Haggard - Era Divina Tour 2010
10/04/10 - Live Club, Trezzo d'Adda


Articolo a cura di Fabio Rigamonti

E’ sempre bello scoprire che gli Haggard tornano a suonare in Italia. Vuoi perché il symphonic metal di questa super band (15 gli elementi attualmente in formazione) è davvero particolare (perfettamente equilibrato sia nel versante metal che in quello prettamente sinfonico, risultandone una miscela decisamente unica che è imprescindibile da una forte classe di fondo), vuoi perché in sede live rende almeno il doppio che su disco, per cui se un buon “Tales Of Ithiria” (disco non particolarmente convincente per chi scrive) risulta ottimo in sede live, immaginate cosa succede quando si va a proporre l’eccelso “Eppur Si Muove”…
C’è quindi nell’aria il sapore delle gradite occasioni, quando mi appresto a raggiungere il Live di Trezzo domenica 12 aprile, quella sensazione di aspettativa che difficilmente andrà disattesa.

La serata si apre con il pagan folk metal dei Furor Gallico, band monzese che annovera, tra le sue fila, Becky, ex-arpista dei Folkstone. Ebbi già modo di intravedere questi ragazzi all’opera un paio di anni fa, in questa occasione li ho trovati particolarmente cresciuti, il che mi ha fatto notevolmente piacere. I 45 minuti canonici messi a loro disposizione passano tra una scarica imponente dell’implacabile growl di Pagan (anche sufficientemente convincete sulle parti pulite), ad una musica che sa essere fortemente debita al folklore nordico, dove si evidenziano violino ed apra per atmosfere che mi hanno ricordato, in più di un’occasione, i Finntroll. Menzione d’onore a Merogaisus: versatile nel passare dal whistle irlandese al bouzouki, e semplicemente indemoniato sul palco. La band convince il sottoscritto e, cosa decisamente più importante, le 200 persone presenti in quel momento al Live.

E' ora di procedere col piatto forte della serata, presentato in leggero ritardo rispetto al programma sempre svizzero del Live; d’altronde, approntare uno stage per 15 musicisti, con timpani, violoncelli, contrabbassi, fiati, archi e 4 voci, richiede sempre il suo bel tempo.
Apro una piccola parentesi tecnica: se ancora si potevano nutrire dubbi sull’ottima acustica del Live, questi sono stati spazzati via inesorabilmente domenica sera. Ritengo gli Haggard il banco di prova più difficile che un locale possa affrontare, ed il Live non solo se l’è cavata, ma ha superato ogni mia (altissima) aspettativa, producendo un unico, irrisorio momento, in cui i violoncelli non risaltavano a dovere sul bridge a loro dedicato in “Eppur Si Muove”. Inezie: non oso immaginare che disastro sarebbe stato questo concerto in altri locali milanesi che non fossero questo, o l’Alcatraz…

Tocca al sempre simpaticissimo chitarrista Claudio Quarta introdurre la serata, ovviamente in italiano, e poi, dopo un breve soundcheck da parte della formazione, le danze si aprono vorticose sull’intro di “The Origin”, seguita naturalmente da “Tales Of Ithiria”. Poiché è di un tour celebrativo dei 10 anni di esistenza della band che si sta parlando, ovviamente la scaletta è stata molto paritaria nel distribuire tracce estratte da ogni capitolo discografico prodotto dalla band, dedicando anche un paio di episodi allo spesso ignorato esordio sinfonico di “And Thou Shall Trust…The Seer”.
Il pubblico ad ogni modo, assestato sulle 400 unità circa, ha dimostrato senza alcun indugio, sfoggiando pure un certo campanilismo – diciamocelo, di amare alla follia il capitolo discografico dedicato a Galileo Galilei, reagendo con entusiasmo ultraterreno sulla già citata “Eppur Si Muove” e “Per Aspera Ad Astra”.
Come sempre, Asis ha fornito un’esecuzione precisa e pulita, incitando il pubblico insieme al compare Claudio, mentre la soprano Susanne Ehlers strappava clamori ad ogni acuto centrato (quindi: tutti. Altro che Tarja…), coinvolgendo la platea con il suo assoluto carisma e la sua manifesta simpatia ed allegria (ripeto: altro che Tarja…).
Ancora, impossibile non citare Fiffi Fuhrmann, come sempre agghindato come se fosse uscito da un concerto dei Motorhead e per nulla in linea con la presenza scenica della band – lo adoriamo proprio per questo – ed il momento in cui, durante l’esecuzione di “Herr Manneling”, Asis, Claudio ed il bassista Giacomo Astorri sono scesi a suonare gli strumenti in mezzo alla platea, facendo passare praticamente tutto il pubblico presente in sala (mancava solo che raggiungessero il ristorante situato al 1° piano del locale!)

Dopo un’apparente uscita dalle scene della band, con il pubblico caldissimo e quindi determinato nel pretendere un corposo bis, Claudio torna sul palco: è il momento della presentazione della band (che prende 10 minuti buoni – d’altronde sono in 15), e quindi via di encore: se la prima canzone proposta è stata, a sorpresa, “In A Pale Moonshadow”, totalmente scontata è stata la conclusione affidata alla sempreverde “Awaking The Centuries”, cavallo di battaglia imprescindibile fino a quando gli Haggard avranno vita.
Semplicemente, uno dei migliori live degli ultimi mesi, una conferma assoluta: se ancora non avete mai visto un concerto degli Haggard, non mancate alla prossima calata italica della band, perché non avete semplicemente idea di quello che vi perdete.

 

 

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