Indipendente Mente
11/02/12 - Cine Teatro Oratorio, Villongo (BG)


Articolo a cura di Fabio Rigamonti
Nella pausa tra un’esibizione e l’altra, il cambio palco viene intelligentemente sfruttato, qui all’Indipendente Mente, per mostrare un filmato in cui si tenta di spiegare quella piccola, meravigliosa anomalia che è Villongo, ridente paese di meno di 8.000 anime della bergamasca a ridosso del lago di Iseo, un borgo con una curia illuminata da tonnellate di cultura e spinta organizzativa giovanile, la stessa che ha permesso di trasformare l’oratorio in un “Circolo Vizioso”, un’associazione che a Villongo è riuscita a portare, live, nomi del calibro di Sick Tamburo, Lombroso, Moltheni e Ministri (per non parlare dei Marlene Kuntz al “Senza Far Rumore”). “Indipendente Mente” è una serata organizzata proprio nel cine-teatro dell’oratorio illuminato, ed è anche un’occasione per mostrare quella scena musicale indipendente ed alternativa che, tra i costoni di questa zona lacustre-montagnosa, in cotanto ribollire culturale, si è naturalmente sviluppata.

Giunto sul luogo, la prima cosa che colpisce è il notevole ritardo (40 minuti) con cui la manifestazione ha inizio, ma è dovuto alla piacevole sorpresa di trovare un afflusso di pubblico maggiore di quello preventivato, tanto che il piccolo teatro di Villongo (200 scarsi posti a sedere) non riusciva a contenere tutta la gente, che ha trovato posto lungo i corridoi, su sedie rubate in giro per l’oratorio. La seconda sorpresa, invece, accade quando tutto prende il via con uno schermo che proietta una presentazione di notevole impatto riguardante il menù della serata; nel mentre, il sipario si apre e rivela un palco allestito in modo incredibilmente professionale ed artistico, con le impalcature a sostegno dei riflettori a dare una sorta di paesaggio post-moderno in cui incastrare i membri delle varie band. Davvero non male per un evento di provincia organizzato da un’associazione giovanile nata in seno ad un oratorio; ma d’altronde siamo a Villongo, e qui le sorprese culturali sono di casa.

Ad aprire le danze, ecco quindi arrivare i Fraulein Rottenmeier che, con la densa atmosfera de “La  Nostra Romantica Ballata Pop” donano una sorta di solennità scherzosa al tutto, con il cappello a forma d’orsetto di Giorgio Laini ad enfatizzare la clownesca dissacrazione, salvo far esplodere poi il teatro con “La Conoscenza”. Giusto il tempo di proporre altri due singoli estratto dalla loro “Elettronica Maccheronica” (QUI la nostra recensione), ed ecco che il trio della Val Camonica già abbandona il palco, non senza aver lasciato un’ottima impressione sui presenti. Sia chiaro: l’impatto non è una cosa che manca in seno alla Rottenmeier, ed anche in questa occasione la teatralità della band ha trovato il giusto sfogo, trovando, oltretutto, ottime rese live di brani come “Dancefloor” (in cui è stato innestato l’anthem dance dei primi ‘90s “Ein, Zwei, Polizei” dei Mo Do), oppure la fisarmonica suonata da Marco Comelli su “Lacrime In Tangenziale”. Insomma, un’esibizione perfettamente riuscita anche se dolorosamente breve, in cui si stringevano nervosamente i braccioli delle poltrone, tanta era la voglia di alzarsi e scatenarsi sulle note dell’electro rock di questi ragazzi.

A seguire, dopo il video citato ad inizio articolo, i Suonocaustica che, in formazione ridotta a due elementi (Francesco e Paolo), presentano un antipasto acustico del loro prossimo disco di imminente pubblicazione. Le luci divengono rosse e calde, e l’atmosfera si placa inesorabilmente dopo il ciclone Rottenmeier, lasciando il posto a brani che rivelano un gusto melodico di primo impatto funzionale ma che, costretti nell’elaborazione acustica e senza la possibilità di conoscere le versioni originali delle diverse composizioni, hanno come un che di svenevole ad accomunarli. Interessanti premesse, ma decisamente da approfondire su disco.

Ultimo cambio di palco, ed ecco arrivare un video dove i Triste Colore Rosa, scomparsi in 11 semplici mosse, ci presentano la loro nuova identità come Karenina. Sulle note di “Barriers” degli Aereogramme, amici e parenti della band ci spiegano a loro modo il concetto paradossale de “Il Futuro Che Ricordavo”, titolo nonché tema dell’imminente disco prossimo alla pubblicazione, ed ecco quindi il quintetto bergamasco-bresciano presentarsi al pubblico senza il salotto che li contraddistingueva come Triste Colore Rosa, ad esibirsi in piedi verso un pubblico che, sulle note dei nuovi brani, non può che constatare come la band sia fortemente maturata. Maturata nel sound: le nuove canzoni paiono aver perso un poco dell’impatto pop melodico degli esordi per spostarsi verso terreni maggiormente complessi ed alternativi, più ostici ma anche più ricchi di meraviglie sonore a decorare il paesaggio; maturati nell’esecuzione e nel coinvolgimento scenico, visto che la band non si è risparmiata in nulla, conscia dell’importanza di portare davanti al pubblico, per la prima volta, il frutto di una rinascita artistica che, a conti fatti, da quanto sentito in questa serata non si limita esclusivamente ad un cambio anagrafico. Piacevole, inoltre, la sorpresa di vedere sul palco Mattia Boschi, violoncellista dei Marta Sui Tubi, impegnato a decorare col suo strumento molti dei nuovi brani dei Karenina, e Paolo Pischedda, che dei Marta Sui Tubi è il tastierista e violinista, tra il pubblico, richiamato anch’egli dai ragazzi al termine dell’esibizione come ringraziamento per la produzione artistica conferita su “Il Futuro Che Ricordavo”.

Avremo presto modo di riparlare di questo “Futuro Che Ricordavo” anche sulle nostre pagine, in una ricca intervista e precisa recensione d’opera, per adesso, quando le tende del palco tornano a calare nascondendo la scena, non possiamo che abbandonare la sala contenti e soddisfatti di aver presenziato ad un evento così ricco e così professionale (la resa dei suoni è stata praticamente perfetta per tutti e tre i live, giusto per dire), per soli 8 euro di costo di ingresso. E non pare neppure essere finita qui, visto che un percorso obbligato all’uscita porta il pubblico direttamente nel “Circolo Vizioso”, dove la serata prosegue tra buffet, esposizioni artistiche e Dj-set ad opera di alcuni membri dei Karenina che paiono di aver trovato una nuova vocazione. Chissà che anche questa esperienza non sia un pretesto per un’altra rinascita artistica da parte dei Nostri. Nel mentre, abbandono il Circolo Vizioso soddisfatto, certo che tornerò nei pressi di Villongo in un’altra occasione musicale ed artistica. Non può che essere altrimenti.


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