Fosch Fest II
31/07/10 - Arena, Bagnatica (BG)


Articolo a cura di Fabio Rigamonti

Seconda edizione per il Fosch Fest, una manifestazione che, con orgoglio, si può fregiare del titolo di “primo folk metal fest totalmente gratuito nato in Italia”. D’altronde, i numeri dell’anno scorso sono stati più che positivi ed è stato quindi naturale cercare quantomeno di replicare le 4.000 presenze della prima edizione, sempre a Bagnatica nell’arena estiva, mai così gremita nel resto dell’anno come durante questa manifestazione.

Giunto sul luogo alle 16, subito noto un discreto fermento: il pubblico pare già viaggiare sul centinaio di unità e le compagnie d’armi medievali stanno tutte allestendo il campo dove bivaccare e svolgere le esibizioni in programma.  Alle 16:15, puntuali come un orologio svizzero, salgono sul palco i torinesi Gotland, a loro l’arduo compito di aprire le danze della manifestazione. I ragazzi non paiono per nulla intimoriti dall’incarico e, in completa cotta di maglia, cominciano a battere le loro spade sugli scudi, incitando la folla ed esplodendo in un tipico pagan folk metal suonato con sufficiente maestria, nonostante la mancanza totale di originalità, ripagato dal pubblico con una partecipazione discretamente sentita.

Il cambio di palco è più che rapido ed ai Gotland succedono i Furor Gallico, giovane band lecchese nata come costola dei FolkStone (tra le fila della band, l’ex arpista del gruppo orobico Becky e Maurizio, turnista per le date d'eccezione dei briganti di montagna). La band, dipinta di azzurro come i tradizionali guerrieri scozzesi di Braveheart, infiamma il pubblico via via crescente, si dimostra già matura e conosciuta (molte le magliette indossate col monicker della band) e, tutto sommato, devo dire che tutto questo consenso l’ho trovato meritato. Una conferma, visto che la formazione ebbi già modo di vederla all’opera nel live di presentazione della nuova opera discografica dei FolkStone “Damnati Ad Metalla”. Sebbene si rimanga ancora in ambito di un folk metal estremamente pagano ed incattivito, i Furor Gallico non rinunciano ad innestare nel loro sound robusto aperture melodiche di carattere celtico e medievale, sfumature decisamente convincenti che rendono il quadro ancor più godibile. Da segnalare, durante il live dei Furor Gallico, il primo momento di puro delirio da parte del pubblico sulla cover di “Trollhammaren” dei sempre più venerati (dai folk metallers) Finntroll.

Al termine dei 45 minuti messi a disposizione dei Furor Gallico, il sangue comincia a scorrere sul palco del Fosch Fest, perché è la volta dei druidici Draugr. La band propone l’esibizione sicuramente più cattiva ed oscura della giornata, il frontman Svafnir si agita come posseduto dallo spirito degli antichi dell’oscura era del paganesimo e lo spettacolo è di sicuro impatto scenico. Anche l’impianto audio del festival, oramai caldo a dovere, mostra di saper reggere alla perfezione la bordata sonora (un suono così potente e preciso per una manifestazione gratuita ed ancora giovane come il Fosch Fest è a dir poco sorprendente). Sarò sincero nell'affermare che, nonostante la bravura dei Draugr, l’ennesima proposta pagana (e l’ennesima cover dei maestri Finntroll) in poche ore fa sì che lo show non venga pienamente apprezzato dal sottoscritto.

Tempo di una lunga pausa prima di lasciare il palco ai due headliner della manifestazione, interruzione che arriva giusto a puntino per godersi qualche manifestazione di combattimento medievale ad opera delle compagnie presenti, o per gustarsi una pizza o una grigliata in compagnia di una corroborante birra, il tutto a prezzi estremamente ragionevoli (il che scongiura di defualt lo spettro del ricarico di cibo e bevande per giustificare la gratuità del festival – di nuovo tanto di cappello all’organizzazione!).

 

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Al termine della pausa, il sole comincia a tramontare, mentre i FolkStone sorgono sul palco di Bagnatica, infiammando una platea che, oramai, ha raggiunto qualche migliaio di unità. Sui FolkStone in sede live, oramai, non posso davvero aggiungere più nulla di quanto non abbia già scritto su queste pagine. Segnalo unicamente due avvenimenti: il fatto di proporre “Vortici Scuri” in versione acustica, novità rispetto alla setlist di questa primavera, ed il fatto che la band, nonostante i numerosissimi impegni che la porta a suonare anche tre o quattro sere a settimana in giro per la bergamasca (e non solo), si dimostri comunque pienamente in forma, per nulla stanca di animare, ancora una volta, un festival che lei stessa ha contribuito in buona parte a creare.

E' ormai notte quando il palco dei FolkStone viene sostituito da quello degli Eluveitie, ed un sound-check effettuato durante la pausa pre-serale comunque non è servito ad attenuare un tempo di attesa sensibilmente maggiore, come d’altronde è giusto che sia quando si ha come headliner la formazione probabilmente più in auge dell’attuale panorama folk metal europeo. Quando Chrigel e soci giungono sul palco, la lunga attesa viene ripagata da uno show di alta classe e professionalità, nonché dal muro sonoro dirompente e compatto che da sempre contraddistingue il folk metal degli elvetici, e mi riferisco quella tipica mistura di melodeath con tanto di flauti e violino celtico, sempre abbinati alla Ghironda medievale. Per quel che mi riguarda, trovo gli Eluveitie decisamente più appetibili in sede live che su disco, dove l’effetto noia, spesso, sopraggiunge troppo in fretta. Nessun capitolo discografico della band viene risparmiato durante questa serata e persino l’acustico “The Arcane Dominion” trova il giusto spazio in scaletta con almeno due episodi ad esso dedicato. Degna di menzione, inoltre, la meravigliosa e folgorante introduzione di Chrigel al live, un qualcosa del tipo: “Che bello essere di nuovo in Italia, fratelli miei, e che peccato non conoscere una sola parola di italiano! Mi dispiace davvero molto, ma l’unica cosa in italiano che so è: porco D…” (completate voi la frase, senza sforzare troppo la fantasia; avreste dovuto vedere i volti delle signore curiose con famigliole al seguito sulle gradinate in fondo all’arena…).

Dopo oltre 90 minuti di spettacolo ottimamente suonato, anche per gli Eluveitie arriva il momento di abbandonare il palco di Bagnatica ed i riflettori si spengono sulla seconda edizione di un festival che mostra un potenziale davvero enorme, ma, a parer mio, non ancora pienamente espresso. Vedendo dall’alto la scaletta, difatti, non posso che constatare una certa “monotematicità” della proposta, e sebbene comprenda perfettamente la specificità della manifestazione, dico anche che il folk è una musica talmente vasta, che si potrebbe cominciare ad osare in qualche direzione che non sia sempre il growl pagano abbinato al classico strumento tradizionale. Il successo di pubblico e della manifestazione è stato talmente evidente, quest’anno, che questa potrebbe anche non essere una fantasia impossibile da realizzare. E, con orizzonti musicali più ampi, ma sempre folkloristici, anche il pubblico è destinato a crescere ulteriormente, detronizzando le circa 6.000 presenze raggiunte quest’anno.

Se tutto continuerà a viaggiare su questi livelli, ci sarà comunque tempo e modo di esplorare a fondo tutto questo potenziale; per ora basti sapere che il Fosch Fest promette di diventare un festival davvero grosso ed importante dell’estate metallica italiana. E se si manterrà costante la gratuità della manifestazione nonostante gli incrementi qualitativi… beh, potremmo davvero essere in presenza di un evento più unico che raro in un genere che, complici le scene alle quali ho assistito durante l'arco della giornata, sempre meno si può definire “di nicchia”.




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