Home Festival 2016 Day 3
03/09/16 - Zona Dogana, Treviso


Articolo a cura di Giulia Franceschini

E' un sentiero lungo e tortuoso quello che porta all'enorme campo dell'Home Festival. Superati gli ostacoli, però, quello che ci si para davanti è un enorme parco divertimenti della musica, il più grande in Italia, ormai. Passa molto tempo prima di riuscire a raggiungere i palchi, bloccati da macchine da corsa, attivisti di Amnesty, mercatini e attrazioni. Hanno pensato proprio a tutto: oltre ad offrire un repertorio musicale incredibilmente vasto, non c'è un minuto morto tra un concerto e l'altro perché le attività di intrattenimento sono molteplici. Giochi a premi, cibo, birra, gadget, skateboard, ovunque ci si giri c'è da fare, c'è divertimento, c'è tutto quello che serve, ed è davvero come essere a casa.

 

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La line up della terza giornata dell'Home Festival è curiosamente divisa tra il rap di Salmo e Fabri Fibra - che festeggia il decennale di "Tradimento" - e il rock e derivati che prende vita sotta la Isko Tent con While She Sleeps, Enter Shikari, Eagles Of Death Metal in particolare. È qui sotto l'isola felice del rock all'Home Festival.
La sfumatura rock della giornata è quella del core che si declina nelle sue diverse forme: vediamo così esibirsi tra i primi i While She Sleeps. Chitarre violente, ritmiche incalzanti, una voce che è violenza in pieno viso. Ecco cosa ha portato all'Home Festival la band britannica, che presenta attualmente in tour l'ultimo lavoro dal titolo "Brainwashed".

 

Troviamo poi gli Enter Shikari, ormai da due anni in tour con il loro "The Mindsweep". Rou, Liam, Chris e Rob calcano il palco sotto la Isko Tent stretti nelle loro camicie innocenti, una parvenza che in una frazione di secondo va a stridere violentemente con il sound dei londinesi. Sintetizzatori, chitarre distortissime, groove pressante e una ricerca sonora dettagliata e di grande gusto, insieme a una band perfettamente sincronizzata soprattutto umanamente. Il suono nella Isko Tent svaluta in generale la performace, ma il feeling con il pubblico è trascinante. Dopo l'intro di "Enter Shikari", con "Sorry You're Not A Winner" il pubblico ringrazia sentitamente esplodendo in un coro totalizzante nel refrain. Anche i brani nuovi - più ricercati a livello di sonorità - confermano l'ottima resa anche in sede live, così, con "The One True Colour", "The Anaestethist" o "The Appeal And The Mindsweep", gli Enter Shikari fanno mostra della levatura artistica e sonora del loro ultimo lavoro.

 

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 Le scenografie create sul maxi schermo, minimali ma catalizzanti, sono un ottimo sfondo a un lavoro che è un concept. Finisce così che ci si senta parte della causa, cadendo in quel blu. Se ancora le conferme dell'esaltazione degli spettatori non erano bastate, arrivano "Torn Apart" e "Redshift", gli ultimi due maggiori successi radiofonici della band, a conquistare anche gli avventori. Rou e Chris sembrano voler confondersi con il loro pubblico, ne cercano costantemente il contatto e l'approvazione, sfogano l'esaltazione in salti frenetici, giravolte entusiaste e stage diving andati a buonissimo fine. E giù, tra la polvere, è un ballare ininterrotto sulle chitarre cattive, rabbonite dalle melodie danzerecce dei synth. Promessa mantenuta, quella di Rou a inizio show, di farci diventare "Sweatier and dustier" entro fine concerto, ma di certo anche happier.

 

Arriviamo agli headliners del terzo giorno di Home Festival. Gli Eagles Of Death Metal ci riportano in un secondo al primitivo, puro rock and roll. Quello bello, semplice e reale. La Isko Tent ora è gremita, ed è davvero una festa. La band è in forma, Hughes è perpetuamente in movimento da un lato all'altro del palco, slanciandosi in gesti di affetto verso il pubblico. Ed è anche un continuo ripetere "Questi tre giorni in Italia mi hanno riportato alla vita, grazie", con devozione.

 

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Il pubblico è in adorazione e il meglio arriva su "Complexity" e "Silverlake", tutti ballano ed è un tripudio di voci e applausi. Lo show procede in modo più o meno lineare, c'è anche spazio per una cover di "Moonage Daydream" di Bowie e un'improvvisata "O Sole Mio", con Hughes che commenta: "Se non ti commuovi con questa canzone sei un idiota!". Su "I Want You So Hard" Hughes sparisce per lungo tempo, dando quasi idea che possa esserci qualche problema. Ma ricompare: le bretelle ci sono, il baffo c'è, gli occhiali e il ciuffo anche. Lo show può volgere così al termine. La conclusione è una celebrazione. La festa è finita, ma tutti vanno via felici.




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