Forest Summer Fest 2011
01/07/11 - Area feste, Foresto Sparso (BG)


Articolo a cura di Fabio Rigamonti
Neanche 24 ore dopo aver assistito al galvanizzante concerto dei Verdena in quel di Bottanuco al RockIsland Festival 2011, mi ritrovo balzato all’estremo opposto della bergamasca per assistere ad un’altra manifestazione totalmente gratuita con protagonista un’altra band di primissimo piano – praticamente storica – dell’alternative rock italiano.
Sto parlando del Forest Summer Fest 2011 a Foresto Sparso, festival estremamente versatile nella proposta dei nomi in cartellone che, nella serata del primo luglio, ha offerto al suo pubblico i Marlene Kuntz.
Mi si consenta una nota a margine, dato che il nome Foresto Sparso desta più di una perplessità in molti bergamaschi - figuriamoci in chi non appartiene naturalmente alle Orobie: si tratta di un ridente paesino collinare al confine tra Bergamo e Brescia, in un limbo estremamente florido dal punto di vista culturale ed artistico, in quanto territorio di numerose e giovanissime band con molto da dire e tanta voglia di fare.

Ed è proprio ad una di queste realtà che viene affidato il compito di aprire la serata. Sto parlando dei Triste Colore Rosa, quintetto che, l’anno scorso, ha saputo conquistare il sottoscritto con un’opera prima dal notevole spessore. Buffe le circostanze, dato che questa serata rappresenta per i ragazzi la chiusura del ciclo promozionale di “Scomparire In 11 Semplici Mosse”, e questo fa sì che la band si prodighi in un’esecuzione piuttosto energica, in cui si ha la sensazione che in 20 minuti si debba racchiudere più di un anno di sforzi ed energie. Tralasciando il fatto che il tempo messo a disposizione della band è stato criminosamente troppo breve, l’esecuzione è stata precisa, ovviamente sentita e travolgente. Il palco, già professionale al colpo d’occhio per dimensioni e strumentazione, restituisce suoni già limpidi alla band di supporto – ottimo segno per ciò che verrà dopo – ed i Triste Colore Rosa hanno arricchito la loro setlist con un inedito dal prossimo disco in studio di futura realizzazione (“Colore”) e dalla partecipazione di due attori che hanno dato ulteriore vita a brani quali “Mara Cannibale” e “Che Tempo Domani?”.
Alla fine del live, la sensazione che un’era si sia chiusa definitivamente per la giovane band è resa ancora più tangibile da un cartello, racchiuso in un’elegante cornice e mostrato dal chitarrista Giuseppe con estrema fierezza, recante la scritta: “Anche il mio nome muore”, segno che la band ha in serbo grosse novità per il futuro.

Rapido cambio di palco, ed ecco che è la volta dei Marlene Kuntz infiammare la platea. Più o meno, si dovrebbe dire, visto che il live della formazione piemontese viene introdotto da una sorta di reading recitato impostato sulle circostanze della vita, un’introduzione che sì ribadisce la natura finemente culturale della formazione, ma che appesantisce l’impatto scenico  – anziché accrescerlo – grazie ad una certa stucchevolezza di fondo.
Quando poi, dopo un tempo che pare infinito, la band prende posto sul palco (nella formazione a 5 elementi che li contraddistingue live dal 2007), l’incipit affidato a “Ricovero Virtuale” dall’ultimo, controverso, “Ricoveri Virtuali E Sexy Solitudini” non riesce a spazzare via la sensazione di straniamento.
Ma è solo questione di pochi attimi, e già con il recupero della storica “Retrattile” la band sembra essersi scaldata appieno, ed infiamma il panorama bucolico ed estremamente gradevole di Foresto Sparso con un’esecuzione estremamente energica e travolgente, tagliente come solo un certo alternative rock ‘90s all’italiana sapeva essere agli albori della sua esplosione, con i Marlene e pochi altri grandi a fungere da miccia ed innesco.
Onore al merito di quest’impresa è principalmente lui, Cristiano Godano, frontman di quelli che non nascono più, in grado di farsi impossessare dalla sua musica, rendendo il concerto un autentico spettacolo anche solo grazie alle sue movenze e la sua straordinaria interpretazione vocale.
Poi, impossibile non citare anche il fondamentale apporto dato dal polistrumentista Davide Arneodo, che in pochi secondi era in grado di passare dal violino (pregevolissimo orpello a cui ogni band non dovrebbe rinunciare, dal vivo) alle percussioni, passando per la tastiera e la chitarra, a seconda delle necessità delle diverse turbolenze racchiuse all’interno anche della stessa canzone.
Un impianto audio ed un set di luci da concerto top class hanno reso ancora più saporito questo evento incredibilmente gratuito, ed il pubblico, inizialmente di non sconcertante entità (circa 500 presenze), ora della fine del concerto si ritrova praticamente raddoppiato e doppiamente felice.
Dopo una velenosa e feroce “Sonica”, la band esce dal palco per rientrare con i tradizionali bis, portando il minutaggio dello spettacolo oltre le due ore di durata (di nuovo: si ricordi che siamo in presenza di un evento live gratuito).

Impossibile, quindi, non uscire anche stavolta incredibilmente soddisfatti dall’evento, tanto più che i Marlene Kuntz hanno dimostrato per l’ennesima volta che se, discograficamente parlando, si potrebbe osare anche accennare ad una china discendente, dal punto di vista live la situazione è splendida più che mai. I miei complimenti ragazzi, perché il tempo non ha saputo minimamente scalfire la vostra energia.  


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