Deftones - Gore Tour 2016
08/06/16 - Live Club, Milano


Articolo a cura di SpazioRock

A cura di Daniele Bulgaro

 

La sala del Live Club è gremita, come lo sono il parcheggio del locale e quello del supermercato al di là della strada.
Opener della serata, i misconosciuti Three Trapped Tigers, possente power trio strumentale dalle inclinazioni noise che richiamano certe sonorità dei 65daysofstatic.
La scaletta a base di drum&bass e post-rock violento scalda adeguatamente gli animi - come se ce ne fosse bisogno - nonostante la discontinuità di alcuni brani, per quanto verso gli ultimi pezzi l'impazienza del pubblico inizia a farsi sentire.
Conclusa la scaletta, i "TTT" congedano la venue e ringraziano, ma gli occhi di tutti sono già rivolti al backstage. Le tigri tornano in trappola, avviene un rapido cambio nel booth dei fonici e calano le luci.

 

Questa è l'unica data italiana del Gore Tour 2016 dei Deftones. Si respira un'aria a dir poco frizzante; la folla in nero sotto il palco contiene a malapena l'eccitazione durante l'allestimento del palco.
Il pubblico è eterogeneo, ma si nota una prevalenza di over 20; probabilmente la posizione del Live Club ha fatto desistere gli ascoltatori più casual della band di Sacramento, lasciando posti liberi per la vecchia guardia (ricordiamo che i Deftones sono in circolazione dall'88).
Con una sorprendente velocità i roadie allestiscono il palco, che vede in secondo piano batteria e stand delle tastiere, mentre il fonico ci delizia con una selezione di elettronica nella quale riesce ad infilare Girl Loves Me del compianto David Bowie.

 

Calano le luci, si alza un vapore teatrale dai meandri dell'ingombrante set di luci e la formazione prende posto sul palco, tra applausi e grida di incoraggiamento.
Nel momento esatto in cui Chino Moreno emerge dalla nebbia artificiale si possono sentire gli scoppiettii attutiti di un migliaio di ovaie.
E' il caos.
Una valanga di strumenti droppati, tempi composti e urla belluine si abbatte sulla testa del pubblico e minaccia di far crollare il soffitto della venue.
Sul break di synth di "Rocket Skates", pezzo d'apertura, la folla impazzisce.
L'ensamble sa costruire una setlist ben calibrata, e il pubblico reagisce con calore. Attorno alla metà del live, tra "Diamond Eyes" e "Change", si raggiunge un nuovo picco della già altissima intensità.
Accompagnati dall'eccellente e ubiquo light design Sergio Vega (basso), Stephen Carpenter (chitarra), Frank Delgado e Abe Cunningham (rispettivamente tastierista e batterista) restano ben saldi ai propri posti mentre il 42enne Chino Moreno viene per l'ennesima volta consacrato agli occhi della folla come un frontman dinamico ed esplosivo.
Osservando le reazioni dei fan, si deduce che il concerto ha un valore catartico, purificatore. Le mani sono sollevate a ghermire l'aria densa di suono, gli occhi abbacinati dai potenti fari. La scaletta si dipana in un flusso continuo che avvolge il pubblico, testimone di una cerimonia violenta e meravigliosa.
Più volte il quintetto riarrangia i pezzi, creando dinamiche inaspettate che colgono piacevolmente di sorpresa l'ascoltatore. Nella parte centrale di "You've Seen the Butcher" Carpenter procede stoico, in solitaria, finché Chino non si aggancia al riff e l'intera band lo segue.
Mantenendo le promesse ed infrangendo il muro delle aspettative, i Deftones danno l'ennesima lezione di stile a chiunque voglia condurre una performance potente e diretta.
Dopo più di un'ora di adrenalina e casino, le luci calano, se ne vanno tutti ma la folla non demorde.
Dopo un paio di minuti, infatti, ecco di nuovo il gruppo ad imbracciare gli strumenti ed eseguire un paio di pezzi storici: "Root" ed "Engine No. 9".
I Nostri ci lasciano con ancora nelle orecchie il rap al vetriolo e il feedback degli amplificatori. Cunningham si allunga per consegnare le bacchette a qualche fortunato tra le prime file, vengono lanciati plettri e tutto torna calmo.
Una nota negativa: come durante il set della band di apertura, il volume è talmente alto da rendere quasi doloroso l'ascolto.
Poco meno di due ore di live, nessun calo di tensione, nessun errore tecnico.
Chino in un paio di occasioni scambia due parole con la folla (che, come da tradizione italiana, risponde con acclamazioni disarticolate) e cita un passaggio di Black Sabbath (dei Black Sabbath, dall'album Black Sabbath uscito nell'anno Black Sabbath).
Come a volerci ricordare che, dall'alto di una carriera prolifica (l'ultimo album si intitola Gore ed è uscito esattamente due mesi fa, l' 8 Aprile 2016) i Deftones sanno ancora scherzare e giocare col pubblico quanto basta per evitare l'ormai diffusissimo approccio "io suono, tu paghi".

 

Setlist:


Rocket Skates
My Own Summer (Shove It)
Be Quiet and Drive (Far Away)
MX
Swerve City
Rosemary
Diamond Eyes
You've Seen the Butcher
Prince
Prayers/Triangles
Digital Bath
Knife Party
Change (In the House of Flies)
What Happened to You?
Around the Fur
Rickets
Rubicon
bis:
Root
Engine No. 9




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