Bloc Party - Four tour
08/11/12 - Alcatraz, Milano


Articolo a cura di Alberto Battaglia

"Qualcuno ascolta ancora i Bloc Party?"

A quanto pare sì, vista la presenza e la convinzione di un pubblico che, quell'Alcatraz di Milano, l'ha riempito tutto. Il riscontro critico ha decretato un precoce invecchiamento della loro proposta musicale, sebbene alle origini del loro acclamato "Silent Alarm" questa lieta "scoperta" dei Franz Ferdinand aveva confezionato per il popolo indie rock uno dei più compiuti lavori di sartoria new wave ottantiana.


E' curioso come ad una certa progressiva involuzione dell'ispirazione in studio non sia corrisposto, da quanto emerso ieri sera, anche un inaridimento della vena live. Quando, poi, un gruppo non è neanche particolarmente quadrato o preciso nell'esecuzione devi quantomeno pregare di avere un repertorio che funziona e un buon ascendente sul pubblico. Dopo poche note capiamo subito che quest'ultimo c'è eccome: sarà forse dovuto alla crisi d'astinenza dei fan italiani che aspettano da tempo un loro ritorno. Quanto al repertorio si è rivelato vincente anche perfino il nuovo materiale di "Four" che, in cuffia, fa fatica a sembrare un lavoro dei Bloc Party. Questi elementi, uniti alle simpatiche battutine del frontman Kele Okereke in perfetto accento londinese hanno reso un concerto musicalmente discreto anche un'espererianza pienamente godibile.

 

Quello che a ad una band di questo nome si chiede è in fondo quella festa su di giri ed eccentrica... e i Nostri pare abbiano i brani per soddisfare quest'aspettativa. Certo, l' affidabilità tecnica non è delle più accurate: Lissack non ha la mano chitarristica fra le più sciolte del mondo, Kele sale sul palco a voce fredda e durante la conclusiva e strattonante "Helicopter" il leader della band incarterà un paio di elementari accordi, in una smorfia di disappunto. Sono mai possibili simili strafalcioni musicali dopo anni d'esperienza? Per fortuna non era un concerto jazz, e nessuno s'è davvero scandalizzato di queste sbavature; del resto l'elemento veramente coinvolgente della loro esibizione sta nell'estro che, in ogni caso, i quattro inglesi riescono a trasmettere con le loro sequenze di accordi nevrotici. Nevrotici almeno quanto i ritmi concitati ed efficacissimi che Matt Tong imprime ai suoi tamburi. Dopo una partenza in sordina data da una prestazione vocale poco a fuoco il concerto dispiega la sequenza vincente di pezzi che senza troppe sorprese (ovvio che "Banquet" ed "Helicopter" mandino tutti in frenesia) consente ai Bloc Party di divertire il proprio pubblico.

 

Nonostante siano estremamente accessibili i Bloc Party solleticano per bene il bisogno hipster di qualcosa che suoni un po' eccentrico, sebbene nella loro musica ciò sembri più una questione formale che di vera attitudine. 




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