Litfiba - Tetralogia Degli Elementi Live
13/01/15 - Alcatraz, Milano


Articolo a cura di Marco Somma

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Ci sono voluti ventidue anni per poter godere di nuovo di certi piaceri e le facce che affollano l’Alcatraz di Milano sono una perfetta espressione dell’attesa. Gli anni sono trascorsi e quelli che ai tempi di “Non È La Rai” erano dei teenagers con più speranze che soldi in tasca, oggi sono padri e madri di famiglia (qualcuno un po’ imbolsito). Gente che si è “sistemata” e ha messo la testa a posto ma che sotto sotto si sente ancora un rocker, in barba al mutuo da pagare, alla crisi e al mondo che nel frattempo ha cambiato volto non una ma dieci volte. Ma se mai qualcuno dei presenti avesse dei dubbi riguardo al tempo trascorso e alle trasformazioni più o meno impietose che la spietata forza cosmica ha causato, la serata ha in serbo qualcosa che dissiperà ogni questione.


Certo, un simile pronostico potrebbe sembrare piuttosto amaro e quasi certamente non era lo spirito con cui il rocker che comincia oggi a sentirsi un po’ stagionato è partito da casa, ma stiamo a vedere.

Le nove sono passate solo da pochi minuti quando scendono le luci e ci prepariamo per un paio d’ore di musica sanguinea, ma i Litfiba hanno altro in programma. Un’ora e mezza di documentario live direttamente dal dvd appena recuperato dagl’archivi della Warner. Una carrellata di immagini d’epoca in bianco e nero, intervallate da brani estratti dal Terremoto tour. Insomma, la band ci riporta tutti indietro fino al 1993 ma sceglie di farlo prima attraverso suoni e immagini riprodotti sugli schermi. Un’idea sulla carta niente male, ma che mostra il fianco all’impazienza dei fan. I primi dieci minuti accendono comunque il pubblico che canta i brani in “differita” di ventidue anni, ma il minutaggio del documentario alla lunga ha la meglio anche sui i più irriducibili cuor contenti. I Piero e Ghigo del passato fanno bella mostra di sé, privi di fili d’argento tra i capelli, mentre ventenni esaltati, con frangette e look anni ’90 salutano e inneggiano. Curiosità e una buona dose di sentimentalismo rendono prima piacevole e poi sopportabile la prima metà della proiezione, ma superata l’ora il gusto amarcord diventa sgradevole e la pazienza comincia seriamente a scarseggiare.

Ciò che in principio dipinge un bel sorriso sul volto dei presenti, alla lunga inizia a pesare, e l’ultimo terzo di documentario è quasi coperto da fischi e lamentele di un pubblico non preparato al cineforum in programma, nonostante fosse stato ampiamente preannunciato da mesi di interviste e comunicati stampa.

Probabilmente gli stessi fan, seduti sulla poltrona di casa, apprezzeranno ogni minuto del DVD (contenuto nel cofanetto appena uscito e da noi recensito), ma coloro che invece sono all’Alcatraz pressati, accaldati e ansiosi di vedere la band live, si fanno sempre più  irrequieti. Alla comparsa di Pelù e soci si respira una leggera stanca. Le urla non mancano ma sono anche molte le mani che rimangono in tasca o peggio sul telefonino.

 

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Siamo così finalmente arrivati a parlare del concerto. C’è voluto molto e ce ne scusiamo, ma nulla rispetto all’attesa sul posto. Sollevate le più o meno giuste proteste per la “sala d’attesa” dove abbiamo dovuto soggiornare nostro malgrado, è il momento di fare tutti i complimenti del caso ad una band in grado di far rivivere una setlist comporta da brani che non avevano quasi mai avuto una chance in sede live, caricandoli di una vitalità esplosiva. I suoni sono pieni e granitici, solo la voce di Pelù a tratti fatica un po’ ad emergere dal muro creato da batteria e chitarra, ma compensa con una presenza di palco davvero da manuale.

“Africa” apre il set con una sessione ritmica devastante. A giudicare dall’energia sprigionata, si ha l’impressione che i Litfiba stessero davvero mordendo il freno per far riecheggiare l’urlo degl’anni d’oro. Al pubblico non sfugge una parola del testo e la scelta, seppure atipica, sembra convincere tutti. Come già anticipato, tutta la scaletta si è dimostrata ben lontana da un banale best of dei brani più gettonati dalle radio degl’ultimi due decenni, si tratta piuttosto di un tentativo di regalare qualcosa che neppure al tempo i fan hanno potuto godere. Una selezione di titoli “alternativi”, brani apparsi solo come extra su live e raccolte, pezzi che non hanno mai visto una pubblicazione come singoli o video promozionali.

Alcuni grandi assenti di questa serata dovranno aspettare l’inizio del tour ufficiale: niente “Spirito” né “Lacio Drom”, e giunti ai saluti finali anche “Ritmo 2#” e “Fata Morgana” si aggiungo all’appello.

Con cosa ci hanno dunque deliziato i redivivi fiorentini? Con colossi sonori come “Dinosauro”, le meno conosciute e meno ascoltate su un palco nel corso degli anni “Dottor M.” e “Tammùria”, pezzo quest’ultimo che ci permette, pur con qualche sbavatura, di percepire in pieno quella radice mediterranea che fa dei Litfiba ciò che sono. “Prima Guardia”, pezzo a suo tempo nato come protesta contro il servizio militare, oggi suona un filo superata ma sempre ipnotica. “Maudit” e “Ora D’Aria” diventano uno strumento simile a un martello pneumatico sul pubblico che comincia a impazzire tra salti e urla, con “macchie” di pogo un po’ ovunque. C’è anche spazio per riflettere con “Ragazzo” e “Siamo Umani”.

 

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Ancora non vi basta? Non mancano le invettive di Pelù contro ciò che di marcio c’è nel Bel Paese. Pino Daniele viene omaggiato sulle note di “Sotto Il Vulcano”, vengono ricordate le vittime di Charlie Hebdo, la Mafia viene associata ad escrementi fumanti non una, ma ben tre volte di fila.

Questi sono senza alcun dubbio i Litfiba che tutti ricordiamo e che, nonostante gli anni continuino a passare, ancora riescono ad infiammare palco e pubblico come pochi altri.

In conclusione una serata completamente dedicata ai fan più incalliti, profondi conoscitori dei tesori segreti della tetralogia. Per tutti gli altri è stato un input per iniziare a colmare ogni lacuna, magari andando a riscoprire anche i mille altri gioielli targati Litfiba che stasera non hanno trovato spazio.

 

Setlist:

Africa
Dinosauro
Sotto Il Vulcano
Dottor M.
Linea D'Ombra
La Musica Fa
Tammuria
Prima Guardia
Ora D'Aria
Rawhide
Siamo Umani
Ragazzo
Maudit
El Diablo
Cangaceiro




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