Bruce Springsteen & The E Street Band - The River Tour 2016
17/07/16 - Circo Massimo, Postepay Rock in Roma, Roma


Articolo a cura di Simone Maurovich

Tre ore e cinquantuno minuti, e se non è un record poco ci manca.

Tanto è durato il concerto di Bruce Springsteen che ieri sera ha infiammato un Circo Massimo gremito come poche volte nella storia moderna. Chiamarlo concerto però potrebbe risultare addirittura riduttivo. Chiamiamolo evento. Tantissimi gli amanti del Boss provenienti da ogni parte del mondo hanno affollato la capitale. Fan che non sono semplici fan, ma appunto amanti, ardenti di passioni per il loro mito - un signore con la maglia dell'Atletico Madrid riportava la scritta "Bruce Springsteen 88", anno del suo primo concerto del Boss. Moltissime inoltre le famiglie presenti all'evento: vastissima la presenza di bambini, che saranno nuova linfa al
seguito del simbolo americano per eccellenza.


Ma andiamo con ordine, perché un evento del genere va raccontato con dovizia di particolari.

La vasta distesa del sito archeologico della Capitale viene presa d'assalto fin dalle prime ore del mattino e le eccezionali misure di sicurezza - visti anche i recenti attentati a Nizza - filtrano la marea di persone che si riversano lungo gli accessi che costeggiano il luogo scelto per l'evento organizzato dal Postepay Rock In Roma. Lo avevano chiesto chiesto alla vigila le forze dell'ordine: "Venite per tempo, aiutateci a far scorrere tutto in maniera ordinata". E il popolo di Springsteen ha raccolto l'invito riempiendo il Circo Massimo in maniera ordinata e senza patemi d'animo.

A salire per primi sull'immenso palco allestito per l'occasione è stata la Treves Blues Band, seguiti a ruota dai Counting Crows. Le note del loro brano più famoso "Mr.Jones" riscalda, come se la temperatura non lo facesse già abbastanza, la folla assiepata e vogliosa di musica. Quando scoccano le 20:15 - e con una cornice della della miglior cartolina da spedire agli amici - ecco risuonare nell'aria le note di "C'era una volta in America" di Ennio Morricone. La E-Street Band fa la sua comparsa sul palco e i fan compressi nell'area pit - sotto palco per intenderci - diventano indistinti per qualche minuto. Motivo? Una distesa di cuori rossi si alzano al cielo, come una sorta di tappeto rosso emozionale, che alla vista di un Bruce Springsteen decisamente emozionato dalla vista meravigliosa si fanno ancora più palpitanti, riuscendo a commuovere subito l'eterno ragazzo del rock. E a sorpresa la scaletta attesa alla vigila viene cambiata.

 

 

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Grazie all'orchestra Roma Sinfonietta il lungo live inizia con la meravigliosa "New York Serenade". "Che bello essere qui a Roma, al Circo Massimo. Daje Roma" urla il
Boss dal proprio microfono mandando in estasi il pubblico presente. Quasi come fosse una richiesta un ragazzo tiene in mano un cartellone recante la scritta "Summer Time Blues". Bruce se ne accorge, lo prende e lo mostra alla band. Non c'è nemmeno bisogno di dirlo, perché ormai la E-Street Band e il rocker sono un tutt'uno, e via sulle note proprio della canzone richiesta. La sua voce non è solo ben messa a dispetto dell'età che avanza, ma è al servizio delle persone presenti, della sua linfa vitale e a tal proposito dedica il brano successivo a "tutti i padri e tutti i figli". Da brividi.

Il momento che mette a dura prova la security presente, che regge in maniera impeccabile, si ha sulle note di "Hungry Hearts". Eh si perché Springsteen scende letteralmente tra il pubblico che va in visibilio quando si rende conto di poter toccare con mano colui che fa sognare generazioni di appassionati. Ma non è tutto perché, dopo aver fatto un lunghissimo giro che lo ha portato tra la folla, trova il tempo di scattarsi un selfie con una ragazza che non dimenticherà tanto
facilmente quello che le è capitato. Come se non bastasse, a spazzare idealmente via il freddo che fende l'antico impianto romano, parte la cover di "Boom Boom" di John Lee Hooker. Applausi a scena aperta. Non si ferma, non molla un centimetro, il Boss. Perché vuole rendere unica questa data e vuole scolpire nelle menti e nei cuori dei presenti un ricordo indelebile. Ricordate la storia del cartellone che vi ho poc'anzi raccontato? Ebbene questa volta è un cappello da baseball con su scritto "Detroit Medley" a far capire cosa ci si aspetta. I maxi schermi posti ai lati del Circo Massimo aiutano chi è molto indietro a partecipare alla festa, ma Springsteen non si dimentica di loro. Perché, per lui tutti, sono importanti. Il corpo centrale del concerto si dipana sulle note della struggente è eravigliosa "The River" che fa da contraltare alle sonorità molto irish di "Death To My Hometown". Metà concerto è ormai passato ma Springsteen continua a caricare la
folla con un italico "Che bello, che bello. Si, io vi amo". Ancora una volta raccoglie un cartellone dal pubblico che recita la scritta "Tougher That The Rest". Si abbassano le luci e la voce del Boss si sovrappone a quella della moglie Patti Scialfa che guarda il marito con occhi pieni di amore e di orgoglio. Il finale è da fuochi d'artificio. Risuonano le note di "Born In The Usa", le luci si accendono per mostrare a Springsteen l'intera platea e le bandiere di Italia e Stati Uniti, poste ai lati alti del palco, sventolano simbolicamente insieme, come se per una volta il tricolore e la stars and stripes fossero un unico vessillo.

 

 

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Finita? Ma non scherziamo. Ecco partire "Born To Run" che anche i fan in erba, debitamente protetti da cuffie anti rumore dai premurosi genitori, cantano e saltano nonostante l'ora sia ormai tarda. La voce di Springsteen cala ma al pubblico non interessa. L'intensità con la quale canta "Ramrod" è da applausi scroscianti.
"Ok dai ora sarà l'ultima anche perché cosa altro può suonare, pensano i fan". Niente di più sbagliato. Ecco partire le note di "Dancing In The Dark" e tutta la folla trova risorse insperate continuando a ballare con il proprio idolo. Ed eccolo il momento tanto atteso, quello in cui il Boss sceglie delle incredule persone tra il pubblico per portarle sul palco. Sulle note di "Shout" salgono una ragazza che chiede di poter ballare con Steven Van Zandt, un ragazzo che scrive di avere il
talento per stare accanto al bassista Garry Tallent (davvero bello il gioco di parole), un bambino di 13 anni che studia la batteria e che suonerà con l'immenso Max Weinberg (che regalerà le bacchette al giovane) e una signora di che chiede di poter ballare proprio con Springsteen perché, a quanto scrive sul cartellone prescelto, "ho 65 anni. Balla con me prima che sia troppo tardi". La canzone continua perché nessuno ha voglia di fermarsi e Springsteen sembra dire, mentendo, "basta non ce la faccio più, sono stanco" e Van Zandt gli poggia sulle spalle un mantello nero con scritto "The Boss", chiaro riferimento a James Brown e Elvis Presley.
La E-Street Band si congeda, i fari del palco si spengono ma Bruce ha un'ultima sorpresa. Una toccante "Thunder Road" suonata con fisarmonica e chitarra.
Questa volta sì che l'appuntamento romano con Bruce Springsteen si chiude, dopo 231 minuti ininterrotti di musica così come iniziato, ovvero con le note di Ennio Morricone. I fan tornano a casa contenti e in lacrime. Perché quando il Boss suona la sensazione che si ha è di totale benessere e felicità.

Lunga vita al Boss.

Setlist

New York Serenade
Badlands
Summertime Blues
The Ties That Blind
Sherry Darling
Jackson Cage
Two Hearts
Indipendence Day
Hungry Hearts
Out In The Street
Boom Boom (John Lee Hoker cover)
Detroit Medley
You Can Look (But You Better Not Touch)
Death To My Hometown
The Ghost Of Tom Joad
The River
Point Blank
The Promised Land
Working On The Highway
Darlington County
Bobby Jean
Tougher Than The Rest
Drive All Night
Because The Night (Patti Smith cover)
The Rising
Land Of Hope And Dreams


Encore

Jungleland
Born In The U.S.A.
Born To Run
Ramrod
Dancing In The Dark
10th Avenue Freeze-Out
Shout (The Isley Brothers)


Encore 2

Thunder Road




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