LP Showcase
16/07/12 - Hotel Manin, Milano


Articolo a cura di Luca Ciuti
Non capita tutti i giorni che un artista si presenti al pubblico con largo anticipo rispetto all’uscita di un disco, rompendo in un certo senso le regole non scritte del marketing. Una sorta di privilegio se volete, concretizzatosi lunedì 18 luglio nel cuore del capoluogo meneghino grazie all’operato di Warner Music. Nel cortile di un hotel a due passi da Porta Venezia, LP (all'anagrafe Laura Pergolizzi, di genitori italiani ma newyorkese di nascita), sicura promessa della prossima stagione musicale, si è mostrata per la prima volta al pubblico nostrano con tutto il talento che la contraddistingue per un delizioso showcase in vista del suo primo full length album in uscita per la Warner a gennaio 2013.

Circondata da un’aria vagamente bohémien, col sorriso perennemente stampato in faccia e una spontaneità fuori dal comune, LP rappresenta quello che banalmente potremmo definire un talento vocale sopraffino: per descrivere il personaggio e il repertorio non basterebbe un articolo di Spazio Rock, tante sono le influenze che convergono nella sua musica, accumulate in anni di esperienza on the road e di collaborazioni ad alti livelli con nomi del calibro di Rihanna, Christina Aguilera e il celebre hitmaker Desmond Child.


Dopo aver passato in rassegna i giornalisti, LP sale sul palco attorno alle 19,30 accompagnata da una band di cinque elementi. Le prime note di “Levitator” tratteggiano subito un’atmosfera celestiale, dominata da un sound compatto e dall’accattivante esecuzione della cantante. Gli echi di Jeff Buckley, Stevie Nicks e della West Coast faranno capolino per tutta la durata del set: nella musica di LP rivivono la tipica atmosfera della California e le sue strade assolate, itinerari seguiti con la fedeltà di chi vive e concepisce il rock n’roll come stile di vita. Artista eclettica, che accompagna quasi tutti i suoi pezzi al dolce suono di un ukulele, si concede appena un sorso di birra solo dopo la terza canzone, (“my first one today…cheers!”) e non è certo tipo capace di farsi scoraggiare da un piccolo contrattempo tecnico occorso un attimo prima di “Fighting With Myself”. E’ proprio l’ukulele ad introdurre il suo pezzo più conosciuto, la celeberrima “Into the Wild”, posta in chiusura di esibizione e accompagnata dal pubblico presente con gran calore. Scomodare nomi pesanti è una tentazione forte ma il talento di LP non teme davvero confronti. Da tempo non capitava di imbattersi in un artista tanto capace di emozionare e toccare le corde dell’anima, ancora pochi mesi e sapremo se e come LP avrà saputo far breccia nel cuore di scettici e curiosi grazie al suo indiscutibile talento.

Prima dello show abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la cantante, l'occasione giusta per conoscerla e farla conoscere un pò più da vicino.


È probabile che buona parte dei nostri lettori conosca ancora poco la tua musica…saresti in grado di descriverla in poche parole?

 

La definirei folk rock da stadio, solitamente lo descrivo come  folk rock acustico, infatti abbiamo molti strumenti acustici, abbiamo il basso, l’ukulele, una chitarra a dodici corde, un violino, è un sound organico, capisci? Però è anche molto potente, c’è una cantante che urla di brutto (ride)… è solo … non saprei come definirla, diciamo che è folk rock da stadio...che dici, come definizione può andare?


Direi proprio di sì! Com’è nata la tua passione per l’ukulele?


E’ una storia curiosa, ho passato molto tempo on the road, tre anni per la precisione, lavorando nel giro delle majors per la Def Jam e la Universal, facendo un sacco di sessions. Ho sempre desiderato avere un ukulele ma purtroppo riuscivo a reperire solo in modelli costosi… finchè non mi sono imbattuta in un vecchio modello, bellissimo, trovato da un antiquario al prezzo di sessanta dollari, lo portai a casa ma il primo impatto fu traumatico, non riuscivo a suonare neppure una canzone! Per fortuna ci ha pensato la mia passione per i Beatles, impararai velocemente “A Hard Day’s Night” e da quel momento non l’ho mai mollato. Lo porto sempre con me alle sessions. In un certo senso è diventato la mia musa.


Sei cresciuta a New York e poi ti sei spostata a Los Angeles: città, umori e modi di vivere completamente diversi. Come hanno influenzato la tua musica queste due realtà?


Potrei dirti che Los Angeles è una città molto aperta, ma non solo… in verità a Los Angeles puoi sentire davvero il soffio del vero spirito del rock n’roll, imbatterti nei fantasmi di Jim Morrison e di Joni Mitchell, dei Byrds e degli Eagles, io vivo a Hollywood e quando capito in posti come Beachwood Canyon sento davvero cantare le muse! C’è qualcosa di unico nell’aria di Los Angeles rispetto  a New York, che pure pullula di artisti…di L.A. adoro il clima, lì è estate tutti i giorni… quando rientro dai tour di solito non mi ci vuole molto per rilassarmi!


Stai pianificando un tour per il nuovo disco?


Certo, ma per adesso soltanto nella mia mente!Eh Eh! Scherzi a parte, devo prima terminare le registrazioni del nuovo disco che uscirà a gennaio, nel frattempo mi terrò impegnata con qualche altra collaborazione, ma anche questo per ora è top secret! Grazie e a presto!




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