Kiss - "End Of The Road" World Tour
02/07/19 - Ippodromo Snai - San Siro, Milano


Articolo a cura di Cristina Cannata

Tra le strade che circondano l'Ippodromo Snai di San Siro di Milano si respirano contemporaneamente un elettrizzante entusiasmo e un sottile strato di tristezza. E' il giorno del concerto dei KISS, anzi, dell'ultimo concerto dei KISS in Italia, a meno che qualche divinità non pensi bene di cambiare il corso del destino. 

 

Paul Stanley, Gene Simmons, Tommy Thayer ed Eric Singer arrivano quindi per l'ultima volta nel Bel Paese -nella cornice del Milano Summer Festival-  con l' ultimo tour della loro carriera, il "End Of The Road World Tour", iniziato lo scorso 31 gennaio alla Rogers Arena di Vancouver, in Canada, definito dai dati di ricerca Pollstar come uno dei tour rock/hard rock più redditizi di questa prima parte del 2019.  

 

Maglia scura decorata con l'inconfondibile logo, la faccia colorata come da copione - "Demon", "Spaceman", Starchild” o “Catman”- la scelta è abbastanza vasta. Chi fa un lavoro certosino, chi invece per la fretta fa una stella che somiglia più a un triangolo disturbato, ma poco importa. Un calderone di teste di tutte le età, dagli 0 ai 70 anni, si accalcano e si armano, chi con delle cuffione protettive chi con una birra media. La Kiss Army, chiamata a raccolta, risponde a gran voce, pronta a godersi dall'inizio alla fine ogni singola emozione che lo show regalerà. 

 

L'arduo compito di intrattenere la folla trepidante spetta a David Garibaldi, talentuoso artista californiano che si cimenta in magistrali pitture che raffigurano i più grandi musicisti del rock and roll. Garibaldi ha seguito la band per l'intero tour, realizzando dei dipinti che hanno incantato, sera dopo sera, i presenti. Anche ieri sera il risultato è stato portato a casa: bocche aperte e incanto davanti al connubio musica-pittura.

 

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Intorno alle 21, con circa un quarto d'ora di ritardo, arrivano alle orecchie le note di "Rock and Roll" dei Led Zeppelin, chiaro segno di inizio corsa. 

 

"You wanted the best, you got the best! The hottest band in the world: KISS!"

 

Giochi di luci, fiamme, razzi: cade il tendone, inizia lo show. 

 

Paul Stanley, Gene Simmons, Tommy Thayer ed Eric Singer compaiono sul palco con i loro tradizionali abiti di scena -sfidando con lodevole coraggio le temperature afose della città meneghina-, intonano le prime note di "Detroit Rock City" e danno il la alla festa.  

 

I quattro musicisti hanno decisamente lo stesso standing e la stessa energia di sempre: dal 1973 (per i due membri fondatori ancora in formazione) non ne hanno persa nemmeno un briciolo, forse un po' di pelle cadente sulle braccia e qualche capello in meno che suggerisce una leggera stempiatura, ma l'energia è immutata. Sono i Kiss di sempre. Gene Simmons con la sua lingua invadente e Paul Stanley con i suoi acutini rock tengono in pugno la folla, nonostante sia evidente che la voce di quest'ultimo fatichi in certi punti.  

 

La scaletta ripercorre le perle della carriera della band, proponendo hit storiche e chicche, diligentemente cantate a squarcia gola dall'inizio alla fine dal pubblico, più o meno correttamente a livello di testo...dettagli. Stanley intrattiene magistralmente con gentile simpatia la sua Kiss Army italiana, dialoga con il pubblico e si accerta che tutti si stiano divertendo come da programma. 

 

"I Love It Loud", "Heaven's On Fire" e "Lick It Up" deliziano i presenti, stimolando danze sfrenate e corna al vento. 

 

Gene Simmons, da bravo demone, dà show con "War Machine" prima -dove si trova a sputare del fuoco- e con "God Of Thunder" poi, cimentandosi qui in una performance spettacolare, imbracciando il suo basso da una piattaforma sopraelevata a centro palco, tra giochi di scintille e sangue sguizzante dalla sua chilometrica lingua. 

 

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C'è spazio - ca va sans dire - anche per Tommy Thayer ed Eric Singer: il primo incanta il pubblico con un magistrale assolo a tema alieno, il secondo rapisce i presenti con un assolo coinvolgente e preciso. 
 

Lo show volge al termine, ma la spettacolarità non viene meno: su "Love Gun" Stanley si fa invocare a gran voce dalla folla prima di planare su di essa e raggiungere la cabina di regia, prima di cimentarsi nell'attesissima "I Was Made For Lovin' You", intonata da tutti senza esclusione. 

 

"Black Diamond" è la finta fine del concerto ripreso pochi minuti dopo da Eric Singer che si cimenta in un'emozionante "Beth" suonata al piano. 

 

La festa continua sulle note di "Crazy Crazy Night" con tanto di palloncini riversati sulla folla, come ogni vera festa che si rispetti. C'è ancora spazio per qualcosa: l'immancabile "Rock and Roll All Nite", con coriandoli e fuochi d'artificio, che assume la forma più di un credo, di una promessa, invece che di una mera canzone si chiusura. 

 

I KISS abbandonano il palco ringraziando e salutando, lasciandoci proprio con questo augurio: che la vostra vita sia sempre piena di rock and roll

 

Amen


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