Knotfest meets Hellfest 2019
20/06/19 - V.I.P Hellfest, Clisson, Francia


Articolo a cura di Simone Zangarelli
Il teatro degli orrori arriva in Europa per la prima volta. Creato nel 2012 dagli Slipknot, finalmente il Knotfest approda nel Vecchio Continente e lo fa costruendo uno spazio dedicato a un'oscura esperienza carnevalesca, con tanto di artisti circensi, spettacoli pirotecnici e un museo dedicato proprio a Corey Taylor e soci. Ma soprattutto tanto metallo. E quale location migliore se non la stessa che ospita l'Hellfest? Il risultato, va da se, è uno dei più importanti e prestigiosi agglomerati metal nel mondo. Tra gli headliner Papa Roach, Rob Zombie, Amon Amarth e, ovviamente, i padrini della manifestazione, gli Slipknot.

 

Il principe del regno dei non morti, Rob Zombie, fa il suo ingresso in scena con spettacolarità: "Welcome to the zombie show". Accompagnato da musicisti che sembrano appena usciti da uno dei suoi film, come "La casa dei 100 corpi", con volti dipinti, borchie fin sopra le spalle e tanti effetti speciali, l'esibizione del regista e cantante americano rimane impressa come una delle più divertenti in assoluto anche grazie a una presenza scenica importante. "Leaving Dead Girl" e "Get High" surriscaldano il Main Stage grazie al groove e a un sound massiccio che rinforza la struttura di pezzi molto semplici. Particolare attenzione all'estetica del gruppo, portatore di un immaginario a cavallo tra l'industrial e il black metal, con qualche tocco di spettacolarità come la chitarra "lava lamp" o l'abbigliamento "halloweenesco". Tre cover reinterpretate con la voce graffiante di Zombie vanno a chiudere una scaletta sempre movimentata: "Helter Skelter", "Heartbreaker" e "Blitzering Bop" e infine il colpo di grazia con "Dragula" e il pubblico si scatena. Zombie e i suoi danno inizio al teatro degli orrori e fanno capire a tutto che a Knotfest non si scherza.

 

Sono le 21.30. È ora dei vichinghi del metal, gli Amon Amarth, freschi di pubblicazione del nuovo disco, "Berserker", di cui eseguono le tracce migliori che acquisiscono valore dall'energia del live. Le doti vocali di Johan Hegg sono ottime: il growl è profondo e pieno di armonici cosi da sembrare il ruggito di un leone, mentre gli altri musicisti si muovono con precisione e padroneggiano un sound eccezionale. In "First Kill" la voce è aggressiva e le melodie parlano di terre lontane e selvagge seguendo un suggestivo intreccio di chitarre, e ancora in "Death and fire" sono pronti a far scatenare decine di migliaia di spettatori in un turbinio di chitarre su percussioni che non lasciano respiro. Il gruppo svedese tiene il palco con maestria e il pubblico risponde calorosamente in ogni passaggio.La stupenda "Raven's Flight" fa assaggiare l'accuratezza negli arrangiamenti e nell'esecuzione: stacchi di batteria e chitarre dialoganti creano un intreccio sonoro non da poco, fondato su un un sound frenetico. Uno dei momenti più significativi del festival è stato "Raise Your Horns" sia per intensità che per la risposta del pubblico: i 5 impugnano corni da cui bevono birra come in un rituale di comunione ancestrale e tutti i presenti fanno lo stesso dai loro bicchieri o alzano indice e mignolo al cielo. La forza del metal è nel senso di aggregazione di cui gli Amon Amarth sono portavoce e catalizzatori, e infine, attingendo di nuovo all'immaginario celtico, Hegg solleva il martello di Thor. La doppia cassa scandisce il ritmo: è tempo del "Crepuscolo del Dio del Tuono" dove le chitarre, proprio come fulmini, rincorrono la voce e la sostengono. L'epicità del fuoco scenografico unita alla primordialità del sound creano un mix esplosivo che infiamma il pubblico del Knotfest a dovere in attesa degli Headliner.

 

E pochi minuti dopo il boato della folla non lascia dubbi: tocca agli Slipknot continuare a saziare gli animi dei presenti desiderosi di scatenarsi. Presto accontentati con una paurosa versione di "People=Shit": i volumi sono impressionanti, la carica di Corey Taylor e compagni travolge dalle prime note. Nessuno è al sicuro. La band continua a sconvolgere con una sequenza di grandi classici, nei quali cattura l'attenzione una potenza ritmica straordinaria in grado di far tremare il terreno: Taylor incita il pubblico a seguirlo, non c'è bisogno di farsi pregare, iniziano tutti a saltare; il gruppo continua con la nuova "Unsainted", che dal vivo emoziona in modo inaspettato. La scaletta non poteva essere migliore: tanti i pezzi dei primi album, quelli più acclamati e pesanti, e non mancano i classici come "Duality" (la sensazione é quella di stare in un edificio pronto a crollare da un momento all'altro), "Before I Forget" e "The Devil In I", dopo la quale il gruppo cala leggermente di intensità. Difficile mantenere un tale livello per tutta la durata dell'esibizione, bisogna ammetterlo, ma Taylor e i suoi sono mostri da palcoscenico e mantengono la promessa fatta all'inizio di non lasciare tregua ai presenti. Una nuova sfilza di bombe sonore si abbattono su Knotfest e prendono il nome di "All Out Life" e "Duality", anticipata dall'urlo generale "I push my fingers into my eyes". Il pubblico è in visibilio sulle parole di Corey Taylor che a fine pezzo afferma "non importa che band ascoltiate, questa musica ci rende una famiglia", cosi con l'ultima "Surfacing"lasciano negli occhi e nelle orecchie la sensazione di un concerto indimenticabile.

 

C’è ancora tempo per l'ultima band, i Sabaton, gruppo svedese molto amato dagli spettatori che porta sul palco i temi della guerra. E non basta un palco a forma di carro armato o un coro di voci in divisa stile Berlino Est, la guerra che i Sabaton vogliono esorcizzare è nella loro musica, negli attacchi decisi delle percussioni e negli acuti del frontman. Forse perché dopo gli Slipknot, il gruppo non riesce a catturare l'attenzione, il suono nel complesso non penetra come ci si aspetterebbe ma in fin dei conti la band realizza una buona esibizione.

 

L'importanza dell'evento è stata all'altezza delle aspettative: niente viene lasciato al caso, tanta spettacolarità unita a buona musica compongono la miscela esplosiva che rende questo genere di appuntamenti date da segnare sul calendario, mentre accrescono ulteriormente il divario tra i festival internazionali e festival nostrani. La musica incontra l'intrattenimento e il metal si unisce al visuale. Questo accade quando il Knotfest si intreccia a Hellfest.

 

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