Si ringrazia Giulia Franceschini per la collaborazione
In una nebbiosa e fredda Milano che sa tanto di Silent Hill, una fila di teste incappucciate munite di biglietti nella mano sinistra e di birre nella mano destra (qualche saggio anche con dello Jägermeister) sono pronte e cariche per affrontare un muro di energia pura proveniente dalla Scozia, un'energia che prende il nome di Biffy Clyro.
A pochi mesi dalla loro ultima comparsa in terra nostrana (risalente ad Ottobre all'Obihall di Firenze), la band di Simon Neil e dei fratelli Johnston ha da poco ripreso a cavalcare i palchi europei per promuovere il loro ultimo nato, "Ellipsis", sbarcando in Italia per 3 date oltre ad una partecipazione come ospiti internazionali sul palco di Sanremo 2017.
L'apertura porte vede gli incappucciati, impegnati nella folle corsa verso la tanto ambita prima fila, riempire progressivamente il pit del locale; non passa molto tempo che le prime luci iniziano ad accendersi e sul palco iniziano a comparire le prime ombre. Fanno quindi il loro ingresso in scena i Frank Carter & The Rattlesnakes, band inglese formata appena due anni fa e che propone un hardcore punk-rock che ha del carattere, tanto carattere.
Già al primo brano, Frank Carter e i suoi ne danno dimostrazione, strappando un "Oh, ma quanto spaccano?" anche a chi, prima di ieri, non li aveva mai sentiti nominare. Uno dopo l'altro, senza la minima pausa, i pezzi in scaletta scorrono velocemente, facendo scatenare non solo i fan, ma anche quelli del "Oh, ma quanto spaccano?" citati prima. Carter è un vero è proprio animale da palco: coinvolge, dedica canzoni al pubblico, lo intrattiene, dialoga con esso e lo abbraccia; arriva perfino a cantare sulla transenna e poi esagera, facendosi reggere in piedi dal pubblico, per poi lanciarsi in uno stage diving particolarmente professionale. Con "Vampires" e "I Hate You" (e dopo un selfie sul palco) la band termina la sua performance lasciando gli spettatori canticchiare "I hate you...And I wish you would die!" e particolarmente caldi per i Biffy Clyro.
Quaranta minuti sono tanti, tantissimi, anzi, sono anche particolarmente masochisti quando si attende sul palco la comparsa dei Biffy Clyro, ma quando le luci si spengono e parte l'intro di "Wolves of Winter" non ci si pensa più. Dal pubblico si alza un infinito: "Mon The Biff!". Ed è proprio su questo urlo che Simon Neil, James e Ben Johnston imbracciano rispettivamente chitarra, basso e bacchette, pronti ad assicurare una performance con i fiocchi. Basta che Simon si avvicini al microfono per iniziare a far urlare la folla, che dimostra di conoscere a memoria ogni singola parola del primo brano di "Ellipsis". E da lì ha inizio un neverending pogo che, per lo meno nelle prime file, assicurerà un post concerto particolarmente dolorante e traumatico, tra lividi, costole ammaccate e capelli strappati. Dettagli.
L'energia che la band scozzese sprigiona sul palco è incredibilmente forte: Simon e i fratelli Johnston si dimostrano degli showman a 360 gradi, garantendo un'esecuzione -come da aspettative - impeccabile, seppur non particolarmente loquaci, fatta eccezione per qualche "Ciao Milano"/ "Grazie Milano"/ "Bello Milano" buttato lì tra un pezzo ed un altro. A far da cornice a tutto, uno splendido gioco di luci, particolarmente ben studiato e architettato. La scaletta scorre veloce e vanta accanto ai pezzi nuovi dell'ultimo disco, classici storici e perle, per un totale di 24 brani. D'impatto. Eppure la lunghezza non ha avuto alcun effetto né sulla perfomance dei tre ragazzi dell'Ayrshire né sul pubblico che, imperterrito, ha cantato ogni singolo brano parola per parola, senza mostrare segni di cedimento, continuamente alimentato da una tensione positiva generata dagli strumenti dei ragazzi sul palco con picchi particolari raggiunti con "Bubbles", "Black Chandelier", "Howl", "Mountains" e l'ultimo singolo "Flammable". L'unico effetto è stato un bagno di sudore che ha trasformato in pochi minuti i bellissimi e voluminosi capelli di Neil in un post doccia che, unito alla mise a petto nudo dei ragazzi, ha alimentato i sogni erotici delle ragazze presenti in sala. Altri dettagli.
I Biffy Clyro non smettono di far tremare i muri del Fabrique, se non per pezzi come "God & Satan", "Re-Arrange", "Medicine", che concedono qualche minuto di pace alla folla, strappando anche qualche lacrimuccia ai più romantici. Sembra essere passato pochissimo tempo, quando la band va dietro le quinte per qualche secondo. Non si fanno attendere più di tanto e ritornano in scena: prima Neil in una solo-performance che, circondato da un fascio di luci blu, calca in solitudine il palco intonando "Machine", per poi essere raggiunto dai compagni, andando a concludere lo show con "Animal Style" e la ormai consona "Stingin' Belle".
Niente da aggiungere, i Biffy Clyro oramai sono una garanzia del rock live. Applausi. E alla prossima.
Setlist
Wolves of Winter
Living Is a Problem Because Everything Dies
Sounds Like Balloons
Biblical
Victory Over the Sun
On a Bang
God & Satan
Bubbles
57
Friends and Enemies
Black Chandelier
The Captain
Re-Arrange
Howl
Medicine
Glitter and Trauma
Mountains
In the Name of the Wee Man
Flammable
That Golden Rule
Many of Horror
Encore
Machines
Animal Style
Stingin' Belle