Heineken Jammin Festival 2012 - Day I
05/07/12 - Arena Fiera Milano, Rho (MI)


Articolo a cura di Michael Gardenia
A pochi giorni dal Gods Of Metal, si ritorna a calcare la Fiera di Rho. Stavolta tutto è addobbato nel migliore dei modi, compreso un magnifico tappeto di erba sintetica di 9000 mq, grazie al quale i piedi possono smettere di ribollire, specie durante le ore più calde della giornata. Molto carine anche le piccole tende, targate HJF, che è possibile procurarsi per ripararsi un po' dal sole, e le mega-bottiglie di Heineken che fungono da nebulizzatore (unico modo per rinfrescarsi, visto che di acqua non sembrava ce ne fosse l'ombra). Inoltre è presente un'area sportiva con campetti da basket e volley e un'area relax (all'ombra) con mega cuscini. Ottimi i mega-schermi con le immagini in diretta dell'intero concerto, per gustarsi in modo ravvicinato anche da più lontano!

Si inizia alle 16 con le prime due band vincitrici dell'Heineken Jammin Festival Contest: Destrage e NoMoreSpeech. Grande prova per la band di Milano che ha scosso migliaia di persone con il loro video-capolavoro "Jade's place". Tecnicamente preparatissimi e molto originali dal punto di vista musicale: vengono ad incontrarsi l'hardcore più moderno e il rock più orecchiabile, con accenni ritmici non indifferenti (in particolare dalle batterie di Federico Paulovich). Piccola curiosità: il nuovo album è in cantiere. Poco tempo per prendere fiato ed ecco la band capitanata da Alteria. I NoMoreSpeech si sentono a proprio agio sul palco. Non c'è bisogno di dire alla frontman dai capelli rossi come fare il proprio dovere perché riesce, grazie al suo carisma, a rendere partecipe il pubblico, nonostante il caldo "vicino-di-banco" di ogni evento in quel di Rho. Immancabile la bellissima "Think or feel".

Poco dopo le 17 è la volta degli inglesi Enter Shikari, ma il feedback del pubblico non sembra essere troppo convincente. Solo piccoli gruppi sembravano conoscere o apprezzare il primo grande nome della giornata, che mischia post-core e elettronica-dubstep. La prova è stata soddisfacente a pieni voti, ma a Rou Reynolds non va bene, quindi scende in mezzo al pit e inizia da solo a fare lo show: corre e poga, convincendo una parte dei presenti. Ma la delusione rimane e, alla fine dell'esibizione, volano parti di batteria e altri strumenti.

Dalle 18 in poi, alla Fiera si balla: un dj set con le hit commerciali più famose e l'arrivo in scena di Pitbull. Il pubblico accoglie e apprezza, e viene ringraziato dal rapper cubano. Esibizione breve, ma con un riscontro decisamente positivo. D'altronde bisogna aspettarselo in un festival che unisce generi musicali così differenti, soprattutto prevedendo i gusti medi della folla, presente in maggioranza per Noel Gallagher e, ovviamente, i Red Hot Chili Peppers.

L'ex Oasis si presenta on stage pochi minuti prima delle 20, con il sole leggermente coperto dalle nuvole e i primi accenni di sera, che fanno pregustare il clima vero e proprio del concerto all'aperto. La gente, che prima riposava e poi ballava al proprio posto sul manto verde, inizia a spostarsi verso il palco. Numerossisime le magliette dei fan degli Oasis, che non vedevano l'ora di ridare il benvenuto al cantautore di Manchester. Nonostante egli non spendesse più fiato di quello necessario per cantare, il pubblico rispondeva fedelmente alla maggior parte dei brani (lo si vedeva anche dai grandi schermi), sia di natura inedita, che della storia passata negli Oasis con il fratello Liam. Performance impeccabile da parte dei Noel Gallagher's High Flying Birds e voce a dir poco incredibile, ma nessuna emozione, nemmeno durante le bellissime "If I had a gun" e "Little by little". Poche le parole spese e quasi inesistenti gli sguardi tra il frontman e i suoi compagni di avventure. Un concerto che rimarrà nella mente, ma difficilmente nel cuore.

Ore 21.45, i Red Hot Chili Peppers salgono sul palco. Boato enorme: Kiedis con cappellino "OFF!" e Flea, che subito si rivolge alla folla, a torso nudo. Si parte con la prima traccia dell'ultimo disco, "Monarchy of rosse",  e a seguire "Scar Tissue" e "Snow (Hey oh)". Il palco è meraviglioso, le luci fantastiche. Le riprese sui grandi schermi sono corredate da effetti video semplici, ma efficaci. Ricordano un po' lo stile pop art, con immagini in stop-motion. Che dire, anche l'occhio vuole la sua parte! La performance è stata notevole per tutta la durata della setlist, a parte qualche leggero errore di tempo da parte di Anthony. Gran merito va al nuovo chitarrista Josh Klinghoffer, ottimo sostituto di John Frusciante, in grado di mantenere lo stile del suo predecessore, migliorandone la pulizia esecutiva. Purtroppo un problema tecnico ha lasciato senza audio la parte sinistra del pubblico, che giustamente reclamava ad alta voce, per qualche minuto. Le numerose jam ritmiche di Flea e Smith, fulcro della serata, fanno dimenticare senza troppo fatica questo inconveniente. Luci stupende rosse su "The adventures of raindance Maggie" e grandi emozioni durante i più bei pezzi della band di Los Angeles: "Californication" e "By The Way". Dopo qualche minuto di riposo al di fuori del palco, eccoli rientrare per gli ultimi tre pezzi della data milanese: "Fire" (Jimi Hendrix), "Meet me at the corner" e "Give it away".

Un primo giorno sicuramente memorabile e ben organizzato, anche se le divergenze musicali non hanno accontentato tutti.


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