Wacken Open Air 2010
05/08/10 - Wacken Open Air, Wacken (Germania)


Articolo a cura di Alessandra Leoni

Report a cura di Alessandra Leoni e Davide Panzeri.

 

Anche quest'anno l'edizione del Wacken Open Air è da archiviare e riporre sullo scaffale.


Edizione che, per la precisione, è arrivata al numero ventuno. Ventuno anni di continue evoluzioni, espansioni e migliorie per giungere al risultato che noi tutti oggi possiamo vedere coi nostri occhi, e se siete tra quelli che non hanno potuto constatare di persona, state tranquilli, siamo qui apposta per raccontarvelo.


Il Wacken Open Air è ormai considerato La Mecca mondiale del metal, il festival del genere più importante d'Europa e del mondo. Migliaia e migliaia di persone si riversano per poco meno di una settimana nella tranquilla cittadina di Wacken, nella settentrionale provincia di Amburgo, alla stregua degli stormi di uccelli che alla fine dell'estate migrano verso lidi più caldi e accoglienti. 75.000 metalhead che per l'intera durata del festival bevono, cantano, pogano, fanno circlepit e sviluppano una fratellanza che solo in pochi festival si può vedere.
Per descrivere cosa sia il Wacken, non ci resta che partire dall'inizio, cioè dal viaggio, per terminare poi in considerazioni sparse sul festival e sulla sua musica.


Ci sono vari modi per giungere a destinazione: aereo, macchina e treno. Nel mio caso, il mezzo di locomozione è stato un furgoncino preso a noleggio, rivelatosi poi fondamentale alleato nel trasportare la selva di persone, bagagli e amenità varie nei verdi e campagnoli prati di Amburgo. Se non avete problemi di tempo, di guida e avete voglia di farvi un po' di chilometri la soluzione ideale sono proprio le quattro ruote. Vi permetteranno di portarvi appresso un sacco di cose utilissime quali: gazebo, griglie, tavoli, sedie, generatori, luci ed altre cianfrusaglie. Dopo un lunghissimo viaggio, oltrepasserete il cartello che vi dice di essere giunti sul luogo del festival e vi sentirete temporaneamente rigenerati. Vedrete uno sciame di persone vestite completamente di nero da testa a piedi scorrere ai lati della strada (unica e principale) portando in spalla casse di birra, attrezzi da campeggio, zaini, tende, chitarre di plastica ed improvvisati carrelli. Alcuni di loro, poi, non mancheranno di darvi il loro benvenuto in paese ed al festival dicendovi in growl: "Wackeeeeen", a cui bisogna rispondere adeguatamente. Inoltre, potete osservare una nutrita schiera di bambini su degli strani tricicli con rimorchio che, in cambio di una manciata di euro, ti portano decine di lattine di birra e cibarie varie all'ingresso del campeggio. Una volta superato tutto ciò, sarà il momento di entrare in uno dei campi predisposti dall'organizzazione per montare la tenda o per costruirti una vera e propria residenza estiva. Sì, dovete sapere che a Wacken ogni anno si disputa una gara non scritta e non ufficiale: quella, passatemi il termine rude, a chi ce l'ha più grosso. Pensi che il tuo gazebo e il tuo tavolino facciano invidia ai campeggiatori a te prossimi? Sbagliato, il tuo vicino avrà un megatendone con panchine di legno e tavoli enormi, un recinto per delimitare il proprio terreno e un cancello di ingresso, un generatore grande quanto una macchina in grado di dare corrente alle città del circondario e che serve a far funzionare una serie di luci di natale e delle casse stereo che fanno quasi concorrenza a quelle dei palchi del festival e che spareranno musica - assolutamente anni luce lontana dal metal, il più delle volte - ventiquattro ore su ventiquattro, con il risultato che le prime notti non riuscirete a chiudere occhio, per poi crollare a dormire come delle sequoie appena tagliate nelle serate successive. A quel punto, l'anno dopo si potrebbe pensare di portare su l'intera discografia di Gigi D'Alessio, per far cambiare almeno i gusti atroci dei tedeschi in fatto di musica pop-kitsch, dato che non spegneranno mai il loro impianto stereo, se non alla fine del festival. Preparatevi quindi a vedere delle cose al di fuori di ogni logica e razionalità, che non faranno altro che aumentare la vostra stima nei confronti degli altri metallari.


Per diventare però a tutti gli effetti un partecipante del Wacken Open Air vi mancherà il braccialetto. Questo oggetto di culto (si anche qui ci sarà una gara a chi ne ha di più) lo otterrete dopo un'estenuante e inevitabile coda, che però nelle ultime edizioni si è assottigliata grazie all'aumento di banchetti predisposti alla consegna. Se arriverete come noi un giorno prima dell'inizio dei concerti, non vi rimarrà che farvi un giro nelle aree di contorno al festival, o recarvi in paese per fare vari acquisti importanti come birra, birra e ... birra.


report_wacken2010_01In ogni caso, vi ritroverete poi a vagabondare e fare baldoria in uno dei seguenti posti: Wackinger, Metal Market, Bullhead City o Beer Garden.


Il Wackinger, notevolmente migliorato in fatto di layout e di stage, è una sorta di rievocazione di villaggio vichingo, dove numerose tende di tela bianca nascondono decine di personaggi vestiti con abiti del tempo che praticano mestieri antichi come quello del fabbro o del fornaio, del conciatore di pelli e così via. Potrete cimentarvi nel lancio dell'ascia o della lancia, sorseggiare Met freddo o caldo a seconda dell'orario del giorno e della temperatura, assaporare manicaretti che mai pensavate potessero esistere oppure bere fiumi di birra ordinati direttamente dal drakkar convertito a bar posizionato al centro dell'area.


Il Metal Market è senza ombra di dubbio il più famoso mercatino metal in circolazione. Tantissime bancarelle disposte in file ordinate con i propri stereo che sparano a manetta la musica che preferiscono (sentirete musica per ventiquattro ore su ventiquattro, ve l'avevamo già detto?) vi venderanno qualsiasi tipo di vestito, oggetto ed inutilità inerente al mondo metal o meno. Poi, per la modica cifra di un euro, potrete entrare nel tendone dove lì e solo lì vengono venduti cd, vinili e musicassette, dal pezzo introvabile di una band black metal, registrato ancora su cassetta, alla più recente uscita discografica. I prezzi sono peraltro convenienti, ma prima che vi lanciate negli acquisti sfrenati per far scorte per l'inverno, sarebbe utile confrontare un po' lo stesso disco nei vari stand: insomma, anche nel comprare i cd metal, un po' di oculatezza non guasta mai.


Nella Bullhead City, che riconoscerete per il tendone a forma di circo, potrete dilettarvi nell'osservare incontri di wrestling semi-amatoriale, ragazze che lottano nell'olio e fare da giuria a miss maglietta bagnata.


Mi sembra alquanto superfluo soffermarmi a spiegare cosa sia il Beer Garden, penso che il nome dica tutto. Per dovere di cronaca mi limiterò a dire che con le sue innumerevoli panchine e tavoli, il Bier Garten, fornisce refrigerio e ristorazione a quelle persone che hanno deciso di fermarsi un attimo, per riprendere fiato e per sorseggiare in santa pace una deliziosa e gustosissima Franziskaner, mentre nel palchetto nelle vicinanze si avvicendano la band dei pompieri locali, gruppi di cover band e Mambo Kurt. Anche se c'è da notare che quest'anno la presenza di questi personaggi sul palco del Bier Garten è notevolmente calata, rispetto agli anni scorsi.


Passato questo primo giorno senza concerti è giunta l'ora di andare in tenda a dormire (o fare baldoria con i vicini di tenda che, vedendo che siete italiani, vi chiederanno di fare un caffè). Probabilmente avrete difficoltà a prendere sonno a causa del ronzio dei generatori e soprattutto per la già citata musica di pessimo gusto a tutto volume. Dimenticavamo di dirvi di portarvi un paio di tappi per dormire.


Vi risveglierete nelle stesse condizioni in cui siete andati a dormire, è bene dirvelo subito e ad orari che mai vi sareste aspettati di fare. Il muro sonoro e lo sbuffare dei generatori saranno vostri intimi compagni di festival.


Evviva! Si va a vedere i primi concerti! Sbagliato, il festival inizia il pomeriggio alle 16.00. Avrete quindi altro tempo libero per esplorare la zona ed il paesino. In alternativa, potrete tentare di comprare il merchandising ufficiale, se riuscirete. Perennemente OUT OF STOCK sin dal primo giorno, questo è uno dei punti dolenti. In quattro anni la situazione non è mai migliorata e la corsa alla maglietta ricordo esser sempre irta di difficoltà. Tra l'altro quest'anno, sulla maglietta sono assenti i nomi di Iron Maiden, Mötley Crüe ed Alice Cooper. La motivazione sta nel fatto che gli organizzatori hanno deciso di creare una maglietta a parte per la prima giornata. Bell'idea, non c'è che dire. Non risulta pervenuto pure il classico asciugamano da sfoggiare in spiaggia con tutto il bill del Wacken ben stampato. Ci si poteva sempre consolare con un simpatico salviettone con stampato un bel: "Duschen ist KEIN Heavy Metal", ovvero la doccia non è per niente Heavy Metal. (Sarà, ma pur essendo metallara non voglio che i miei compagni di viaggio svengano appena vicini a me, come in una nota reclame di calzature! n.d Alessandra)

 

 

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Finalmente giunge l'ora ed è tempo di entrare nell'area stage. Una bolgia di persone si assiepa all'ingresso, dove la security controlla minuziosamente e scrupolosamente ogni individuo che voglia entrare. I tempi sono lunghi, salvo poi assottigliarsi man mano che la giornata prosegue.

 


La prima giornata è solo un antipasto (parlando solo della quantità di band) di quello che sarà poi il festival. Oltre alla ormai consueta band cover del promoter di Wacken con vari ospiti, tra cui l'immancabile Udo Dirkschneider, che porterà il nuovo inno di Wacken. Il menu per il resto propone Alice Cooper, Mötley Crüe e Iron Maiden. Non c'è che dire, i nomi sono di primissimo livello, ma di loro ne parleremo più avanti. Quello che ci preme raccontarvi ora è cosa offre l'area concerti.
L'offerta è ampia, stand di cibo di ogni tipo dal cinese alla pasta e pizza, dal kebab al Wacken Nacken, dallo spiedino lungo mezzo metro, alle patatine olandesi. Insomma ce n'è per tutti i gusti, basta non essere troppo schizzinosi, la qualità non è da nouvelle cuisine, ma nemmeno infima come ci si potrebbe aspettare e il costo si aggira sempre attorno ai 3-4 euro per pietanza. Questi stand si alternano alle cisterne di birra e banchetti di Met e Blut (sangue vichingo), agli stand della Red Bull dove potrete bere il carismatico Jagermeister und Red Bull, ribattezzato Jagbull, agli stand di merchandising ufficiale delle band, delle etichette come la Nuclear Blast ed a quelli del tabacco. Insomma, dentro l'area concerti c'è proprio tutto quello di cui si ha bisogno, anche una guida spirituale, semmai si dovesse esser colti da una crisi mistica - perché il metallo può anche fare questo. Ah sì, dimenticavamo, ci sono anche bagni veri e bagni improvvisati. Quelli veri, disposti dall'organizzazione, sono presenti in quantità e tenuti in condizioni igieniche sufficienti, quelli improvvisati non sono altro che le barriere di recinzione tramutati in orinatoi a cielo aperto. Non sono proprio il massimo dell'igiene a dire il vero, ma l'alternativa era una lunga coda per usare i veri wc o i campi, che sono sempre più distanti data la vastità dell'area campeggi. (Anche se più di una volta ho visto formarsi code per fare i propri bisogni contro le barriere, assurdo n.d. Davide).


Parlando del lato musicale della manifestazione, possiamo ritenerci soddisfatti dei palchi presenti, ben sei. Due principali (Black e True Metal Stage), uno medio (Party Stage), uno al chiuso sotto un tendone dove regna l'umidità (W.E.T. Stage) e i due palchi minori al Wackinger e al Beer Garden. Il comparto audio è come sempre di massimo livello, le casse sono disseminate un po' ovunque rendendo più facile seguire le esibizioni anche da angolazioni impossibili. Ad aiutare la vista giungono i megaschermi, posizionati all'esterno dell'area e tra i palchi, mostranti le immagini prese in diretta dalla troupe video presente in loco che andranno poi a formare quello che sarà il DVD ufficiale dell'evento. L'elemento di disturbo può essere il vento, qui soffia molto spesso, che potrebbe in qualche caso rovinare l'acustica del concerto (soprattutto al Party Stage). C'è da notare però di come su alcuni gruppi la resa del suono non sia stata per nulla ottimale nei primi brani, in particolare negli Overkill, dove nei primi due brani si sentivano praticamente solo la voce di Blitz e il basso ed in qualche modo la batteria, giusto per fare un esempio.


Il tempo quest'anno è stato favorevole, concedendoci sole con qualche nuvola per praticamente tutta la durata del festival (a parte una indecifrabile pioggia il mercoledì. Pioveva a intervalli regolari di 5 minuti l'uno), rendendo più vivibile anche l'area stage. Con l'assenza di palta (ricoperta gli scorsi anni da uno strato di paglia secca. Non per niente il motto di Wacken è "Rain or Shine") ci si poteva sedere per riposarsi in ogni dove e la sua inconfondibile puzza non aleggiava più sotto il naso dei metalhead. Non avete idea della fatica che si faceva per uscire dalla zona festival per tornare al campeggio, quando la palta regnava su Wacken. Ho visto gente perdere scarpe nel fango e piegarsi alla sua volontà. Cose che non augurerei a nessuno.


Per i tre giorni di concerti quella diventerà quindi casa vostra, familiarizzate con gli stand e fissate un punto di ritrovo con i vostri compagni di avventura dove trovarsi una volta finito un concerto; il numero spropositato di persone renderà il ritrovarsi veramente difficile ed arduo. Inutile cercare di rincorrersi o di perdere tempo nello scrivere costosi sms o di cercare di chiamare i compagni persi per strada: a volte a Wacken bisogna scegliere tra la musica o la compagnia, se si è persa la compagnia per strada o se più semplicemente ha bioritmi diversi.

 

 

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Le esibizioni di questo Wacken Open Air sono state grossomodo all'altezza. Il bill, escludendo il primo giorno, non è stato forse all'altezza delle precedenti edizioni. Non mi riferisco agli headliner, tutti di grande calibro, basta pensare agli Slayer, Edguy, Immortal e così via, ma ai gruppi di contorno. Personalmente le band che mi interessavano a questo giro erano davvero pochine e concentrate tutte per di più all'ultimo giorno (sempre escludendo la prima giornata che valeva da solo il costo del biglietto: Iron Maiden, Mötley Crüe ed Alice Cooper). Certo, questione di gusti direte voi ed avete ragione. Però è proprio la proposta musicale quest'anno che è mancata (confrontate il bill con quello dell'Hellfest per esempio o del Graspop); per di più, le band sono oramai sempre le stesse e, salvo sorprese, l'anno prossimo ci potremmo ritrovare grossomodo le band di due anni fa, o quelle di quattro anni fa. Alcune scelte organizzative riguardanti il running order non hanno aiutato. Prendiamo gli Equilibrium per esempio, costretti a suonare al Wackinger Stage di fronte a una fiumana di gente che non era il caso si trovasse lì, soffocando l'intera area e paralizzandola fino a renderla praticamente inaccessibile. L'altra scelta un po' infelice è stata sicuramente di mettere i tre nomi ingombranti tutti il primo giorno, rendendo gli altri giorni un po' più fiacchi e meno interessanti, a livello di band. Nonostante queste pecche, le esibizioni sono state tutte qualitativamente buone ed hanno raggiunto il loro massimo con gli show in sequenza di Edguy ed Immortal. Band in palla e devastanti dal vivo. Tuttavia, diamo a Cesare quel che è di Cesare, perché gli Iron Maiden non sforneranno più album decenti da anni, ma in sede live hanno ancora tutta la grinta e l'energia di quando erano degli sbarbatelli, senza mancare di estrema precisione e professionalità. Bruce Dickinson è senza ombra di dubbio uno dei migliori cantanti metal in sede live e, personalmente, la sottoscritta trova che sia difficile trovare un eguale in questo momento, a parte il caro e compianto Ronnie James Dio, per espressività e massima resa on stage e soprattutto per il carisma. Scatenato come sempre, il nostro buon Bruce corre e scorrazza per il palco come un giovane virgulto, cantando brani di una scaletta che in effetti può sembrare discutibile, se si pensa che gli Iron Maiden si sono concentrati più sui lavori recenti, avendo già dato con il tour passato dedicato proprio ai vecchi tempi. Toccante e sublime "Blood Brothers", dedicata proprio al grande cantante dei Black Sabbath e dei Rainbow, immancabili "The Number Of The Beast", "Iron Maiden", "Running Free" e assolutamente imprescindibile "Fear Of The Dark": sarebbe scoppiata la rivolta se non l'avessero fatta. Semplicemente teatrale ed affascinante Alice Cooper, non esattamente un Adone seppur truccato, ma esplosivo ed esagerato nei suoi cambi di abiti, nelle sue numerosi morti sul palco, prima ghigliottinato, poi impiccato e poi stritolato in una sorta di cassa con delle lame all'interno. Esibisce un po' di civetteria lanciando collane di perle in "Dirty Diamonds" e si fa curare da una sensuale infermiera un po' malata di mente, che ha come compagno di giochini erotici una motosega (donne, evitiamo corse al pronto soccorso!). Al limite del kitsch la sua giacca con enormi zampe di ragno applicate, ma si sa che la parola d'ordine qui è scioccare! Lo show è funambolico e piuttosto denso e Vincent Furnier, Alice, per intenderci, non sfigura affatto, tenendo con grinta e solidità l'immenso palco della manifestazione. Con un po' di sarcasmo, si può anche dire di essere riusciti a sentire finalmente "Poison" cantata dall'originale, dopo inquietanti ed atroci cover altrui (chi ha detto Tarja? C'è da dire che non ha avuto il pessimo gusto di proporcela la sera successiva). report_wacken2010_06A proposito della cantante finlandese, arriva per la prima volta a Wacken in veste di cantante solista, proponendoci brani dal suo "My Winter Storm" e dal prossimo "What Lies Beneath": "In For A Kill" risulta molto piacevole, mentre è fin troppo piatta "Falling Awake". Per carità, Tarja non manca di sentimento e di vivacità sul palco, però i brani più energici ed acclamati sembrano essere quelli presi dai Nightwish, ovvero "Sleeping Sun", "Wishmaster" e la cover del suo ex-gruppo "Over The Hills And Far Away". La sensazione è che l'artista, pur con musicisti di tutto rispetto, come ad esempio Mike Terrana alla batteria, non riesca a scrivere brani personali, scadendo molto spesso nel canonico e nello scontato, per tenersi buoni i fan dei Nightwish e gruppi affini. Ma attenderemo l'uscita del suo secondo full length per un'analisi più accurata e precisa. In contemporanea alla sua esibizione, sul Black Stage la furia degli Arch Enemy imperversava con il growl dell'affascinante e carismatica Angela Gossow. Brutali quanto serve, adatti a spazzare via la dolcezza della voce di Tarja. Una sorta di competizione tra donne a distanza di due palchi. Maestri nella cattiveria e nell'aggressività i sempreverdi Overkill, con un Blitz che è semplicemente favoloso vocalmente parlando e un provetto aizzatore di folle. La performance è esplosiva, malgrado i problemi di settaggio dell'audio sofferti in principio: un degno festeggiamento per i venticinque anni della band. Quale liberazione nel poter urlare un sonoro "Fuck You" nel brano omonimo ed è un piacere poter sentire "In Union We Stand", "Rotten To The Core", "Coma" e la cover dei Motorhead, "Overkill", per l'appunto. Anche la band americana è una delle band portanti per genuinità e resa live ed anche questa volta non si è risparmiata dando il massimo. Chi invece ha cercato di dare il massimo, compatibilmente con i problemi fisici di Tom Araya, sono stati gli Slayer, autori di un'onesta esibizione, ben lontana però dalle vere e proprie scariche di rabbia e di adrenalina del passato, d'altronde si fa quel che si può. I Nostri hanno privilegiato un po' di più "Seasons In The Abyss", quantitativamente parlando, limitandosi a proporre "Angel Of Death" e "Raining Blood" dall'album "Reign In Blood". Chiudendo il gruppo grandi nomi di questo Wacken 2010, i Mötley Crüe sono stati forse quelli più deludenti, parlando soprattutto della resa del vocalist Vince Neil, a dire il vero un po' misera, specie quando si prova curiosità nel voler sentire una volta dal vivo "Dr. Feelgood", "Shout At The Devil", "Girls Girls Girls", "Ten Seconds To Love" o "Looks That Kill". Un gran peccato, forse andavano visti quando avevano più energie e quando la voce era a piena potenza.

 


Passiamo ora ai gruppi più piccoli o comunque più di contorno. Posti in un orario un po' infelice, gli israeliani Orphaned Land ricreano nel grande Nord Europa la magia, i colori e le sonorità del Medio Oriente con un'esibizione convincente, fatta di cinque lunghi brani. Un peccato che non si potesse godere appieno dei sottofondi fatti di strumenti e sonorità orientali, il che ha reso la performance forse più piatta ed i brani meno ricchi rispetto alla versione in studio. Questa era una delle band che la sottoscritta desiderava vedere di più, per via dell'ultimo splendido e complesso "The Neverending Way Of ORwarriOR". Il cantante Kobi Fahri è stato sicuramente all'altezza dell'arduo compito, anche se sembrava un po' timido o comunque ancora poco a suo agio su un palco così grosso. Da notare la somiglianza con Gesù Cristo, dati i capelli lunghi e castani e la tunica candida ed i piedi scalzi, che è stata prontamente smentita con un sornione: "Per chi di voi l'avesse pensato, non sono Gesù Cristo". Insomma, convincenti, ma devono ancora prendere confidenza con i palchi più imponenti e devono trovare il modo di far rendere in modo ottimale lo strato di musica orientale che li ha sempre caratterizzati. Chi invece, pur essendo alla prima volta a Wacken, non ha mostrato la minima paura sono stati gli olandesi Delain, capitanati dalla giovane e promettente Charlotte Wessels, che con semplicità ed eleganza ha coinvolto il pubblico per tutta l'esibizione, cantando con precisione e pulizia. Non saranno sconvolgenti per originalità, ma i brani tratti sia dal primo "Lucidity" e dal seguente "April Rain" sono stati molto di gradimento. Come ospite sul palco, ad aiutare la bella e solare olandese, arriva George Oosthoek, ex-voce degli Orphanage. Sono invece sembrati un po' spenti e con poco mordente i power metaller dei Kamelot, con un Roy Khan apparentemente stanco, che non sembra trasmettere lo stesso calore e lo stesso sentimento com'è solito fare, specie in studio. Speriamo vivamente di averlo preso in una giornata no. Esplosivi e devastanti come sempre gli Edguy, capitanati dal folle Tobias Sammet, un vero istrione, nato per stare sul palco e per divertire tutti i presenti. Forse lo spettacolo è stato un pochino breve, ma la soddisfazione che ci ha regalato è stata veramente tanta. Attendiamo con ansia di vederlo all'opera con gli Avantasia nel 2011 per vedere come renderanno in sede live "The Wicked Symphony" e "The Angel Of Babylon". I Grave Digger vengono sbandierati come uno dei gruppi più importanti per via dello show speciale dedicato ai loro trent'anni di carriera. Nella fattispecie, la band propone per intero l'acclamatissimo "Tunes Of War" e durante l'esibizione appariranno come ospiti l'onnipresente Doro Pesch e i Van Canto. Un'esibizione direi buona, che soddisfa la voglia di vederli una volta nella vita. In tutto questo susseguirsi di musica e di gruppi provenienti da tutta Europa, non manca un pezzo di Italia, rappresentato dagli Skanners, gruppo con una lunga carriera nel metal, quasi trentennale. Ai più giovani sembreranno degli sconosciuti, ma gli amanti dell'heavy metal devono vederli almeno una volta nella vita, perché il divertimento è veramente garantito, soprattutto per il frontman Claudio Pisoni, assieme ad un'ottima e granitica performance da parte del resto della band. Il Wacken è stata per loro un'ottima occasione per tenere alta la bandiera del metal tricolore. Come potete ben capire, con una quantità enorme di gruppi al giorno e a tutte le ore è pressoché impossibile poterli vedere tutti, soprattutto quest'anno dove la maggior parte di essi non incontravano molto i gusti di chi scrive.


Siete giunti vivi sino a sabato sera? Buon per voi, tornerete al campo base nel casino più delirante, fuochi d'artificio amatoriali, che teoricamente sarebbero proibiti, sirene anti-aereo, razzi di segnalazione, falò e urla pro-Wacken. Dormire si rivelerà ancora più difficile dei giorni precedenti.

 

 

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È domenica mattina, a seconda dell'ora del vostro risveglio potrebbe non esserci più nessuno vicino a voi. Molti metalhead decidono di partire appena finiti i concerti o di mattina prestissimo, non vi rimarrà altro che preparare le ultime cose per il ritorno, farvi un giretto nei prati dove l'immondizia e i resti di guerra abbondano, magari recuperando oggetti utili, e osservare l'orizzonte alla ricerca di colonne di fumo nero che segnalano grandi falò che i pompieri si appresteranno a spegnere. Uscire da Wacken è diventata una questione di tempismo e di astuzia: qualche minuto di ritardo può esservi fatale e rischiate seriamente di fare ore di coda anche solo per qualche manciata di chilometri, data la quantità crescente di gente che accorre all'evento anno dopo anno. Forse qui ci sarebbe da fare un piccolo appunto: non sarebbe utile diminuire il numero di persone, visto che 75.000 sono veramente tante da gestire? Soprattutto per l'organizzazione dei campeggi e non vogliamo essere nei panni di chi viene messo nelle aree più remote ... Soprattutto se le mappe non sono molte e se le bandiere che contrassegnano le varie aree vengono buttate giù da qualche furbetto. Il rischio di perdere l'orientamento è inevitabile e quest'anno i fantomatici cartelli che denominano le strade con i nomi più disparati latitano. Sono piccoli dettagli che possono fare la differenza, se si vuole costantemente rimanere al primo posto per organizzazione e per qualità dell'evento, bisogna ricordare che il diavolo si nasconde proprio nei dettagli.

 


Ad ogni modo, salirete in macchina, vi assicurerete di avere tutto e avanzerete a marcia lenta verso il paesino salutando tutti i passanti e abitanti che vedrete facendo l'immortale gesto delle corna. Il villaggio è ormai totalmente deserto e quasi tornato alla normalità, i bambini sui tricicli scorazzano avanti e indietro per recuperare le lattine da restituire ai negozi . Ve ne andrete malinconici, promettendovi di tornare l'anno successivo qualunque cosa accada (Avantasia, Apocalyptica e Blind Guardian già confermati per il 2011 sono un ottimo motivo). Wacken: Rain or Shine.




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