Cult of Luna – European Tour 2019
03/12/19 - Alcatraz, Milano


Articolo a cura di Icilio Bellanima

A 21 anni dalla loro nascita, i Cult of Luna sono ormai un'autorità del metal europeo e mondiale. La band svedese, un vero e proprio collettivo (6 membri ufficiali, accompagnati dal vivo da un secondi batterista), è ormai un punto di riferimento per il genere sludge e non solo, una garanzia di potenza, atmosfera, di un muro di suono devastante in grado di ammaliare e al contempo friggere le sinapsi degli ascoltatori, tanto in studio quanto, e soprattutto, dal vivo (come testimoniato dai numerosi live album pubblicati nel corso degli anni).

L'unica data italiana del 3 dicembre all'Alcatraz era quindi il luogo e il modo migliore per testare con mano (e orecchie) i Cult of Luna nella loro dimensione prediletta: un happening che però, in un primo momento, pareva destinato a un sonoro tonfo, data la latitanza del pubblico durante le esibizioni degli opener, A.A.Williams e Brutus. Complice, di certo, non è la qualità delle loro proposte musicali, molto meno pesanti degli headliner ma assolutamente coerenti con la visione artistica del gruppo capitanato da Johannes Persson, da sempre incline a sperimentazioni e contaminazioni sempre riuscitissime: la colpa, forse, è del giorno, un freddo martedì di dicembre, e dell'orario, con l'inizio dell'opener fissato per le 19:50, che ha reso difficile a molti (incluso chi vi scrive), se non impossibile, raggiungere il locale in tempo.

 

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Riusciamo fortunatamente a goderci l'esibizione dei Brutus, trio belga dedito a un convincente mix a metà tra il post-rock e il metal (senza disegnare un pizzico di punk, soprattutto certe soluzioni più ritmate e scanzonate), caratterizzato dalla voce di Stefanie Mannaerts, leader ma anche batterista del gruppo, che riesce a regalare un drumming intenso e preciso (ma non troppo funambolico, per ovvi motivi), e al contempo vocalizzi soavi che creano piacevoli contrasti. Tante influenze e tante anime che si uniscono in un gran bel mix: nulla di realmente innovativo o rivoluzionario, ma assolutamente godibile, e qualche nuovo fan se lo sono guadagnato di certo, nonostante un Alcatraz (già di per sé aperto a metà) non troppo pieno.

 

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Alle 21 però le cose cambiano: è il momento degli attesissimi headliner, e come diligenti formichine, gli spettatori iniziano a riempire il locale, fino a rendere fortunatamente giustizia a una delle band più interessanti degli ultimi anni, il cui tour europeo sta meritatamente registrando un sold-out dopo l'altro. "A Dawn to Fear" è uno dei dischi più belli del 2019 (non solo a parere di chi scrive), un'opera matura, sfaccettata, piena di soluzioni brillanti, sapientemente resa anche dal vivo, senza sbavature, senza virgole fuori posto. Un terzo della scaletta è dedicato proprio a esso, dalla potente opener The Silent Man fino alla devastante e conclusiva The Fall, la cui cavalcata finale, di un'intensità mostruosa, ha fatto tremare cuori e mura. Non sono mancate chiaramente le incursioni nei lavori del passato, da Vertikal (I: The Weapon, Passing Through e In Awe Of) a Somewhere Along the Highway (Finland, And With Her Came The Birds), impreziosendo un'esibizione sublime e perfetta, con suoni eccellenti nonostante le 3 chitarre, le tastiere e le 2 batterie perfettamente sincronizzate, e atmosfere rarefatte grazie a giochi di luce che trasformano i Cult of Luna in semplici sagome, in ombre senza volto al completo servizio della musica, della sublimazione della loro visione del mondo fatta arte. Esemplari.

 

Setlist

The Silent Man
Finland
Nightwalkers
I: The Weapon
And With Her Came the Birds
Lights on the Hill
In Awe Of
Passing Through
The Fall 




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