The Cult - "Choice of Weapon Tour 2012"
15/07/12 - Carroponte, Sesto San Giovanni (MI)


Articolo a cura di Alberto Battaglia
Per quanto si possa essere ben disposti, o peggio, invasati, una cosa va ammessa: l'hard rock non è che brilli per la varietà delle proprie soluzioni stilistiche. Nel caso dei Cult, parliamo addirittura di una band che già negli anni Ottanta faceva un revival rock di esperienze musicali che negli anni precedenti erano già state offuscate dal punk e dalla new wave. Sarebbe  potuto essere il concerto del revival del revival, una potenziale delusione che invece la band di Astbury  ha spazzato via con uno stile, una personalità e una scaletta da ovazione. 
 
Lo stile innanzitutto: fantastico, ancor più dal vivo, il lavoro di Billy Duffy alla sua chitarra semiacustica. Lui, più di tutto il resto, plasma il suono dei Cult facendo largo uso di una tecnica di esecuzione a metà strada tra la ritmica e la chitarra solista (vedi "She Sells Sanctuary"). Probabilmente è in lui l'unico punto tecnicamente originale di un suono assemblato, benissimo, sulle esperienze Zeppeliniane, Rollinstoniane, Morrisoniane. Tuttavia l'atmosfera che si respira mantiene spesso quel qualcosa di fosco che la band conserva delle proprie origini post-punk, arricchendo notevolmente l'impatto dell'hard rock crudo e puro, che pur emerge in brani come "Wild Flower". 
 
La personalità poi: patrimonio di una band che ieri sera ha dimostrato di essere affiatata, oltre che composta da elementi di notevole valore. Insieme al magnifico Billy Duffy anche Chris Wyse al basso dà spettacolo con un assolo supersonico, contenuto in "The Phoenix". E ovviamente c'è l'imponente e carismatica conduzione vocale di Astbury, ancora buona nonostante l'età e quella voce che non che non può essere più come quella degli anni migliori. Ian, poi, non risparmia al pubblico italiano le frecciatine sulle libertine feste del suo ex Presidente del Consiglio ("fate un po' di bunga-bunga laggiù!"). Per chi è abituato ad andare all'estero non sembreranno battute particolarmente originali.  
 
La scaletta  infine: ovvio, quando il repertorio c'è, si sente. E i Cult ,oltre ad aver pubblicato quest'anno un album davvero notevole come "Choice of Weapon" (che contiene brani che sicuramente resteranno presenti nelle serate della band), hanno una storia fatta di pezzi vari e affascinanti. Si parte con la nuda carica blues-rock di "Lil' Devil", si esplode con "Rain" e dà lì in poi nessun cedimento fino alla fine. Tra i migliori brani presentati dal nuovo disco vanno menzionate per forza "The Wolf", tipico pezzo spinto suonato col tocco riconoscibilissimo di Duffy e soprattutto "Life >  Death". Quest'ultimo è un brano soffuso e lirico che ambisce a diventare la loro "Stairway to Heaven", cui purtroppo manca la voce di Ian com'era quella di una volta per dare il "fiato" a un ritornello che per la sua importanza ne avrebbe certamente bisogno. Dal vivo, poi, la forza di classici registrati negli anni '80 cresce enormemente: l'emozione provata con una "She Sells Sanctuary" live non è data tanto dalla presenza fisica degli esecutori quanto da una resa musicale che guadagna energia senza perdere precisione.
 
Non ci sarebbe nessuna macchia ad inficiare la performance di ieri, se non una attesa decisamente troppo lunga per l'entrata in scena degli headliner: oltre mezz'ora di nulla, alle prese con le zanzare del Carroponte di Sesto, ha giustamente innervosito parte del pubblico. Un ritardo poco professionale: a questo punto il warm up affidato agli storici scozzesi GUN sarebbe potuto (e dovuto) durare di più.
 
Per la felicità dei Rollingstoniani è "Love  Removal Machine" a chiudere le danze nel più scalmanato dei modi: la gente, molta non più giovane, saltella sudata e a villo all'aria; i Cult salutano così Milano, lasciando dietro di sè molta, molta soddifazione.



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