I-Metal Festival
07/09/10 - Palasharp, Milano


Articolo a cura di Fabio Rigamonti

Diciamo che c’era un forte senso di riscatto che serpeggiava lungo l’ossatura della prima edizione dell’I-Metal Festival lo scorso 7 settembre in quel di Milano, un senso di eccezionalità nel ritrovarsi una manifestazione gratuita su uno dei palchi più prestigiosi della Lombardia, quello del Palasharp, abbinato ad un bill costituito unicamente dalle 4 realtà di sottobosco più sfavillanti e promettenti che abbiamo nel metal italiano ai giorni nostri.

Ed è con questo senso di grinta nel trovarsi di fronte ad una grande manifestazione che, puntuali, alle 21 cominciano gli Emiliani Trick Or Treat. Nella mezz’ora messa a loro disposizione, c’è stato spazio per numerosi estratti dal loro, acclamato, album “Tin Soldiers”, un paio di cover (le irrinunciabili “Girls Just Wanna Have Fun” composta originariamente da Cindy Lauper e “Robin Hood” della D’Avena nazionale), ed una serie di irresistibili gadget messi in mano al carismatico frontman Alessandro Conti (nell’ordine: un paio di meravigliose scarpe lilla-rosa che brillavano di luce propria sul palco, una chitarra gonfiabile nera, un cappello di paillettes rosa esibito con classe sulla canzone della Lauper, i guantoni di Topolino a forma di corna e l’immancabile cavallo a dondolo limonato col dovuto trasporto al termine dell’esecuzione di “Robin Hood”).
Proprio in Alle risiede la forza dei Nostri, perché se è vero che il cantante magari non è esattamente scatenato nelle movenze onstage, tanto incisiva risulta sempre la sua ampissima ugola, in grado di sostenere gli acuti più inarrivabili con disinvoltura disarmante, e la sua parlantina romagnola che non lesina battute al fulmicotone, rendendo lo show irresistibilmente simpatico.

Le duecento persone circa che hanno assistito all’esibizione dei Trick Or Treat raddoppiano nel momento in cui sul palco salgono i piemontesi Fuzz Fuzz Machine. Vuoi perché il passaparola cominciava a serpeggiare nella festa del PD a cui la manifestazione era annessa, creando un grande viavai di gente curiosa e probabilmente stanca del solito ballo liscio proposto a questo tipo di manifestazioni, fatto sta che le fila davanti al palco cominciano ad ingrossarsi.
Ad ogni modo, i Fuzz Fuzz Machine si sono dimostrati, con il loro Alternative Metal, la proposta più aggressiva della serata. Trascinati dal carisma provocatorio del loro frontman Ale (che avrete modo presto di saggiare in una sorta di Talk Show che SpazioRock ha allestito con un membro di ogni band dell’Imetal Festival – presto sui vostri monitor), il pubblico si è visto pienamente coinvolto ed entusiasta in una proposta comunque di non rapida assimilazione, risultato di un unione di stop’n’go di chiara matrice nu-metal, sferzate rabbiose proprie del crossover ed un’attitudine melodica sui ritornelli di stampo alternative rock made in USA.
Quando la band ha dovuto ridurre la propria scaletta per non rubare tempo alle altre band (nonostante il livello di ritardo accumulato non fosse superiore ai 5 minuti, a dimostrazione della grande efficienza della macchina organizzativa), il pubblico si è dimostrato sinceramente dispiaciuto, e questo decreta il pieno successo del live dei piemontesi.

 

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Mentre si esibivano le band che hanno preceduto i Clairvoyants, numerose sono le persone che si sono fermate a chiedere al sottoscritto, appostato comodamente in posizione rialzata sugli spalti, quando arrivasse a suonare “la band che fa le canzoni degli Iron Maiden”.
Chissà che delusione avrà loro riservato l’esibizione dei comaschi, visto che i Clairvoyants, di canzoni tratte dal loro repertorio di cover band degli Iron, non ne hanno fatta proprio nessuna!
Piuttosto, la band prorompe carica come non mai sul palco del Palasharp, avvertendo su di sé l’importanza dell’occasione a loro riservata, tanto che di tutte le esibizioni dei Clairvoyants a cui ho assistito, quella di martedì scorso è stata sicuramente quella che mi è piaciuta di più.
La band si è dimostrata compatta e decisa mentre i brani estratti da “World To The Wise” scorrevano con scioltezza, ed il frontman Gabriele ha dato prova di grande padronanza della sua voce squillante e potente.

Un cambio palco leggermente più lungo del solito viene riservato agli headliner della serata, i  Secret Sphere, i quali arrivano sul palco accompagnati dalle note gotiche della intro “Evil Or Divine”, subito esplosa nella carica di “Stranger In Black”. Immediatamente ci si accorge che l’impianto audio del Palasharp, sinora impeccabile nel restituire ottimamente i suoni, si dimostra completamente sbilanciato, e ci vorranno almeno altri due pezzi della setlist dei piemontesi per correggere a dovere il tiro; poi, seconda sorpresa, l’apparizione di Alessandro Conti dei Trick Or Treat a ricoprire il ruolo di singer dei Secret Sphere al posto di Ramon Messina. Il singer modenese rassicura immediatamente il pubblico perplesso: a quanto pare, Ramon ha avuto problemi nel raggiungere la location (bloccato a Roma per ritardi a catena su un volo che si è visto poi annullato), per cui toccherà a lui ricoprire il ruolo di cantante per la serata. Ruolo che, oltretutto, non è nuovo per il buon Conti, visto che aveva già svolto il compito durante alcune date invernali del tour europeo dei Secret Sphere.
Alle tuttavia avverte: i testi li sta leggendo, le canzoni se le sta ricordando a naso, e comunque “il vero musicista si riconosce quando va alla cazzo, quindi se faccio bene sono proprio un bravo musicista!
Beh, il sottoscritto conferma: a parte qualche licenza poetica sulle liriche, il buon romagnolo ha cavalcato le impegnative composizioni della band di Alessandria senza troppe incertezze, e quando la memoria vacillava nel ricordo della linea melodica, prontamente arrivavano le backing vocals (sorprendentemente buone!) del nuovo arrivato Marco Pastorino alle chitarre a coprire la mancanza.
A causa della rocambolesca sostituzione last minute del cantante, la setlist è stata tutta incentrata sugli ultimi due lavori della band (i capolavori “Sweet Blood Theory” e “Heart and Anger”), evitando abilmente più che probabili anticipazioni del nuovo, imminente (anche su queste pagine) disco in studio “Archetype”.
Ad ogni modo, nonostante tutti questi problemi l’esibizione è stata splendida; non avevo mai visto live i Secret Sphere, e devo dire di essere rimasto soddisfatto: il loro power metal estremamente melodico e cantabile trova una perfetta connotazione dal vivo, con un pubblico (arrivato a circa 600 unità) che rispondeva sempre entusiasta ai ritornelli di grande impatto che sono in mano a questa formazione.

Le luci quindi si spengono puntuali come da programma poco prima della mezzanotte sul grande palco del Palasharp, ed il sottoscritto abbandona la location con un sorriso sulle labbra. A mio modo di vedere, questa manifestazione forse non sarà nata sotto i migliori auspici, ma ha dimostrato di sapersi riscattare bene. Complimenti a tutti.




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