente fare, un po' meno quello che invece ho in mente di realizzare. Alla fine l'oscurità arriva di suo. È un qualcosa di molto strano visto che non sono una persona dal carattere tetro... qualcuno dovrebbe chiamare uno psicologo al più presto!

 

"Tales Of The Black Dawn" è un concentrato di cupezza. Che percorso hai seguito al momento di scrivere e registrare questo nuovo album?

 

Come ti dicevo prima, quando inizio a scrivere una canzone, penso per prima cosa a ciò che non voglio in un disco. Questa o quella sensazione, questi accordi, etc., quindi inizia a prendere forma l'aspetto generale, poi con i riff è come scolpire una statua. La teoria può impegnarti per anni, ma comporre un brano in modo ottimale può essere comunque un'attività veloce. Credo che sia più facile avere un'idea generale e cercare di non superare i limiti imposti piuttosto che scrivere tonnellate di canzoni e poi cercare di unirle in un'unica visione.

 

dagobaitw01Ancora una volta vi siete affidati a Logan Mader, che come su "Post Mortem Nihil Est" ha svolto un lavoro egregio. Quando vi siete affidati a lui per la prima volta, non avete avuto paura che vi indirizzasse verso un suono molto più americano?

 

Proprio per nulla, visto che non ha cambiato neppure una singola nota dei nostri dischi. Ma di certo sa come mixare le nostre canzoni! Fa parte della nostra distruzione di massa! Evil Logan!

 

Rispetto a "Post Mortem Nihil Est" questo nuovo album è meno vario, ma molto più compatto, oscuro e selvaggio.

 

Hai perfettamente ragione. Lo scopo principale di ognuno dei nostri dischi è di proporre un qualcosa di diverso, ma senza però perdere la nostra firma. Non ho proprio voglia di ripetere ogni volta lo stesso disco. La vita è evoluzione.

 

A differenza degli album precedenti, dove era sempre presente una traccia strumentale al centro ("Nevada" su "Post Mortem Nihil Est", "Ha Long" su "Poseidon", "Transylvania" su "Face The Colossus", "The Things Apart" su "What Hell Is About"), quasi per permettere all'ascoltatore di prendere una boccata d'aria prima di ripiombare nel vostro mondo oscuro, in "Tales Of The Black Dawn" non vi è nulla di simile. Scelta stilistica, concettuale o cosa?

 

Ancora una volta hai colto nel segno. Sei stato il primo ad aver notato questo particolare. È stata di sicuro una scelta concettuale. Durante la scrittura dei singoli brani continuavo a pensare, "ok, mettiamoci al lavoro sul tradizionale brano strumentale". Ho anche iniziato a scrivere qualcosa. Ma quando ho ascoltato l'album nella sua interezza ho capito che doveva rimanere compatto. Ho pensato agli incontri di Mike Tyson. Chi di noi ha mai voluto vedere Iron Mike difendere il suo titolo chiuso nell'angolo? Nessuno! Tutti volevamo vederlo distruggere il suo avversario. Nessun round lottato al risparmio. Così ho abbandonato l'idea della traccia strumentale e ho lasciato che l‘album vivesse in questa sua veste aggressiva e compatta.

 

In "Tales Of The Black Dawn" vi è un uso alquanto limitato del cantato con voce pulita (solo tre brani). Rispetto al tuo solito stile di canto, in questo caso male si adattava all'atmosfera dell'album?

 

Chiedilo a Mike Tyson! (ride, ndr)

 

Molte band francesi cantano in inglese, principalmente per un fattore di maggiore fruibilità all'estero. Cosa ne pensi tu: è meglio mantenere un'identità più nazionale o piegarsi ai dettami del metal anglofono?

 

Quando abbiamo iniziato a suonare ci siamo trovati in difficoltà nel trovare un'etichetta perché tutte volevano che cantassimo in francese. Il metal rap francese andava per la maggiore, e tutti ci dicevano che cantare in inglese ci avrebbe solo portato fastidi. Ma che si fottano: per me l'inglese ha un suono migliore in ambito metal, così facciamo ciò che riteniamo meglio per noi. Ed alla fine l'unica band francese al momento abbastanza conosciuta al di fuori della Francia canta in inglese.

 

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Alla fine del 2013 avete tenuto il vostro primo tour in America, tra Stati Uniti e Canada. Cosa ne pensate di questa apertura del mercato americano verso band francesi?

 

Gli Stati Uniti sono un gran bel posto dove suonare. Amo quella nazione anche come turista, quindi immagina essere un metallaro che va lì a suonare! Per me è il paradiso. È stato un tour fantastico e non vediamo l'ora di riportare i nostri culi francesi di nuovo lì.

 

In ottobre e novembre sarete in tour con i Moonspell. Cosa ne pensi di questa unione di due nazioni che non giocano un ruolo fondamentale all'interno del panorama europeo del metal?

 

Trovo che sia grande. Significa che anche Portogallo e Francia sono in grado di creare buona musica metal. La musica è universale, è tempo di ascoltare tutte le singole proposte.

 

Cosa ne pensi dello stato della scena francese heavy metal / hard rock? Vi sono molte band ma sembra che soltanto una manciata siano conosciute al di là dei vostri confini...

 

La scena sta crescendo ma sai, i francesi odiano il successo, quindi credo che diverse band metal francesi siano più interessate a compiacere i commenti presenti su Facebook piuttosto che fare ciò che veramente vorrebbero. Siate voi stessi!




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