La tavola era apparecchiata a meraviglia: l'abbraccio del castello di Legnano era sovrastato da nubi gravide di lampi, mentre a cingere il pubblico del Rugby Sound c'era una generosa schiera di chioschi per la birra e le salsicce. Tutto suona familiare, esattamente come il sound dei Lacuna Coil, che, bene o male, è nelle orecchie di tutti. Attirati se non fosse per altro dalla parola magica (gratis), gli ascoltatori hanno riempito con calore questa cornice particolarmente favorevole per una serata di musica. Fra le file ci sono giovani e meno giovani, più o meno in pari quantità, per acclamare una band che quest'anno celebra i suoi primi 20 anni di storia.
E' un fatto ben noto che i Lacuna Coil siano fra le rock band italiane di maggior successo fuori dai confini nazionali; autori di una ricetta compositiva chiara e accattivante che, però, porta spesso l'onta d'essere di facile consumo. In verità, assistere dal vivo alla performance di questa band aiuta a capire molto le ragioni del suo successo. Innanzitutto, non manca una presenza scenica carismatica e ben confacente al suo immaginario: per l'occasione l'outfit è stato ecclesiale, con tanto di tonaca, zucchetto vescovile e trucco mortifero in volto. Per Cristina Scabbia, sempre affascinante, la mise è stata cucita per valorizzare le sue movenze, ispirando peccati e tentazioni.
Quando si inizia a parlare di musica, l'aspetto che più colpisce nell'esecuzione è la compattezza ritmica: in particolare il basso di Marco Coti Zelati è la vera matrice dalla quale tutto si propaga. Basso, batteria e spesso anche la chitarra sono devote a creare un unico battito coeso ed efficace su cui far volteggiare le melodie vocali. Qualcuno potrà trovare questa unitarietà un po' monotona, ma certamente svolge il suo compito ritmico: non stupisce che il principale autore delle musiche sia proprio il bassista.
Resta poi l'elemento più ovvio, la melodia appunto, che assieme alle doti vocali della Scabbia costituisce il principale elemento distintivo della band. La cura delle linee vocali spesso è il punto debole di molte band egemonizzate dalle chitarre, ma qui, ovviamente, il discorso è del tutto ribaltato: mancano magari i riff memorabili, ma non le buone melodie. Se a questi elementi aggiungiamo la precisione esecutiva di tutti i componenti, ne viene fuori uno show con pochi punti deboli. Come prevedibile, quello dei Lacuna Coil non è esattamente il concerto metal che trascina il pubblico verso le follie del pogo: tutto è troppo regolare, ordinato, perché si liberino folli energie. I fan, d'altronde, non s'aspettavano questo.
Spesso capita che la popolarità renda gli artisti prigionieri del proprio successo, e incapaci di rischiare di nuovo una volta che l'hanno raggiunto. Dopo 20 anni di storia, i Lacuna Coil presentano una scaletta arricchita con pezzi tratti dagli esordi (“1.19”, “Tight Rope”) e non nascondono il desiderio di autocelebrarsi (invitano a cantare “Ole-ole-ole-oleee-Lacuuna Cooil"). La sensazione è che tutto sia perfettamente collaudato e ripetuto, con convinzione, ma senza guizzi particolari: anche le coreografie sensuali della Scabbia sembrano scritte su uno spartito ed eseguite a tempo. La formula, insomma, è quella che tutti ben conoscono su disco; chi se n'era innamorato, ieri sera è stato corrisposto.
Setlist:
Our Truth
Kill The Light
Trip The Darkness
Blood, Tears, Dust
End OF Time
My Demons
Die & Rise
Delirium
Zombies
The Army Inside
Tight Rope
1.19
Spellbound
The House Of Shame
I Forgive (But I Won't Forget Your Name)
Enjoy The Silence
Heaven's A Lie
Nothing Stands In Our Way