Europe - Walk The Earth World Tour 2018
02/10/18 - Estragon Club, Bologna


Articolo a cura di Paolo Stegani

Non l'ho potuto vivere. Mi baso sulle cronache: l'atmosfera epicizzante, la distorsione al massimo, i capelli cotonati e gonfi quanto l'ego delle rockstar che riempivano gli stadi. È un decennio irripetibile, quello degli anni '80 e lo show di ieri sera è stato una grande opportunità di assaggiarne (o riassaggiarne) il sapore. E se si parla di anni '80, si parla per forza degli Europe.

 

L'Estragon Club di Bologna non è certo una di quelle arene immense in cui avrebbero fatto il nido 30 anni fa, da aquile quali erano, ma è ugualmente pieno di gente e d'entusiasmo genuino. Gli irriducibili, riconoscibili dallo stile, e la gioventù meno esperta ma non meno convinta. In una dimensione ridotta ci si aspetta un impatto ancora maggiore, ma non basta certamente il nome, per quanto quello degli Europe possa essere enorme, a determinare la riuscita dello show. C'è tanto da dimostrare, dato che tanto in carriera si è già dimostrato. Un paradosso? Più che altro un classico. E nella serata di ieri è classico ogni dettaglio, perchè lo è in toto un concerto degli Europe. Alle 21.20 precise l'apertura è affidata a due pezzi tratti dall'ultimo album "Walk The Earth", la title track e "The Siege", cui segue "Rock The Night", la prima delle hit a farsi spazio nell'aria e a scaldarla. L'omogeneità, criticabile o apprezzabile, dei loro lavori in studio permette alla band di pescare brani anche da quelli più recenti, come "Last Look At Eden" (da "Last Look Of Eden", 2009) o "Firebox" (da "Bag Of Bones", 2012). La spettacolarità è garantita da effetti scenici semplici ma efficaci, adatti al palco dell'Estragon e volutamente non eccessivi.

 

I Segni del Tempo di cui loro stessi cantano non infastidiscono la resa sonora e scenica di nessuno dei membri, con un John Norum lanciato al massimo e le tastiere di Mic Michaeli ad abbracciarne i virtuosismi. Ci si accorge presto che sono proprio i brani d'ultima fattura ad occupare la maggior parte della setlist: "War Of Kings" (2015), con ben 5 pezzi, primeggia, insieme agli altrettanti tratti da "Walk The Earth". Mossa giusta: gli sguardi nostalgici non devono essere troppi, o c'è il rischio di rovinare lo spirito generale di celebrazione. Ecco quindi che l'immancabile "Carrie" fa emergere ricordi, emozioni e la voce di tutti, ma rimane uno dei tanti tasselli di uno concerto senza intoppi.

 

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Nelle pagelle della band continuano a fioccare buoni voti, e in primis è altissimo quello che merita la voce di Joey Tempest, che pur senza la lode che l'età gli regalava sale in cattedra e si applica, per la gioia non della maestra ma di un pubblico soddisfatto. Gli si può insegnare poco, guardando alla carriera, e lo spirito rimane quello di chi se ne frega, come sempre, soltanto della condotta. Un simpatico stacco affidato alla batteria di Ian Haugland, che si diverte a re-interpretare in chiave metal l'overture del Guglielmo Tell di Rossini, lancia le successive "Danger Of The Track", "War Of Kings" e "Superstitious" come ultimi proiettili di un spettacolo coerente dall'inizio alla fine. Dopo uno brevissimo congedo, il bis consiste in due sigilli di vecchia data, primo dei quali una coinvolgente "Cherokee", dall'album più celebre del gruppo, quello datato 1984, che racchiude l'inno omonimo cui affidare come da copione il punto esclamativo della serata. Ci sono brani che valgono uno show, ed ecco qui, più che il punto esclamativo, la punta di diamante: "The Final Countdown" si conferma l'incarnazione di un'epoca e di una generazione, entrambe incastonate in un riff di tastiere che chiude lo show nel miglior modo possibile. Sipario.

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L'unica conclusione da trarre è che, prima ancora di essere una delle band madri dell'hard & heavy, motivo per cui essere loro più che grati, gli Europe erano e rimangono una band impeccabile in grado di trovare su qualsiasi palco la propria dimensione. Ciò che è ancor più bello notare è che nell'inevitabile scontro fra nostalgia e festa, ha piacevolmente vinto la seconda. Non li avrò vissuti, gli anni '80, ma ieri sera ne ho potuto sentire le vibrazioni, in un'ora e quaranta minuti che racchiudeva una fetta abbondante del sound del secolo scorso. Una serata che è volata. D'altronde non c'era tempo per guardarsi indietro: il countdown era ormai cominciato.

 

Setlist

 

Walk the Earth
The Siege
Rock the Night
Hole in My Pocket
Prelude
Last Look at Eden
Pictures
Firebox
Ready or Not
Turn to Dust
Sign of the Times
Vasastan
GTO
Carrie
Nothin' to Ya
Drum Solo
Danger on the Track
War of Kings
Superstitious

 

Encore

 

Cherokee
The Final Countdown




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