DAY 1
A cura di Marilena Ferranti
E siamo a cinque. Cinque edizioni di una manifestazione unica nel suo genere che ogni anno attira gli amanti della musica live di mezza Europa. Un po' meno gli italiani, che come è noto, preferiscono lamentarsi sul divano piuttosto che partecipare attivamente alla magia e lamentarsi anche peggio quando i locali chiudono e le band ci escludono dai loro tour mondiali. Il Frontiers Rock Festival è l'Evento con la E maiuscola per ogni inguaribile romantico del rock che compra ancora le copie fisiche dei CD e rincorre i musicisti nei parcheggi e sugli ascensori degli hotel per farsi autografare i booklet, per chi litiga col migliore amico sulla bontà dell'ultimo disco di una band storica e macina stipendi in benzina e biglietti pur di vivere momenti indimenticabili abbracciato sotto a un palco con la birra calda e la schiena a pezzi. Come le quattro edizioni precedenti, anche quest'anno un meraviglioso calderone di polemiche e apprezzamenti, momenti di grande delusione (vedasi il capitolo defezione Jack Russel's Great White) ma soprattutto grande musica dal vivo. L'etichetta italiana più prolifica di sempre ci propone un bill di tutto rispetto con qualche chicca (Michael Thompson Band) e qualche vecchia conoscenza (Stryper già protagonisti della celeberrima prima edizione).
La prima nota positiva è il meteo: ci aspettavamo un disastroso weekend di temporali e invece eccoci tutti asciutti e contenti, e a differenza degli anni precedenti, nessuna fila chilometrica all'ingresso. Il Live Club è uno di quei posti in cui la musica dal vivo splende di tutto il suo potenziale, merito di uno spazio perfetto, di un palco ampio, alto e super attrezzato e di una squadra di tecnici che fa un lavoro a dir poco eccellente.
HELL IN THE CLUB
Si comincia alle 15.00 col primo live act, e siamo sorprendentemente già in tanti, un grosso incoraggiamento per gli Hell In The Club, unica band tutta italiana del Festival (di italiani il palco del LIVE ne vedrà parecchi nel corso del festival, dagli arcinoti Alessandro Del Vecchio e Francesco Jovino a Simone Mularoni) che fa onore anche all'etichetta per aver incluso un po' di sano patriottismo nel proprio roster.
SETLIST
Naural Born Rockers
Shadow of the Monster
Proud
Houston We've Got No Money
We Are The One
We Are on Fire
Devil On My Shoulder
BIGFOOT
Cinque ragazzi Inglesi, questi BIGFOOT hanno da poco rilasciato un debut album di grande successo (in patria) e sono stati inclusi nella classifica dei dischi dell'anno dal celebre magazine e radio Planet Rock. Le loro radici affondano in un sound super classico arrivando ad esplorare sonorità più heavy. Ottima presenza scenica, merito anche del super carismatico Antony Ellis alla voce e della chimica dei due chitarristi Sam Millar e Mick McCullagh. Già rodati in festival come Breakout Festival, Bloodstock Festival, Hard Rock Hell, Steelhouse Festival e Hair Metal Heaven, i BIGFOOT divertono e disegnano espressioni soddisfatte sui volti del pubblico, come dire "crescendo così possiamo aspettarci grandi cose da questi ragazzini"...
SETLIST
Tell Me A Lie
Run
Bitch Killer
Freak Show
Forever Alone
The Fear
Uninvited
AMMUNITION
SETLIST
Time
Tear Your City Down
Do You Like It
Tie Me Down
Road to Babylon
Klondike
Take Out the Enemy (Hallelujah)
Gung Ho (I Told You So)
Freedom Finder
Eye For An Eye
Silverback
Wrecking Crew
PRAYING MANTIS
SETLIST
Captured City
Panic in the Streets
Highway
Believable
Keep It Alive
Mantis Anthem
Dream On
Fight for Your Honour
Time Slipping Away
Children of the Earth
MICHAEL THOMPSON BAND
Dai tempi di "How Long", il debut album del 1988, niente è riuscito a scalfire questo AOR a stelle e strisce dal fascino senza tempo. La ristampa su Frontiers Records del 2007 (con l'aggiunta di tre bonus track) ha segnato l'inizio della collaborazione tra la label italiana e Michael Thompson, collaborazione sfociata poi nel secondo studio album, "Future Past" del 2012. Michael è sempre occupatissimo nella veste di session guitar-player, al fianco di nomi come Phil Collins, Rod Stewart, Scorpions, Vince Neil, Christina Aguilera, Michael Bolton, Mariah Carey e Madonna. Eppure pare abbia trovato il tempo di registrare un nuovo album, atteso per l'estate del 2018. Sul palco si accende immediatamente l'interruttore che sprigiona la classe, con la voce splendida di Larry King (voce dei Soleil Moon), senza indugio la miglior performance del primo giorno, con un pubblico in estasi e visibilmente rapito dalla classe e dall'eleganza di musicisti solidi e di infinita bravura. Unico neo di un concerto praticamente perfetto, lo spiacevole complemento d'arredo che troneggia accanto all'asta del microfono (l'Ipad con i testi delle canzoni).
QUIET RIOT
Run for Cover
Slick Black Cadillac
Mama Weer All Crazee Now (Slade cover)
Whatever It Takes
Terrified
Love's a Bitch
Condition Critical
Thunderbird
Party All Night
Freak Flag
The Wild and the Young
Let's Get Crazy
Cum On Feel the Noize (Slade cover)
Metal Health (Bang Your Head)
Highway To Hell (Ac/Dc cover)
STRYPER
SETLIST
Yahweh
The Valley
Calling On You
Free
More Than Man
All For One
Lady
Revelation / In God We Trust
Sorry
Surrender
Soldiers Under Command
God Damn Evil
Big Screen Lie
Can't Live Without Your Love
Always There For You
Loud ‘n' Clear
Honestly
The Way
To Hell With The Devil
Per tirare le somme una prima giornata sicuramente piacevole, una triade finale elettrizzante e un'atmosfera al solito pregna di magia e grande amore per la musica.
DAY 2
A cura di Gaetano Loffredo
La seconda giornata del Festival si preannuncia scoppiettante visti i nomi chiamati in causa. Alle 15:00, momento in cui hanno gli svedesi Perfect Plan, il pubblico presente è ridotto a poche centinaia di unità e per la maggior parte straniero. Ennesima dimostrazione che l'Italia dell'hard rock, a parte i soliti fedelissimi, fatica a mettersi in moto se non per i nomi altisonanti. Da un punto di vista squisitamente tecnico la band scandinava ha convinto nella mezz'ora in cui si è esibita, confermando anche dal vivo la bontà del disco d'esordio "All Rise".
Molto bene anche gli Animal Drive, probabilmente il gruppo più "heavy" dell'intera edizione, che hanno messo a ferro e fuoco l'ambiente con un set brillante, potente, diretto da un frontman, Dino Jelusic, che sa come si tiene in pugno un pubblico competente ed esigente nonostante la giovane età. Rivedremo Dino anche nel concerto successivo, quello di Issa Overseen, in un duetto sul brano centrale del set: "Sacrifice Me". La bionda norvegese aveva già calcato il palco del Frontiers nel 2014 e ancora una volta offre una prova deliziosa anche se leggermente offuscata da volumi non sempre in perfetto equilibrio. Molto bene anche la formazione tutta italiana che la traghetta al compimento dell'opera, capitanata da quel Simone Mularoni (DGM) che tanto bene sta facendo nei ranghi di Frontiers.
La giornata, contrariamente alle previsioni meteo, è parzialmente soleggiata e l'area esterna del locale offre un ottimo ripiego per ricaricare le batterie concerto dopo concerto. Peccato per l'assenza di una zona merchandise anche se il banchetto Frontiers interno è come al solito ben fornito e a prezzi ultra-competitivi.
Il fuoriprogramma inaspettato è quello che ha visto protagonista il grande Kip Winger, salito a sorpresa sul palco con la sua semi-acustica e che ha tenuto in scacco il parterre offrendo un avvolgente medley dei suoi brani migliori. Pare che il gruppo che si esibirà di li a poco, i Pretty Boy Floyd abbiano avuto un contrattempo col loro volo e che siano giunti a destinazione giusto in tempo per infilarsi i "costumi di scena" e dare il cambio al chitarrista americano.
I ragazzacci di Hollywood sono in continua ascesa, lo confermano le vendite del loro ultimo ottimo "Public Enemies", ma a parere di chi scrive il loro show è stato letteralmente gambizzato da un comparto audio non all'altezza della situazione: suoni e volumi sballati. I mattatori della serata stanno per arrivare: sono i britannici FM che, insieme ai Gotthard, pardon ai Coreleoni, hanno offerto due esibizioni spettacolari: i primi eleganti e raffinati (che frontman Steve Overland ragazzi), i secondi semplicemente debordanti grazie alla potenza dei suoni e ad un Ronnie Romero degno successore di quell'altro Ronnie, ben più famoso, che ci ha lasciati qualche anno fa.
Non me ne voglia l'headliner della serata, Jorn Lande, ma i due gruppi che l'hanno preceduto hanno vinto e convinto sotto ogni punto di vista coinvolgendo tutto il pubblico pagante dall'inizio alla fine del loro spettacolo. Jorn, nonostante le immense capacità vocali, è sembrato un po' troppo statico, senza contare che la sua discografia solista fatica a reggere il passo dei brani che lui stesso canta su Avantasia o che ha cantato coi Masterplan. Il leone norvegese, in ogni caso, ha offerto una prova di grande spessore tecnico e la gente gli ha reso omaggio con una lunga standing ovation finale.
Anche la quinta edizione del Frontiers Rock Festival è giunta alla sua conclusione e anche quest'anno il festival merita di essere annoverato tra i migliori in Europa nel genere. Non si spiega la scarsa affluenza degli italiani rispetto a coloro che arrivano da ogni parte d'Europa ma il trend resta sempre e comunque positivo. Avanti così Frontiers Records, sotto con la sesta.