King Nun (Theo)
Articolo a cura di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 31/12/21

Traduzione a cura di Isadora Troiano

 

Ciao Theo, benvenuto su SpazioRock, è un piacere averti con noi!

 

Grazie a voi, è un piacere anche per me!

 

Prima di tutto come stai e come si sente la band, siete pronti per stasera?

 

Siamo prontissimi, non riusciamo a credere di essere in un locale così bello e siamo felicissimi di essere qui in Italia, penso che sia un paese e un pubblico che porta grandissimo rispetto ai musicisti, in un modo che non si trova dappertutto, quindi non vediamo l'ora di suonare.

 

Questo tour con gli Struts vi sta portando molto in giro ultimamente, sia in USA che in Europa, come sta andando?

 

Per noi è davvero una gioia, visitare così tanti paesi e portare in giro la nostra musica, è grandioso.

 

Siete una band giovanissima, ma siete già arrivati ad aprire per band del calibro di Black Flag e Foo Fighters, come vi sentite a riguardo?

 

Mi piace chiamarla un'onda fortunata, qualcosa che ti coglie all'improvviso e da cui siamo stati letteralmente travolti, all'inizio Ë stato anche merito del nostro fantastico manager e della nostra incredibile casa discografica, queste persone stupende e creative ci hanno dato una grandissima mano, ma, non voglio sembrare ingrato, si è trattata anche di molta fortuna.

 

Ë la prima volta che abbiamo modo di chiacchierare con voi, quindi inizierei parlando del vostro background. La prima volta che vi ho ascoltati ho pensato che il vostro sound fosse incredibilmente British, e questo mi piace molto, è chiaro che la vostra provenienza influenza ciò che fate.

 

 

Domanda fantastica! Dunque io e il chitarrista James veniamo dalla stessa zona di Londra da cui provengono i Rolling Stones e i Led Zeppelin e in qualche modo questa cosa ci ha influenzato musicalmente, infatti la loro influenza, insieme a quella di altri gruppi storici come i Kinks, è molto presente nella nostra musica. Ma penso che sia l'unica traccia della nostra provenienza geografica perchè moltissime delle band che ascoltiamo sono band punk americane e formano una parte importante del nostro sound. Potrei anche dire che è il sistema scolastico inglese che spinge alla ribellione e quindi al nostro genere musicale, ma al di là di questo posso aggiungere che forse è più l'esperienza personale che portiamo nel gruppo che è legata alla nostra patria.

 

E per quanto riguarda nello specifico la città di Londra?

 

Ok, dunque c'era questo bar di Brixton, The Windmill, che abbiamo frequentato per molto tempo ed era frequentato da moltissime band quindi si può dire che si fosse creata una specie di scena al suo interno, che abbiamo continuato a frequentare anche dopo essere esplosi fuori dall'underground, è un ambiente molto vitale e divertente in cui trovarsi. Lo abbiamo frequentato anche quando non avevamo neanche l'età per metterci piede e ci ha formato molto perchè era una vera e propria comunità musicale, ricca di ispirazione e di unione tra le persone. Una volta che fai parte di questa comunità ne fai parte per sempre. Anche suonare nei club londinesi ci ha formati, una volta che suoni a Londra acquisisci una certa attitudine che non cambia nel tempo.

 

Parliamo del vostro disco che è stato definito un disco della maturità, cosa ne pensate di questa descrizione?

 

Penso che sia una definizione che abbiamo dato noi stessi quando ci hanno chiesto del disco ed è un po' rimbalzato in giro. Comunque è vero, molte canzoni su disco lo dimostrano. Molti dei testi sono diventati una specie di conversazione su noi stessi, su cosa abbiamo imparato e sulle cose che abbiamo passato, sia belle che brutte, sia personali che legate alla band. Per noi Ë stato quasi una cerimonia religiosa, un battesimo, per questo confermo la definizione di disco della maturità. Mi piace e rispecchia quello che pensiamo.

 

Riguardo quello che avete appena raccontato, quando avete deciso di chiamare il disco "Mass" a cosa volevate riferirvi?

 

Penso che abbia due definizioni, entrambe vere: la prima è una forma senza precisa definizione e rispecchia molto quello che è la musica in fin dei conti, qualcosa di enorme ma senza una forma concreta. La seconda definizione invece è "cerimonia", ritrovarsi insieme e supportare quello che si ama e anche questa si applica alla musica, al riunirsi per celebrare il proprio amore per la musica. Penso che entrambe le definizioni rispecchino ciò che per noi è la musica, non c'entra specificamente con l'idea cristiana del termine ma, come ad esempio in un battesimo, si celebra qualcosa di importante, in cui si crede. Si applica strettamente alla musica, niente di religioso.

 

Questo disco è molto diverso da ciò che avete fatto finora, vorrei che ci parlaste di come siete arrivati a questo risultato.

 

L'etichetta ci ha totalmente supportato in questo, penso che siamo arrivati a questo risultato semplicemente lasciandoci trasportare da ciò che ci piace, paradossalmente pensando meno e agendo di più. Per questo i testi sono più diretti e meno cerebrali, in questo modo abbiamo ottenuto qualcosa di più vero. La mia mente poi a volte lavora come se stessi creando un film, per immagini, quindi quando voglio raccontare una storia preferisco farlo raccontando immagini, scrivo praticamente delle scene.

 

Nonostante l'evoluzione del vostro sound sia innegabile, c'è comunque una costante nella vostra musica che traspare sempre, nonostante gli anni che passano.

 

E' esattamente quello che volevamo raggiungere, anzi ti ringrazio per averlo notato.

 

Anche la scelta di esplorare diversi tipi di sound, l'aggiunta di elementi elettronici, dimostrano che il vostro sound resta d'effetto nonostante attingiate a piene mani da elementi della musica passata, come quella anni '90. Quale pensate sia l'elemento che rende questo genere così efficace?

 

Penso che i nostri fan, cosÏ come noi, si siano approcciati alla musica nella prima adolescenza, con gruppi come i Nirvana, che hanno rappresentato al meglio la rabbia e il disagio di quell'età. Noi come loro abbiamo assorbito questi elementi e li abbiamo fatti nostri e messi nella nostra musica. Dicono che le canzoni tristi o quelle arrabbiate sono quelle che hanno vita più lunga, non so dire perchè ma è così e questo ci ha molto influenzati, così come i nostri fan. Quello e le chitarre distorte, che hanno sempre un grande impatto.

 

Può essere anche alla radice del vostro stile a volte un po' cupo.

 

Sicuramente è così, ma questo particolare è legato anche al momento della nostra vita in cui abbiamo scritto l'album, sfortunatamente sono accadute delle cose brutte e questo ovviamente ha influito. Avere a che fare con queste cose fa crescere ed è parte della vita per cui riversare il tutto nella musica ha fatto anche parte del processo di superare determinati momenti. Come nella canzone "Black Tree", che è una canzone molto triste e parla appunto della perdita, Ë stato quasi necessario scriverla.

 

Ok abbiamo finito ma prima di andare potete lasciare un messaggio ai nostri lettori e ai fan italiani.

 

Siamo molto grati di essere qui oggi, grazie del vostro supporto e comprate il nostro disco!




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool