The Dead Daisies (Doug Aldrich)
Si riaccendono i motori della hot rod fiammante targata "The Dead Daisies": "Holy Ground" è il titolo del loro nuovo album, una fresca ripartenza a tre anni di distanza dal precedente "Burn It Down". Abbiamo fatto quattro chiacchiere per l'occasione con Doug Aldrich, virtuoso chitarrista della band, che ci ha detto la sua sul nuovo album e sui progetti futuri.
Articolo a cura di Giampiero Pelusi - Pubblicata in data: 22/01/21

Ciao Doug, è un piacere poter parlare con te e benvenuto su Spaziorock! Come stai? Sei emozionato per il nuovo album?


Sto bene, finalmente è uscito "Holy Ground", non vedevamo l'ora.


Hai pubblicato "Rise" con i Revolution Saints nel 2020 e, dopo un solo anno, ecco che arriva "Holy Ground" dei The Dead Daisies. Non riesci proprio a stare fermo! Che cosa significa per te scrivere musica durante questi anni così difficili?


In realtà avevamo scritto e registrato "Holy Ground" prima della pandemia, quindi era già pronto per essere pubblicato lo scorso anno. Ho finito la promozione di "Rise" e avevamo iniziato a preparare anche quella di "Holy Ground" con il anche un tour, ma poi è scoppiata l'epidemia e abbiamo rimandato tutto all'anno successivo. Non abbiamo fatto altro che aspettare per la pubblicazione e durante la pandemia abbiamo messo in atto diverse idee per promuovere l'album e per dare qualche assaggio ai fan: video durante il lockdown, l'EP "The Lockdown Sessions", qualche post tramite Facebook ed altri social media. Abbiamo anche pubblicato qualche traccia come "Unspoken", "Bustle And Flow" e, finalmente, "Holy Ground (Shake The Memory)". Adesso siamo pronti, sembra come se il 2020 non fosse esistito e noi fossimo usciti dallo studio adesso col nuovo album in mano, solo che c'è voluto un anno in più. È stato un periodo difficile, ma dobbiamo rimanere forti e ce la faremo.


I The Dead Daisies sono una band molto dinamica, un cantiere aperto dell'hard rock che ha portato avanti questo genere negli ultimi anni. Tantissimi grandi musicisti hanno preso parte in questo bellissimo progetto e adesso è arrivato il turno di Glenn Hughes, "The Voice Of Rock", che va a rimpiazzare John Corabi e Marco Mendoza. Lo avete cercato voi? Oppure il contrario?


Il nostro management lo ha contattato e poco dopo me l'hanno comunicato chiedendomi cosa ne pensassi. Io ho detto loro: "È incredibile, sarebbe veramente fantastico". Così ho chiamato Glenn per fare due chiacchiere a riguardo ed era veramente entusiasta di poter suonare insieme.


"Holy Ground" dimostra come i The Dead Daisies spingano costantemente sull'acceleratore. "Burn It Down" è stato acclamato con successo dalla critica e la grande energia che sprigionava è rimasta intatta in quest'ultimo lavoro. Cos'è cambiato durante le sessioni di scrittura e di registrazione, considerando ovviamente il cambio di line up?


Il processo di scrittura è cambiato molto, quando ho parlato con Glenn mi ha comunicato di aver scritto dei pezzi da presentare alla band. Così ho iniziato anche io a comporre qualcosa da far sentire a Glenn ed ai ragazzi. Prima, quando c'erano John e Marco, ci riunivamo e iniziavamo a scrivere da zero, raccogliendo idee e riff e lavorandoci su insieme . Era una situazione piuttosto diversa rispetto ad adesso dove, invece, ci proponiamo direttamente canzoni. Quindi le idee messe su da Glenn erano già piuttosto avanzate, tanto da poter iniziare una pre-produzione partendo direttamente da queste. Glenn ha scritto, inoltre, melodie e testi su molti spunti che gli avevo presentato, è stato molto rapido.

 

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  Photo Credits: Fiaz Farelly

 

"Holy Ground" è un nome evocativo e trasmette un significato d'impatto. Cosa si cela dietro questo titolo?


Ognuno può farsi una propria idea dando un occhio ai testi. Personalmente, la "terra santa" è la mia famiglia, ovvero tutto ciò che amo, così come la musica. Per i The Dead Daisies, invece, "Holy Ground" non è nient'altro che questo periodo, una fresca ripartenza, l'inizio di una nuova era.

 

"Bustle And Flow" è stato pubblicato come secondo singolo a ottobre con l'aiuto di un interessante video girato da Creative Works London. Com'è nata questa collaborazione? Dove avete preso l'idea alla base del video?


È stata una grande sorpresa per noi. Sono venuti dicendoci: "Abbiamo un'idea per questa canzone e vogliamo sorprendervi". L'hanno creato e ho pensato subito che fosse veramente bello, spero di poter vederne altri. Il concept alla base credo sia stato pensato dal loro regista o da qualcun altro di loro. È bello perchè ha un approccio diverso rispetto ad altri video.


"Far Away" è l'ultima traccia del disco: una canzone struggente ed emozionante su un malinconico viaggio per cercare qualcuno che non è più qui. Presenta un grande insieme di sezioni pulite, parole dense di significato ed un intermezzo più possente. A chi è rivolta? Chi ha scritto il bellissimo outro finale?


Non c'è un vero e proprio destinatario, dipende da te e dalla tua interpretazione. Glenn ha scritto il testo, mi ha portato la canzone chiedendomi se sarebbe potuta piacere ai ragazzi e gli ho detto che l'avrebbero sicuramente adorata. Parte della magia di questo pezzo è nel modo in cui è stata registrata e presentata. Puoi suonarla in acustico e rimarrebbe comunque incantevole. Uno degli aspetti migliori della canzone è che presenta diverse sonorità che crescono, si innalzano e cadono giù per poi risalire di nuovo e colpirti duro, il tutto ad accompagnare una bellissima storia. Lo stesso Glenn ha scritto anche l'outro finale e ha permesso a me e David di aiutarlo nell'arrangiamento. Ci sono molti modi in cui avremmo potuto suonarlo, ma credo che così come abbiamo fatto nell'album funzioni veramente bene.


Il 19 febbraio avreste dovuto suonare al Live Club di Trezzo sull'Adda. Quant'è difficile organizzare un tour in questo periodo nero, senza sapere se riuscirete effettivamente a suonare?


Questo tour alla fine è stato spostato di nuovo al prossimo anno. Sfortunatamente non abbiamo date prima del periodo estivo e speriamo vivamente di poter suonare almeno quelle. Dobbiamo aspettare che il mondo sia pronto.


È un vero peccato, qui la situazione è ancora molto in dubbio. Avete un piano B per promuovere "Holy Ground"? Live streaming o cose del genere?


Credo sia un'ottima idea, ne abbiamo parlato. In questo momento non possiamo viaggiare per via della situazione difficile qui negli States. I numeri stanno calando, ma comunque rimaniamo in allerta, dobbiamo aspettare un altro po'. Se tutto va bene e dovessimo riuscire a provare a marzo e aprile e se le date estive verrano mantenute, potremmo iniziare il tour e andare avanti in quel modo per tutto il periodo. Se per qualche ragione non potremo farlo, penseremo a qualcosa come un live streaming. Inoltre, in questi giorni, io e Glenn abbiamo lavorato su del nuovo materiale, quindi continueremo a registrare.


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L'hard rock è un genere che ha vissuto il suo periodo di splendore negli anni '70 e '80. Ai giorni nostri, qualcuno sostiene che l'hard rock sia morto e che tutte le band odierne non sono altro che copie sbiadite di quelle del passato. Cosa diresti a proposito? In che modo, secondo te, una giovane band dovrebbe portare avanti questo tipo di musica senza risultare datata?


Io credo non sia vero, l'hard rock è semplicemente cambiato e continua a farlo. Abbiamo un sacco di band che non stanno invecchiando per nulla, per esempio i Black Sabbath e gli Stones. Gli AC/DC hanno pubblicato un nuovo album, i Guns 'N Roses sono in procinto di farlo. E la gente ama la musica hard rock: quando ci chiedono da che band proveniamo e io rispondo "Io vengo dai Whitesnake, Glenn dai Deep Purple, Deen dai Journey", loro rimangono estasiati, mi manifestano l'amore per quelle band e sono conseguentemente entusiasti di ascoltare i The Dead Daisies. Cerchiamo di portare avanti il classico hard rock con influenze dei 70s e degli 80s rinfrescandolo allo stesso tempo con nuove sonorità. Soprattutto questo "Holy Ground" rappresenta una nuova rampa di lancio per noi. La già discussa "Far Away", così come la title track o "Like No Other (Bassline)" hanno un sound piuttosto nuovo. Facciamo del nostro meglio per mantenere vivo questo tipo di musica e penso che lo sia tuttora. Un consiglio che posso dare alle giovani band è quello di ascoltare e ispirarsi alle gloriose band del passato senza però copiarle. Per esempio mi piace un sacco il modo di scrivere dei Greta Van Fleet, presentano vari elementi che richiamano i Queen e i Led Zeppelin, ma mescolati ad un sound fresco. Io non credo onestamente sia sbagliato prendere spunto dai grandi gruppi del passato, anzi. Trovo che sia una cosa eccezionale, d'altronde quello è stato il periodo più importante per lo sviluppo e la crescita del rock.


Grazie per il tuo prezioso tempo, Doug. Vorresti dire qualcosa ai tuoi fan italiani e ai nostri lettori?


Grazie a te per questa bella intervista, spero che tu stia bene. Dobbiamo rimanere positivi e darci supporto. Io mando i miei più sinceri auguri a tutti i fan e lettori in Italia, adoro il vostro Paese e spero di essere insieme a voi il prima possibile.




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