Hammerfall, Sabaton, Bullet
10/03/09 - Rolling Stone, Milano


Articolo a cura di Simone Castelli

Sono i primi di marzo quando gli Hammerfall tornano in Italia per il tour di “No Sacrifice, No Victory”; di supporto due gruppi loro compatrioti: i Bullet e i Sabaton.

 

Servizio di Marco Ferrari e Simone Castelli

 

Le premesse per questo concerto non erano certo delle migliori; la concomitanza della tappa italiana del Priest Fiest, kermesse itinerante con Judas Priest, Megadeth e Testament, lasciava facilmente immaginare una scarsa affluenza composta da un drappelo di pochi irriducibili. La prima sorpresa della serata la troviamo, quindi, immediatamente varcata la porta del Rolling Stone che si presenta inaspettatamente pieno di fan pronti a riversare tutto il proprio entusiamo nei confronti della band svedese capitanata da Joachim Cans ed Oscar Dronjack.

Purtoppo, a causa di motivi redazionali legati alla videointervista agli Hammerfall, arriviamo nel pit che ormai il concerto dei Bullet è nella sua fase conclusiva, ma i calorosi applausi dei presenti sottolineano come la miscela di sfrontato hard rock della band scandinava abbia fatto centro.

Non facciamo in tempo quasi a prendere posizione che ecco apparire sul palco i Sabaton e il loro muro sonoro. La potenza dei brani scalda il pubblico all'inverosimile e la teatralità del front man è la ciliegina sulla torta, per una miscela perfetta tra sound accattivante e presenza scenica. La loro performance è breve ma nonostante tutto affondano fendenti sicuri con brani come “Ghost Division”, “Attero Dominatus” e “Primo Victoria”. Una band che conferma la sua crescita qualitativa e che sarei molto curioso di rivedere con più tempo a disposizione.

 

Dopo un veloce cambio di scena ecco i cavalieri svedesi pronti ad abbattere il loro vigoroso martello sul pubblico italiano. I primi a salire sul palco sono Oscar, con capelli biondi e una mise fino troppo colorata per lui (dov'è finita l'armatura?!) in compagnia delle new entry, Fredrik Larsson, primo bassista della band al rientro dopo il forfait di Magnus Rosen, e Pontus Norgren ex chitarrista dei The Poodles, che ha preso il posto di Stefan Elmgren. Da subito i cinque templari  fanno capire che non sono giunti in Italia per una semplice scampagnata e i brani "Punish And Enslaved" e  “Crimson Thunder” lasciano il segno. Come da tradizione gli Hammerfall sul palco non concedono tregua e le corde vocali dei presenti vengono dapprima messe a dura prova con la neonata "Legion" per poi essere logorate dalla super hit “Blood Bound”.

Come sempre le sorprese sono dietro l'angolo e davanti alla batteria parte improvvisamente uno scroscio d'acqua, come una cascata, e un laser vi proietta sopra il monicker della band. Il pubblico è ormai ipnotizzato a conferma di quanto, in sede live, anche l'aspetto visivo sia ormai un elemento non trascurabile. I brani si susseguono velocemente tra passato e presente e alle ottime esecuzioni di classici quali  “Heading The Call”, “Glory To The Brave” e “Riders Of The Storm” si alternano esecuzioni meno apprezzabili delle recenti “Last Man Standing” e “Between Two Words”.

A chiudere il pacchetto, nell'encore come un sigillo, le immancabili “Let The Hammer Fall” e “Hearts On Fire” che tolgono le ultime energie ad un pubblico da applausi per la partecipazione.


Ha così termine una serata che restituisce ai fan una band in grande spolvero che, nonostante una scaletta non impeccabile, si è fatta apprezzare per una ritrovata energia grazie soprattutto ad una nuova mentalità (sono più allegri) e ad un sound sporcato quel tanto che basta per divenire aggressivo senza scadere qualitativamente. Bravi.




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