Muse - Live at San Siro 2010
08/06/10 - Stadio San Siro, Milano


Articolo a cura di Alberto Battaglia
La prima cosa che mi sono domandato è stata: "Qual è il pubblico dei Muse e, nella fattispecie, qual è il loro ascoltatore medio?". Sono finiti i tempi in cui i Nostri potevano essere considerati una band di nicchia a tutti gli effetti; adesso attirano un numero sconfinato ed eterogeneo di persone. Di tutto e di più. I Muse sono la rock band più popolare del momento, una sensazione che a San Siro ha trovato tutte le conferme necessarie. Se poi è vero che la popolarità spesso non è proporzionale al valore di un artista, è anche vero che al trio inglese non possiamo negare una certa sostanza. La seconda domanda, invece, è ovvia: "Vale veramente la pena vedere i Muse dal vivo? Saranno all'altezza?". La risposta? Andiamo con ordine.

A fare da antipasto, prima del piatto forte, ritroviamo una band indie rock che sa il fatto suo: i Kasabian, vincitori del NME Award 2010 col loro ultimo "West Ryder Pauper Lunatic Asylum". Nella scaletta imbastita da Sergio Pizzorno (le sue origini sono genovesi) brillano le esecuzioni di "Shoot The Runner", "Club Foot" e le nuove "Vlad The Impaler" e "Fire".

Salutati i ragazzi di Leicester, attendiamo con impazienza che i Muse entrino in scena. Abbiamo così tutto il tempo per osservare il sontuoso palco, futuristico, contornato ai lati da grossi palloni che dovrebbero rappresentare gli astri del firmamento; a primeggiare in alto, invece, l'occhio del Grande Fratello orwelliano. Sì, è decisamente il concerto dei Muse. Dalle retrovie fa ingresso una folta schiera di persone munite di vessilli rossi: è il momento, i Muse calcano il palco. Parte il gioca jou... cioè "Uprising" e la prima cosa che notiamo è che il coinvolgimento del pubblico è tale da coprire quasi del tutto il sound della band. Tutti in piedi per tutto il live, anche chi potrebbe stare comodamente seduto. Tutti pazzi per loro: si intravede sugli schermi un cartellone: "Tu mi ecciti", Matthew è avvertito. Il clima si mantiene su questi livelli per quasi tutto il concerto, anche se la forte contaminazione dell'ultimo (e francamente deludente) "The Resistance" in scaletta crea qualche momento morto. Non potevano mancare, poi, alcune trovate sceniche kitsch: memorabile il decollo di un pallone aerostatico a forma di U.F.O. dal quale poi fuoriuscirà un manichino alieno roteante. Per non parlare della giacca corredata di lucine, un po' abete natalizio, che Matt sfoggerà nel finale (con tanto di occhiali a righe "modello veneziana").

Ma torniamo alla musica. Sono fermamente convinto che i Muse abbiano in scaletta almeno un paio di canzoni che faranno epoca. Risulta facile inserire nei momenti migliori della performance brani come "New Born", "Plug In Baby", "Time Is Running Out", "Starlight", "Hysteria", "Knights Of Cydonia" e, al di là delle composizioni, bisogna constatare che le versioni live rendono ancor meglio delle originali. Riesce in questo un gruppo di soli tre elementi, un aspetto che fa onore al loro valore di musicisti: Bellamy è un chitarrista dotato di grande estro ed un cantante che dal vivo non perde la sua strabiliante estensione vocale, mentre la sezione ritmica regge (spesso da sola) interi brani in modo tutt'altro che piatto, grazie in particolare al bassista Christopher Wolstenholme. Ai Muse, poi, non manca una buona cultura musicale: sono fitte le loro citazioni, anche quelle non propriamente colte. Stasera hanno infilato, tra un pezzo e l'altro, richiami di "Heartbreaker" (Led Zeppelin) e di "The House Of The Rising Sun" (Animals) oltre che la cover della nazionalpopolare "Back In Black".

Vale la pena vederli dal vivo, ma non possiamo nascondere il fatto che molte delle loro canzoni sconfinano nell'eccesso, proprio come il loro show, e proprio per questo mancano di un'autentica vena emotiva.


Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool